lunedì 3 giugno 2013

Superman, il 'nonno' più veloce della luce

Compie 75 anni il simbolo Usa del XX secolo


 Cristopher Reeve, storico Superman

di Michele Baccinelli
Se Batman rappresenta l'estetica del ventesimo secolo, Superman ne incarna sicuramente l'etica. Per lo meno quella a stelle e strisce. Tanto misantropo, vendicativo e ombroso il primo, quanto solare, aperto e cordiale il secondo. E per capire a pieno il 'fenomeno' Superman, intatto a 75 anni dalla sua nascita, bisogna tornare all'America della fine anni '30, quando, il 10 giugno del 1938 l'Uomo d'Acciaio, costume blu e mantello rosso, fece la sua prima apparizione ufficiale su Action Comics in un numero che è stato valutato, nell'ultima asta in cui è stato battuto, oltre due milioni di dollari.
La Grande Crisi era ormai alle spalle, la Seconda Guerra mondiale ancora lontana e il Paese, in pieno sviluppo, era pronto ad adottare un eroe senza macchia, talmente perfetto da non poter essere nato su questo pianeta, ma sulla lontana Krypton, nato Kal-El e diventato Clark Kent dal nome dei suoi genitori adottivi del Kansas. Fondamentali per lo sviluppo della ferrea morale che finirà per ispirare ogni azione dell'icona del Supereroe dei fumetti, ma anche icona di quell'America bella, 'buona' e pronta a correre in soccorso di chiunque lanci un grido d'aiuto che caratterizzerà la cultura del '900. Un destino quasi ironico, se si pensa che gli ideatori, Jerry Siegel e Joe Shuster, l'avevano immaginato come un telepate cattivissimo determinato a dominare il mondo. Tranne piccoli accorgimenti, all'inizio non poteva volare ma solo compiere 'immani balzi', Superman è sfrecciato lungo tutto il '900 mantenendo intatti i suoi poteri, tutti caratterizzati dall'immancabile prefisso 'super': l'udito, la vista, la forza, la voce e pure il soffio, con cui spegne incendi, sposta auto e salva fanciulle in pericolo. Fra le quali, soprattutto, la collega giornalista e poi moglie di Clark Kent, Lois Lane, compagna di una vita, segretamente innamorata di Superman e quasi costretta a sopportarne la sua versione umana, di cronista goffo, miope, timido e incredibilmente pauroso.
Unico vero avversario, più del nemico di sempre Lex Luthor e del Batman con cui non riuscirà mai a condividere la stessa idea di giustizia, la Kryptonite: quel minerale verde del pianeta d'origine che ne cancellava d'incanto ogni superpotere. Ma Superman diventa icona mondiale con il debutto al cinema, targato 1978, con Christopher Reeve nel ruolo di Clark Kent, attore per sempre legato al costume rosso e blu (con 'quella' S ormai replicata su milioni di magliette), anche quando, paralizzato su una sedia a rotelle, girava il mondo per promuovere le sue campagne sui disabili. Tre film, un successo oceanico, una frase rimasta nell'immaginario collettivo "Via, più veloce della luce!", fino al quarto, un flop tale da consigliarne il congelamento per quasi 20 anni, per un ritorno nelle sale molto al di sotto delle aspettative dei fan. Superman resterà per sempre un'icona, a cui anche gli sceneggiatori più moderni guardano quasi con reverenza. Mark Millar, il più disincantato fra i nuovi autori, è arrivato a ripensarlo comunista in Superman Red Son, trasformarlo in un 'Apollo' omosessuale e compagno proprio di Batman nel più sgangherato gruppo di supereroi a guardia della terra mai visto (la casa editrice Dc Comics si arrabbiò non poco per questo), ma in un mondo dominato dai supercattivi dopo il massacro dei supereroi resta sempre suo il pezzo di mantello rosso a cui tutti concedono l'onore delle armi.
(ANSA)

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