venerdì 7 giugno 2013

Una santa che non esiste


Una santa che non esiste.
Sul misterioso e talvolta impenetrabile pianeta chiesa ti racconto l’ennesimo mistero:
Partendo da piazza Meucci percorrendo via della Magliana quasi a meta’ strada c’e’ il vicolo di S Passera proprio a ridosso del tevere, in questo luogo regno del divertimento piu’ sfrenato poiche’ci sono locali da ballo tipicamente brasiliani, quasi dirimpetto c’e’ una piccola chiesetta dedicata appunto a S Passera una santa che non e’ mai esistita, personalmente sono andato a fare delle ricerche anche alla Casanatense ed ho appurato che non c’e’ traccia alcuna.
Sembrerebbe che tutto nasce per una distorsione fonetica popolare di Abbas Cirus (Padre Ciro) attraverso alcune varianti quali: Abbaciro, Appacero,Pacero, Pacera, ed infine Passera. Le origini della chiesetta non hanno datazione certa. Secondo la tradizione i corpi di due martiri, Ciro e Giovanni crocifissi e decapitati a Canosa in Egitto nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano furono portati a Roma sotto il pontificato di Innocenzo III nella chiesetta di S Passera e sepolti segretamente nel sottosuolo da due monaci Grimoaldo e Arnolfo nel 407 sollecitati da un sogno premonitore che sollecitava loro di farlo onde evitare gravi profanazioni. I due Monaci nel soggiorno Romano furono accolti amorevolmente nella casa di una ricca matrona romana a Trastevere dal nome di Teodora proprietaria della chiesetta fatta costruire devotamente sui suoi possedimenti terrieri facendo cosi’ nascere il mito di S Passera.
In una prima fase l’odierna chiesetta era un mausoleo romano costruito nel rispetto delle leggi funerarie.
Essa si presenta volta ad oriente, su tre piani sovrapposti: l’attuale chiesetta, la sottostante cripta e, ad un livello inferiore,  un terzo piccolo ambiente ipogeo identificato come un antico sepolcro romano.
La chiesetta si presentava nel passato ricca di affreschi non soltanto nella chiesetta superiore, ma anche in quella inferiore e nell’ipogeo eseguiti molto probabilmente nel XIII secolo e che con molta pazienza si possono intravedere chiaramente molto danneggiati dall’incuria e dal tempo.
Antonio Bacolini

  

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