mercoledì 1 gennaio 2014

Fotografia, i sardi 'Aldilàdelmare' di Daniela Zedda

In mostra al liceo artistico di Cagliari “Foiso Fois” nella sede di via Sant’Eusebio il lavoro di Daniela Zedda, fotografa specializzata in ritratti che ha esposto anche a New York: "In giro per l’Europa a scoprire la vera identità sarda”.

CAGLIARI - Nel centro di Cagliari, in una strada stretta come via sant’Eusebio, si può avere l’opportunità di fare un viaggio nel mondo. Accade nei locali dell’ex Industriale Scano (ora liceo artistico di Cagliari “Foiso Fois”), un’area da tempo chiusa e abbandonata; fra macchinari lasciati com’erano trent’anni fa, banconi da lavoro, polvere e muri scrostati, spiccano con un riuscito contrasto 88 volti: sono i sardi che hanno lasciato la loro isola, andando “al di là del mare”, e hanno trovato un lavoro e una vita. E le loro espressioni parlano di gioia, orgoglio, vitalità. Ma soprattutto, per Daniela Zedda, che per 2 anni ha girato l’Europa per fotografarli, esprimono la 'sardità': “Volevo scoprire la vera identità sarda, che per me è quella che si integra, si confonde e si mischia con quella degli altri che non sono sardi - spiega - persone riconosciute come sarde, non come italiane; e che lontano dalla loro terra d’origine danno il meglio di sé, mentre qui spesso i sardi sono più impegnati a farsi la guerra”. Persone che sono orgogliose dei loro risultati, ma non hanno perso neanche l’orgoglio di essere sardi, come se questo, lontano da casa, si rafforzasse.
Sono tante le storie che si possono trovare in questa mostra: ci sono personaggi noti come Geppi Cucciari, il filosofo Remo Bodei, il guru della pubblicità Gavino Sanna, la scrittrice Bianca Pitzorno. E poi professori come Luigi Onnis, docente di psichiatria alla Sapienza, o Stefano di Chiara, ricercatore di fisica a Helsinki. Ma anche persone qualunque come Assunta Patteri, il casàro del Parmigiano-Reggiano Mario Puggioni. Per chi vuole approfondire poi c’è anche il catalogo, con i testi di Maria Paola Masala. “Un modo per rendere loro omaggio e farli tornare, ma senza avere pretese di altro genere; raccontare i luoghi del mondo, che appartengono alle persone fotografate ma spesso a tanti altri: un viaggio dentro le loro anime, per scoprire come sono, e non solo chi sono”. E non è stato facile trovarli tutti: “la scelta è stata casuale: inizialmente avevo cercato nei circoli dei sardi, ottenendo poche risposte; così ho deciso di puntare sul passaparola – racconta la fotografa – sentivo dei cognomi sardi, e chiedevo in giro, oppure cercavo su internet, o ancora chiedevo a chi avevo già ritratto”. L’idea originale del lavoro è stata modificata più volte: “inizialmente volevo limitarmi all’Italia, ma poi per ragioni pratiche ho deciso di ampliarmi all’Europa. Andare anche più lontano non l’ho preso in considerazione, ma avrei potuto anche farlo, malgrado sia stato faticosissimo già così – confessa – è bello essere incoscienti”.
I sardi protagonisti della mostra sono ritratti in modo diverso, ma un fattore è comune “non volevo che fossero troppo autoreferenziali, ma piuttosto mostrarli nei luoghi in cui vivono”; quindi, salvo rare eccezioni, niente foto sul posto di lavoro. E niente foto nella propria casa, ma anche qui c’è un’eccezione, quella di Gavino Sanna. “Chiedevo alla persona da fotografare: quali sono i luoghi più rappresentativi della tua città? E poi trovavamo insieme il posto, che non era quasi mai quello che avevano suggerito loro”.
C’è per esempio Francesco Frongia, regista del teatro dell’Elfo: “Voleva essere ritratto tra le sedie della platea, e io l’ho fatto, perché quella è l’immagine che lui aveva di sé, poi l’ho portato in una zona secondaria”. Altre foto invece sono in posa, come quella di Raffaele Marongiu, comandante dei Nas a Cremona: “Abbiamo scelto di farla in una pasticceria, e lui è lì che sorride sornione in mezzo ai dolci, davanti a un plastico del duomo della sua città: qui ho voluto trasmettere un po’ di ironia, perché nel suo lavoro si occupa di cibo e naturalmente fa sul serio”. O ancora Francesco Muntoni, professore di neurologia pediatrica: la foto lo riprende nel museo della scienza, di fronte a vetrate che riflettono all’infinito la sua immagine e quella di un filamento di Dna.
Poche le altre regole seguire da Daniela Zedda. Bandito il flash: “non lo uso mai” – precisa, mai lampade o luci artificiali. “Non ho mai voluto stravolgere gli ambienti, perché anche quelli parlano della persona”. Sui banchi sotto alle foto una serie di vecchi registri della scuola, dove il visitatore può lasciare un pensiero: “è un’idea dello stilista Antonio Marras, che appena ha visto questo posto se ne è innamorato”.
Alla fine il visitatore esce dal percorso arricchito da storie che offrono anche un messaggio di speranza a chi resta bloccato qui e incerto sul futuro: “Uno stimolo per i giovani, perché fare esperienza fuori ti arricchisce, e magari tornando puoi migliorare le condizioni qui, da noi, è anche per questo che ho deciso di esporre in una scuola” – conclude Daniela Zedda. La mostra sarà aperta fino al 26 di gennaio.



Giovanni Lorenzo Porrà




http://www.sardegnaoggi.it/Spettacolo_e_Cultura/2013-12-31/23886/Fotografia_i_sardi_Aldiladelmare_di_Daniela_Zedda.html?fb_ref=s5

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