venerdì 21 giugno 2013

Si avvereranno le profezie catastrofiche sull’euro?

27 gennaio, 2013 | Permalink 

euro10Tutto potrebbe crollare ad una velocità stupefacente, nel giro di mesi, non di anni. E i costi, soprattutto quelli politici, potrebbero essere immensi. Non è detto che ciò accada; l’euro (o almeno la maggior parte di esso) potrebbe ancora essere salvato. Ma ciò richiederebbe che i leader europei, particolarmente in Germania e nella Banca Centrale Europea, cominciassero a  comportarsi in modo molto diverso rispetto alle recenti politiche restrittive e che si rendessero conto delle difficoltà crescenti alle quali hanno costretto le popolazioni, in particolare quelle di Grecia, Spagna, Portogallo, Italia.
La crisi non morde solo nei paesi mediterranei, per la Gran Bretagna -se anche il primo trimestre del 2013registrerà una crescita negativa- si verificherebbe la terza caduta in recessione dalla crisi finanziaria del 2008.
Oltre Manica si teme la prospettiva di una perdita della “tripla A”, minacciata da tutte e tre le grandi agenzie di rating, il cancelliere dello scacchiere George Osborne ha dichiarato «Non intendo rifuggire dai problemi che l’economia britannica deve affrontare. Lo scorso anno è stato molto difficile, dobbiamo gestire problemi dovuti all’accumulazione del debito per molti anni e anche i problemi dovuti alla recessione nell’Eurozona».
Forse anche per questo, nel primo sondaggio successivo al discorso del premier David Cameron, pubblicato dal Times, gli inglesi favorevoli ad un’uscita dall’Unione europea sono superiori (40%) a quelli contrari (37%), mentre gli indecisi sono il 23%.
Le opinioni euroscettiche non sono una novità nel mondo accademico anglosassone. Molti dei difetti della moneta unica, poi prontamente rivelatisi tali, erano stati previsti da nomi di peso assoluto come Rudiger Dornbusch, professore al Mit oppure Martin Feldstein, insegnante ad Harvard. Le critiche alla politica economica europea sono pressoché regola dominante nel pensiero dei premi Nobel: «La politica di austerità è un autogol» secondo l’economista americano e premio Nobel Paul Krugman che spara a zero contro l’approccio lacrime e sangue di stati e istituzioni Europee, punitivo al limite del sadismo.
“Io penso che sia fondato chiedere all’Europa di muoversi: tutta questa austerità è la negazione della crescita, serve invece un programma di stimolo”, Robert Solow, premio Nobel economia. “Io vengo dalla scuola di Chicago e sono un sostenitore della responsabilità fiscale ma a questo punto è chiaro che la ripresa non può venire con i tagli. La crescita va messa prima dell’austerità”, Gary Becker, premio Nobel dell’economia. “La politica di austerità è stata introdotta in Europa troppo presto. Prima bisogna stimolare la crescita, poi  pensare all’equilibrio di bilancio”, Eric Maskin premio Nobel dell’economia. “L’austerity è stata un fallimento: non solo non ha risolto la crisi dell’Eurozona, ma ha minato la partecipazione dei cittadini creando disaffezione verso la politica e le istituzioni”, Amartya Sen, premio Nobel dell’economia.
Per non parlare degli economisti Italiani che si pronunciano per una possibile uscita dall’euro, si possono menzionare Alberto Bagnai (Università di Pescara) Claudio Borghi Aquilini (Università Cattolica di Milano), Emiliano Brancaccio (Università del Sannio di Benevento), Sergio Cesaratto (Università di Siena), Gennaro Zezza (Università di Cassino), Lidia Undiemi (Università di Palermo), Luca Fantacci (Università Bocconi di Milano). Su posizioni più moderate, ma comunque dubbiose nei confronti dell’euro, perfino Paolo Savona, già Ministro nel  governo tecnico Ciampi del 1993 e proveniente dal Centro Studi della Banca d’Italia.
I commenti degli economisti rimangono del tutto inascoltati, relegati dagli stessi giornali che ne pubblicano gli articoli in posizione marginale. Ma forse, risolutive saranno le decisioni della “maggioranza silenziosa” che si esprime solo nelle urne. Sempre più in difficoltà nel fare la spesa per dare una vita dignitosa alla propria famiglia, la gente se ne frega dell’Europa e dell’euro.

di Alessandro Tantuzzi

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