lunedì 20 gennaio 2014

Berlusconi ha staccato la spina al governo Monti. L’uomo non è fesso e, aldilà delle letture piagnucolanti e ipocrite di pretini di campagna prestati al giornalismo come Massimo Franco, ha giocato d’astuzia. La situazione politica italiana è molto complicata ma, ragionando razionalmente, non è impossibile individuare il filo sottile che lega e spiega alcuni eventi apparentemente improvvisi. Per questioni di chiarezza espositiva è utile analizzare la situazione sia sotto il profilo oggettivo che, non di meno, tentando contestualmente di immaginare la riflessione psicologica interna di alcuni protagonisti odierni come il redivivo Berlusconi. Partiamo dai dati di fatto: il governo Monti è espressione dell’ala peggiore, schiavista e oligarchica della massoneria reazionaria che governa questo mostro di Unione Europea. Con la scusa dell’altalena dello spread, manipolata sapientemente al fine di tenere sotto pressione i governi democraticamente eletti, i tecno-nazisti al potere hanno impresso nell’ultimo anno una accelerazione decisiva nella direzione del definitivo trionfo di un progetto barbarico, sintetizzabile nell’immagine che profetizza il rischio di una imminente “cinesizzazione dell’Europa”. Monti è l’emissario dell’eurocupola per l’Italia così come ieri Papademos lo era per la Grecia. L’ultimo anno di governo Monti è stato un disastro per il Paese. La disoccupazione aumenta, la povertà dilaga, il welfare è sotto attacco, i salari da fame e la produttività in caduta libera. Di fronte a questa tragica fotografia della realtà così per come è per davvero, i cantori di regime contrappongono la favoletta della credibilità riconquistata in Europa grazie al prestigioso Monti. Tutte le principali forze parlamentari presenti in Parlamento si sono piegate al volere della massoneria reazionaria che intende ridisegnare la società in senso neo-feudale utilizzando strumenti di politica economica sintetizzabili nei concetti di  “rigore” e “austerità”. Alcuni lo hanno fatto per grigiore, conformismo e stupidità (leggi Bersani), altri perché non resistono alla tentazione di leccare sempre e comunque il deretano dei più forti (leggi Casini). Poi c’è il caso di Silvio Berlusconi che, evidentemente, non rientra in nessuna delle due categorie precedentemente evocate. Berlusconi è un mercante di assoluto pregio, geniale e spregiudicato, capace di recitare con rara disinvoltura tutte le parti in commedia pur di ricavarne un risultato personale e materiale. L’uomo, lontanissimo da qualsiasi suggestione ideale, confonde il suo interesse privato con quello generale. Lo scorso anno, pressato da alcuni potentati internazionali che evidentemente ben conosce, Berlusconi decise di appoggiare l’esperimento Monti trattando probabilmente  le condizioni di una resa condizionata (clicca per leggere)(*). Dopo la recente condanna per evasione fiscale (clicca per leggere)(**), l’ex promotore delle “cene eleganti” di Arcore ha cominciato a cambiare registro. Non sentendosi più garantito, Berlusconi ha deciso di far saltare il tavolo. Una mossa tutto sommato obbligata per un uomo con molti interessi da difendere nonché  a capo di un sistema di potere, mediatico e politico, ancora in grado di pesare molto nel panorama nazionale. A Berlusconi del Paese non gliene frega niente. Minaccia la guerra per strappare armistizi vantaggiosi. Questa volta non sarà per nulla facile, però, trovare la strada del compromesso di sistema buono per tutti. Da un lato aumenta la consapevolezza della pubblica opinione circa le vere dinamiche di annientamento sociale ed economico spacciate per “risanamento”; dall’altro gli euro-schiavisti conservano ancora una netta supremazia tattica e strategica nei luoghi chiave dove si decidono le sorti del Vecchio Continente. Il momento è molto delicato. Non a caso il massone reazionario pidiellino Franco Frattini sente il bisogno di prendere platealmente le distanze dalle ultime scelte di Silvio Berlusconi. In tutto questo Bersani rischia di trovarsi spiazzato. Costretto dalla contingenza, e ad un metro dall’arrivo, ad apparire presso la pubblica opinione come l’ultimo ridicolo giapponese attestato su una linea di difesa ad oltranza dell’odiato montismo. A pensarci bene, questo è l’unico schema che può portare Bersani ad una sconfitta rovinosa oggi neppure ipotizzata.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2012/12/07/lazzardo-di-berlusconi-e-i-rischi-di-bersani/
(*)

Silvio Berlusconi torna in campo contro Mario Monti. L'ira sul Prof e su Napolitano: "Mi hanno tradito". E già oggi voleva staccare la spina, ma l'ha frenato Confalonieri

Silvio Berlusconi

"Adesso la facciamo finita con questo governo. Mi hanno tradito. Quindi liberi tutti. Chi ci sta, ci sta". Solo un tentativo in extremis di Marina e di Fedele Confalonieri rallenta l'ordalia finale. Perché Silvio Berlusconi aveva deciso di sfiduciare Monti in conferenza stampa. Ha spiegato che si sente tradito. Dal premier e dal capo dello Stato. Secondo il Cavaliere avrebbero una responsabilità enorme nella sentenza su Mediaset. Non hanno mosso un dito per arrivare a una tregua, anzi hanno assistito in silenzio alla sua distruzione. I patti - è la teoria di Berlusconi - erano altri: "Ho fatto il passo indietro, ho detto che non mi sarei candidato. E questi sono i risultati".
Se la tregua prevedeva il passo indietro politico in cambio della salvezza giudiziaria, la condanna la rompe in automatico. Ecco perché, per la prima volta dal suo passo indietro dello scorso anno, Silvio Berlusconi di fatto rompe con Monti. Tre giorni fa, nella cena a palazzo Chigi, gli aveva offerto la leadership dei moderati e si era detto disponibile al bis del Professore. Oggi gli recapita una mezza sfiducia e scende di nuovo in campo.
Il Cavaliere apre una campagna elettorale di opposizione dura e pura al governo "Napolitano-Monti". Sul Professore ha picchiato parlando di politica economica. Sul capo dello Stato attraverso tutto il discorso sulla giustizia e sulle riforme istituzionali. È Napolitano il bersaglio polemico quando Berlusconi parla della Corte costituzionale che boccia le leggi. È Napolitano il bersaglio quando attacca la magistratura. Ed è Napolitano il bersaglio quando parla del Quirinale che non firma le leggi perché interpreta la "lettera" o lo "spirito della costituzione". E quella parola fuggita dal seno del Cavaliere - gli "occupanti" del Quirinale - suona come un vero attacco politico.
Monti e Napolitano, Napolitano e Monti. Difficile prevedere se o quanso si passerà dalle parole ai fatti, perché, dicono nell'inner circle, non è facile aprire una crisi, visto che mezzo partito è filomontiano. Ma la nuova linea serve anche, e soprattutto, a ribadire che è ancora lui il Capo e non ha alcuna intenzione di andare ai giardinetti. E le bordate sul governo servono anche a ristabilire chi comanda : "Diciamoci la verità - spiega uno dei presenti a Villa Gernetto - ha distrutto Alfano".
Già, distrutto. E non solo perché d'un sol colpo lo ha gettato in cono d'ombra, polarizzando l'attenzione sul suo ritorno. Da oggi è difficile vedere come dirimenti per le sorti del centrodestra le elezioni siciliane cui tiene tanto il segretario. Silvio Berlusconi ha rottamato la leadership di Angelino, non riconoscendola neanche in un passaggio rituale del discorso, anzi neanche nominandolo. Il passaggio della rottura vera è sulle primarie. Si capisce che per Berlusconi non servono. Se si dovesse candidare lui, dice, sono inutili. Se cambia la legge elettorale, lascia intendere, sono ugualmente inutili. Servono solo se c'è una coalizione. Praticamente un passatempo per Angelino. E un passatempo per Angelino diventa anche la costruzione della casa dei moderati. Neanche il tempo di mettere il primo mattone, con Casini, che è già crollata con uno dei discorsi più radicali che abbia mai fatto.
Chi lo conosce bene spiega che questo è un segnale che è davvero furibondo con il suo ex delfino: "Berlusconi è così - dice un ex ministro - se non ti attacca nemmeno significa che ti sta massacrando". Raccontano che stavolta non lo tiene più neanche Gianni Letta. Perché il vecchio leone si sente di fronte alla battaglia della vita. Non ha nascosto ai suoi quanto gli abbia fatto male vedersi descritto come un delinquente sui giornali di tutto il mondo.
Tanto che con più di un amico ha ripercorso le tappe della costruzione del suo impero, i consigli della mamma, le gioie dei primi successi, parecchi ricordi della giovinezza. E non è un caso che ha esorcizzato il dolore nella tensione del discorso di oggi. Da tempo, raccontano nella cerchia ristretta, non si vedeva così in palla. Lo stesso discorso sul partito, dove ha toccato con mano in questi giorni l'ingratitudine dei suoi. E non è un caso che stavolta non tutto lo stato maggiore del Pdl lo segue. Stavolta il rischio che si sfasci tutto è davvero concreto. Quelli più vicini ad Angelino tacciono. Alcuni dei suoi, alla Bondi, provano a archiviare il discorso alla voce sfogo. Daniela Santanchè, che è rimasta a parlare col Cavaliere a Villa Gernetto, chiede le dimissioni del segretario. E adesso c'è davvero chi scommette che Alfano possa reagire dopo le elezioni siciliane: "Un disastro - dice un ex ministro a microfoni spenti - con Alfano che si fa una ridotta con gli ex An e Berlusconi che fa una cosa nuova". 
http://www.huffingtonpost.it/2012/10/27/berlusconi-monti-mediaset_n_2031038.html
(**)

Processo Mediaset, Berlusconi condannato
4 anni di reclusione per frode fiscale

Tre anni sono stati condonati per indulto dal tribunale di Milano, che ha anche deciso per l'ex premier l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Pena di 3 anni per l'intermediario Agrama. Assolto Confalonieri. Il Cavaliere: "Una condanna politica, incredibile e intollerabile, da Paese barbaro e incivile"


Processo Mediaset, Berlusconi condannato 4 anni di reclusione per frode fiscale
Silvio Berlusconi (afp)

MILANO - Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l'acquisizione dei diritti tv di Mediaset. In particolare, i giudici milanesi della prima sezione del tribunale hanno ritenuto prescritto il reato per il 2001, ma non per gli esercizi 2002-2003 nel corso dei quali - scrivono - è stata portata a termine "una evasione notevolissima". Dei quattro anni inflitti, tre sono stati condonati per indulto (ossia per gli effetti della legge sul condono del 2006). "I diritti erano oggetto di passaggi di mano - si legge nelle motivazioni della sentenza - e di maggiorazioni ingiustificate. Passaggi privi di funzione commerciale. Servivano solo a far lievitare il prezzo". Berlusconi, "gestiva il sistema anche dopo la discesa in campo" politica. Il giudice ha poi disposto un risarcimento dei danni all'Agenzia delle Entrate di 10 milioni di euro. L'ex premier, infine, è stato anche condannato all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, e tre anni di interdizione dagli uffici direttivi delle imprese: provvedimento che non è immediatamente esecutivo, essendo la sentenza di primo grado. La pena inflitta al Cavaliere è più dura di quella proposta nella requistoria dalla pubblica accusa, che aveva chiesto 3 anni e 8 mesi di carcere. Assolto invece Fedele Confalonieri. 

"Una condanna politica, incredibile e intollerabile", da "Paese barbaro e incivile". E' una reazione durissima quella di Berlusconi alla sentenza. Il Cavaliere ha scelto la tv per dire la sua, è "la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario" da parte dei giudici di Milano. In televisione ha spiegato che "non c'è nessuna connessione" tra la sentenza e il suo passo indietro sulla candidatura a premier. Ma poi ha aggiunto che "così non si può andare avanti", che "si deve fare qualcosa". Durante il collegamento telefonico con Studio Aperto, il telegiornale di Italia Uno, la rabbia dell'ex premier è stata in crescendo: "Ero certo di essere assolto da una accusa totalmente fuori dalla realtà. Grazie all'imparzialità di certi giudici un Paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa di essere una democrazia". Berlusconi è poi entrato nel merito della sentenza, per la quale presenterà ricorso: "Sulla mia innocenza - ha detto - ci sono molte prove e due assolutamente inoppugnabili". "Ho subito più di 60 procedimenti, più di mille magistrati si sono occupati di me - ha concluso il cavaliere -. Il mio gruppo ha avuto 188 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, ci sono state 2666 udienze in questi 18 anni e abbiano dovuto spendere più di 400 milioni in parcelle di avvocati e consulenti. E poi ci sono i 564 milioni che ho dovuto dare a De Benedetti che non sono la rapina del secolo, ma del millennio".

Gli altri imputati. Giudicato colpevole anche Frank Agrama, l'intermediario cinematografico indicato dalla Procura di Milano come il "socio occulto" del Cavaliere nella compravendita dei diritti televisivi e cinematografici all'estero. Per lui la pena è di tre anni di reclusione. Daniele Lorenzano produttore ed ex manager Fininvest è stato condannato a 3 anni e 8 mesi mentre la pena per Gabriella Galetto, ex manager del gruppo in Svizzera, è di 1 anno e 6 mesi. Alcuni degli imputati di riciclaggio, tra cui il banchiere Paolo Del Bue, si sono visti derubricare l'imputazione in appropriazione indebita con conseguente prescrizione. Altri invece sono stati assolti nel merito. I giudici hanno disposto inoltre un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati, tra i quali Silvio Berlusconi, all'Agenzia delle Entrate.

Sei anni di processo. La sentenza arriva dopo quasi 10 anni di indagini e 6 di processo 'a singhiozzo' tra richieste di ricusazione avanzate dai legali e l'istanza di astensione presentata dal giudice. E ancora slittamenti dovuti al Lodo Alfano e al conseguente ricorso alla Consulta, richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, legittimi impedimenti dell'allora presidente del Consiglio Berlusconi e cambi di capi d'imputazione.

Una frode per creare fondi neri. Nel merito, secondo la ricostruzione della Procura, il sistema organizzato da Fininvest negli anni Novanta per acquisire i diritti dei film americani era finalizzato a frodare il fisco. Comprando i diritti non dalle major ma da una serie di intermediari e sottointermediari era possibile gonfiarne il prezzo così da poter poi stornare la "cresta" a beneficio della famiglia Berlusconi. Fininvest quindi, secondo la tesi del pm Fabio De Pasquale, avrebbe sistematicamente aumentato il prezzo dei diritti di trasmissione dei film delle major americane. Facendo così avrebbe aumentato le voci passive dei propri bilanci, con risparmi notevoli da un punto di vista dell'imposizione fiscale, riuscendo al tempo stesso a produrre fondi neri.

Secondo il pubblico ministero, Flavio De Pasquale, Fininvest avrebbe creato fondi neri con un valore che supererebbe i 270 milioni di euro. Soldi sottratti al fisco e agli altri azionisti della società, a solo beneficio di Berlusconi.

Motivazioni. Il collegio della prima sezione penale del Tribunale, nella parte delle motivazioni relativa al trattamento sanzionatorio, sottolinea di Berlusconi il "ruolo di direzione e di ideatore fin dai primordi del gruppo di un'attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale". "Va poi considerata - si legge in un altro passaggio - la particolare capacità a delinquere dimostrata nell'esecuzione del disegno, consistito nell'architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso". Non si può trascurare poi, per i giudici, "che dalla suddetta attività è conseguita per l'imputato un'immensa disponibilità economica all'estero, in danno non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore". Considerazioni che portano i giudici a non concedere le attenuanti generiche e a definire come equa la pena a quattro anni di reclusione.

In attesa della Consulta. Sul procedimento è inoltre ancora pendente la decisione della Corte Costituzionale su un conflitto di attribuzioni con la Camera: la presidenza di Montecitorio si era rivolta alla Consulta dopo che il tribunale di Milano, nel marzo 2010, aveva rifiutato il rinvio di una delle udienze nonostante che Berlusconi, all'epoca presidente del Consiglio, fosse impegnato in attività di governo. E' rarissimo che un Tribunale emetta sentenza mentre la Consulta deve ancora decidere su un passaggio del procedimento che è stato celebrato. Non ci sono obblighi, ma la procedura diventata prassi consolidata vuole che i giudici, in attesa di una decisione che riguarda il 'loro' processo da parte della Corte Costituzionale, proseguano i lavori fino a sentenza, ma a quella si fermino. Ma così non ha fatto il collegio della prima sezione penale del Tribunale milanese.

La questione è di sostanza: se la Consulta dovesse decidere che quel giorno del marzo 2010 il Tribunale doveva accogliere la richiesta di rinvio avanzata dai legali dell'ex premier tutto quanto fatto dopo quella data, sentenza compresa, dovrà essere rifatto. In altre parole, verrà tirata una riga su due anni di lavoro compreso il giudizio finale. Ma, evidentemente, questo è un rischio che i giudici si sono sentiti di prendere.

No comment dalla difesa. 
La difesa dell'ex premier ha preferito non commentare il verdetto. "Non rilascio dichiarazioni, prima voglio leggere le motivazioni", ha detto l'avvocato Niccolò Ghedini uscendo dall'aula del processo. Anche l'altro legale Piero Longo ha preferito non rilasciare dichiarazioni.

Nel mondo.
 "Quattro anni a Berlusconi per frode fiscale". La condanna inflitta all'ex premier irrompe così sulla stampa mondiale (FOTO)(***) che già nel pomeriggio aveva riportato la notizia come 'breaking news'. "Berlusconi condannato per frode fiscale" è il titolo della Bbc. Il Financial Times colloca la notizia in apertura e osserva come l'ex premier, "tuttavia, è improbabile che vada dietro le sbarre". "La condanna a 4 anni per Berlusconi velocemente ridotta a un anno" titola il Daily Telegraph, pubblicando una rassegna dei processi a carico del Cavaliere, "l'uomo dalle 2500 audizioni in tribunali". In Francia "Condanna al carcere ridotta per Berlusconi" è il titolo di Le Figaro mentre anche Le Monde osserva come l'ex premier "abbia beneficiato di una legge di amnistia votata...da un governo di sinistra" nel 2006.  "Berlusconi condannato a 4 anni di carcere" è il titolo in prima della Suddeutsche Zeitung. "Come Berlusconi può ancora evitare il carcere" è invece il titolo che campeggia sulla prima di Die Welt. In Spagna "Berlusconi condannato a un anno di prigione per frode fiscale" titola El Pais. Oltreoceano ampio il servizio della Cnn. "Berlusconi condannato in un caso di frode" titola il Wall Street Journal mentre per il New York Times "la simbolica condanna - un chiaro colpo a Berlusconi - giunge mentre il centrodestra si sta disfacendo e l'Italia lotta dolorosamente nelle più drammatica transizione politica dall'inizio degli anni '90. Nel mondo la notizia irrompe anche su Al Jazeera e sui siti dei quotidiani brasiliani con l'Estado Do Brasil che titola in prima "Berlusconi condannato a 4 anni per frode fiscale".

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Mediaset, Berlusconi condannato: i siti stranieri


Mediaset, Berlusconi condannato: i siti stranieri
La condanna dell'ex premier italiano irrompe come una 'breaking news' sulla stampa mondiale, che dalla Bbc al Wall Street Journal, dal Financial Times alla Cnn pubblica la notizia in alto in prima pagina, nella fascia dedicata alle 'urgentissime'

http://www.repubblica.it/politica/2012/10/26/news/mediaset_berlusconi_condannato-45374682/

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