giovedì 2 gennaio 2014

Giustizia italiana e giustizia vaticana a confronto

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Nella lunga telenovela sui vatileaks ci sono risvolti più interessanti della pepita d’oro e dell’assegno da 100mila euro destinati a Benedetto XVI ma trafugati dal maggiordomo Paolo Gabriele, di cui tanto hano parlato i giornali. Come ha evidenziato Fiorenza Sarzanini sulCorriere della Sera, lo scandalo dei documenti riservati del Vaticano pubblicati da Gianluigi Nuzzi e Il Fatto Quotidiano rischia di intrecciarsi con le inchieste della magistratura italiana intorno all’Istituto per le Opere di Religione. Due magistrature a confronto. E non è detto che non si arrivi allo scontro.
Il maggiordomo, che teme di passare da capro espiatorio ma proclama di aver trafugato le carte per il bene della Chiesa sentendosi “un “infiltrato” dello Spirito Santo, non sarà graziato. Dopo aver subito una lunga carcerazione preventiva, sarà invece processato (per ironia della sorte il 20 settembre prossimo) con l’accusa di furto aggravato. Anche un informatico, Claudio Sciarpelletti, cittadino italiano, è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento.
La Santa Sede, tramite il portavoce padre Federico Lombardi, ha chiesto la collaborazione delle autorità italiane per far luce su come sono stati trafugati gli imbarazzanti documenti segreti. Nonostante l’attacco rivolto al giornalista Gianluigi Nuzzi, il Vaticano tentenna nell’avanzare la rogatoria. Perché a sua volta la giustizia italiana potrebbe inoltrarla in Vaticano, per chiedere spiegazioni su conti aperti presso lo Ior. Conti intestati a prelati, ma che si sospetta siano stati utilizzati da politici, funzionari dello Stato, manager, faccendieri, persino mafiosi per traffici poco trasparenti. Al momento ci sono ben tre indagini aperte, avviate dalle procure di RomaTrapaniNapoli.
Inoltre, diversi cittadini italiani sarebbero coinvolti nella filiera per la trasmissione delle carte riservate del Vaticano. E se la Santa Sede chiedesse la collaborazione italiana, la competenza passerebbe alla procura di Roma. Col rischio che vengano coinvolti anche religiosi e uomini del Vaticano.
A tutto questo si aggiunge la ‘mina vagante’ Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello IOR e silurato dal Vaticano. Dopo le perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta Finmeccanica, la magistratura italiana ha sequestrato molti documenti e memoriali riservati che rivelano scontri di potere interni nei Sacri Palazzi. E Gotti Tedeschi si è detto disposto a collaborare.
Il Vaticano ha subito lanciato l’altolà per impedire l’uso di quei documenti. Forse sarebbe disposto, suggerisce il Corriere, anche a non andare a fondo nell’inchiesta che vede ora sotto torchio il maggiordomo. Pur di non innescare un circolo di rogatorie che non farebbero altro che riaccendere i riflettori sul Vaticano, magari facendo emergere altri coinvolgimenti d’Oltretevere.
Resta da capire – ed è questo che interessa al di là delle beghe interne in Vaticano – quale sarà il comportamento delle autorità italiane. Se per esempio l’atteggiamento rimarrà quello teso a favorire il Vaticano, come accaduto recentemente proprio sul tema della trasparenza finanziaria per Moneyval. Anche grazie, come emerge anche dai documenti pubblicati dallo stesso Nuzzi, allo strettissimo connubio tra istituzioni italiane e vaticane per orientare l’agenda politica del paese.
Il sistema messo in piedi dal Concordato, che impedisce di affermare compiutamente la laicità in Italia, è infatti sbilanciato a favore del Vaticano anche su aspetti poco conosciuti. Impedendo per esempio alla giustizia italiana di indagare più a fondo su temi scottanti come trasparenza finanziaria, intrecci politico-religiosi e giri di denaro sospetti che coinvolgono il Vaticano. Mettervi mano al più presto sta diventando indispensabile, come anche queste vicende dimostrano.

http://gek60.altervista.org/2012/08/giustizia-italiana-e-giustizia-vaticana-a-confronto/

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