sabato 4 gennaio 2014

Il giovane designer che ha conquistato la Cina

Giorgio Pirolo, uno dei talenti dell'auto italiana, ci racconta il suo percorso


Chery 

Chery

Chery

Giorgio Pirolo Giorgio Pirolo

Si chiama Chery QQ ed è una delle auto più popolari in Cina, e sorpresa, l’ha disegnata un italianoGiorgio Pirolo, un car designer bellunese di 34, insieme alla Torino Design. Da bambino immaginava macchinine sui quaderni di scuola, ora un suo schizzo ha conquistato il mercato più grande al mondo, prova che l’Italia è ancora una terra di grandi creativi. Ne abbiamo parlato con lui, per scoprire come si può andare controcorrente, anche in un periodo di crisi, e far valere le proprie visioni e le proprie idee. 

Qual è stato il tuo percorso di formazione?
“A 10 anni disegnavo automobiline spigolute nei quaderni di scuola a quadretti. Chiesi a mio papà se c’era un programma che ti permettesse di mettere insieme le viste per fare un volume unico. Lui mi chiese quindi se volevo fare il designer di auto e io gli dissi di sì. Da allora quello fu l’obiettivo, per raggiungerlo frequentai il liceo artistico e a 19 anni lasciai Belluno e le mie Dolomiti per trasferirmi a Torino dove c’era invece la Fiat con tutto il suo fascino. Mi iscrissi allo IAAD Istituto d’arte Applicata e Design, sezione Transportation Design. Una sorta di corso di architettura dell’automobile. Mentre studiavo collaboravo già a 19 anni con lo studio 3 Search design dove conobbi il visual futurist designer americano Syd Mead, creatore delle scenografia di Blade Runner e nel 2000 ero al Salone di Torino con una mia proposta di supersportiva. 

Quali sono stati i passaggi più importanti della tua carriera finora?
“La collaborazione nel 2000 con Syd Mead. Il primo posto di unconcorso indetto da Quattroruote nel 2000 con un disegno scelto dal mitico Walter De’ Silva. L’esperienza al Centro Stile Fiat, un eccezionale connettore di creatività dove affluiscono ragazzi da tutto il mondo con i lori talenti, una spremuta di cervelli colorati che consumano pane e design ogni giorno. E infine l’esperienza in Torino Design dove ho potuto sviluppare in poco tempo tantissimi e svariati progetti: dall’utilitaria  alla supersportiva, dal crossover alla sedan, dai suv ai camion”.  

Quali sono state le lezioni più importanti, in questo percorso? 
“Ho imparato a distinguere chi può alimentare e far crescere la mia creatività da quelli che invece la spremono per un personale tornaconto. Lo scambio deve essere equo e costruttivo. Ho imparato a imparare dagli altri e a insegnare ad altri ancora, in una continua condivisione”. 

Cosa consiglieresti a un ragazzo, per riuscire a ottenere successi come il tuo?
“Di avere una valigia sempre pronta e uno zaino pieno di idee. Di essere consapevoli del fatto che si sta imboccando un percorso che cambierà tutte le tue certezze diventando una scelta di vita importante.  Purtroppo le scuole di car design in Italia sono poche e molto costose e questo determina già una scrematura iniziale”.

Al contrario, quali sono gli errori da non commettere?
“Il designer è come una pianta che va continuamente annaffiata di stimoli nuovi. L’unico modo per rinnovarli è il continuo cambiamento. Consiglio quindi ai giovani creativi di riuscire ad accorgersi subito quando la propria attività necessita di nuova linfa creativa. E soprattutto non farsi spaventare dal lasciare un contratto, fosse anche a tempo indeterminato. Se non si segue questo istinto si rischia di inaridirsi rimanendo per anni nella monotonia di un lavoro che non appaga più”.

Quali sono i tuoi personali criteri di stile nel design e nella creazione? 
“Mi ritengo un designer freestyle sempre in esplorazione. Il mio stile non segue le regole di mercato. Opero volutamente su fronti opposti cercando sempre di attingere informazioni da mondi non inerenti al tema del progetto e mischiandoli come colori ad olio su una tela fino alla rivelazione della forma finale. Grazie a questo approccio ho disegnato in questi 14 anni dalla sorpresina Kinder, alla tuta da sci, dall’occhiale alla sedia”.

Dove stai lavorando ora?
“Collaboro con diverse aziende dall’automotive al product design puntando sul made in Italy ed in particolare sto seguendo un ambizioso progetto di design-retail con il nuovo brand GP Store . Si tratta di una boutique del motor sport dove l’appassionato di motori si immerge in un mondo dedicato. Il primo concept Store inaugurato a Montecarlo è stato disegnato in collaborazione con lo studio di architettura Fabio Valente di Roma. In dicembre abbiamo aperto a Panama e attualmente sto disegnando le architetture degli store futuri”. 

Come pensi di valorizzare questo successo?
Evolvendo il linguaggio di pulizia della forma che identifica i miei progetti dando una correlazione visiva all’utente finale. Voglio dare un messaggio positivo spingendomi alla ricerca di soluzioni utili per la comunità come ho fatto con il brevetto per la raccolta delle polveri sottili delle stufe a pallet realizzato grazie a due giovani e talentuosi ingegneri italiani Riccardo Repetti ed Enrico Pirollo e venduto di recente alla Piazzetta spa”.

Si può ancora puntare sulla creatività e l'innovazione in Italia?
“Assolutamente sì, nei centri stile italiani ci sono tanti giovani talenti che ogni giorno elaborano idee intelligenti. L’Italia e le aziende italiane in generale però a loro volta devono ricambiare aiutando i giovani a mantenere l’entusiasmo iniziale. Non dico di non lasciarli andare all’estero, che comunque è un’esperienza fondamentale nel percorso di un designer, ma di creare le condizioni per farli tornare”.

http://it.finance.yahoo.com/notizie/il-giovane-designer-che-ha-conquistato-la-cina-182151008.html

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