venerdì 7 giugno 2013

Scala dei Turchi, addio all'ecomostro

Sicilia, ruspe hanno buttato giù scheletro di 6 mila metri cubi


Ecomostro di Scala dei TurchiEcomostro di Scala dei Turchi
A Scala dei Turchi l’ecomostro non c’è più. Le ruspe hanno buttato giù lo scheletro di 6 mila metri cubi che da 24 anni deturpava la splendida spiaggia, che potrebbe a questo punto ottenere il riconoscimento dell’Unesco. I lavori di raccolta dei cumuli di macerie e di demolizione della piattaforma proseguiranno domani.

"L'abbattimento dell'ecomostro che per troppo tempo ha deturpato una meraviglia come la Scala dei Turchi è un altro passaggio significativo nella guerra contro l'abusivismo e rappresenta un segnale importante verso una ritrovata cultura della difesa del nostro ambiente" afferma il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando. "Che una delle spiagge italiane più incantevoli - aggiunge Orlando - sia rimasta sfregiata per un quarto di secolo è un delitto contro la bellezza di questo Paese che non dovrà mai più ripetersi. La tutela della natura e del paesaggio deve diventare un obiettivo primario per un Paese come l'Italia il cui sviluppo non potrà mai prescindere dalla valorizzazione dei propri territori". "E' sempre più evidente la necessità - conclude il ministro - di procedere alla definizione di un'iniziativa legislativa che in Italia ponga limiti chiari al consumo di suolo".

Legambiente - che denunciò nel 1990 la speculazione edilizia, ottenendo due anni dopo il blocco dei cantieri e il sequestro - e Fai festeggiano insieme questo abbattimento storico, di grande importante per la Sicilia e per l’Italia tutta.

“La vera notizia è l’inversione di tendenza che segna questa demolizione - ha commenta il presidente di Legambiente Sicilia Mimmo Fontana - Siamo estremamente soddisfatti non solo perché, dopo tanti anni di battaglie, viene restituita tutta la sua bellezza a una spiaggia meravigliosa, ma anche perché quanto accaduto oggi è sintomo di una cultura che, piano piano, sta finalmente cambiando. Sta cambiando l’atteggiamento di alcune Procure, che hanno cominciato a diffidare i comuni che non abbattono le speculazioni edilizie, ed è cambiato quello dell’amministrazione di Realmonte, che finalmente si è mossa per agevolare questa demolizione e far inserire la spiaggia di Scala dei Turchi tra i beni Unesco”.

“Questa giornata ci dà enorme allegria e ci infonde nuova forza per continuare la nostra battaglia per la bellezza, che è la più grande risorsa del nostro Paese, e per il rispetto della legalità - ha aggiunto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e soprattutto lancia un monito ai sindaci e alla classe politica su quale sia la strada giusta da perseguire perché ci dice che solo abbattendo gli abusi questo paese può tornare a far sorridere i suoi territori”. 

“Con grande gioia abbiamo seguito oggi l’abbattimento dell’ecomostro di Scala dei Turchi - ha dichiarato il Presidente del FAI – Fondo Ambiente Italiano Andrea Carandini - Il FAI è orgoglioso di aver sostenuto con Legambiente il Comune di Realmonte in provincia di Agrigento nella battaglia giudiziaria in difesa della legalità e della bellezza. Vogliamo che le ruspe che hanno abbattuto oggi la struttura abusiva possano diventare simbolo della difesa del patrimonio naturale e paesaggistico, vero motore di sviluppo - se non vilipeso e abbandonato - del nostro Paese, dove ancora troppi scempi deturpano le coste e più in generale il paesaggio. Finalmente un atto concreto di recupero del degrado, in linea con ciò che viene richiesto dalla Convenzione Europea del Paesaggio”. 

Cronistoria
 
La speculazione edilizia che è stata demolita oggi era stata realizzata grazie alle concessioni facili degli anni 80 (autorizzazione per la realizzazione di un complesso turistico alberghiero in località Punta Grande data a Luigi Fretto, amministratore unico della Scatur s.r.l. con sede in Porto Empedocle, in esecuzione al piano di lottizzazione approvato con delibera consigliare n. 78 del 23.02.1983). 

La costruzione dell’albergo fu autorizzata con concessione edilizia risalente al 1989. Legambiente fece la denuncia alla Magistratura nel 1990 ottenendo, nel 1992, il blocco dei cantieri e il sequestro. Ma intanto, un primo lotto era già stato realizzato. L’intervento ricadeva in zona B3 (zona omogenea residenziale di completamento) del Programma di fabbricazione del comune di Realmonte, che secondo l’Autorità giudiziaria veniva violato. Successivamente, in detta zona, venivano apposti vincoli paesaggistici.

Nel marzo 2011 la giustizia amministrativa ha dato definitivamente torto ai proprietari riconoscendo come inammissibile la loro proposta di sanatoria (art. 13 della legge 47/85). A ottobre 2012 la magistratura è intervenuta ordinando l’abbattimento dell’ecomostro. A novembre 2012 il comune agrigentino ha notificato ai proprietari dello scheletro l’ordinanza di demolizione entro 90 giorni, che prevedeva anche che se entro il termine la società proprietaria Scatur Srl non avesse ottemperato, il Comune sarebbe intervenuto direttamente, con le spese in danno agli stessi proprietari. La proprietà intraprese alcune iniziative per rallentare l'iter. Il 6 maggio 2013 l’avvio dei lavori di preparazione dell’abbattimento.

(ANSA)

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