lunedì 20 gennaio 2014

Finita la sbornia elettorale, finita la pantomima della rielezione di Re Giorgio Banalitano (copyright Dagospia), finita la formazione del governo delle larghe intese, alias governo Letta-Letta, finita la rissa interna al Pd che, coerentemente, si è intruppato nelle stanze del potere assieme a Berlusconi dopo avere giurato e spergiurato in campagna elettorale che “l’ipotesi del governissimo semplicemente non esiste”, eccoci finalmente tornati alla normalità. Zanonato, ministro del sotto-sviluppo, attacca: “L’Iva aumenterà”. Massoneria reazionaria allenata da Mario Draghi 1, popolo bue raggirato e rincoglionito 0. Passano pochi minuti e il team guidato con sapienza dal venerabile di stanza a Francoforte raddoppia. Il ministro dell’economia Saccomanni, atleta cresciuto nel vivaio della squadra (e compasso), mette a segno un colpo da fuoriclasse dopo avere brillantemente dribblato Brunetta con una magistrale finta di corpo: “l’Imu non si può abolire perché non ci sono i soldi”. Dopo pochi minuti il risultato è già in cassaforte. Mi rivolgo ora direttamente ai poveracci che ancora non hanno compreso: ma lo volete capire che fino a quando rimarrà in Italia un barlume di benessere l’euro-tecnocrazia non si fermerà? Non possono farlo neppure se lo volessero. L’oligarchia che dirige l’Europa è stata selezionata, arricchita e scaraventata nell’olimpo della gente che conta sulla base di un tacito accordo che prevede come indispensabile e prioritario il progressivo e feroce depauperamento della nostra società. Pacta sunt servanda. In base a quali criteri pensate siano stati selezionati i vari Barroso, Van Rompuy e Olli Rehn? Attraverso l’estrazione del lotto o grazie alle parlamentarie continentali in stile Beppe Grillo? Siamo seri. Il governo guidato da Enrico Letta è una specie di Monti bis, come ci ha cortesemente ricordato oggi anche il simpatico crucco Wolfang Schauble , che deve portare a termine il lavoro del vampiro bocconiano precocemente caduto in disgrazia. Certo, tutto quello che accade non è il risultato di un copione immodificabile e già scritto. E’ sempre possibile che eventi imprevisti o cambi di equilibri di potere intervengano in corso d’opera per sventare questo disegno politico neo-oligarchico, finalizzato allacinesizzazione dell’Europa, che oramai solo gli idioti o quelli in malafede continuano a chiamare “crisi economica”. Paradossalmente, dopo avere per anni fiancheggiato questi malsani consessi sovranazionali per ragioni di pratico interesse, Silvio Berlusconi potrebbe finalmente trovare il coraggio di opporsi a viso aperto e senza tatticismi e reticenze. Berlusconi sa di essere nel mirino. E sa anche di avere a che fare con personalità potenti e luciferine che potrebbero fargli fare da qui a breve la fine del suo vecchio amico Bettino Craxi. Non per nulla, nel novembre del 2011, quando gli fu ordinato di ritirarsi in buon ordine e di sostenere con zelo e in religioso silenzio il nuovo governo del salvatore Monti, il re del bunga-bunga obbedì senza fiatare accucciandosi immediatamente come un cane bastonato. Ma l’uomo non è fesso. E rapito dal dubbio di essere stato blandito da promesse e rassicurazioni truffaldine, ad un certo punto decise di far saltare il tavolo denunciando le malefatte del governo dei tecnici ( che si reggeva anche su suoi voti) per riacquistare parte di quel consenso elettorale perduto e tornare al centro della scena politica italiana. Nella mente del Cavaliere frulla un pensiero, elementare ma razionale, di questo tipo: “Se mi tutelano giudiziariamente ed economicamente posso anche recitare il ruolo di quello che sostiene Monti o chi per lui “per il bene dell’Italia”ma se, al contrario, questi governano con i miei voti e contemporaneamente provano a liquidarmi per via giudiziaria (anche soltanto attraverso comportamenti omissivi )allora tanto vale morire con le armi in pugno”. Niente di più della autentica interpretazione del famoso ammonimento latino “si vis pacem para bellum”. Non per nulla Napolitano qualche tempo fa se ne uscì con una affermazione pubblica apparentemente neutra ma in realtà gravida di significati: “Meno reazioni scomposte, è meglio dal punto di vista processuale” (clicca per leggere)(*). E’ evidente come l’oligarchia sovranazionale punti a rassicurare Berlusconi per farlo stare buono in attesa di finirlo nel sonno. Ma forse il protagonista delle “cene eleganti” ha mangiato la foglia. Se Berlusconi riacquista lucidità si accorgerà che l’unica via che gli resta è quella di abbandonare la tattica al ribasso per puntare ad un progetto ambizioso quanto rischioso. Sulla base dell’assist offertogli dalla protervia dei vari Schauble, Zanonato e  Saccomanni, il capo del Pdl farebbe bene a fare saltare il tavolo, tornare alle urne e denunciare in campagna elettorale il progetto neonazista in corso. Senza paura e senza reticenze. Forse cadrà comunque. Ma un conto è perdere con la dignità e il coraggio di Ettore in battaglia, un altro è rintanarsi in casa da vigliacco per morire di paura al primo stormir di fronde. A lei la scelta Cavaliere.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/06/14/berlusconi-di-fronte-al-bivio-finale/
LE PAROLE DI NAPOLITANO

Napolitano al Cav: "Meno reazioni scomposte, è meglio dal punto di vista processuale"

Il Capo dello Stato, senza citarlo, parla a Silvio: "Meno reazioni scomposte". Una rassicurazione su Mediaset?

Il pizzino di Re Giorgio al Cav: "Calma coi pm 
e i processi..."

di Andrea Tempestini
@antempestini
Una chiacchierata con il direttore de Il MessaggeroVirman Cusenza. E un messaggio ben preciso indirizzato aSilvio Berlusconi. Chi spedisce il "pizzino" è Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato premette che "puntiamo a portare avanti la barca tra i marosi, a dare la fiducia al Paese". Re Giorgio ritiene "serio e sereno" l'esordio del governo Letta, grazie anche a un premier che "non si lascia intimidire né da polemiche né da incidenti di percorso". Certo, gli ostacoli politici sono molteplici. La riedizione della strana maggioranza con Pd e Pdl, da subito, si è rilevata turbolenta. Gli scogli contro i quali potrebbe schiantarsi e naufragare l'esecutivo sono diversi. Uno su tutti: la giustizia. Ed è proprio sul tema della giustizia che, a mezzo stampa, il presidente della Repubblica si rivolge al Cavaliere. Il problema, spiega, "ce lo trasciniamo da anni, è sempre stato all'ordine del giorno. Tutti se ne facciano una ragione". Tutti, ma soprattutto una persona: Berlusconi. "Capsico chi si trova implicato" in processi e vicende giudiziarie di rilievo. Ma "meno reazioni scomposte arrivano, meglio è dal punto di vista processuale".
Piazze e leggi - Re Giorgio omette soggetti e oggetti. Il messaggio però è di chiarezza lampante. Chiede al Cavaliere e ai suoi di abbassare i toni. Soprattutto di evitare nuove manifestazioni come quella di Brescia che, complice la partecipazione del vicepremier Angelino Alfano, si è trasformata in un caso di governo (Letta, per intendersi, si era spinto ad affermare che così il governo non poteva andare avanti). Certo, non si tratta soltanto di adunate azzurre contro la magistratura e delle dichiarazioni da guerriglia che hanno condito la condanna al processo Mediaset e le richieste di Ilda Boccassini nel processo Ruby. Napolitano vuole che il Pdl accantoni al più presto anche il testo sulle intercettazioni, ripresentato solo poche ore fa. Un testo che ricalca in toto quello scritto da Alfano nel 2009. Una proposta di legge su cui, al tempo, si consumò un violento e prolungato scontro tra democratici e azzurri. Uno scontro destinato a riproporsi con identico vigore ora che i due partiti, tra mille diffidenze, sono chiamati a governare insieme (si pensi solo alle dichiarazioni di vertici di Largo del Nazareno e del neo-segretario Guglielmo Epifani, subito in trincea contro quella che definiscono la "legge bavaglio").
Il sottointeso - Il Cav, stretto nell'assedio giudiziario e chiamato alla fedeltà a Letta nonostante i numeri e i sondaggi che lo spingono al voto, riceve il messaggio ma non può accettarlo in toto senza contropartita. Quale contropartita? Napolitano non si può sbottonare, ovvio. Ma oltre al destinatario, anche il sottointeso del messaggio pare semplice da decifrare. Il nodo è la decisione della Cassazione sul processo Mediaset, attesa per dicembre. Re Giorgio tesse la sua tela, e lascia intendere che in un clima collaborativo, senza adunate né dichiarazioni di guerra da parte del popolo azzurro, nonostante l'ostilità della magistratura, la Cassazione potrebbe risolvere la questione, sbloccando di fatto la possibilità che la legislatura prosegua anche il prossimo anno. Relative garanzie, in tal senso, Berlusconi le ha già ricevute con la nomina di Nitto Palma alla presidenza della Commissione Giustizia e con quella di Giorgio Santacroce proprio al vertice della Cassazione che deciderà sul Biscione. Relative garanzie che, però, in questi giorni caldissimi non possono bastare. Per calmare le acque serviva un messaggio trasversale: quello firmato da Napolitano.

http://www.liberoquotidiano.it/news/1243198/Napolitano-al-Cav-Meno-reazioni-scomposte-%C3%83%C2%A8-meglio-dal-punto-di-vista-processuale.html

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