sabato 18 gennaio 2014

Fuga dai paesi emergenti. Meglio puntare sulle certezze “Made in USA”



Una delle tematiche più controverse è sicuramente quella che ha come oggetto i paesi emergenti.Dovevano essere le economie che trainavano l’economia definita “core” al di fuori della crisi. E invece eccoli qui, con forti trend ribassisti, in crisi di identità, a dover fare i conti con modelli economici che erano costruiti su logiche “export oriented” e che devono essere rinnovati.
E dall’altra parte troviamo invece un paese, gli USA che tirano come non mai, con aziende al top dei profitti, con banche risanate col denaro pubblico e con quotazioni dell’equity ai massimi storici.
Benvenuti nel nuovo vecchio mondo.
Ho ripescato per voi il buon , il  che sicuramente ricorderete. Il sottostante di questo CESI è lo stato USA, e l’ho messo a confronto con il paniere JP Morgan Emerging Markets Currency Index. Superfluo dirvi che questo indice sintetizza le varie valute dei paesi emergenti.
Praticamente ho messo l’uno contro l’altro l’indice della ripresa USA (che sorprende gli analisti, visto che il CESI è ai massimi dal 2012) e la forza delle valute emergenti.
Il risultato è lampante.

CESI vs JP Morgan Emerging Markets Currency Index



La data del grande cambiamento è luglio 2013. In quel momento la  tra queste due asset class salta totalmente e diventa addirittura inversa.
Il momento è topico e da quel giorno paesi emergenti ed economia USA prendono due strade completamente diverse (correlazione inversa) mentre prima andavano a braccetto (correlazione diretta).
Morale: la forza dell’economia USA fa scappare i capitali dai paesi emergenti anche per i motivi che prima ho descritto (più molti altri, ricordate? Ne abbiamo parlato più volte,cliccate qui(*) ad esempio). Perché scommettere su paesi in vistoso rallentamento con modelli economic da rifondare? Meglio investire nelle certezze a stelle e strisce!
Ovvio, questo è quanto crede il mercato oggi.
Fino alla prossima puntata.
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STAY TUNED!

http://intermarketandmore.finanza.com/fuga-dai-paesi-emergenti-meglio-puntare-sulle-certezze-made-in-usa-60856.html

Carry trade: come portare un economia dal paradiso all’inferno(*)




Se qualcuno i voi aveva dubbi su cosa stava accadendo sul mercato dei titoli obbligazionari dei mercati emergenti, abbiamo provato con degli argomenti secondo me difendibili a dare delle giustificazioni in questo articolo di qualche giorno fa.
Come compendio vi faccio vedere in forma grafica come il  si sia mosso in questi mesi (fino a giugno) e poi come sia cambiato drammaticamente lo scenario.
Le dinamiche sono note: curve dei tassi che si muovono al rialzo, compresa quella dei tassi giapponesi. Carry trades che quindi devono essere chiusi in fretta e furia. Vendite massicce degli investimenti in bond emergenti. Valute e bond che collassano, e deflusso di capitali ai massimi periodali.
Guardate voi stessi come è cambiato il quadro. Questa è la performance del carry tradevalutario (oggetto comune: prendere lo Yen a debito) dal 01/01/2013 al 30/04/2013.
E questo invece è il risultato dei mesi di maggio e giugno 2013. I due mesi dove il deflusso di capitali dai paesi emergenti è stato molto copioso.

Ovviamente a queste performance, occorre poi andare ad aggiungere l’eventuale volatilità dei bond sottostanti.
Quindi capite benissimo che, anche se in un mercato dove i fondamentali dei paesi emergenti un po’ sono peggiorati ma non in modo radicale, la speculazione ha avuto un ruolo determinante e, permettetemi, devastante. Capite benissimo, ad esempio, quali possono essere le responsabilità in questo percorso speculativo, di un paese come ilMessico (preso ad esempio) dove il Dollaro messicano e il mercato obbligazionario dello stesso paese hanno subito una volatilità pazzesca.
Sono i frutti di un giochino Risk on – Risk off che rischia di mettere al tappeto un’intera economia.

http://intermarketandmore.finanza.com/carry-trade-come-portare-un-economia-dal-paradiso-allinferno-56505.html

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