lunedì 20 gennaio 2014

Dopo la cura Monti, “che ha salvato l’Italia” (ma ha ammazzato gli italiani), la disoccupazione ha raggiunto livelli record (clicca per leggere)(*) e la disperazione dilaga (clicca per leggere)(**). Mettetevi chiaro in testa che queste nuove miserabili condizioni di vita che vi hanno imposto sono il risultato di una volontà precisa, sadica e persistente, elaborata dalle classe globale dominante che vuole ridisegnare i rapporti sociali in senso neo-schiavista, oligarchico, violento e  brutale. Nessuna glaciazione ha colpito la Terra, né gli uomini si sono improvvisamente dimenticati come favorire i processi di produzione reale. Molto più semplicemente, è in atto una rivolta dei miliardari contro i poveracci, invitati ad abbracciare condizioni di vita indegne per permettere ad una manipolo di privilegiati di godere  lussi sfrenati fatti pagare ai nuovi indigenti. La crisi non esiste. E’ soltanto un espediente dialettico per mascherare un processo redistributivo iniquo e paradossale che opera dal basso verso l’alto. Le prassi speculative, esasperate negli ultimi anni da alcuni alchimisti a libro paga delle moderne banche di investimento, devono  necessariamente trovare sbocchi nella realtà empiricamente percepibile. Il massacro dell’economia reale è perciò indispensabile per permettere il riciclaggio di una massa enorme di denaro virtuale. La politica, oramai completamente etero-diretta  rispetto al potere finanziario-massonico-reazionario trionfante, ha consentito e avallato la distruzione di quel  capitalismo temperato che ha fatto le fortune dell’Occidente nel secondo dopoguerra. Con l’abolizione, avvenuta per opera di Bill Clinton, poi dappertutto imitato, della legge che impediva la commistione tra banche d’investimento e banche dedite al risparmio (legge Glass-Steagall del 1933, fortemente voluta dal Presidente Roosevelt), la politica ha abdicato al suo ruolo, ritagliandosi lo spazio meschino e angusto di manganello reazionario a tutela dei nuovi infami interessi costituiti. L’odierno e italico caso Monte Paschi, poi, offre un paradigma perfetto per comprendere in profondità la sottigliezza perversa di questo nuovo ordine fondato sulla menzogna, sul ricatto, sull’avidità e sul sopruso. I vertici del Monte Paschi comprano la banca Antonveneta ad un prezzo spropositato. Per ovviare ad una operazione economicamente illogica (si ipotizza un giro tumultuoso di tangenti), il management della banca si inventa alcune operazioni finanziarie spericolate ruotanti intorno ai titoli derivati Alexandria e Santorini. Gli organi di controllo, Banca d’Italia e Consob, naturalmente dormono, mentre dall’affare lucrano somme ingentissime anche alcuni colossi finanziari internazionali come JP Morgan  (clicca per leggere)(***). Il governo Monti, quello che ha spremuto gli italiani con la paura del default, ha trovato 4 miliardi di euro da destinare al risanamento della banca senese, messa in ginocchio da un giro vorticoso di operazioni sospette. Una volta scoperto lo scandalo che chiama in causa per omessa vigilanza l’ex governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, il suo successore Ignazio Visco, l’attuale presidente Rai e già vicedirettore generale della Banca d’Italia Anna Tarantola nonché i vertici del Partito Democratico, da sempre legati a doppio filo con il Monte dei Paschi, chi spunta a difesa del sistema che violenta i cittadini per arricchire a dismisura l’élite globale finanziaria? Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, of course, supremo garante della sottomissione dei poteri democratici e rappresentativi rispetto alla supremazia di questa nuova oligarchia bancaria e tecnocratica imperante, impersonata dalle facce dei vari interpreti di questa tristissima faccenda (clicca per leggere)(****). Tutti i protagonisti principali di questo nuovo  e diabolico equilibrio si tengono a vicenda. Fino a quando Giorgio Napolitano, sponsor e promotore del governo Monti, nonché odierno difensore d’ufficio dei vertici di Banca d’Italia accusati di non avere esercitato i doveri di vigilanza imposti per legge, rimarrà al Quirinale, l’angoscia degli italiani non potrà che aumentare. Fortunatamente manca poco. Una volta eletto un nuovo Presidente,  finalmente rispettoso della volontà rappresentativa e democratica del popolo italiano, sarà forse possibile cominciare a predisporre una nuova incisiva resistenza rispetto al dilagare della furia tecnocratica in atto. Per queste ragioni  la fine del settennato di Napolitano, lo dico senza enfasi, può rappresentare per l’Italia un nuovo 25 aprile.  
http://www.ilmoralista.it/2013/02/01/napolitano-certifica-la-sottomissione-della-democrazia-rispetto-alla-tecnocrazia/

(*)Istat: balzo disoccupati,
a dicembre verso i 3 milioni


lavoro disoccupazione disoccupati

A dicembre l'esercito dei disoccupati ha sfiorato la soglia record di 2,9 milioni. Secondo i dati provvisori diffusi dall'Istat, il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 875mila, ha registrato un lieve aumento rispetto a novembre (+4mila), mentre su base annua la disoccupazione è cresciuta del 19,7% (+474mila unità): l'aumento ha interessato sia gli uomini che le donne. Il tasso si attesta all'11,2% in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a novembre.

Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,6%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e in aumento di 4,9 punti nel confronto tendenziale. 

http://www.unita.it/economia/l-istat-disoccupati-verso-i-3-milioni-1.481560

(**)Eurispes: metà italiani non può sostenere la famiglia


banconote crisi euro

«Il Paese è completamente ripiegato sul suo presente. Si è operato affidandosi al giorno per giorno, con risposte parziali, spesso improvvisate, con misure utili al massimo a tamponare qualche falla. Il nostro ormai è un Paese prigioniero del suo presente e il »presentismo« è diventato la nostra filosofia di vita».

Così il Presidente dell' Eurispes, Prof. Gian Maria Fara, in merito alla presentazione del Rapporto Eurispes sull'Italia.

Secondo il rapporto il 53,5% dei nostri connazionali afferma di non essere più in grado di sostenere adeguatamente il proprio nucleo familiare (37,1% poco, 16,4% per niente). Secondo i due terzi dei lavoratori (61,3%) l'attuale occupazione non permette loro di sostenere spese importanti quali l'accensione di un mutuo, o l'acquisto di un'automobile (22,2% per niente, 39,1% poco).

La famiglia d'origine resta rifugio e fonte di sostentamento per quasi il 30% dei lavoratori (chiede abbastanza aiuto alla famiglia il 19,6%, molto aiuto l'8,6%). Il 21% degli italiani è ricorso a una raccomandazione per trovare un lavoro.

Il 27% di chi ha un'occupazione, invece, dichiara di averlo trovato tramite una candidatura spontanea e solo il 9,1% si è rivolto a un Centro per l'impiego (4%), o a un'Agenzia per il lavoro (5,1%). Nel 2012 il ricorso al pagamento rateizzato è stato più frequente al Sud (36,3%), nelle Isole (34,1%) ed al Centro (33,3%) che al Nord-Ovest (26,8%) ed al Nord-Est (26%). I beni o servizi per i quali risulta più consistente la quota di italiani che ha fatto ricorso al pagamento rateizzato sono in primo luogo gli elettrodomestici (49,9%, la metà di chi è ricorso al credito al consumo) e le automobili (46,4%); seguono computer e telefonini (37,6%, in aumento rispetto al 25,6% dello scorso anno).

Il 27,6% ha pagato a rate oggetti di arredamento o servizi per la casa, il 24,4% cure mediche (visite specialistiche interventi, protesi dentarie, in aumento rispetto al 17,6% del 2012). Al Sud si registra una quota decisamente più elevata, rispetto alle altre macroaree geografiche, di soggetti che nel corso dell'ultimo anno si sono rivolti ad un compro oro: 38,1% contro 27,5% delle Isole, 27,4% del Nord-Est, 24,2% del Centro e 23,6% del Nord-Ovest. Sono soprattutto i soggetti in cerca di prima occupazione (42,6%) e quelli in cerca di nuova occupazione (36,9%) ad essersi rivolti ad un compro oro nell'ultimo anno; la quota più bassa si registra tra i pensionati (20,5%). 
http://www.unita.it/italia/eurispes-meta-degli-italiani-non-e-br-piu-in-grado-di-sostenere-la-famiglia-1.481400

(***)LE INDAGINI

Il patto con Santander e Jp Morgan
Adesso spunta una lettera segreta

Tra i testimoni Cardia, figlio dell'ex presidente Consob: L'accordo per far salire il titolo e nuove speculazioni sospette

Giuseppe Mussari (Ansa)Giuseppe Mussari (Ansa)
ROMA - Un patto tra acquirente e venditore per truccare i conti e far salire il prezzo di Antonveneta. Un accordo non scritto tra gli spagnoli del Santander e gli italiani di Monte Paschi per dividersi la «plusvalenza» di quell'affare. Gli atti contabili, le comunicazioni interne, le relazioni trasmesse agli organi di vigilanza sequestrate otto mesi fa per ordine della magistratura di Siena e analizzate dagli specialisti della Guardia di Finanza, hanno consentito di trovare indizi concreti su questo intreccio illecito. E di aprire una nuova fase d'indagine che si concentrerà sui testimoni da ascoltare. Personaggi che potrebbero conoscere dettagli inediti di quanto accadde nel 2007 quando Santander acquistò la banca per 6,3 miliardi di euro e appena due mesi dopo riuscì a venderla a Mps per 9,3 miliardi di euro con un'aggiunta di oneri che fecero lievitare la cifra a 10,3 miliardi. Un ulteriore miliardo che potrebbe rappresentare la «stecca» aggiuntiva e coinvolge direttamente Jp Morgan.

L'armadio dei documenti - Nell'elenco c'è anche il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior e da vent'anni responsabile di Santander per l'Italia che ha più volte incontrato l'ex presidente Giuseppe Mussari, come dimostrano le agende sequestrate a quest'ultimo. Lo scorso anno, indagando sui conti dell'Istituto opere religiose, le Fiamme gialle sequestrarono nel suo ufficio un armadio pieno di documenti sulle operazioni condotte da Santander nel nostro Paese. E contenevano i nomi di alcuni consulenti che negli anni hanno affiancato l'istituto spagnolo e potrebbero aver avuto un ruolo importante anche nella vendita di Antonveneta. Tra i nomi spicca quello di Marco Cardia, avvocato che si occupò di alcuni aspetti dell'acquisizione per conto di Mps all'epoca in cui suo padre Lamberto era presidente della Consob. Sono diverse le persone che in questi mesi avrebbero già aiutato gli uomini del Nucleo valutario a ricostruire il percorso dei soldi. Denaro trasferito all'estero e in parte fatto rientrare grazie allo scudo fiscale. Ma ancora molto ne manca all'appello e soprattutto altre speculazioni sono state effettuate negli ultimi mesi. Per questo, come viene confermato dai magistrati senesi, si continua a indagare pure per aggiotaggio. Non escludendo che anche in queste ore ci siano nuove manovre illecite sul titolo. Testimone chiave in questa fase si è dimostrato Nicola Scocca, l'ex direttore finanziario della Fondazione che sarebbe stato interrogato già quattro volte.
Il patto tra le banche - Sono gli ordini di perquisizione notificati il 9 maggio scorso a svelare quale sia il nocciolo dell'inchiesta. E per quale motivo siano finiti nel registro degli indagati l'ex direttore generale Antonio Vigni e gli ex sindaci Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti. Adesso l'indagine si è allargata coinvolgendo Mussari, il presidente della Fondazione Gabriello Mancini, l'ex direttore generale dell'ente Mario Parlangeli e l'attuale, Claudio Pieri. E con un faro acceso sull'attività di Gianluca Baldassarri, direttore dell'Area finanza fino allo scorso anno. Dopo l'esborso di oltre 10 miliardi e l'accollo dei debiti per ulteriori otto miliardi, bisogna ripianare il bilancio. Le ricapitalizzazioni e i prestiti del Tesoro non sono evidentemente sufficienti. E così i titoli Mps in portafoglio alla Fondazione finiscono in pegno a undici istituti di credito, una sorta di cordata guidata da Jp Morgan che coinvolgeva anche Mediobanca. I finanziamenti arrivano attraverso contratti di Total Rate of Return Swap (Tror) e per questo i magistrati chiedono ai finanzieri di sequestrare le «note propedeutiche agli accordi di stand still siglati con la Fondazione, la documentazione relativa alle contrattazioni che hanno determinato il rilascio di garanzie in favore delle banche o del "Term loan" da parte della Fondazione Mps, la loro novazione, documentazione concernente il ribilanciamento del debito contratto dalla Fondazione».

Le manovre speculative - L'esame dei documenti effettuato in questi otto mesi dimostra che per sanare la voragine nei conti aperta con l'acquisto di Antonveneta furono messe in piedi operazioni ad altissimo rischio come i bond fresh del 2008 e quelle sui derivati. Ma non solo. I magistrati sono convinti che il valore delle azioni sia stato gonfiato dai dirigenti di Mps e che queste manovre speculative siano andate avanti anche negli anni successivi, in particolare tra giugno 2011 e gennaio 2012.
Obiettivo: nascondere un disastro finanziario che i vertici del Monte Paschi avevano invece escluso. Non a caso nei decreti di perquisizione del maggio scorso viene evidenziato come «la documentazione acquisita e le informazioni testimoniali fanno emergere l'ostacolo all'attività di vigilanza della banca d'Italia poiché risulta che organi apicali e di controllo di Mps, contrariamente al vero rappresentavano che la complessiva operazione realizzava il pieno e definitivo trasferimento a terzi del rischio d'impresa e che la stessa non contemplava altri contratti oltre quelli già inviati».

Il falso su Jp Morgan - Agli atti c'è una lettera trasmessa il 3 ottobre 2010 dal direttore generale di Mps Vigni a Bankitalia sull'aumento di capitale da un miliardo riservato a Jp Morgan. Dieci giorni prima Palazzo Koch aveva chiesto «delucidazioni circa la computabilità della complessiva operazione di rafforzamento patrimoniale da un miliardo di euro nel core capital ». Vigni risponde che «in ordine all'assorbimento delle perdite Jp Morgan ha acquistato le proprietà delle azioni senza ricevere alcuna protezione esplicita o implicita dalla Banca». Affermazioni «non rispondenti al vero» secondo i pubblici ministeri che contestano al direttore generale di aver mentito «anche sulla flessibilità dei pagamenti riconosciuti alla stessa Jp Morgan». E di aver provocato un'ulteriore, gravissima perdita finanziaria a Mps. 
http://www.corriere.it/economia/13_gennaio_28/patto-santander-jpmprgan_382e3800-6914-11e2-a947-c004c7484908.shtml

(****)Napolitano: «Su Mps fare chiarezza e tutelare l'interesse nazionale»


Presidente, la Procura di Siena indaga per una catena imbarazzante di reati che coinvolge gli ex vertici della banca senese e apre squarci inquietanti su operazioni di finanza speculativa che si pensava non appartenessero alla tradizione italiana. Per mettere in sicurezza la banca si è dovuto fare ricorso prima ai Tremonti bond e poi ai Monti bond con un esborso di capitali pubblici sotto forma di prestito oneroso per 3,9 miliardi. Crede che il Tesoro e la Banca d'Italia abbiano fatto (davvero) tutto quello che si doveva, prima e dopo? 
«Sulle critiche vicende del Monte dei Paschi di Siena si è svolta una impegnativa audizione in Parlamento che si è giustamente ritenuto necessario convocare anche se a Camere sciolte. Ha potuto così aver luogo un libero confronto politico, aperto a ulteriori sviluppi, sulla base di una puntuale relazione del ministro dell'Economia e di un'ampia nota scritta della Banca d'Italia. Quest'ultima ha documentato minuziosamente come Bankitalia abbia esercitato fin dall'inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E in effetti, la collaborazione che essa ha prestato e presta senza riserve alla magistratura inquirente è garanzia di trasparenza per l'accertamento di tutte le responsabilità».

Vuol dire che è stata la moral suasion di Via Nazionale a determinare il ricambio dei vertici di Mps sulla base di una serie di evidenze (imbarazzanti) che proprio Bankitalia ha segnalato e messo a disposizione della magistratura? 
«Guardi, voglio dire che nel quadro offerto dall'audizione in Parlamento possono essere soddisfatte, nel pieno rispetto delle diverse posizioni politiche, le esigenze di chiarezza fortemente sentite dall'opinione pubblica e in particolare dai risparmiatori. Ma ci si deve far guidare in ogni momento da quella consapevolezza dell'interesse nazionale che ho prima evocato».

Teme che non sia così? 
«La totale autonomia della magistratura nel condurre le indagini sul precedente management di Mps, come già chiarito nella nota diramata ieri dalla Procura della Repubblica di Siena, va rispettata anche evitando quella diffusione di notizie infondate che è stata questa mattina deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato».

Presidente, i giornali fanno il proprio mestiere e con le loro notizie hanno svolto un ruolo importante per fare venire alla luce lo scandalo... 
«So quanto possano essere importanti il ruolo e l'impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti. Sono altrettanto fermamente convinto che va salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d'Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario nel suo complesso».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-31/napolitano-fare-chiarezza-tutelare-191834.shtml?uuid=AbsKr3PH

Nessun commento:

Posta un commento