martedì 21 gennaio 2014

Industria manifattura, in calo costi ambientali nel 2012

ECBA Project, manifattura pesa 7,1 mld su ambiente e sanità



ROMA - Eco-sorpasso per l'industria della manifattura. Secondo quanto emerge infatti dal programma di ricerca di ECBA Project, sono scesi a 7,1 miliardi di euro nel 2012, ovvero a meno del 15% del complesso, i danni ambientali e sanitari associati alle emissioni in atmosfera dell'industria manifatturiera, comparto chiave dell'economia italiana che, con 218 miliardi nel medesimo anno, ha contribuito per il 16% al valore aggiunto dell'intera economia. Secondo i risultati dell'ECBA Project, il settore "con i maggiori costi esterni ambientali e sanitari è quello del vetro, ceramica, cemento e affini con 2,2 miliardi". Il fattore di emissione più impattante è l'anidride carbonica, la CO2, con il 40,1%. "Va riconosciuto il miglioramento dell'intensità energetica del comparto - commenta Andrea Molocchi, partner di ECBA Project e co-autore dello studio -. Le emissioni di CO2 della manifattura si sono ridotte da 111,4 milioni di tonnellate nel 2010 a 101,7 milioni di tonnellate nel 2012, con un miglioramento di quasi il 9% in due anni, superiore alla riduzione del valore aggiunto subita dalla manifattura nel medesimo periodo in termini reali, pari al 3%".

In base al rapporto "il settore della manifattura con i maggiori costi esterni ambientali e sanitari è quello del vetro, ceramica, cemento e affini con 2,2 miliardi, seguito dalla raffinazione del petrolio con 1,7 miliardi, e dalla metallurgia con 1,2 miliardi". Segue un secondo gruppo, di sei settori, che ha "esternalità" intermedie, "compreso fra 100 e circa 500 milioni di euro l'anno"; in ordine decrescente: prodotti chimici, alimentare, tessile, prodotti in metallo, carta, macchinari e sistemi di riscaldamento. C'è anche un terzo gruppo (10 settori) che si contraddistingue "per costi ambientali e sanitari inferiori ai 100 milioni l'anno: il più virtuoso è l'elettronica e strumenti di precisione con appena 14 milioni di costi esterni nel 2012; segue il settore 'altri mezzi di trasporto (cantieristica, materiale rotabile, aeronautica) con 19 milioni, apparecchiature elettriche e di uso domestico (25 milioni)". Abbastanza virtuosi anche il settore 'autoveicoli' (quinto posto con 38 milioni), 'mobili, giocattoli e altro' (sesto posto 57), farmaceutica (ottavo posto 73 milioni), legno (nono posto 74 milioni), 'articoli in gomma e materie plastiche' (decimo posto 85 milioni di euro).

Il 56,9% dei costi esterni è dovuto ai macro-inquinanti atmosferici di rilievo sanitario, il 41,4% ai gas ad effetto serra, e l'1,7% alle emissioni di metalli pesanti. Il fattore di emissione "più impattante tra quelli dell'industria manifatturiera è l'anidride carbonica (CO2) col 40,1%"; seguono "gli ossidi di azoto (NOx) col 22,2% e gli ossidi di zolfo (SOx) col 16,4%" e, "per la parte restante, agli effetti di riduzione della biodiversità". Nella manifattura, "le emissioni di polveri sottili, i cui costi esterni sono interamente ascrivibili ad effetti sanitari (per malattie respiratorie e per mortalità a lungo termine), risultano al quarto posto per importanza, con un'incidenza del 14,5% sui costi esterni di comparto". Sono al primo se si prende l'intera economia.

(ANSA)

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