domenica 5 gennaio 2014

Lazio, da Fondi a coordinatore di Forza Italia
la scalata del poliziotto «signore dei voti»


IL RITRATTO


Claudio Fazzone, da uomo scorta di Nicola Mancino alla sua (discussa) ascesa politica

Claudio Fazzone in Consiglio regionale (Jpeg Fotoservizi)Claudio Fazzone in Consiglio regionale (Jpeg Fotoservizi)

ROMA - Per ricostruire la macchina elettorale di Forza Italia nel Lazio la scelta di Silvio Berlusconi non poteva che cadere su di lui: Claudio Fazzone. Non un uomo, un partito. Il quarto della Provincia di Latina, dicevano nel 2000 quando il Nostro fece sfracelli alle Regionali. Da solo, Fazzone portò al centrodestra tanti voti quanti quelli dei Democratici di sinistra. Tanti da incoronarlo, a 38 anni, presidente del Consiglio regionale. E proiettarlo successivamente in Senato: per tre volte di seguito. Un numero impressionante di preferenze, collezionato negli anni, pazientemente, partendo dalla militanza nella Democrazia cristiana. «Il mio maestro è stato Nicola Mancino», disse all’epoca al «Corriere». Spiegando di essere stato spinto a passare a Forza Italia nel 1994 dallo spostamento a sinistra del Partito popolare.
C’è chi, come la giornalista Anna Scafati, lo ricorda «quando faceva l’agente di scorta dell’allora ministro dell’Interno» poi diventato presidente del Senato. Senza immaginare che il curioso sodalizio si sarebbe trasformato per quel «tipetto non alto e paffuto (definizione della medesima Scafati, ndr )» in un formidabile trampolino di lancio per una insospettabile carriera nel Palazzo. Oggi la città natale di Fondi è il cuore del suo feudo politico, che abbraccia l’intera Provincia di Latina con profondissime propaggini romane. E che feudo. Lì c’è il secondo mercato ortofrutticolo d’Europa dopo quello di Parigi, dove lavora il 10 per cento della popolazione (38 mila anime): un giro d’affari talmente grosso, hanno sostenuto gli inquirenti, da aver attirato perfino le attenzioni dei clan camorristici del vicino casertano.
Infatti nel 2009 il prefetto di Latina Bruno Frattasi chiede al ministro dell’Interno Roberto Maroni, alleato di governo del senatore Fazzone, lo scioglimento del Comune di Fondi. Pesantissimo il sospetto: infiltrazioni mafiose. Secondo il prefetto erano «emerse chiaramente le connessioni fra la famiglia di Tripodo Domenico (boss mafioso di prima grandezza) e soggetti legati per via parentale anche a figure di vertice del Comune». La reazione è immediata. Il poliziotto Fazzone Claudio contesta pesantemente le conclusioni del prefetto di Latina arrivando a chiedere una commissione d’inchiesta nei suoi confronti. Ed evidentemente è anche più potente di un ministro, visto che le proposte di Maroni si arenano ripetutamente in consiglio dei ministri. Finché quando proprio lo scioglimento sembra inevitabile, su consiglio di Fazzone che nessuno si sogna di discutere, la giunta guidata dal geometra Luigi Parisella si dimette, per evitare il commissariamento e andare invece alle elezioni. Vinte di nuovo, manco a dirlo, dai fedelissimi del senatore. Con un altro schiaffo al ministro dell’Interno: il plebiscito per il nuovo sindaco Salvatore De Meo. Ovvero l’assessore all’urbanistica della stessa giunta che Maroni voleva sciogliere.
Dice tutto, quella storia, del potere di Fazzone. Compreso un dettaglio che fa capire quanto solido sia il cemento che lo tiene insieme. Perché il senatore che il Cavaliere ha appena nominato coordinatore di Forza Italia per il Lazio è socio in affari proprio dell’ex sindaco Parisella e di un imprenditore ortofrutticolo, Luigi Peppe. La loro società si chiama S.I.L.O. srl, e ha avuto in passato anche un finanziamento statale di 983 mila euro a valere sulla legge 44/86 sull’imprenditorialità giovanile al Sud. Oggetto sociale, «lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi». Anche se piuttosto misterioso nelle dimensioni, visto che il fatturato degli ultimi due bilanci è pari a euro zero virgola zero.
Ma se c’è una cosa cui Fazzone non ha mai voluto rinunciare è stare, come si dice, «sul pezzo». Guai a toccargli i suoi concittadini. L’ex sindaco di Fondi Onoratino Orticello si trova in difficoltà? Eccolo dirigente del consiglio regionale del Lazio non appena Fazzone ne diventa il presidente. I Comuni della Provincia di Latina costituiscono una società con un partner francese per gestire il ciclo idrico? Ecco Fazzone sedersi sulla poltrona di presidente, pur essendo onorevole in carica, sfidando l’indignazione dei comunisti con l’allora segretario di Rifondazione a denunciare di aver «scoperto che un senatore di Forza Italia becca anche un compenso in quanto presidente di Acqualatina: 100-150 mila euro l’anno». La cosa non gli ha fatto né caldo né freddo. Al pari delle polemiche suscitate dall’indagine giudiziaria innescata tre anni fa per alcune raccomandazioni alla Asl di Latina. Inchiesta cui Fazzone ha replicato con queste parole testuali, riportate dall’«Ansa»: «Resta singolare che il giudice decida di aprire un caso per accertare l’esistenza di un reato che, se eventualmente commesso dal sottoscritto, sarebbe già prescritto». Niente male, per un funzionario di polizia in aspettativa...

http://roma.corriere.it/roma/notizie/politica/14_gennaio_04/lazio-fondi-coordinatore-forza-italia-scalata-poliziotto-signore-voti-c44219f2-751a-11e3-b02c-f0cd2d6437ec.shtml

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