lunedì 20 gennaio 2014

Cuffaro: “Rapporti con la mafia?
Ci sono andato a sbattere”


INTERVISTATO DAL CORRIERE DELLA SERA


cuffaro

Io ho commesso degli errori, anche se non tutti quelli per cui sono stato condannato. Sono andato a sbattere contro la mafia. Ma non mi sento una vittima, sebbene pure con me ci sia stata un’attività investigativa e giudiziaria non proprio normale. Ho sbagliato a coltivare certe frequentazioni, a fidarmi di certe persone. Ho sbagliato, oggi sarei molto più attento e guardingo. Lo ripeto, io non ho avuto rapporti con Cosa nostra. Ci sono andato a sbattere e in Sicilia può capitare“.
Salvatore “Totò” Cuffaro, ex presidente della Regione Siciliana, in carcere dal 2011, si racconta al giornalista del Corriere della Sera Giovanni Bianconi. Cuffaro sta scontando nel carcere romano di Rebibbia una condanna a 7 anni per favoreggiamento alla mafia e violazione di segreto istruttorio.
Il mese scorso il Tribunale di sorveglianza ha rigettato la richiesta dell’ex presidente della Regione siciliana di essere affidato ai servizi sociali. Un Natale passato a Rebibbia che ha scatenato una serie di polemiche.
Cuffaro spiega la vicenda: “Io non ho ancora capito che cosa potrei dire — insiste lui —, visto che sono solo l’anello di una catena di condannati. Mi ero illuso. Vorrà dire che avrò il tempo di laurearmi in Giurisprudenza e di scrivere un terzo libro. Ma non mi lamento”. E sceglie la strada del rispetto delle sentenze. “Proseguo su quella, tanto più adesso che s’è dimostrato che non aiuta sul piano concreto. Vuol dire che non era una scelta ipocrita o opportunista, ma sincera e convinta. Io lo sapevo da prima, ora può capirlo chiunque. Mi rendo conto che per i giudici non era facile mettermi fuori, la mia vicenda è difficile da dipanare. Confidavo che fosse possibile, e magari adesso farò ricorso: non per me, che probabilmente finirò di scontare la pena prima dell’ultimo verdetto, ma per altri ai quali sarei lieto di offrire una nuova possibilità”.
E raccoglie le storie di vita del carcere: “Qui c’è gente straordinaria, di grandissima umanità, ergastolani senza speranza che dopo il rigetto della mia richiesta venivano a consolare me che ho la fortuna di avere una famiglia meravigliosa e qualche prospettiva per il futuro. A differenza loro. Non si può considerare il carcere solo come un luogo a perdere, dove abbandonare le persone. Non è giusto per loro, e nemmeno per la società. Il governo con l’ultimo decreto ha fatto qualcosa che può essere utile, ma ci sarebbe molto altro da fare”.

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