domenica 26 gennaio 2014

RICERCA STORICA E LIBERTA’


ricerca-storicaL’introduzione, dopo la morte di Priebke, del reato di negazionismo, offre l’occasione per una riflessione più generale sui compiti e la natura della ricerca, e di quella storica in particolare. Contro il reato di negazionismo sono giustamente insorti due storici che ho spesso incrociato nella mia attività (incrociato è un eufemismo ma non voglio ripercorrere la mia biografia): Adriano Prosperi e Carlo Ginzburg. Entrambi al riparo dall’accusa di simpatie per il fascismo ed il nazismo (Ginzburg è ebreo e suo padre vittima del nazi-fascismo), Ginzburg e Prosperi hanno sostenuto che introdurre una legge che colpisca la formulazione di una ipotesi storiografica è assurdo. L’ipotesi in questione va combattuta in altri modi, con i fatti, con le ricerche concrete e con le azioni politiche. Stesso discorso secondo me vale per la verità scientifica riguardante la strage di S. Anna. Questo evento è stato oggetto di un processo nel corso del quale il giudice si è avvalso di un consulente, il professor Pezzino, che è uno dei massimi esperti in materia. La ricostruzione giudiziaria e insieme storica è stata affidata ad una sentenza. Ma il giudizio storico è una cosa. Le sentenze altra cosa. La ricerca è un work in progress, non si ferma mai ed è fatta sempre di nuove ipotesi critiche e di nuovi rinvenimenti archivistici. La sentenza rischia di congelarla in un qui e ora, in unhic et nunc come dicevano i latini, il che dal punto di vista storiografico è un non-senso. Il valore più importante che la ricerca esprime è quella libertà che nazisti e fascisti volevano impedire, e che va salvaguardata. Sotto il principe lo spirito critico si perde e le lodi, o le esecrazioni, prendono il posto della critica autentica. Diceva perciò Niccolò Machiavelli che non si può far storia se non in una condizione di libertà. Lasciamo quindi lavorare in piena libertà gli storici.
Ludwig Zaller

http://www.viareggiok.it/ricerca-storica-e-liberta/

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