venerdì 17 gennaio 2014

SORGENIA DI CONTINUI PROBLEMI – DOPO L’INCONTRO DI IERI, MURO CONTRO MURO TRA BANCHE E FAMIGLIA DE BENEDETTI, CHE PER COPRIRE IL FABBISOGNO DI 600 MILIONI DELLA SOCIETA’ ENERGETICA VUOLE METTERNE MOLTO MENO DI 300

La Cir vuole fare la propria parte, ma questo significa che è disponibile a ricapitalizzare l’azienda per molto meno di 300 milioni. A coprire il grosso del buco dovrebbero essere le banche, capitanate da Mps, con una parziale conversione in azioni. Le trattative sul debito da 1,8 miliardi proseguiranno ancora per mesi. Crea problemi anche Tirreno Power…

Carlotta Scozzari per Dagospia
Incontro interlocutorio e senza esiti degni di nota ieri tra le banche creditrici e i vertici di Sorgenia, la società attiva nel settore dell'energia che fa capo al gruppo Cir della famiglia De Benedetti. Al centro della questione il debito da 1,8 miliardi che zavorra Sorgenia e che non garantirà la continuità aziendale a meno che non venga alleggerito di 600 milioni. Ora, in estrema sintesi, il problema è che per coprire questo fabbisogno la Cir non sembra intenzionata ad aprire il portafogli nemmeno per la metà dell'ammontare, pari a 300 milioni. Una posizione che, per usare un eufemismo, non rende propriamente felici le banche creditrici.
CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERACARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA
Sono fondamentalmente due i temi affrontati nell'incontro che si è tenuto ieri e che si è protratto fino a sera. In primo luogo, la richiesta dell'amministratore delegato di Sorgenia, Andrea Mangoni, arrivato lo scorso luglio, di sospendere il pagamento degli interessi sul debito (in gergo finanziario stand-still) fino a luglio del 2014. Gli istituti di credito, capitanati da Mps, esposta per circa 600 milioni (operazione che risale alla vecchia gestione di Giuseppe Mussari), avrebbero mostrato un'apertura di fondo a questa possibilità, anche se non sarebbe ancora arrivato il via libera.
CARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIOCARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIO
Più controversa invece la seconda questione affrontata ieri, quella relativa all'alleggerimento del debito per 600 milioni. La famiglia De Benedetti, prima socia di Sorgenia con circa il 53%, rappresentata dall'amministratore delegato della Cir, Monica Mondardini, si sarebbe detta disponibile a fare la propria parte, fuor di metafora dunque a partecipare a un aumento di capitale, a patto però che le banche stralcino parte del debito o ne convertano una parte in azioni.
Rodolfo De Benedetti con figlia e moglie EmmannuelleRODOLFO DE BENEDETTI CON FIGLIA E MOGLIE EMMANNUELLE
Ma per Cir fare la propria parte significa coprire meno della metà dei 600 milioni di fabbisogno. Cosa che implica che a mettere sul piatto più della metà, ossia più di 300 milioni, nelle intenzioni della famiglia De Benedetti, dovrebbero essere le banche, che dovrebbero più facilmente andare in direzione di una parziale conversione in azioni della propria posizione più che di un vero e proprio stralcio. Un punto, quello della copertura dei 600 milioni, su cui nell'incontro di ieri non è stata registrata comunione di vedute. Ragion per cui le trattative tra la Cir e gli istituti di credito sembrano destinate a proseguire ancora per mesi.
Certo, tutto cambierebbe se gli altri soci forti di Sorgenia, gli austriaci di Verbund, che hanno circa il 46% e che ieri non hanno nemmeno preso parte all'incontro con gli istituti di credito (si dice vogliano vendere la partecipazione; sì ma a chi, vista la non semplice fase che sta attraversando la società?) cambiassero idea e decidessero di aprire di nuovo il portafogli, dopo che dal 2008 lo hanno già fatto iniettando risorse nella società dell'energia per 350 milioni, cosa che invece non ha fatto la Cir. Ma al momento Verbund si è detta non intenzionata a finanziare un nuovo aumento di capitale. Sarà da vedere se la famiglia dell'ingegnere Carlo De Benedetti riuscirà a convincere gli austriaci a cambiare idea.
sorgenia LOGOSORGENIA LOGO
Ad aggiungere problemi per Sorgenia è poi la centrale di Vado Ligure Tirreno Power, che la società della Cir partecipa per il 39% (la maggioranza del 50% fa capo alla francese Gdf), la cui produzione con il carbone e l'olio combustibile è stata fermata dal ministero dell'Ambiente alla fine di dicembre. Anche Tirreno Power, che di recente è riuscita a cedere alcuni impianti fotovoltaici, è alle prese con una complessa ristrutturazione del debito da 750 milioni, ma in questo caso le banche hanno già concesso lo stop al pagamento degli interessi (stand-still).
Rodolfo De BenedettiRODOLFO DE BENEDETTI

tirreno power centrale di vado ligureTIRRENO POWER CENTRALE DI VADO LIGURE

tirreno power centrale di vado ligureTIRRENO POWER CENTRALE DI VADO LIGURE
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/sorgenia-di-continui-problemi-dopo-lincontro-di-ieri-muro-contro-muro-tra-banche-e-70052.htm

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