lunedì 3 giugno 2013

Il teatro funestato di morti: addio a Franco Scaldati


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Non è un buon momento per il teatro che in questi ultimi mesi ha perso alcuni dei suoi migliori protagonisti, Melato, Proclemer, Falk, Franca Rame, Claudio Remondi e ora anche Franco Scaldati, malato da tempo.
Da anni era considerato una delle voci più importanti del nostro teatro, un autore maturo, solido, surreale, il narratore di una umanità ai margini dentro storie forti e dure e inventore di una lingua che a partire dal siciliano aveva “inventato” una sua natura espressiva e teatrale: anche per questi motivi Franco Scaldati era stato uno scrittore amato da Franco Quadri che lo aveva sostenuto e pubblicato con la Ubulibri, promosso nella ribalta nazionale e premiato con gli Ubu.
Palermintano, 70 anni, Scaldati era un artista riservato e solitario. Curiosa la sua biografia che la dice lunga sul suo talento: di umili origini, non arrivò nemmeno alla quinta elementare per andare a lavorare presto come aiuto sarto. E proprio come sarto inizia a lavorare nel teatro e al Biondo. La Compagnia del sarto è anche la sua prima compagnia nata nel ‘78. Al Biondo, dove ci sarà la camera ardente, ha cominciato anche a recitare con un testo di Luigi Capuana. Da anni Scaldati era considerato una colonna del nuovo teatro siciliano, dove lui ha continuato a lavorare fino all’ultimo con laboratori per i giovani, nel quartiere dell’Albergheria, oltre che con i suoi testi a cominciare dal bellissimo Il pozzo dei pazzi.
Ammirevole anche come attore: con quella sua faccia barbuta e burbera è stato spesso anche sugli schermi cinematografici, con Ciprì e Maresco, Scimeca, i Taviani (Kaos) e Tornatore da L’uomo delle stelle a Baaria.

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