lunedì 20 gennaio 2014

Il comunicato appena diffuso da Re Giorgio Napolitanoè un capolavoro di luciferina furbizia (clicca per leggere).Provo a “sottotitolarlo” a beneficio dei  “non udenti”. Prima di  glossare il testo, è indispensabile delineare il quadro generale che fa da cornice a questo ennesimo intervento irrituale del nostro amatissimo Presidente della Repubblica, senza tralasciare, contestualmente, una rapida valutazione “psicologica” che condiziona di sicuro i principali protagonisti dell’intera tragicomica vicenda. Come sanno oramai pure le pietre, Napolitano è garante presso i potentati europei del progressivo svuotamento del benessere nazionale. Il progetto neoschiavista che si nasconde dietro la stantia retorica sulla ineluttabilità dei “sacrifici indispensabili”, avanza spedito ad ogni latitudine proprio in virtù della presenza di figure come Napolitano. Perfetto archetipo del finto garante degli interessi nazionali che fornisce in realtà un contributo indispensabile per il definitivo affermarsi di pulsioni malsane elaborate da una pervicace ma lucida ala massonica di stampo reazionario attualmente egemone in questa Europa matrigna e a trazione germanica. Per seminare impunemente terrore, miseria e morte, oltre al totale controllo di media asserviti e manovrabili, è necessario creare un clima consociativo che, in nome di una provvidenziale ed infinita emergenza, realizzi oscenità altrimenti non permesse. In Italia come in Grecia, quindi, le “larghe intese” costituiscono una precondizione indispensabile per perpetuare un vero e proprio crimine sul piano storico. Fatta questa doverosa premessa, analizziamo ora il caso Italia. Nel Belpaese, da oltre un ventennio, il quadro politico è condizionato dalla presenza ingombrante di Silvio Berlusconi, figura ossequiosa e subalterna rispetto all’oligarchia massonica globale, non per nulla inginocchiatosi senza fiatare di fronte a chi nel 2011 gli ordinò perentoriamente di lasciare il posto al massone oligarchico (nonché fratello maggioreMario Monti. Gli assassini che dominano la Ue avevano scelto di affondare il coltello nella carne viva del popolo italiano e, avveduti e sapienti come sempre, decisero di affidare il lavoro sporco ad un “killer” professorale e serioso come il bocconiano. L’unico che poteva disintegrare intere categorie di lavoratori senza attirarsi gli strali di sindacati troppo stupidi o corrotti per difendere gli interessi degli associati. All’indomani del voto elettorale, nonostante il primo cerchio massonico reazionario considerasse già definitivamente archiviata la figura del Biscione, dalle urne è uscito un risultato sorprendente: Monti e il Pd, veri baluardi e fedeli esecutori del piano neonazista cucinato dalla tecnocrazia reazionaria continentale, si scoprono tristemente privi dei numeri indispensabili per formare un governo che continui, per la responsabilità, a chiedere il sangue dei nostri ceti medi e proletari. A questo punto, cari amici miei, non ci voleva un genio per capire che la massoneria reazionaria avrebbe concentrato tutta la sua forza di fuoco per estromettere dal gioco politico Silvio Berlusconi, plebeo rumoroso e fastidioso, permessosi di svelare in campagna elettorale alcune verità (tipo i limiti delle politiche dell’austerità) in grado di squarciare parte di quel velo di Maya che impedisce al popolo di comprendere il perché degli eventi. Scrivevo il 28 febbraio del 2013, all’indomani del risultato sancito dalle urne(clicca per leggere): “…gli occulti padroni del vapore, hanno dovuto registrare la straordinaria capacità di tenuta di un Berlusconi temerario, capace cioè di ribellarsi ai massimi esponenti del neonazismo tecnocratico europeo per conservare in Italia una posizione contrattuale di ricatto. L’insubordinazione plateale di Berlusconi Silvio, che ha avuto l’ardire di spiegare agli italiani le vere finalità insite nelle politiche di cieca austerità, non sono affatto passate inosservate nelle stanze del potere che contano. Prevedo perciò, da qui a breve, una straordinaria e crescente offensiva, preparata ai massimi livelli, finalizzata al rapido e forzato pensionamento dell’ex protagonista delle cene eleganti. In una fase come questa l’uscita di scena di Berlusconi è indispensabile agli occhi del sistema per ottenere due risultati correttamente individuati come prioritari: 1) vendicare  il gravissimo affronto subito in campagna elettorale da parte dell’ex servo inopinatamente ribellatosi; 2) favorire le condizioni migliori per permettere la rapida formazione di un governo consociativo e di larghe intese che  riproponga una alleanza Pdl- Pd. Le altre ipotesi, quella di sciogliere immediatamente le camere o di “normalizzare” il movimento di  Grillo all’interno di una alleanza di scopo, semplicemente non esistono in natura (il tempo si prenderà la briga di avallare o smentire questa mia previsione…). Le cose sono poi andate esattamente come avevo anticipato. Ma, tranquillizzatevi, non ho dovuto scomodare nessun oracolo per leggere il futuro. Il potere nascosto che determina gli eventi mascherandoli dietro una saggia sensazione di  “mera causalità” è tanto preciso e meticoloso quanto banale e prevedibile. E’ come una partita a scacchi: alle condizioni date esiste sempre una mossa che oggettivamente appare la più logica e razionale. Il comunicato odierno di Napolitano va letto in questa ottica: invita Berlusconi a  farsi da parte (obiettivo primario della massoneria reazionaria) per favorire la “normalizzazione” di un Pdl che continui fedelmente a rispondere agli input infernali provenienti da Bruxelles e Francoforte. Napolitano gioca con Berlusconi al gatto col topo. Il Presidente rieletto chiede continui passi indietro ad un Cavaliere spaventato dalla prospettiva di finire in gabbia. Napolitano, in estrema sintesi, disarma Berlusconi molto lentamente prima di abbandonarlo definitivamente al suo triste destino. Per mandare in pellicceria una vecchia volpe come Silvio, Napolitano utilizza perciò con sulfurea sapienza le debolezze intime del suo interlocutore, terrorizzato sul piano personale e desideroso di trovare un terminale “autorevole” verso il quale fare affluire le sue legittime paure. Le stesse che Napolitano cavalca con tatto per finirlo. La proposta indecente contenuta nel comunicato presidenziale è chiarissima: “Caro Silvio”, manda a dire l’arzillo Presidente Napolitano, “non fare casino, accetta la sentenza e chiedimi formalmente la grazia (riconoscendoti così di fatto colpevole). In cambio, ti prometto che non varcherai la soglia di un penitenziario (“la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative”). Avvia poi con calma una successione morbida alla guida di un partito che, legittimamente, ti riconosce ancora oggi quale unico e insostituibile leader (“E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulterioresvolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita”). Dimostrati ragionevole perché, come sempre, alla fine tutto s’aggiusta”. Un tranello, non c’è che dire, costruito e dissimulato con invidiabile freddezza ed efficacia.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/08/13/il-comunicato-del-colle-sottotitoli-per-i-non-vedenti/
(*)Il comunicato di Napolitano
13/08/2013 
Dichiarazione del Presidente Napolitano 
l Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rilasciato la seguente dichiarazione: 
"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo 
sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, 
guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo 
senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; 
ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle 
riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge 
elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso. 
Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 
giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e 
consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un 
contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso. 
Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di 
maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche 
politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili. 
Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche 
insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di 
Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad 
agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di 
scioglimento delle Camere. 
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che 
prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in 
ogni altro. 
In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle 
conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei 
due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano - soprattutto nell'area 
del PdL - turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità 
che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è 
per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. 
Ma nell'esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il 
limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione 
essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. 
Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento 
delle istituzioni democratiche. 
Intervengo oggi --- benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla 
decisione della Cassazione --- in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, 
come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o 
"soluzioni" che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo 
futuro, della dialettica democratica e della competizione politica. 
A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa 
vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli 
e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze 
del caso concreto. 
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è 
stata indirizzata cui dovessi dare risposta. 
L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di 
clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, 
indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione 
della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di 
domanda. Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 
2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da 
specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali 
nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o 
lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la 
presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p.. Ad ogni 
domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame 
obbiettivo e rigoroso --- sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia --- 
per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la 
sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale 
atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale. 
Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli 
imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. 
E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l'ulteriore 
svolgimento - nei modi che risulteranno legittimamente possibili - della funzione di guida 
finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva 
di cui l'Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare 
problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da 
tempo all'ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di 
una competizione per l'alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo 
riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell'ascolto reciproco e quelle possibilità 
di convergenza che l'interesse generale del paese richiede. 
Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa 
d'atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, 
sarà importante per superare l'attuale difficile momento". 

Roma, 13 agosto 2013 
  13/08/2013 
Dichiarazione del Presidente Napolitano 
l Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rilasciato la seguente dichiarazione: 
"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo 
sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, 
guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo 
senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; 
ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle 
riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge 
elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso. 
Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 
giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e 
consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un 
contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso. 
Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di 
maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche 
politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili. 
Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche 
insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di 
Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad 
agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di 
scioglimento delle Camere. 
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che 
prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in 
ogni altro. 
In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle 
conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei 
due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano - soprattutto nell'area 
del PdL - turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità 
che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è 
per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. 
Ma nell'esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il 
limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione 
essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. 
Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento 
delle istituzioni democratiche. 
Intervengo oggi --- benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla 
decisione della Cassazione --- in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, 
come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o 
"soluzioni" che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo 
futuro, della dialettica democratica e della competizione politica. 
A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa 
vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli 
e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze 
del caso concreto. 
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è 
stata indirizzata cui dovessi dare risposta. 
L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di 
clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, 
indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione 
della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di 
domanda. Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 
2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da 
specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali 
nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o 
lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la 
presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p.. Ad ogni 
domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame 
obbiettivo e rigoroso --- sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia --- 
per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la 
sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale 
atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale. 
Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli 
imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. 
E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l'ulteriore 
svolgimento - nei modi che risulteranno legittimamente possibili - della funzione di guida 
finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva 
di cui l'Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare 
problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da 
tempo all'ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di 
una competizione per l'alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo 
riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell'ascolto reciproco e quelle possibilità 
di convergenza che l'interesse generale del paese richiede. 
Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa 
d'atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, 
sarà importante per superare l'attuale difficile momento". 

Roma, 13 agosto 2013 
  13/08/2013 
Dichiarazione del Presidente Napolitano 
l Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rilasciato la seguente dichiarazione: 
"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo 
sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, 
guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo 
senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; 
ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle 
riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge 
elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso. 
Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 
giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e 
consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un 
contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso. 
Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di 
maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche 
politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili. 
Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche 
insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di 
Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad 
agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di 
scioglimento delle Camere. 
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che 
prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in 
ogni altro. 
In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle 
conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei 
due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano - soprattutto nell'area 
del PdL - turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità 
che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è 
per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. 
Ma nell'esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il 
limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione 
essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. 
Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento 
delle istituzioni democratiche. 
Intervengo oggi --- benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla 
decisione della Cassazione --- in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, 
come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o 
"soluzioni" che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo 
futuro, della dialettica democratica e della competizione politica. 
A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa 
vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli 
e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze 
del caso concreto. 
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è 
stata indirizzata cui dovessi dare risposta. 
L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di 
clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, 
indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione 
della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di 
domanda. Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 
2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da 
specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali 
nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o 
lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la 
presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p.. Ad ogni 
domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame 
obbiettivo e rigoroso --- sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia --- 
per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la 
sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale 
atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale. 
Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli 
imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. 
E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l'ulteriore 
svolgimento - nei modi che risulteranno legittimamente possibili - della funzione di guida 
finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva 
di cui l'Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare 
problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da 
tempo all'ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di 
una competizione per l'alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo 
riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell'ascolto reciproco e quelle possibilità 
di convergenza che l'interesse generale del paese richiede. 
Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa 
d'atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, 
sarà importante per superare l'attuale difficile momento". 

Roma, 13 agosto 2013 
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2013/08/13/pop_comunicato-napolitano.shtml

(**)
La situazione politica uscita dalle urne è apparentemente confusa ma prevede una soluzione obbligata. Proviamo insieme a entrare nella testa dei padroni per capire quello che, da qui a poco, potrà accadere in questo sventurato Paese. L’oligarchia schiavista europea è rimasta spiazzata dal risultato elettorale italiano; mettevano nel conto un’avanzata delle forze antisistema sottovalutando però le proporzioni del fenomeno. Analogamente, gli occulti padroni del vapore, hanno dovuto registrare la straordinaria capacità di tenuta di un Berlusconi temerario, capace cioè di ribellarsi ai massimi esponenti del neonazismo tecnocratico europeo per conservare in Italia una posizione contrattuale di ricatto. L’insubordinazione plateale di Berlusconi Silvio, che ha avuto l’ardire di spiegare agli italiani le vere finalità insite nelle politiche di cieca austerità, non sono affatto passate inosservate nelle stanze del potere che contano. Prevedo perciò, da qui a breve, una straordinaria e crescente offensiva, preparata ai massimi livelli, finalizzata al rapido e forzato pensionamento dell’ex protagonista delle cene eleganti. In una fase come questa l’uscita di scena di Berlusconi è indispensabile agli occhi del sistema per ottenere due risultati correttamente individuati come prioritari: 1) vendicare  il gravissimo affronto subito in campagna elettorale da parte dell’ex servo inopinatamente ribellatosi; 2) favorire le condizioni migliori per permettere la rapida formazione di un governo consociativo e di larghe intese che  riproponga una alleanza Pdl- Pd. Le altre ipotesi, quella di sciogliere immediatamente le camere o di “normalizzare” il movimento di  Grillo all’interno di una alleanza di scopo, semplicemente non esistono in natura (il tempo si prenderà la briga di avallare o smentire questa mia previsione). La strada che porta al nuovo pastrocchio Pdl-Pd, in punta di metafora, somiglia certamente ad un sentiero stretto e carico di insidie ma, come avranno già perfettamente chiaro i neonazisti tecnocratici continentali, è un percorso obbligato. La figura ingombrante di Berlusconi rappresenta oggi fisicamente l’ostacolo principale per realizzare geometricamente quella soluzione di sistema gradita all’oligarchia sovranazionale. Una volta messo kappaò il ringalluzzito Silvio, sarà molto più facile per il Pd far digerire al suo (scarso) elettorato una alleanza con il Pdl rinnovato; per “il bene del Paese” s’intende. Quindi Berlusconi si prepari a ballare la samba (clicca per leggere). A seconda della capacità di resistenza e tenuta che Silvio saprà opporre ( non prevedibile ex ante), l’oligarchia schiavista sovranazionale individuerà le successive mosse. E’ noto che per spianare la strada a governi pasticciati, impopolari e indigesti, bisogna toccare con sulfurea sapienza le corde della paura. Solo ventilando ipotetiche e imminenti catastrofi è possibile giustificare pubblicamente alleanze di governo altrimenti improponibili. Il governo Monti nasce sulle ali del fantomatico spread, mostro da blandire con sacrifici umani nella speranza di placarne l’ira funesta. Con il voto, però, gli italiani hanno dimostrato di essere meno mammalucchi dei greci che, poveracci, bevendosi le fesserie che i media di regime propinano continuamente, hanno ritenuto utile affidarsi ad un burattino della Troika, Samaras, per evitare guai peggiori. Le classiche pecore che si affidano al lupo. E ora infatti, grazie all’uomo “responsabile che rassicura i mercati”, gli ellenici sono ridotti in condizioni pietose e sub-umane. Gli italiani il giochino perverso lo hanno capito, punendo nelle urne alcuni farabutti che, in primis Monti e Bersani, hanno sadicamente usato in campagna elettorale la suggestione del pericolo “Grecia” nella speranza di raccattare il voto terrorizzato. Quindi i neonazisti tecnocratici potrebbero anche incentivare una ripresa dello spread per tentare di ricreare lo stesso clima che ha permesso nel 2011 il surreale sbarco in Italia “dell’eroe Monti”, ma, onestamente, credo si tratti oramai di un’ arma spuntata nonché abbondantemente smascherata. Nel caso in cui Berlusconi dovesse perciò trovare la forza di resistere conservando saldamente nelle sue mani il potere all’interno del Pdl e, contestualmente, il mostro sdentato rappresentato dal caro vecchio spread non dovesse spaventare più nessuno, allora, ma solo allora, in Italia potrebbe presto tornare lo stesso clima tragicamente respirato negli anni di piombo o, più recentemente, nel biennio stragista ‘92-‘93. Per costringere le forze politiche tradizionali a mettersi insieme, infatti,  a qualcuno potrebbe sembrare utile, oggi come nel passato, favorire il riemergere di un nuovo clima di tensione,  capace di obbligare la politica “responsabile” a collaborare per fronteggiare insieme “il nuovo pericolo eversivo nato sull’onda di un imbarbarimento verbale, diretta conseguenza dei toni violenti e carichi di odio utilizzati dai populisti alla Beppe Grillo”. Può darsi che, al contrario, nell’anno di grazia 2013, queste cupe paure siano in realtà assolutamente immotivate. Magari perché l’Italia di oggi non è più quella dei tempi del sequestro Moro o della strage di Capaci e, perciò, la granitica forza democratica delle odierne istituzioni italiane si rivelerà in grado di neutralizzare sul nascere qualsiasi ipotetica manovra finalizzata a far rivivere i peggiori fantasmi di un polveroso e tragico passato. Probabilmente è così. Certo però che la lettura della sintesi di una relazione effettuata dai servizi segreti italiani, (clicca per leggere), apparsa oggi sui principali siti di informazione, non induce affatto al più allegro ottimismo. Forse, come conclude enigmaticamente Grillo in un pezzo pubblicato oggi sul suo blog, “l’acqua è davvero frizzante” (clicca per leggere).
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/02/28/tornano-a-bomba/

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