venerdì 10 gennaio 2014

De Girolamo, la Asl e le urla per il bar:
ero a casa mia, parlo come mi pare


INTERCETTATA NELL’ESTATE DEL 2012


Un dirigente dell’azienda sanitaria di Benevento ha registrato di nascosto alcune riunioni private con l’allora deputata pdl


Il ministro Nunzia De Girolamo, per un po’, prova a fare finta di niente. E sparisce.
Tiene il telefonino spento. Una prima gentile segretaria dice che comunque l’avvertirà subito, certo, per il Corrierequesto e altro. Una seconda gentilissima segretaria giura di aver intanto girato il problema all’ufficio stampa. L’ufficio stampa spedisce però una e-mail che sembra uscita dalle cronache di Narnia (Walt Disney): «Agroalimentare, De Girolamo: export registra numeri record». Alle due del pomeriggio è il ministro in persona che va su Twitter e scrive: «Giornata parlamentare dedicata alla Terra dei fuochi. Salviamo la Campania!». 
Davvero non ci sarebbe altro di cui parlare? No, perché c’è una storia assai spiacevole che, da giorni, insegue «nostra regina del Sannio» (cit. Dagospia). La storia è questa: un dirigente sanitario della Asl di Benevento, Felice Pisapia, registra di nascosto alcune riunioni private avvenute in casa del papà della De Girolamo nell’estate del 2012, quando lei non era ancora ministro ma solo una deputata del Pdl molto potente nei territori dove un tempo Clemente Mastella teneva di stanza il meglio delle sue truppe mastellate. Pisapia viene poi indagato per truffe varie, i nastri delle registrazioni vengono consegnati ai magistrati, un’informativa della Guardia di finanza ne elimina parzialmente il riserbo, le chiacchiere finiscono sulle pagine delFatto . 
Sospetti, dubbi, dosi di inquietudine. 
Colpisce, in particolare, la registrazione della riunione avvenuta alle 19.15 del 30 luglio (presenti, oltre a Pisapia e ad altri due manager della sanità, la De Girolamo e due suoi stretti collaboratori: Giacomo Papa, attuale vicecapo di gabinetto al ministero dell’Agricoltura, e Luigi Barone, il direttore del portale web). 
Nunzia De Girolamo, a un certo punto, parlando del bar interno all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, urla: «Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo! Mandagli i controlli... e vaffanculo!».
È in discussione la sorte, e il passaggio di licenza, del bar che, per molti anni, è stato gestito da una Srl composta dalla famiglia Liguori: il capostipite Mario e i figli Franco e Maurizio; Franco Liguori è il marito della zia di Nunzia De Girolamo. Seguono intricati problemi di natura amministrativa-burocratica.
I contenuti di altre intercettazioni riguardano invece l’ubicazione di un ufficio territoriale dell’Asl, un bando per il 118, il caso di un controllo in un negozio di latticini (Luigi Barone, quello che ora al ministero gestisce internet: «È l’amico di Nunzia e mio amico... è un bravo ragazzo, insomma!»). 
Parlavano così, a casa De Girolamo. Dicevano cose così. Con questi toni.
Forse sarebbe opportuno che il ministro spiegasse meglio.
Forse le segretarie sono in imbarazzo («Mhmm... Certo che l’abbiamo avvertita... sì sì, il Corriere la sta cercando...»).
Forse - e siamo arrivati alle sei del pomeriggio - è solo colpa di una bambina che piange, perché ha la febbre alta.
«È mia figlia, povera piccola... È lei il mio unico, vero pensiero» (Gea, un anno e mezzo, avuta con il deputato del Pd Francesco Boccia). 
Ministro, non crede sia opportuno spiegare cosa... 
«Quello che dovevo dire, l’ho detto. Punto e basta!».
Punto e basta? Parlavate come un «comitato d’affari»...
«Macché! Quegli stralci di intercettazione ambientale abusiva non sono contestualizzati, non si colgono le sfumature, i colori... emergono sono le negatività».
Lei fornisce la netta sensazione di dare ordini, di parlare come qualcuno che comanda sui dirigenti della Asl.
«Senta: la vicenda su cui in molti si sono gettati come avvoltoi è nelle mani della magistratura e io, le ricordo, non sono indagata!».
Ripeto: lei fornisce la netta sensazione di dare ordini...
«Ma a chi? Su cosa? Non faccio mai riferimento a promozioni, non chiedo di avvantaggiare... affronto, piuttosto, le questioni del territorio: medici che rivendicano, ospedali chiusi...».
Poi però perde la pazienza per il bar interno al Fatebenefratelli gestito da suoi parenti.
«Vabbé... ho usato parole non esattamente consoni a una signora di classe? E che ci posso fare? Quanto perbenismo... Stavo a casa mia, potrò parlare come mi pare a casa mia, sì o no?». 
È intervenuta anche su un sequestro di mozzarelle. 
«Uhhhhh! Allora non ci capiamo? Non è possibile restringere cinque ore di conversazione a poche battute».
Per quelle poche battute, dice Clemente Mastella, lui sarebbe già stato indagato...
«No, guardi: non posso entrare in polemica con Mastella. Sarebbe squalificante per me e anche per lei, che sta qui ad intervistarmi».
(Ha sempre questa sua aria spavalda e simpatica, spregiudicata e determinata: l’unica, tra le donne del cerchio magico di Palazzo Grazioli, a seguire Alfano nell’avventura di Nuovo centrodestra ).

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