lunedì 13 gennaio 2014

Una donna del Sud non dovrebbe lavorare | #iosonopovero


L’isola dei cassintegrati ospita le testimonianze dei nuovi “poveri”, la cui vita è cambiata per colpa della crisi. Pubblichiamo una delle testimonianze più crude mai ricevute: una giovane donna del Sud emigrata a Milano, licenziata, prova a vivere facendo la cameriera per un anno, ma alla fine è costretta a tornare dai genitori. Sente di avere perso. La sua frase è: “Io sono povera perché una donna del Sud non dovrebbe lavorare”.

Una-donna-del-Sud-non-dovrebbe-lavorare-#iosonopovero

A 29 anni ho perso il lavoro, dopo 3 anni in un ufficio a Milano, per tagli al personale. Guardando indietro capisco che probabilmente quello era il momento peggiore per trovare un impiego nel mio settore, ma nonostante la paura ero fiduciosa, pensavo che qualcosa sarebbe venuto fuori. Non mi sono persa d’animo. La crisi può essere una grande occasione per rivoluzionare la propria vita. Era quello che dicevo a me stessa nel 2011.
Ho fatto la cameriera e la promoter per quasi un anno, attingendo dai miei (pochi) risparmi e facendo i salti mortali per pagare affitto e bollette. Naturalmente quasi nessuno dei miei datori di lavoro mi ha fatto un contratto regolare: sempre extra, abitualmente in nero, ad eccezione di qualche matrimonio o evento. Ho continuato a servire ai tavoli per un periodo, è un lavoro che ho sempre fatto da ragazza.
Il problema era un altro: i soldi. Con quello che guadagnavo non riuscivo più a vivere normalmente, alla fine i debiti con gli amici sono diventati tanti che la situazione era davvero insostenibile. Dovevo chiedere sempre a qualcuno di anticiparmi i soldi per l’affitto, le bollette, la spesa. Non riuscivo a dormire la notte.
La perdita del lavoro è stato un evento catastrofico per me. Quella bancarotta personale mi ha fatto capire che non ero solo povera. Ero cambiata. Era cambiata la mia maniera di relazionarmi alle altre persone. Con i miei amici, col mio ragazzo, con gli sconosciuti. Con me stessa. Non mi amavo più. Con questo stato d’animo sono dovuta tornare nel paesino dei miei genitori, giù nel profondo Sud.
Il trasferimento, il lavoro, la mia depressione… tutto questo ha causato la fine di una relazione affettiva che durava da più di 5 anni. Con un dolore e un rimpianto che porto dentro ancora oggi. Perché una relazione di coppia è fatta di tante cose e quando hai problemi personali che ti impediscono di amare te stessa e la vita che fai, è molto difficile riuscire a condividere l’amore con un’altra persona.
Troppo spesso sento (o leggo) persone-con-la-soluzione-in-tasca, convinte di sapere tutto della vita, dire che se una non trova lavoro è perché non vuole “abbassarsi a fare certi lavori”. C’è chi se la prende con i giovani, viziati, incapaci di affrontare la vita. Poi ci sono quelli che ti dicono che in Italia cercano pizzaioli, panettieri, calzolai, falegnami, agricoltori… come se io fossi capace di svolgere una qualsiasi di queste professioni, come se chiunque potesse fare il falegname dall’oggi al domani. Normalmente queste persone sono convinte di aver detto l’ultima parola su un dibattito che non esiste. Perché questa non va a pulire le scale invece di lamentarsi? L’ho fatto, lo faccio.
Io nella vita ho fatto qualsiasi lavoro che il fisico e le mie capacità mi hanno permesso di fare, non ho mai detto ‘no’ al Lavoro. Ma se qualcuno mi chiede a cosa aspiro con una laurea in giurisprudenza presa a Milano con grandissimi sacrifici (economici e di impegno), non sogno esattamente un futuro da schiava, pagata in nero, in un campo di pomodori. Beati quelli che hanno sempre le tasche piene di soluzioni e la testa vuota.
Ho 31 anni, sono disoccupata, vivo ancora con i miei genitori (Dio li benedica) nel piccolo paesino dove sono nata.Non sono più triste, neanche felice, semplicemente ho perso. I miei genitori sono contenti di avermi finalmente a casa. Hanno sempre pensato che andare a Milano fosse una “fuga dalla vita vera”.
E anche se non lo dicono so che pensano che essendo donna non devo preoccuparmi di lavorare, ma cercare un uomo delle nostre parti e sposarmi. Nel 2014. Qui in paese qualche vecchia amica mi chiama con disprezzo “la milanese”, qualche uomo, alle spalle, “la puttana di Milano”. Questa è la mia vita. Lavoro in pizzeria i sabati e le domeniche. Sono povera. Non ho più niente. Nemmeno l’amore.
Hai vissuto un esperienza simile a quella di Francesca? SCRIVICI
di Francesca(Foto: depositphotos.com)

http://www.isoladeicassintegrati.com/2014/01/13/una-donna-del-sud-non-dovrebbe-lavorare-iosonopovero/?fb_comment_id=fbc_224776777328559_899883_224148354587308

Nessun commento:

Posta un commento