lunedì 20 gennaio 2014

Taglio tribunali: Consulta boccia referendum abrogativo

Cancellieri e Monti sollevati. Regioni, "battaglia prosegue"



(di Sandra Fischetti) - ROMA - Il ministro della Giustizia e l'ex premier Monti tirano un sospiro di sollievo; le Regioni scalpitano e fanno sapere che la battaglia non e' finita e anche gli avvocati minacciano proteste. Fa rumore la sentenza con la quale la Consulta ha bocciato il referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria che era stato chiesto da nove Consigli regionali: e' "inammissibile", hanno decretato i giudici costituzionali. Per ora non si conoscono le motivazioni della decisione, né quanto bisognerà aspettare per poterle leggere: "la sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge", si limita a dire uno scarno comunicato della Corte. Ma intanto la polemica e' già scoppiata. In prima fila ci sono le Regioni. La delusione e' tanta, soprattutto tra le nove di esse - Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Campania, Liguria, Basilicata e Calabria - che avevano promosso il referendum. Ma è forte anche la determinazione a proseguire la lotta contro una riforma vista come il fumo negli occhi, perche' con il taglio di circa 1.000 uffici giudiziari, tra tribunali, procure e sedi di giudici di pace - e' la loro tesi - non ci saranno risparmi e più efficienza ma al contrario maggiori disservizi a tutto danno dei cittadini. A metterlo in chiaro e' per primo il governatore del Veneto Luca Zaia: "non si creda che la bocciatura da parte della Consulta del referendum contro la chiusura dei piccoli tribunali blocchi la nostra battaglia per la sopravvivenza di quello di Bassano. Anzi, la sentenza avrà come effetto quella di renderla ancora più dura". Alza il tiro il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna, prospettando la possibilità di far uscire la protesta dai confini nazionali: "valuteremo con le altre Regioni l'opportunità di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea". Un'intenzione condivisa dalla coordinatrice nazionale dei Comitati civici nazionali per la tutela dei tribunali locali, Fabiana Contestabile, ("proporremo azioni suppletive in sede europea"), che parla di decisione "offensiva" e accusa la Consulta di aver svuotato di contenuti l'articolo 75 della Costituzione sui referendum. Esulta invece il ministro Cancellieri: la pronuncia della Consulta "ci fa piacere, vuol dire che la nostra linea è giusta e che dobbiamo andare avanti su questa strada", dice ai cronisti. Poco prima rispondendo a un'interrogazione di Enrico Costa, il ministro aveva difeso la riforma, non chiudendo però la porta a qualche modifica da introdursi a breve: "la riforma della geografia giudiziaria ha fin qui dato buona prova e il processo di revisione continuerà senza ripensamenti, anche se potrà evidenziarsi la necessità di qualche intervento correttivo, che potrà essere adottato in uno dei prossimi consigli dei ministri". Correggere "le distorsioni" senza "cancellare l'intento riformatore" è la richiesta che arriva dal Pd con Danilo Leva. Soddisfatto anche Monti, che da premier aveva voluto la riforma, portata avanti poi dall'esecutivo Letta: "fare le riforme e' difficile, spesso impopolare, e richiede tempo, se poi devono essere considerate reversibili e andare in fumo diventa scoraggiante e donchisciottesco realizzarle". L'Organismo unitario dell'avvocatura parla invece di decisione "incomprensibile e gravissima" e per proclamare "eventuali proteste" ha convocato per domani gli stati generali della categoria. Il fronte degli avvocati non e' pero' compatto: la Consulta ha evitato un "ulteriore caos" per la giustizia, osserva l'Unione nazionale delle Camere civili, alludendo a quello che sarebbe successo con la riapertura dei tribunali già chiusi. (ANSA)

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