sabato 11 gennaio 2014

Maurizio Costanzo Stop (and go)


Gli Antennati di Riccardo Bocca

fiorello_costanzo_06C’è stata un’epoca in cui questa nazione era genuflessa davanti a Maurizio Costanzo, un giornalista-scrittore-commediografo-paroliere-anchorman senza il quale pareva che i teleitaliani non sapessero neppure andare a dormire, tant’è che a una certa ora si assopivano teneramente davanti agli strascichi del “Maurizio Costanzo Show”.
Il tratto predominante dell’uomo, già affiliato alla Loggia P2 del venerabile Licio Gelli e già lacrimante in pubblico per l’errore a suo dire commesso, era un misto di sensibilità femminile -non a caso proveniva del settimanale “Grazia”- e agguerrito cinismo catodico, grazie al quale accarezzava i potenti di turno e mortificava invece chi non gli andava a genio.
Memorabili, nel tempo, sono state le carezze rivolte a campioni di salto in basso come Francesco Palombello Rutelli, Massimo Bicamerale D’Alema o anche il ministro De Lorenzo, che a suo avviso non avrebbe dovuto rubare (né per sé, né per il partito) perché tanto era già ricco di suo.
Senza dimenticare il broncio strategico che esibiva quando di fronte a lui, sulle tavole del teatro Parioli, sedeva il suo datore di lavoro Silvio Berlusconi: al quale, ovviamente, consentiva qualunque esondanza.
Mammia mia quanto era temuto, Maurizio Costanzo, negli anni Ottanta e Novanta… Non c’era anima pubblica, allora, che si sentisse abbastanza forte da rifiutare un suo invito al Parioli, e intanto lui moltiplicava potere e arroganza incassando sempre più il collo dentro camicie senza cravatta.
Le stesse, va riconosciuto, che indossa ancora oggi, anche se per il resto la situazione è un po’ cambiata.
Costanzo, infatti, non ha smesso di inoculare la sua essenza nelle viscere della televisione italiana, ma il correre degli anni ha trasformato la sua influenza professionale in rito decadente, scandito dalla partecipazione a programmi che non gli rendono onore.fiorello_costanzo_07
Sabato sera alle 22,50, per esempio, è andata in onda su Raiuno la prima puntata di “S’è fatta notte”, trasmissione nella quale Costanzo è apparso seduto al tavolino di un finto bar, dove ha intervistato in lungo e in largo Rosario Fiorello, personaggio pubblico che anni fa ha aiutato a risollevarsi da difficoltà sia pubbliche che private.
Avrebbe dovuto essere una chiacchierata intima e brillante, anche grazie alla partecipazione di Enrico Vaime che, nella finzione scenica, giocava in giacca bianca da gestore del locale.
Solo che tempus fugit, maledetta canaglia, sia per l’ex adepto gelliano che per tutti noi altri, e dunque l’ombra sbiadita del signor Maurizio non è bastata a reggere l’impatto con le telecamere, d’improvviso più cattive di lui.
Risultato, il cicaleccio tra l’ex bulimico della televisione italiana e #ilpiùgrandesopravvalutatodopoilweekend si è trasformato in una logora altalena tra il pianeta retorico del “com’erano belli gli anni che furono” e quello delle angosce contemporanee, con Fiorello marzullianamente autoproclamatosi vittima dell’ansia da prestazione, sconfitta soltanto quand’è sul palco e dà sfogo alla sua arte.
Luoghi comuni dei quali, nell’insieme, non si sentiva l’urgenza, e che però hanno occupato il fronte della televisione per sterminati minuti; a ribadire quanto ancora Maurizio Costanzo riesca a influenzare i palinsesti nazionali, e quanto da parte sua Fiorello sia stato generoso (unica nota positiva) nei confronti di chi un giorno gli ha teso la mano.
Fortuna che, a un certo punto, a tirare il sipario ci ha pensato Vaime con un liberatorio: «S’è fatta una certa, è tardi…».
Frase carica di tristi significati, ad ascoltarla bene, ma bilanciata -eccome- dai due milioni di connazionali che hanno seguito fino all’ultimo lo show.

http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/05/28/maurizio-costanzo-stop/

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