giovedì 13 giugno 2013

Pantelleria, la perla nera del Mediterraneo

Alla scoperta dell’isola siciliana tra spiagge d’incanto e dammusi di charme


grotte comunicanti sulla costa frastagliata di Pantelleria

tipici dammusi, case di Pantelleria rivestite di pietra lavica con tetto a cupola bianca
dell'Elefante, gigantesca scultura naturale presso cala Levante
la scenografica cala Cinque Denti, sul versante nordorientale di Pantelleria
specchio di Venere, considerato simbolo dell'isola, un piccolo lago naturale dall'acqua trasparente e con sorgenti ter

(di Ida Bini)
Ci vogliono quaranta minuti di volo da Palermo o poco meno di sei ore di traghetto da Trapani per raggiungere Pantelleria ma è sufficiente un solo minuto per farsi rapire dalla bellezza di quest’isola vulcanica, tappezzata di boschi e macchia mediterranea e punteggiata da case di calce bianca, molto più vicina all’Africa che alla Sicilia.
E’ un’isola da scoprire in automobile o in moto, percorrendo la strada provinciale che la circonda per una cinquantina di chilometri e che regala scorci mozzafiato sulla costa frastagliata di rocce laviche e sui punti panoramici dell’interno, dove rilassarsi all’ombra di ulivi o palme con vista sul mare. Chi può scegliere di vivere Pantelleria su un’imbarcazione scopre che il litorale di scogli neri nasconde cale tranquille dove tuffarsi in un mare blu intenso, profondo.
Qualsiasi sia il mezzo di trasporto scelto per girare l’isola è lo scirocco, che soffia notte e giorno, ad accompagnarci alla scoperta di questa terra “sperduta a occidente” chiamata Ogigia, che Omero raccontò nel suo poema come luogo dove Ulisse e la ninfa Calipso si amarono per sette anni. Secondo gli storici i due leggendari amanti vissero il proprio amore nella grotta di Sataria, che oggi regala piacevoli sorgenti termali.
Sono molti i volti che mostra quest’isola siciliana ad appena 70 chilometri dalla costa africana, ma due sono quelli più forti: un aspetto mediterraneo con una vegetazione fitta e bassa tipica di queste latitudini e uno mediorientale, dovuto alla lunga dominazione araba che ha lasciato tracce nell’architettura dei dammusi, le case rivestite di pietra lavica con tetto a cupola bianca, e nei nomi in dialetto delle località, come Bukkuram che ha battezzato un celebre vino passito, Rekhale o Karuscia. La particolare atmosfera dell’isola, la riservatezza e la sobria accoglienza dei suoi abitanti l’hanno trasformata in una destinazione amata dalle celebrities, anche italiane come lo stilista Giorgio Armani, il fotografo Fabrizio Ferri e il direttore d’orchestra Riccardo Muti che hanno scelto Pantelleria come buen retiro
Appena sbarcati sull’isola si viaggia sulla strada provinciale che bordeggia la costa, ancora bassa ma rocciosa, che attraversa la cala del Bue marino, Karuscia e Campobello, località frequentate soprattutto dagli abitanti di Pantelleria. Sempre verso sud una deviazione ben segnalata porta allo specchio di Venere, piccolo lago naturale dall’acqua trasparente e con sorgenti termali, considerato simbolo dell’isola: è una spa a cielo aperto dove ci si fanno bagni di fango sull’unica spiaggia sabbiosa dell’isola. Riprendendo la strada principale si viaggia lungo un tratto panoramico ricco di alte falesie, interrotte da strette baie tra gli scogli dove è facile approdare con piccole imbarcazioni. Superata punta Spadillo con il suo faro bianco si arriva a Gadir, minuscolo villaggio di pescatori dove ci si può fermare per un pranzo rigorosamente a base di pesce con l’immancabile gelato al gelso o per fare un bagno nelle calde acque termali delle vasche antistanti la scogliera, scavate nella roccia. Si arriva così al grande borgo di Khamma, circondato da vigneti che producono il miglior passito di Pantelleria: qui sorgono, infatti, le aziende vinicole Donnafugata e Murana, le più prestigiose dell’isola.
Da qui è necessario fare delle deviazioni dalla strada principale e scendere verso il mare dove sorgono le baie più famose come cala Tramontana e cala Levante, che si raggiungono anche via mare, sbarcando comodamente ai loro porticcioli. E’ qui che si trova l’altro simbolo di Pantelleria: l’arco dell’Elefante, gigantesca scultura naturale i cui scogli piatti e ben levigati sono spesso affollati di bagnanti stesi al sole. Di fronte si erge il faraglione di Punta Tracino, che regala un’altra vista meravigliosa. Il borgo di Tracino è una porta verso l’entroterra da cui si scoprono lungo sentieri sterrati la fitta vegetazione, i vigneti e i muretti a secco fino alla Montagna Grande, cuore dell’isola. Proseguendo lungo la costa orientale, invece, si scopre una parte inaccessibile dell’isola con alte e scoscese scogliere, senza accessi al mare fino al borgo di Scauri, dove è piacevole fermarsi per godersi il tramonto e gustare una cena pantesca a base di pesce con mandorle, pistacchi e pomodorini. Per la notte c’è solo l’imbarazzo della scelta: ovunque tra i vigneti e gli uliveti spuntano i dammusi, molti dei quali trasformati in resort di charme, semplici, belli e panoramici che regalano un’ospitalità dal fascino senza tempo.

(ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento