mercoledì 5 giugno 2013

L’uomo che ci ha messo
un esercito in tasca



Carl Elsener aveva 90 anni: al timone dell’azienda di famiglia dal 1950, ha guidato il passaggio dalla fase artigianale a quella automatizzata


GIUSEPPE BOTTERO
L’uomo che ha armato i pacifisti di mezzo mondo se n’è andato sabato scorso a novant’anni. Lo chiamavano Carlo III, come un imperatore. E di un condottiero, oltre al potere, Carl Elsener ha avuto la capacità di creare eserciti pronti a seguirlo ovunque. Ma eserciti inoffensivi, fatti di ragazzini che con un coltellino in mano hanno montato tende da campeggio, stappato bottiglie in spiaggia, sfidato il buio dei boschi dietro casa convinti di essere invincibili. 

Il patron della Victorinox, la leggendaria impresa elvetica che produce i coltelli multi-uso, non gestiva più gli affari da tempo, ma alla sede di Ibach, nella Svizzera centrale, lo piangono anche gli operai. «Carl ha dedicato tutta la sua energia all’azienda, ai suoi collaboratori e al leggendario coltello svizzero per più di 70 anni - raccontava ieri il portavoce Hans Schorno annunciandone la scomparsa -. Il coltellino rosso da tasca sul quale campeggia la croce bianca elvetica è il simbolo della qualità e dell’affidabilità svizzera nel mondo». 

Più che agli orologi, grazie a Elsener, oggi la bandiera svizzera si associa al piccolo miracolo d’acciaio capace, a piacere, di trasformarsi in stuzzicadenti, forbici, pinzetta, apribottiglie. Tutto in uno, tutto in tasca. La lama ripiegabile era nata pensando all’esercito, che ancora ne acquista più di 50 mila esemplari l’anno, ma la sua fortuna l’hanno fatta le centinaia di migliaia di giovani che l’hanno adottato in vacanza, per le escursioni, semplicemente per sognare pomeriggi più avventurosi. 

Padre di undici figli, Carlo III aveva assunto la direzione dell’impresa fondata dal capofamiglia nel 1950, quando i coltellini erano ancora fabbricati a mano. Sotto la sua guida, l’azienda è stata completamente automatizzata e negli anni si è diversificata, producendo orologi, valige, abbigliamento, perfino chiavette Usb. I dipendenti raccontano Elsener come un uomo d’affari lungimirante e con una forte spinta all’innovazione, capace però di non dimenticare mai le parole d’ordine che il nonno ha fatto incidere nei corridoi dell’azienda: rispetto, gratitudine, umiltà. È soprattutto merito suo, spiega Schorno, se oggi l’impresa - diretta dal primogenito Carl junior - impiega 1.850 dipendenti e realizza un volume d’affari di 410 milioni di franchi svizzeri, più o meno 340 milioni di euro.  

Capitalismo familiare, ma anche capacità di nutrire i sogni dei ragazzi cresciuti con il «Manuale delle giovani marmotte», il variopinto esercito con sede a Paperopoli. Il coltellino conosce un’improvvisa popolarità negli Anni Ottanta, quando sugli schermi Fininvest spunta «MacGyver», telefilm in cui un ex agente segreto sciupafemmine riesce ad uscire dalle situazioni più complesse grazie ad un semplice temperino. MacGyver disinnesca bombe e forza portoni blindati, e la generazione cresciuta a tv e merendine ne replica le gesta, pazienza se poi la lama finisce a temperare i colori a pastello.  

Tra i tanti insospettabili irriducibili del coltellino, anche il leader russo Medvedev, George Bush senior e il Dalai Lama. «Nel corso degli anni, sono cambiate sia le esigenze dei clienti sia la tecnologia», ammette Carl Elsener Jr., che dal padre oltre a un impero milionario ha ereditato la passione per i dettagli.  
Il mito è sopravvissuto anche a Internet, e oggi lo stabilimento della Victorinox sforna ogni giorno 60 mila coltellini da tasca e 60 mila coltelli da cucina, produce un’app per smartphone con torcia, timer, cronometro, bussola, calcolatrice, lente di ingrandimento e specchio.  

«Carl è stato il nostro modello e continueremo a portare avanti i suoi valori» dice il portavoce, mentre nel piazzale di Ibach centinaia di sudditi danno l’addio sobrio al loro imperatore.  

Da Medvedev a Bush, i fan del coltellino






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