mercoledì 5 giugno 2013

Unipol: Cassazioni, a ricusazione giudice

Respinta la richiesta dei legali di Berlusconi


 Berlusconi e Fassino

 Fassino, Berlusconi e Consorte (combo)

La Cassazione ha respinto la richiesta di ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, uno dei tre componenti del tribunale di Milano che ha condannato Silvio Berlusconi ad un anno di reclusione per la vicenda dell' intercettazione Consorte-Fassino. Lo ha deciso la sesta sezione penale che ha rigettato la richiesta dei legali dell'ex premier. L'istanza di ricusazione era stata presentata dai legali di Berlusconi l'8 novembre 2012 ed era stata 'bocciata' pochi giorni dopo dalla Corte d'Appello di Milano; la difesa dell'ex premier ha quindi fatto ricorso in Cassazione, che poco fa ha rigettato la richiesta. L'istanza prende le mosse dal fatto che la Guadagnino è stata anche giudice nel processo di primo grado sul caso Mediaset, in cui Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione (di cui tre coperti da indulto) per frode fiscale. E proprio nelle motivazioni di quella sentenza, secondo la difesa dell'ex presidente del Consiglio, si può vedere che "la dottoressa Guadagnino soffre di un grave pregiudizio accusatorio nei confronti dell'On.le Silvio Berlusconi". La Corte d'appello di Milano ha però dichiarato inammissibile la ricusazione, sostenendo che la Guadagnino ha espresso il suo pensiero "nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e non all'esterno".
Il ruolo di Silvio  Berlusconi nella vicenda dell'intercettazione Fassino-Consorte che gli e' costato in primo grado una condanna a un anno di reclusione, fu decisivo. E' il senso delle motivazioni in cui si legge che senza l' ''apporto in termini di concorso morale'' dell'ex premier ''non si sarebbe realizzata la pubblicazione''.
''La qualita' di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata''. E' un passaggio delle motivazioni del tribunale che riguarda Silvio Berlusconi, condannato a 1 anno di carcere per la vicenda dell'intercettazione Fassino-Consorte.
GIUDICI, BERLUSCONI SENTI' TELEFONATA SENZA DORMIRE - Silvio Berlusconi, la sera della vigilia di Natale del 2005 ad Arcore, ascoltò "attraverso il computer, senza alcun addormentamento (...)" la registrazione audio della telefonata intercettata tra Fassino e Consorte, poi pubblicata su 'Il Giornale'. Lo si legge in un passaggio delle motivazioni della sentenza, con riferimento al fatto che alcuni imputati hanno sostenuto che l'ex premier aveva gli occhi chiusi mentre veniva fatta ascoltare la telefonata.
GIUDICI, EVIDENTE INTERESSE POLITICO INTERCETTAZIONE - "Va inoltre considerato il periodo in cui venne effettuata la pubblicazione, a 4 mesi dalle elezioni e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti: l'interesse politico delle intercettazioni era pertanto evidente così come la volontà di darvi risalto". E' un passaggio delle motivazioni della sentenza del tribunale sulla vicenda della telefonata intercettata Fassino-Consorte, costata a Silvio Berlusconi 1 anno di reclusione.
GIUDICI, BERLUSCONI PUBBLICO UFFICIALE, NO ATTENUANTI - I giudici del tribunale di Milano nel condannare Silvio Berlusconi a 1 anno di reclusione per il caso della pubblicazione della telefonata intercettata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte hanno ritenuto di non concedere le attenuanti generiche all'ex premier tenendo conto "della sua qualità di pubblico ufficiale" e "della lesività della condotta nei confronti della Pubblica Amministrazione". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del tribunale di Milano.
CASSAZIONE DECIDE SU RICUSAZIONE GIUDICE, NO DA PG - No alla ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, uno dei tre componenti del tribunale di Milano che ha condannato Silvio Berlusconi ad un anno di reclusione per la vicenda dell'intercettazione Consorte-Fassino: lo ha chiesto il sostituto Pg della Cassazione, Gabriele Mazzotta, nella sua requisitoria scritta. Il magistrato ha sollecitato la inammissibilità dell'istanza di ricusazione avanzata dalla difesa di Berlusconi. La decisione della Suprema Corte è prevista nel pomeriggio.
GHEDINI-LONGO, MOTIVAZIONI PRIVE DI LOGICA GIURIDICA - "Le motivazioni della sentenza riguardante la cosiddetta vicenda 'Unipol', dimostrano ancora una volta la impossibilità di celebrare dei processi a Silvio Berlusconi a Milano. Tale decisione appare ancor più straordinaria visto che ad un incensurato si negano non solo le attenuanti generiche ma anche la sospensione condizionale, confermando vieppiù il pregiudizio". Lo affermano, in una nota, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, difensori dell'ex premier, che parlano di assenza di "logica giuridica".
"Le osservazioni contenute in sentenza, totalmente smentite dai testi in dibattimento per la posizione di Paolo Berlusconi sulla sua effettiva partecipazione alla pubblicazione dell'intercettazione e per cui non v'é il benché minimo indizio, divengono prive di ogni logica giuridica per il Presidente Berlusconi", affermano i due legali. Secondo Ghedini e Longo, "il Presidente Berlusconi viene condannato per concorso morale e quindi non già per aver posto in essere qualche condotta specifica ma per aver rafforzato il proposito del fratello Paolo proprietario ed editore del Giornale. Mai nessuno ha potuto prospettare alcunché in proposito ed anzi colui che ha consegnato l'intercettazione ha affermato che il Presidente Berlusconi non l'ha mai ascoltata. Parimenti Paolo Berlusconi ha ripetutamente ribadito che Silvio Berlusconi mai se n'era interessato. E' una sentenza dunque basata sull'incredibile principio del 'cui prodest', che non potrà che essere riformata nei gradi successivi".
 (ANSA)

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