mercoledì 12 giugno 2013

Mafia: a Milano quasi 10% commercianti ammettono pizzo

La ricerca condotta dal mensile 'Terre di mezzo' e Agesci



 A Milano si paga il pizzo? Il mensile 'Terre di mezzo' l'ha chiesto a 200 negozianti in tre quartieri della movida milanese: Navigli, Marghera e Isola. Nel quartiere Isola, il 9,8 per cento di 66 negozianti interpellati ha dichiarato di aver avuto esperienza di racket, usura e pagamento di servizi imposti; il 22 per cento considera il racket una delle principali minacce per la propria sicurezza; il 53 per cento dei commercianti ha cominciato la sua attivita' con denaro proprio. L'inchiesta, durata un anno, e' stata portata avanti da Terre di mezzo e Agesci con un questionario di 30 domande incentrate sul tema dell'accesso al credito e sulle esperienze dirette di casi di usura, richiesta di pizzo o imposizione di servizi non richiesti.

''Con la crisi economica i commercianti si trovano senza liquidita' e con le banche che non li aiutano, si sentono esposti al rischio di finire nei giri sbagliati: che sia per ottenere protezione o per avere finanziamenti - scrive Lorenzo Bagnoli su Terre di mezzo - Del resto, le cronache degli ultimi due anni e mezzo riportano casi che potrebbero essere riconducibili a racket e usura. Eppure il numero di denunce in citta' e' bassissimo: nel 2010 in tutta Milano sono state cinque. Il 28 settembre 2011 va a fuoco lo 'Sugar lounge', in via Alserio 9, incendiato da una molotov. Il locale era di proprieta' di Raffaele Falzetta, fratello di Vincenzo, in carcere dal 2009 con l'accusa di essere il contabile dei Coco Trovato, clan 'ndranghetista che s'e' preso i locali tra Milano e Lecco a suon di contati provenienti dalla vendita di cocaina.

Il secondo episodio risale all'inizio del 2012: viene dato alle fiamme il ristorante pizzeria 'Segrino', apparentemente lontano dagli ambienti criminali''.

Oltre all'aumento delle forze dell'ordine in zona, indicato come una delle tre misure da adottare nel 48 per cento dei casi, i negozianti chiedono di sensibilizzare gli istituti di credito ad aiutare il commercio (35 per cento) e assicurare un'accurata consulenza finanziaria (25 per cento). ''Nel quartiere Navigli, invece, le cosche della 'ndrangheta non impongono il pizzo, per il semplice motivo che i locali li comprano, riciclando il denaro sporco del traffico di droga - si legge nell'inchiesta pubblicata da Terre di mezzo - Tra gli esercizi commerciali di via Marghera e delle strade intorno, quasi tutti i negozianti che hanno accettato di compilare il questionario (sono stati 84) sono convinti che le organizzazioni criminali possiedano attivita' commerciali nella zona''. (ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento