lunedì 20 gennaio 2014

Amici miei, la Cassazione ha appena confermato la condanna a 4 anni di reclusione inflitta dalla Corte d’Appello di Milano in danno di Silvio Berlusconi. Cosa volete che vi dica? Di sicuro non posso dire di essere rimasto sorpreso(clicca per leggere). Lascio volentieri ai vari Travaglio,Epifani e compagnia bella l’onore di approfondire i termini processuali di una vicenda gravida di significati politici ed esoterici ben più stimolanti. Come sanno gli affezionati lettori de Il MoralistaSilvio Berlusconi non è stato condannato in via definitiva oggi, 1 Agosto 2013, ma nel novembre del 2011. All’epoca la massoneria reazionaria che governa la Ue e si esprime per bocca dell’attuale Presidente della Bce Mario Draghi, stabilì con piglio irrevocabile che il tempo di Silvio andava considerato definitivamente concluso. Da allora, partita la macabra clessidra, non restava che attendere la fine dei granellini di sabbia. L’ultimo granellino è caduto proprio oggi, anche se il conto alla rovescia è cominciato poco meno di due anni fa. In quel tempo, ricordo con fare volutamente biblico, Mosè Montifu chiamato a “salvare” gli italiani dal peccato. Le condotte “immorali” del premier di allora, Berlusconi Silvio, avevano infatti determinato l’implacabile ira del dio-spread. Solo  i sacrifici umani imposti dal sacerdote Monti potevano tentare di placare la furia di queste bizzose e oscure divinità. Questo, ricorderete, è quello che ci hanno raccontato tutti gli scribacchini che a pagamento inventano quotidianamente storielle per conto terzi sui principali giornali italiani. Molto più semplicemente invece, a partire dal 2011, la massoneria reazionaria continentale ha inteso accelerare in maniera repentina e drastica sulla strada che pretende di condurre l’Europa verso lidi di tipo cinese. La Grecia è stata mandata letteralmente al macero, aumentando contestualmente il livello di sofferenza patito da tutti i popoli che abitano l’Europa mediterranea. Anche l’Italia, crocevia indispensabile per l’affermazione definitiva di questo progetto politico involutivo e oligarchico (c.d. neonazismo tecnocratico), è necessariamente finita nel mirino degli soliti occulti (fortunatamente sempre meno) potentati. Circostanza conosciuta ai più e, non caso, periodicamente denunciata “a mezza bocca” pure da sottili politici  protagonisti di quella ingloriosa stagione (come, ad esempio, Tremonti che paragona ad un “golpe” la famosa letterina inviata dalla Bce al governo italiano nell’agosto del 2011). I massoni reazionari, ben rappresentati dal Venerabilissimo Maestro Mario Draghi, capivano benissimo che Berlusconi, personaggio divisivo e colpito da mille scandali, era oramai divenuto una pedina inservibile. Per frustare a sangue gli italiani, come è ovvio, serviva spolverare un personaggio ben protetto dalla corazza finto-professorale tipica del luminare venuto “fortunatamente in soccorso di una politica incapace e dannosa”. Voi credete per davvero che il governo Berlusconi avrebbe potuto impunemente far passare riforme criminali come quelle firmate Fornero che hanno torturato migliaia di “esodati”? Siamo seri, il Berlusca non avrebbe mai avuto la forza di menare fendenti così feroci; e poi la sinistra insieme alla Cgil avrebbe riempito le piazze al grido di “salviamo la democrazia” (ciao core). E quindi, tra gli squilli di tromba generali, sbarcò sul suolo patrio il meraviglioso senatore a vita (per meriti futuribili) Mario Monti, killer per bene (clicca per leggere).Da allora Berlusconi, non avendo capito fino in fondo il nuovo schema, ha inanellato una serie di errori che lo hanno portato dritto alla legnata di oggi. Il re di Arcore, mercante fino al midollo, ha pensato di poter trattare da pari a pari con i poteri massonici globali che hanno imposto Monti alla guida del governo italiano. Non sapendo di non godere di considerazione alcuna presso le segrete stanze del potere vero, luogo metafisico popolato da uomini discreti che hanno sempre trattato il Cavaliere da perfetto parvenu da spremere e poi buttare, Silvio ha giorno dopo giorno innaffiato inconsapevolmente l’albero che lo avrebbe visto impiccato. Dopo avere scriteriatamente sostenuto il governo Monti, armando quindi la mano dei suoi assassini, Berlusconi ha pensato di far saltare il tavolo a ridosso della campagna elettorale, togliendosi perfino lo sfizio di denunciare quelle “politiche dell’austerità tanto care alla Germania che hanno di fatto aggravato lo stato di salute del Paese”. Svelando le vere finalità insite nelle politiche per “il risanamento dei conti” Berlusconi ha firmato la sua definitiva condanna(clicca per leggere). Nessun centro di potere che si rispetti può lasciar passare il comportamento “tradimentoso”dell’ex sottoposto divenuto incautamente insensibile di fronte ai ripetuti “ammonimenti” pervenutigli dai fratelli maggiori. Berlusconi, come avevo ampiamente anticipato, poteva solo scegliere se morire in battaglia o consegnarsi senza opporre resistenza (clicca per leggere). Ha scelto di fatto la seconda strada, limitandosi ogni tanto ad inviare qualche segnale obliquo che, come era facilmente intuibile, non ha impressionato proprio nessuno (clicca per leggere). Da oggi, entrato oramai nei panni scomodi del “pregiudicato condannato con sentenza passata in giudicato”, è simile ad un vecchio leone feroce risvegliatosi improvvisamente sdentato e impotente. Ora, statene certi, inizierà lo sport del traditore dell’ultima ora, quello preferito dai “responsabili” che tenteranno di disconoscere il padrone per continuare a garantirsi prebende e potere. Alfano si calerà presto nei panni del Martelli contemporaneo, andando però a sbattere sugli scogli della sua incauta presunzione.Un’ ultima battuta su Giorgio Napolitano, vero sconfitto di questa importante giornata. Molti, ingenuamente, credevano che la Cassazione avrebbe assolto Berlusconi per non dare un dispiacere a Re Giorgio, preoccupato da possibili ripercussioni in grado di minare la solidità (si fa per dire) del governino guidato dal suo pretino preferito Enrico Letta. E’ bene chiarire che Napolitano è solo un ottimo tattico, non uno stratega. Non fu certamente lui ad immaginare “l’operazione Monti al governo” che, semplicemente, gli venne “suggerita” da mondi (a partire da quelli che esprimono in qualità di portavoce il potentissimo Mario Draghi) che egli tiene in altissimo conto. Il governo Letta, invece, non è affatto emanazione diretta dei potentati massonici continentali che, al contrario, sembrano avere decisamente puntato in prospettiva sul giovane puledro Matteo Renzi (l’incontro con la Merkel in questo senso è simbolicamente importante). Non dimenticate che all’indomani delle elezioni italiane, Peer Steibruck, candidato della consociativa Spd alla guida della Germania, dichiarò che in Italia “avevano vinto due buffoni”(riferendosi a Grillo e Berlusconi). Non resta che sperare che il lento progressivo rinsavimento dell’America diObama, sempre più insofferente nei confronti delle scellerate politiche del rigore, faciliti in Italia e in Europa la nascita di un solido e attrezzato fronte alternativo, autenticamente progressista e keynesiano. Non vedo altre alternative.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/08/01/banana-split/
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Sono pronto a scommettere che domani la Cassazione confermerà in pieno la condanna a quattro anni di reclusione già impartita a Berlusconi Silvio dalla Corte d’Appello di Milano che ha accolto in pieno l’impianto accusatorio maturato in primo grado. Evito come la peste di entrare nel merito di un processo che poco conosco e ancora meno mi interessa. Solo i fessi sono convinti che le dinamiche che intercorrono necessariamente tra giustizia e potere dipendano da fattori neutri,  oggettivi e tipizzati all’interno dei codici.  Anzi, vi dirò di più. Che in realtà, nel merito delle precise accuse contestatigli, Berlusconi sia effettivamente colpevole o innocente cambia poco o nulla. Quando si analizzano le dinamiche di potere, l’unica ricerca che bisogna abbandonare (per non scadere nel ridicolo e nel patetico) in via preliminare è quella scriteriatamente protesa verso la comprensione circa la verità storica dei fatti oggetto di processo. Circostanza ben nota già al governatore romano Pilato che, non a caso, trovandosi di fronte nostro signore Gesù Cristo, per nulla interessato al merito della faccenda quanto piuttosto a mantenere un equilibrio geopolitico ritenuto soddisfacente, se ne uscì con frase destinata a rimanere giustamente scolpita nei secoli: “Quid est veritas? A distanza di oltre 2000 anni la visione apparentemente cinica di Pilato offre un ancoraggio indispensabile per navigare nelle acque malmostose della politica dove, per l’appunto, il massimo dell’ingiustizia sostanziale è spesso accompagnato da un pedissequo quanto ineccepibile rispetto di prassi e procedure. “Summum ius, summa inuria”, cari miei. Quindi,  assodato che non ce ne frega niente di, viste da destra, “presunte ingiustizie consumate in danno della povera vittima Berlusconi”, né tantomeno proviamo all’opposto empatia per quelli che “Berlusconi ha per anni asservito il parlamento per risolvere i suoi problemi personali”, passiamo ora a discutere di cose un tantino più serie. Berlusconi sarà condannato perché la sua parabola storica si è amaramente conclusa con l’arrivo nel novembre del 2011 del governo degli ottimati a guida Monti benedetto dalla massoneria reazionaria continentale. Da quel momento, chi staziona nella cabina di comando ha chiaramente fatto capireurbi et orbi di ritenere il reuccio di Arcore una pedina oramai screditata e inservibile, da accompagnare perciò alla porta con le buone o, in alternativa, a calci in culo. Ma siccome Berlusconi, pur non essendo uno sprovveduto, anziché arrendersi senza condizioni, ha pensato in questi ultimi due anni scarsi di poter minacciare la guerra nella speranza di ottenere una pace onorevole, adesso sta definitivamente per materializzarsi la seconda alternativa ipotetica prima palesata: quella cioè che contempla i calci in culo. Oggi, come nel 1992, è chiarissima la percezione che un intero sistema di potere sta franando. Come ha intuito saggiamente Sposetti, già tesoriere dei Ds, Berlusconi si trascinerà nella tomba tanto i finti amici alla Alfano quanto i “carissimi nemici” alla Letta,Franceschini Bersani. La surreale rielezione di Napolitano, ultimo disperato tentativo della vecchia oligarchia di prolungare una lunga e frustrante agonia, renderà soltanto la necessaria e improcrastinabile transizione più complicata e pericolosa del previsto. Non è detto che ciò che arriverà dopo sarà necessariamente meglio di quello che c’è adesso. Fare peggio non sarà semplicissimo, ma Matteo Renzi in Merkel, già pronto a cavalcare con forza la condanna di domani, potrebbe riuscire persino a superare l’insuperabile. Aspettare per credere.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/07/29/perche-la-cassazione-confermera-la-condanna-a-silvio-berlusconi/
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L’uomo venuto dal freddo, Mario Monti, ha cominciato a colpire con impressionante lucidità. Il piano, progettato in sede sovranazionale, volto a dare il colpo il grazia ai ceti medi e proletari italiani dopo un ventennio di colpi ai fianchi, è pronto. Il decreto che il governo si appresta a sottoporre all’attenzione di un Parlamento ridotto a fantoccio è coerente rispetto alla finalità di ridisegnare la nostra società sulla base di uno schema settecentesco. Aldilà dei tecnicismi e dei particolarismi dei singoli provvedimenti, il cui approfondimento serve perlopiù soltanto a distogliere l’attenzione dalle finalità intrinseche e occulte che tradiscono alcune scelte, la direzione di marcia dell’illegittimo e etero diretto governo Monti è chiarissima. Dietro il piagnisteo, ipocrita, finto e stucchevole, che dipinge l’Italia sull’orlo del baratro, si nasconde soltanto il meschino desiderio di cancellare due secoli di conquiste illuministiche per far regredire il genere umano in uno stadio a-democratico dove si confondono diritti e doveri e un ristretto manipolo di patrizi dispone delle vite di una moltitudine di plebei paralizzati dalla paura e dal bisogno. E’ comico leggere i commenti di chi si congratula con Monti perché i suoi provvedimenti “soddisfano l’Europa”. E ci mancherebbe pure che Monti in Italia, come Papademos in Grecia, adottasse provvedimenti non graditi a chi lo ha imposto premier a costo di umiliare anche formalmente l’essenza stessa della democrazia. Monti è un semplice esecutore per conto terzi. Non rappresenta nessuno e nessuno lo ha eletto. Fatte le dovute differenza, il suo governo ricorda quello di Pétain ai tempi della repubblica di Vichy. E mentre si consuma un delitto storico di gigantesche proporzioni, siamo costretti a sorbirci pure l’esempio depistante del nostro neo Premier Monti che, da multimilionario profumatamente pagato da ricchissime banche d’affari internazionali, indossa a beneficio del popolo pagante i panni del buon samaritano che rinuncia, per il bene dell’Italia, al suo compenso da Primo ministro. Piccole astuzie comunicative evidentemente mutuate dal peggiore berlusconismo. Monti ora non ti rimane altro da fare se non farti fotografare mentre mieti il grano a petto in fuori in stile Mussolini.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2011/12/05/il-killer-venuto-dal-freddo/
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Invito i miei lettori a rileggere oggi un pezzo scritto da Il Moralista in data 28/02/2013 e titolato “Tornano a bomba?” (clicca per leggere). Già all’indomani del risultato elettorale, al netto delle manfrine e delle finte alla Garrincha buone per disorientare i polli, non era molto complicato immaginare la volontà dell’oligarchia schiavista sovrannazionale rispetto alla possibili soluzioni da suggerire (rectius: imporre) per comporre la crisi politica che paralizza l’Italia del post-voto. Ieri, mentre tutti erano concentrati ad ascoltare la relazione di un Bersani che sembrava il gemello di quello che idolatrava Monti in campagna elettorale, il discorso più denso di significati politici l’ha fatto come al solito D’Alema, alias baffino di ferro. Il conte Max, noto e rodato ventriloquo dei mondi che contano, ha chiaramente fatto intendere come Bersani conservi allo stato tutto il diritto di giocare a fare il grillino dell’ultima ora, ma che poi, una volta svanito questo infantile sogno di fine inverno, assodata l’assoluta impossibilità di formare un governo del cambiamento “a causa dell’acritica e irresponsabile intransigenza del Movimento 5 Stelle”, non resterà altro da fare se non un bagno di sano realismo: e cosa intende baffino col suo luciferino richiamo al realismo? Intende l’inciucione, of course, che però, aggiunge il lucido statista, non va vissuto con “fare provinciale quasi si trattasse di un tabù”. Quindi, ricapitolando: il Pd manderà a sbattere Bersani per salvare la faccia ma, intimamente, già si prepara a voltare lo sguardo a destra. Come però scrivevo nel mio pezzo del 28/02/2013, segnalatovi in apertura di articolo, il problema principale per la realizzazione di un nuovo e rassicurante inciucione destra-sinistra è rappresentato dalla figura di Silvio Berlusconi. Dato da tutti per finito, il Cavalier pompetta ha dimostrato in campagna elettorale una straordinaria vitalità, prendendosi perfino il lusso di raccontare qualche verità circa le vere finalità insite nelle politiche di risanamento tanto care alla Germania. Per superare l’attuale stallo, come ha detto chiaramente D’Alema, basterebbe accompagnare Berlusconi a calci in culo fuori dalla stanza dei bottoni. Una volta liberato il campo dall’ingombrante presenza del protagonista delle “cene eleganti”, il Pd troverebbe immediatamente un punto di intesa con il nuovo Pdl de-berlusconizzato nel nome degli interessi superiori della patria (germanica). Anche oggi Berlusconi si è beccato un’altra condanna (clicca per leggere) e, statene certi, continuerà a ballare la samba ancora per un bel pezzo. Qualche uomo senza fantasia potrebbe ritenere che questa analisi provi l’uso politico della giustizia, nonché l’accanimento delle toghe verso la povera vittima Berlusconi. Niente di più sbagliato. Ricordate che il potere rimane potere anche quando è ammantato di giustizia e, naturalmente, risponde in primo luogo alle leggi della forza. Questo non significa degradare l’esercizio della giustizia a pantomima buona per legittimare democraticamente operazioni che rispondono a logiche diverse; né è corretto pensare che ogni aspetto della vita pubblica sia in realtà il risultato di chissà quali complotti orditi da schiere di congiurati; molto più realisticamente, alcuni tentativi (magari genuini) destinati a sicuro fallimento in un determinato periodo storico, in altri inerzialmente trionfano. Un uomo sano e robusto, di norma, non può rimanere ucciso da un’influenza; ma se le condizioni oggettive ne debilitano il corpo, anche una banale influenza può diventare potenzialmente fatale. Per capirci meglio: la prima Repubblica è stata spazzata via dalle inchieste di Tangentopoli fondate prevalentemente sulla contestazione del finanziamento illecito ai partiti, una prassi conosciuta e tollerata da tutti da almeno un ventennio (perfino la satira, penso al Grillo di Sanremo, la denunciava da anni). All’inizio degli anni ’90, in concomitanza con una serie di stravolgimenti epocali sul piano internazionale, il segreto di Pulcinella ha provocato però uno tsunami epocale. Questo prova che i magistrati erano manovrati dall’esterno? Oppure significa che la magistratura degli anni precedenti, troppo subalterna rispetto al potere politico, era fondamentalmente collusa e corrotta? Nessuna delle due ipotesi. Significa soltanto che, per quanto l’uomo si sforzi nel darsi leggi e regolamenti che sembrino neutri e non condizionabili dalla contingenza, la lotta per il potere finisce necessariamente per inchinarsi quasi sempre più alle regole della forza che non a quelle della giustizia. Tornando ai nostri giorni: fino a quando la figura di Berlusconi era funzionale e riconosciuta all’interno di un disegno più ampio, il modo per mettere una pezza ai suoi processi lo si trovava sempre; ma ora, una volta ribaltata la percezione complessiva del re di Arcore, trasformatosi da fedele esecutore di linee prese in altre sedi ad aspirante Masaniello brianzolo fonte di irritante instabilità, le cose naturalmente sono destinate a prendere un’altra piega. Ecco perché è geometricamente arrivato con sicura certezza (a prescindere dal merito delle singole contestazioni  che lasciamo volentieri ai cronisti giudiziari) il momento delle rivalsa per quelle “Toghe rosse” che, inutilmente, inseguono il Caimano da quasi un ventennio.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/03/07/berlusconi-e-adesso-samba/
Come ampiamente previsto nel pezzo pubblicato ieri, la Consulta ha dato torto a Berlusconi su tutta la linea (clicca per leggere). In molti credevano che, vista l’indiscussa influenza che il Capo dello Stato esercita sulla Corte Costituzionale (Il Presidente della Repubblica tra l’altro, a norma dell’art. 135 Cost., nomina un terzo dei componenti della Consulta), gli ermellini avrebbero trovato il modo di partorire una decisione pilatesca per non dare un dispiacere troppo grande a Re Giorgio Napolitano. E’ nota infatti l’immane fatica con la quale il nostro riconfermato Presidente è riuscito a dare vita ad un nuovo governo consociativo, sostanzialmente identico a quello precedente guidato dal funesto Monti, nonostante gli italiani avessero mandato attraverso il voto un segnale chiaro nella direzione del sospirato cambiamento. Marzio Breda, ventriloquo quirinalizio che scrive per il Corriere della Sera, non a caso fa trapelare sul giornale di oggi una notizia volta a palesare il “forte disappunto” del presidente Napolitano che più volte, evidentemente in maniera vana, avrebbe invitato i giudici ad attenersi ad uno “scrupoloso equilibrio”. Fuori dai denti, traducendo il linguaggio aulico utilizzato da alcuni corazzieri che si spacciano per giornalisti, la faccenda è molto chiara. La Corte Costituzionale, già protagonista di una sentenza molto criticata ( tra l’altro da giuristi di chiara fama come Franco Cordero) destinata  a giudicare prevalente la tutela della privacy del Presidente Napolitano anche rispetto ad una possibile violazione dei più elementari diritti di difesa, non se l’è sentita di commettere una ulteriore forzatura in ossequio al rispetto di una presunta “ragion di Stato”. La credibilità della Corte, in caso contrario, ne sarebbe uscita irrimediabilmente compromessa. In questo modo invece, colpendo un bersaglio in declino come Berlusconi, la Corte ottiene due risultati parimenti soddisfacenti: da un lato si ri-legittima di fronte alla pubblica opinione attraverso un pronunciamento che appare immune da logiche che non riguardino il diritto in senso stretto; dall’altro contribuisce a scavare la fossa ad un Silvio Berlusconi divenuto scomodo e inservibile agli occhi di una massoneria reazionaria continentale che osserva con crescente fastidio le oramai numerose sortite del Cavaliere volte a demistificare le finalità occulte contenute nelle famigerate politiche del rigore. Non bisogna mai dimenticare che Berlusconi, pur iniziato massone direttamente dal Gran Maestro “emerito” Giordano Gamberini alla fine degli anni ’70 (clicca per leggere), non è mai stato accettato dal gotha sovranazionale della massoneria elitaria. Non a caso il cosiddetto “salotto buono” della finanza italiana (termine delicato destinato ad esprimere lo stesso concetto) ha sempre considerato Berlusconi, alla luce del sole, alla stregua di un arricchito e volgare parvenu. L’Avvocato Gianni Agnelli, uomo di raro cinismo nonché appartenente al primo cerchio del potere globale, sintetizzò perfettamente i rapporti che intercorrono tra i vertici della massoneria e il piduista semplice Silvio Berlusconi con una battuta tagliente tipica del personaggio. In prossimità delle elezioni politiche del 1994, l’Avvocato, riferendosi a Berlusconi, si espresse in questi termini: “Se perde, perde solo. Ma se vince, vince per tutti”. Circostanza tra l’altro riportata anche da  Paolo Guzzanti nel suo libro “Guzzanti Vs De Benedetti” (Aliberti Editore). A questo punto al Cavaliere ammaccato rimangono fondamentalmente due strade: o decide di far saltare subito il tavolo spingendo per nuove elezioni da trasformare in un ring velenoso e mortale da affrontare all’arma bianca; oppure si fida dei tanti “consigliori” che in queste ore, alcuni in buone fede altri meno, gli consigliano prudenza in attesa della pronuncia di una “Cassazione nella quale è lecito riporre fiducia”. Particolare speranza, ad una lettura più attenta, susciterebbe poi la figura del Presidente della Suprema Corte, Giorgio Santacroce, descritto come uomo che vanta rapporti di estrema cordialità con l’ex ministro berlusconiano Cesare Previti (clicca per leggere)(****). Ho l’impressione che i margini di manovra siano per Berlusconi divenuti terribilmente stretti. Il capo del Pdl ha assicurato che la sentenza di ieri “non inciderà affatto sulla tenuta del governo Letta”. Probabilmente, nell’attesa di assorbire l’ennesimo colpo, il Cavaliere si limiterà a dare mandato ad alcuni pasdaran del Pdl al fine di aumentare il livello di tensione con il governo su faccende divenute oramai simboliche come la soppressione dell’Imu e il mancato aumento dell’Iva. Nulla di più. Comprensibilmente impaurito, l’ex premier subisce di sicuro la tentazione di dare credito alle “rassicurazioni” dei tanti pontieri che invocano “prudenza”. In questa fase Berlusconi farebbe invece bene a riguardare attentamente una delle scene più suggestive del film capolavoro “Il Padrino” diretto da Francis Ford Coppola e ispirato dall’omonimo romanzo scritto magistralmente da Mario Puzo: “Ricordati Mike”, spiega il vecchio Don Corleone al figlio, “chi avanzerà la proposta di Barrese quello è il traditore”. Chi vuole regolare una volta per tutte i conti con il Cavaliere naturalmente ambisce a finirlo nel sonno. Non è infatti possibile congelare la forza di reazione che Berlusconi può ancora mettere in campo senza far maturare nella mente dell’imprenditore brianzolo l’idea che alla fine, anche questa volta, “tutto s’aggiusta”. Ma questa volta, caro Berlusconi, vedrai che non si aggiusterà proprio nulla. E gli amici di un tempo, sedimentato il nuovo scenario, ti volteranno le spalle con la stessa rapidità con la quale tu le voltasti a Bettino Craxi poco più di un ventennio fa. Da Giuda a Bruto è quasi sempre un amico stretto quello destinato a sferrare il colpo decisivo e mortale. Alle condizioni date, quindi, valutando cioè razionalmente il quadro senza farsi condizionare dall’emotività, a Berlusconi restano fondamentalmente soltanto due opportunità: o morire in battaglia o morire e basta. Tertium non datur.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/06/20/il-dubbio-amletico-di-berlusconi-colpo-di-testa-o-santa-croce/
Di Berlusconi si può pensare, legittimamente, tutto il male possibile ma non si può negare che si tratti di un uomo che possiede intuito, lungimiranza e coraggio. “Letta sfori i parametri europei”, ha detto l’altro ieri un Cavaliere in forma smagliante, “tanto quelli (cioè il politburo di Bruxelles, ndm) non ci cacciano”. Il capo del Pdl ha racchiuso in pochissime parole un programma politico molto migliore, esauriente e concreto, rispetto a tutte le fumisterie messe nero su bianco da combriccole di non meglio precisati “saggi” sempre alla ricerca di sospirati seggi. Senza cioè mettere in discussione alcune scellerate regole europee, pensate proprio per realizzare lo scempio che viviamo, l’agognata “crescita” rimarrà nei secoli uno sterile e vuoto esercizio retorico buono per rabbonire i citrulli. Se gli italiani avessero buona memoria, ricorderebbero certamente con orrore le pacchiane campagne mediatiche che accompagnavano i meschini provvedimenti adottati dal governo degli “ottimati” guidati dallo svampito reazionario Monti. Chi di voi ha dimenticato, ad esempio, il fantasioso progetto “Cresci Italia” che doveva seguire a ruota la medicina amara contenuta nel vagamente biblico decreto “Salva Italia”? Abbiamo visto come è andata a finire. Enrico Letta si è posto su un piano di perfetta continuità rispetto alle pantomime del precedente governo, privilegiando provvedimenti-spot perfettamente inutili, quando non dannosi, da spacciare per grandi riforme in grado di fare uscire il Paese della “crisi”. Ma quello che ancora molti non hanno capito è che Letta, sull’esempio di Monti, esercita il potere proprio in quanto flaccido garante di uno status quo che non vuole e non può mettere in discussione alcuni capisaldi concettuali che garantiscono il progressivo svuotamento del benessere diffuso tipico delle società occidentali, vero quanto dissimulato fine di questa tragedia moderna che oramai soltanto i ciechi e gli stupidi derubricano a questione di natura meramente tecnico-economica. Rispettando cioè in ossequioso e servile silenzio la norma che impone il limite del deficit fino ad un massimo del 3%, unito alla diabolica elevazione del pareggio di bilancio a prassi di valore costituzionale, l’Italia non  potrà che accelerare nella sua folle corsa verso l’abisso. Con buona pace dell’appena varato decreto “Fare” (ridere) che si occupa di motonautica, mediazione  e qualche elemosina, mentre il paese brucia e si dispera. Enrico Letta, che è andato al G8 in Irlanda con la stessa eccitazione di un liceale alla gita del quinto anno (Obama crede in noi? Wonderful!), è costretto a muoversi come un equilibrista: da un lato deve garantire il mandato ricevuto provocando un ulteriore impoverimento della società italiana nel suo complesso (quindi deve aumentare l’Iva, confermare l’Imu e in aggiunta cominciare a tagliare servizi essenziali e universali che innervosiscono le élite); dall’altro deve tentare di occultare tali finalità filonaziste attraverso la mozione dei buoni sentimenti (lavoro ai ggiovani!), la diffusione di menzogne pelose e deresponsabilizzanti (non caricheremo le difficoltà sulle spalle delle future generazioni!), il tutto condito da un atteggiamento di recitata prostrazione, curiale e dimesso, che dovrebbe permettere al nipote di Gianni di continuare a rimanere in politica anche una volta terminato il lavoro sporco (Monti docet). Ora di fronte ad uno scenario del genere, è chiaro che le sortite tardive di Silvio Berlusconi rischiano di provocare salutari effetti destabilizzanti. Se la pubblica opinione dovesse mai comprendere che la crisi non è il risultato di  una condanna divina bensì il frutto di una precisa e sadica scelta politica destinata a cambiare in peggio il volto del Vecchio Continente, le cose potrebbero improvvisamente prendere un’altra piega. Alcuni mi dicono: “Ma che credibilità ha uno come Berlusconi che prima accetta tutti gli ordini impartitigli dalla Bce (anticipo del pareggio di bilancio compreso) e poi cade dalle nuvole, denuncia l’insensatezza di alcune regole e  cita perfino Krugman?” Nessuna rispondo io. Solo che il problema non è questo. Berlusconi era giustizialista ai tempi di Mani Pulite, garantista quando governava lui, turbo-liberista negli anni ruggenti della globalizzazione selvaggia e si accinge ora a morire keynesiano una volta metabolizzato il cambiamento del clima generale. Berlusconi non è un politico ma un uomo dall’olfatto prodigioso destinato a vivere in perenne simbiosi con un elettorato mutevole e disorientato sempre alla ricerca di un istrione pronto a ripetere quello che di volta in volta vuole sentirsi dire. A questo bisogna aggiungere un altro elemento non secondario: Berlusconi sa di essere nel mirino della massoneria reazionaria per ragioni che ho già ampiamente illustrato in alcuni articoli passati(clicca per leggere) e, nella speranza di ottenere una pace onorevole, minaccia di preparare una guerra lunga e logorante per tutti.  Nel caso in cui questa sera la Consulta dovesse trovare un appiglio per scacciare i cattivi pensieri che ronzano nella testa del Cavaliere, lo “statista di Arcore” (ho scritto “statista” non “stalliere”) eviterà in futuro di toccare argomenti decisivi e sensibili. Ma se, come penso, gli ermellini daranno invece torto al capo del Pdl, già da domani ci sarà di sicuro da divertirsi. Berlusconi infatti scaricherà comprensibilmente tutta la sua frustrazione sul governo di Enrico Letta, creatura di quel Giorgio Napolitano che ha già ricevuto il conforto della Corte al fine di ordinare la distruzione delle intercettazioni intercorse tra lo stesso Capo dello Stato e l’indagato Nicola Mancino. Un detto calabrese dice che “si rispetta il cane per non fare torto al padrone”. Bisogna però capire fino a che punto questa massima vale. In ogni caso, aldilà delle intuibili motivazioni personali, la posizione di Berlusconi è ineccepibile. Mentre il Pd, sempre più confuso, inutile e dannoso, continua senza sosta a difendere le politiche del rigore in salsa comunitaria che provocano quotidiani suicidi. Meglio Berlusconi che afferma una verità oggettiva per perseguire interessi privati, di uno come Epifani che continua a difendere questo mostro di Ue magari perché realmente convinto della bontà di alcuni malefici dogmi. In conclusione, gli eventi inducono Berlusconi ad abbracciare e rilanciare  per l’occasione le sacrosante analisi di Paul Krugman; mentre il Pd, cascasse il mondo, rimane nei secoli fedele a difesa delle posizioni di  Mengele. L’esperimento per loro può evidentemente concludersi solo con la definitiva morte della cavia Italia.
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2013/06/19/berlusconi-abbraccia-krugman-mentre-il-pd-resta-fermo-sulla-linea-di-mengele/

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