venerdì 21 giugno 2013

Un'eruzione solare fa luce sull'infanzia di stelle lontane

Ha permesso di capire come crescono


L'eruzione solare del 7 giugno 2011 ripresa dalla sonda Solar Dynamics Observatory della NASA. (Fonte: ASA/SDO/AIA Consortium L'eruzione solare del 7 giugno 2011 ripresa dalla sonda Solar Dynamics Observatory della NASA. (Fonte: ASA/SDO/AIA Consortium
Un'eruzione solare getta luce sull'infanzia di stelle lontane. Descritta su Science, l’eruzione ha permesso infatti di analizzare cosa accade durante la formazione delle stelle mentre sono alimentate dal gas che le circonda. La ricerca si deve ad un gruppo italiano e statunitense coordinato da Fabio Reale, dell'università di Palermo e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

I risultati ottenuti, che combinano le osservazioni della sonda Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa con simulazioni al calcolatore, forniscono per la prima volta importanti informazioni sugli effetti prodotti dalla caduta di gas sulla superficie del nostro Sole, che saranno utili anche per comprendere meglio i processi alla base dell'evoluzione delle stelle. 
Fenomeni simili infatti si verificano in ogni angolo dell'universo dove nuove stelle in formazione stanno accrescendo la loro massa, attirando a se' con la loro forza di attrazione gravitazionale il gas e le polveri circostanti.

I ricercatori hanno analizzato la gigantesca eruzione solare avvenuta il 7 giugno 2011, quando la nostra stella ha proiettato nello spazio una nube di plasma caldo. Una parte di questa nube però è precipitata indietro sulla superficie del Sole. L'impatto di questi grossi frammenti ha scatenato spettacolari lampi di luce ultravioletta, osservati con un elevatissimo livello di dettaglio dalla sonda Sdo. 
''Sebbene ci appaia scuro contro la superficie luminosa del Sole, il plasma è denso e piuttosto caldo, anche oltre i 10.000 gradi'' spiega Reale. ''Urtando sulla superficie del Sole a velocità dell'ordine di un milione e mezzo di chilometri orari - prosegue - i frammenti si scaldano di circa cento volte, superando il milione di gradi e innescando i lampi ultravioletti. Queste velocità sono simili a quelle raggiunte dal materiale che cade sulle stelle giovani mentre si accrescono”.

Se le giovani stelle lontane si comportano allo stesso modo, “come è ragionevole ritenere – sottolinea Reale - l’analisi della loro luce ultravioletta può permetterci di conoscere di cosa è fatto il materiale con cui si stanno accrescendo e quindi la composizione del disco circumstellare, ovvero la fonte del materiale che fa accrescere la stella".

(ANSA)

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