lunedì 20 gennaio 2014

Silvio Berlusconi torna in campo contro Mario Monti. L'ira sul Prof e su Napolitano: "Mi hanno tradito". E già oggi voleva staccare la spina, ma l'ha frenato Confalonieri

Silvio Berlusconi

"Adesso la facciamo finita con questo governo. Mi hanno tradito. Quindi liberi tutti. Chi ci sta, ci sta". Solo un tentativo in extremis di Marina e di Fedele Confalonieri rallenta l'ordalia finale. Perché Silvio Berlusconi aveva deciso di sfiduciare Monti in conferenza stampa. Ha spiegato che si sente tradito. Dal premier e dal capo dello Stato. Secondo il Cavaliere avrebbero una responsabilità enorme nella sentenza su Mediaset. Non hanno mosso un dito per arrivare a una tregua, anzi hanno assistito in silenzio alla sua distruzione. I patti - è la teoria di Berlusconi - erano altri: "Ho fatto il passo indietro, ho detto che non mi sarei candidato. E questi sono i risultati".
Se la tregua prevedeva il passo indietro politico in cambio della salvezza giudiziaria, la condanna la rompe in automatico. Ecco perché, per la prima volta dal suo passo indietro dello scorso anno, Silvio Berlusconi di fatto rompe con Monti. Tre giorni fa, nella cena a palazzo Chigi, gli aveva offerto la leadership dei moderati e si era detto disponibile al bis del Professore. Oggi gli recapita una mezza sfiducia e scende di nuovo in campo.
Il Cavaliere apre una campagna elettorale di opposizione dura e pura al governo "Napolitano-Monti". Sul Professore ha picchiato parlando di politica economica. Sul capo dello Stato attraverso tutto il discorso sulla giustizia e sulle riforme istituzionali. È Napolitano il bersaglio polemico quando Berlusconi parla della Corte costituzionale che boccia le leggi. È Napolitano il bersaglio quando attacca la magistratura. Ed è Napolitano il bersaglio quando parla del Quirinale che non firma le leggi perché interpreta la "lettera" o lo "spirito della costituzione". E quella parola fuggita dal seno del Cavaliere - gli "occupanti" del Quirinale - suona come un vero attacco politico.
Monti e Napolitano, Napolitano e Monti. Difficile prevedere se o quanso si passerà dalle parole ai fatti, perché, dicono nell'inner circle, non è facile aprire una crisi, visto che mezzo partito è filomontiano. Ma la nuova linea serve anche, e soprattutto, a ribadire che è ancora lui il Capo e non ha alcuna intenzione di andare ai giardinetti. E le bordate sul governo servono anche a ristabilire chi comanda : "Diciamoci la verità - spiega uno dei presenti a Villa Gernetto - ha distrutto Alfano".
Già, distrutto. E non solo perché d'un sol colpo lo ha gettato in cono d'ombra, polarizzando l'attenzione sul suo ritorno. Da oggi è difficile vedere come dirimenti per le sorti del centrodestra le elezioni siciliane cui tiene tanto il segretario. Silvio Berlusconi ha rottamato la leadership di Angelino, non riconoscendola neanche in un passaggio rituale del discorso, anzi neanche nominandolo. Il passaggio della rottura vera è sulle primarie. Si capisce che per Berlusconi non servono. Se si dovesse candidare lui, dice, sono inutili. Se cambia la legge elettorale, lascia intendere, sono ugualmente inutili. Servono solo se c'è una coalizione. Praticamente un passatempo per Angelino. E un passatempo per Angelino diventa anche la costruzione della casa dei moderati. Neanche il tempo di mettere il primo mattone, con Casini, che è già crollata con uno dei discorsi più radicali che abbia mai fatto.
Chi lo conosce bene spiega che questo è un segnale che è davvero furibondo con il suo ex delfino: "Berlusconi è così - dice un ex ministro - se non ti attacca nemmeno significa che ti sta massacrando". Raccontano che stavolta non lo tiene più neanche Gianni Letta. Perché il vecchio leone si sente di fronte alla battaglia della vita. Non ha nascosto ai suoi quanto gli abbia fatto male vedersi descritto come un delinquente sui giornali di tutto il mondo.
Tanto che con più di un amico ha ripercorso le tappe della costruzione del suo impero, i consigli della mamma, le gioie dei primi successi, parecchi ricordi della giovinezza. E non è un caso che ha esorcizzato il dolore nella tensione del discorso di oggi. Da tempo, raccontano nella cerchia ristretta, non si vedeva così in palla. Lo stesso discorso sul partito, dove ha toccato con mano in questi giorni l'ingratitudine dei suoi. E non è un caso che stavolta non tutto lo stato maggiore del Pdl lo segue. Stavolta il rischio che si sfasci tutto è davvero concreto. Quelli più vicini ad Angelino tacciono. Alcuni dei suoi, alla Bondi, provano a archiviare il discorso alla voce sfogo. Daniela Santanchè, che è rimasta a parlare col Cavaliere a Villa Gernetto, chiede le dimissioni del segretario. E adesso c'è davvero chi scommette che Alfano possa reagire dopo le elezioni siciliane: "Un disastro - dice un ex ministro a microfoni spenti - con Alfano che si fa una ridotta con gli ex An e Berlusconi che fa una cosa nuova". 
http://www.huffingtonpost.it/2012/10/27/berlusconi-monti-mediaset_n_2031038.html

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