sabato 11 gennaio 2014

Ariel Sharon è morto, la biografia


Ariel Sharon

L'ex primo ministro israeliano, che avrebbe presto compiuto 86 anni, era nato il 26 febbraio 1928 nella cooperativa agricola di Kfar Malal in quello che poi sarebbe diventato lo stato d'Israele, figlio di due appassionati sionisti giunti dalla Russia, Samuil e Vera Schienermann. Ha sempre conservato l'amore per la terra, scegliendo di risiedere gran parte del tempo nel suo ranch nel deserto del Negev, «I sicomori».

L'esperienza nell'esercito. Membro dell'esercito clandestino ebraico della Haganah sotto il mandato britannico, combattè come capo plotone nella guerra del 1948-49 che seguì alla nascita d'Israele e fu gravemente ferito nella battaglia per sollevare l'assedio a Gerusalemme. Lasciò il servizio militare nei primi anni Cinquanta, ma fu richiamato e ottenne il comando della prima unità di forze speciali dell'esercito, l'Unità 101. In quegli anni condusse una serie di spedizioni militari punitive, compresa quella del 1953 contro il villaggio di Qibya in Cisgiordania, in cui furono rase al suolo gran parte delle case e uccisi una sessantina di palestinesi.

L'ingresso in politica. Sharon lasciò nuovamente l'esercito nel 1973 con il grado di generale, ed entrò in politica contribuendo alla nascita del partito di destra del Likud e facendosi eleggere alla Knesset, il parlamento israeliano. Ma con lo scoppio della guerra dello Yom Kippur il 6 ottobre 1973 tornò al comando di un'unità della riserva. Individuata una breccia fra la seconda e la terza armata egiziana nel deserto del Sinai, attraverò il canale di Suez con una brillante mossa che rappresentò un punto di svolta nella guerra verso la vittoria israeliana. Ariel Sharon è morto oggi a più di otto anni dall'emorragia cerebrale del 4 gennaio del 2006 che lo precipitò nel buio del coma . Allora «Arik» il bulldozer stava per compiere 78 anni ed era nel pieno di una campagna elettorale alla testa del nuovo partito centrista Kadima, proiettato verso la vittoria con la promessa di negoziare la pace con i palestinesi.

I negoziati di pace. Le elezioni del 28 febbraio furono poi vinte dal suo numero due Ehud Olmert, ma la pace non fu raggiunta, e il Kadima si è ormai ridotto a soli due deputati. Oggi, mentre è in corso un nuovo, difficile, negoziato di pace fra israeliani e palestinesi, ci si può chiedere se le cose sarebbero andate diversamente con Sharon primo ministro.

Personaggio controverso. Amato e detestato, Sharon rimane un protagonista controverso della storia d'Israele: eroe della guerra del 1973, simbolo negativo in gran parte del mondo dopo l'invasione del Libano e la strage di Sabra e Chatila nel 1982, accusato di aver acceso la scintilla della seconda Intifada nel 2000, si è poi conquistato l'ammirazione internazionale con il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza nell'estate del 2005. Soprannominato il 'bulldozer', per la sua determinazione a superare gli ostacoli senza tener troppo conto delle regole e per il possente aspetto fisico - 125 chili dichiarati prima del coma - Sharon era abituato a parlare con franchezza senza curarsi della reazione altrui.

Gli insediamenti e i massacri. Fra il 1975 e il 1977 fu consigliere per la sicurezza del premier laburista Yitzhak Rabin. Quando poi il Likud vinse per la prima volta le elezioni nel 1977, Sharon diventò ministro dell'Agricoltura svolgendo un ruolo di primo piano nel programma di costruzione d'insediamenti ebraici avviato a Gaza e in Cisgiordania.Nel 1982, come ministro della Difesa, fu l'artefice della controversa invasione del Libano, mandando l'esercito fino a Beirut senza esplicitamente avvertire il primo ministro Menachem Begin. L'attacco portò alla fuga del leader dell'Olp Yasser Arafat da Beirut, ma si risolse anche nel massacro di migliaia di palestinesi nei campi profughi libanesi, ad opera delle milizie cristiane.

La ribalta politica e la seconda Intifada. Sharon fu destituito dal suo incarico nel 1983 dopo che una commissione d'inchiesta israeliana lo ritenne indirettamente responsabile del massacro nel campo di Sabra e Chatila. La carriera politica di Sharon sembrava allora seriamente compromessa, e Arik ricoprì negli anni Ottanta incarichi ministeriali minori. Contrario agli accordi di Oslo con i palestinesi del 1993, Sharon tornò alla ribalta politica nel 1998 quando l'allora primo ministro del Likud Benyamin Netanyahu lo nominò ministro degli Esteri. Poi diventò leader del Likud quando Netanyahu fu sconfitto alle elezioni del 1999. Nel settembre 2000, poco dopo il fallimento dell'incontro di pace di Camp David fra l'allora premier laburista Ehud Barak e Arafat, Sharon si recò sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Quel gesto fu la scintilla, o il pretesto, per l'inizio della violenta stagione della Seconda Intifada. La distruzione di fatto del processo di pace avviato a Oslo portò al crollo della fiducia degli israeliani in Barak. Sharon ottenne una schiacciante vittoria elettorale il 6 febbraio del 2001 promettendo «sicurezza e una vera pace». Ma i primi anni del suo governo furono segnati dal duro confronto contro la crescente violenza dell'Intifada e l'ondata di attentati suicidi: Sharon confinò Arafat nel suo quartier generale di Ramallah e condusse una vasta offensiva militare in Cisgiordania nella primavera del 2002.

L'alleanza con Bush. Rieletto trionfalmente nel 2003, stretto alleato del'allora presidente americano George Bush padre, Sharon è stato anche il capo di Governo che ha avviato la costruzione del controverso muro di difesa in Cisgiordania. Ma anche il primo leader del Likud a parlare di un futuro stato palestinese in seguito ad un accordo di pace, che avrebbe portato a «dolorose concessioni» da parte israeliana.

Il ritiro da Gaza. Nel febbraio del 2004, Sharon annunciò la sua intenzione di lasciare unilateralmente la Striscia di Gaza. «Come uomo che ha combattutto in tutte le guerre israeliane, ed ha imparato dalla propria esperienza personale che senza una vera forza non abbiamo possibilità di sopravvivere in questa regione che non mostra pietà per i deboli, ho anche imparato che la spada non può da sola decidere l'aspra disputa per questa terra», spiegò in parlamento nell'ottobre 2004.

La morte di Arafat e la nuova avventura politica. L'11 novembre, la morte del suo avversario Arafat, seguita dall'avvento del moderato Mahmoud Abbas alla testa dell'Autorità nazionale palestinese, aprì una nuova stagione di speranza di pace, sottolineata dal cessate il fuoco di fatto proclamato dai due leader l'8 febbraio 2005 a Sharm el Sheikh, nel solco del piano internazionale per il Medio Oriente della Road Map. Sharon condusse il ritiro unilaterale da Gaza malgrado la forte opposizione dei coloni e di parte del suo partito (fra cui l'attuale primo ministro Netanyahu). Forte del plauso da lui ottenuto sulla scena internazionale, Sharon decise nel novembre 2005 di iniziare una nuova avventura politica, lasciando il Likud e fondando il nuovo partito di centro Kadima (avanti), con esponenti del Likud, personalità indipendenti e laburisti.

L'emorragia cerebrale nel 2006 e il coma. L'obiettivo del nuovo partito doveva essere il raggiungimento di un accordo di pace stabile con i palestinesi, per due stati che vivano a fianco in pace e sicurezza. La devastante emorragia cerebrale del 4 gennaio 2006 ha messo fine all'avventura politica di Sharon. In questi anni l'ex premier è stato assistito dai figli Omri e Gilad, che hanno invano sperato in un suo risveglio. Nonno di numerosi nipoti, Sharon aveva perso il figlio maggiore, Gur, nel 1967 ed era due volte vedovo. La prima moglie Margalit morì nel 1962. La seconda , Lily, sorella della prima, morì nel 2000.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/ariel_sharon_morto_biografia_israele/notizie/441765.shtml

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