martedì 28 gennaio 2014

Guida l’azienda da un’isola deserta



“Con la tecnologia tutto possibile”. Parola di Gauthier Toulemonde, meglio noto come il Robinson Crusoe 2.0. Soprannome guadagnato sul campo, una sperduta isola indonesiana, dove l’imprenditore francese ha vissuto, da solo, per quaranta giorni dimostrando che grazie ai moderni strumenti hi-tech si può lavorare ovunque e quindi eliminare tempi morti e migliorare il livello di vita.
Stanco del pendolarismo tra Lille e Parigi per dirigere la sua società editoriale Timbopress, il 54enne ha messo in valigia due computer, un tablet, una fotocamera e due telefoni satellitari – tutti alimentati da energia solare ed eolica ottenuta da quattro pannelli solari e un piccolo mulino a vento – e due tende, una per dormire e l’altra per proteggere i dispositivi.
Battezzato in patria come un pazzo utopista, l’ex banchiere e giornalista è invece riuscito a superare i 40 giorni di spedizione lavorando otto ore al giorno e affidandosi alle mail, a Skype e ai social network per continuare a dirigere la propria azienda.
Le immagini pubblicate sul suo blog Web Robinson mostrano un angolo di mondo paradisiaco, ma il soggiorno di Toulemonde non è stato così semplice. Ci sono voluti sei mesi per individuare l’isola adatta, un piccolo lembo di terra (700×500 metri) il cui nome è stato tenuto riservato, e due mesi per organizzare la spedizione contando su un budget di 10mila euro (senza sponsor). “Non ero in vacanza, bensì una dimostrazione pratica che oggi non bisogna più andare ogni mattina in ufficio, basta sfruttare le opportunità che ci offre la tecnologia”. Parole sante per chi ha mandato avanti un’attività da oltre 10mila km di distanza. Conquistato dalle storie di Jules Verne e affascinato dalle avventure dell’esploratore Jacques Costeau, dopo aver ripetutamente rimandato il sogno, lo scorso 8 ottobre Toulemonde ha iniziato la sua scommessa, che seppur vinta si è rivelata piuttosto complessa. Non solo perché il villaggio più vicino distava oltre cinque ore di battello, ma anche perché la giornata tipo era piuttosto piena: sveglia alle 5 del mattino, dieta a base di riso e pasta portate dalla Francia, arricchita dalle prede pescate ogni giorno, otto ore di lavoro tra colloqui con i redattori e gli accordi con gli inserzionisti, mentre il cane affittato per l’occasione difendeva cibo e strumenti dagli assalti di topi e insetti.
Pericoli che non hanno scalfito il buonumore di Toulemonde, che raccontava eventi e sensazioni giorno per giorno sul suo blog. “Ho lavorato allo stesso modo di quanto faccio ogni giorno in ufficio per dimostrare che il telelavoro è possibile anche nelle zone più remote, per questo deve essere incoraggiato come avviene già nei paesi anglosassoni, mentre in Francia ci sono ancora resistenze”. Difficile dargli torto, considerando che ha guidato la chiusura di due numeri della rivista nei tempi previsti. E pensare che il periodo per soggiornare nell’isoletta indonesiana è stato il peggiore, tanto che dopo la tempesta della prima notte ha convissuto spesso con piogge torrenziali tipiche della stagione in corso. Momenti di panico non sono mancati, anche se il motivo era un altro: “La paura più grande era di restare senza connessione”, spiega l’imprenditore che vive con un po’ di timore il ritorno alla caotica quotidianità. “Ho quasi dimenticato cosa significa prendere la metro e guidare nel traffico”, anche se i quaranta giorni in solitaria sull’isola hanno lasciato impresso una certezza: “Lavorare a distanza è fattibile e anche se con Skype e internet non si è mai soli, l’unica cosa fondamentale è mantenere il contatto umano. Niente potrà mai sostituirlo”. (Leggo.it)

http://www.lafucina.it/2013/11/30/guida-lazienda-da-unisola-deserta/

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