sabato 22 giugno 2013

IL RICHIAMO DI ALLAH IN ITALIA

Musulmani a RomaGli italiani che scoprono la fede nell' Islam.
Boom di nuovi credenti: sono già 70 mila. Caso Delnevo, per i magistrati era un reclutatore. Il padre: «È morto da eroe».

di Barbara Ciolli - Prima di andare in Tunisia, Daniele Parracino, convertito ad  Allah 30 anni fa ed ex vicepresidente del Centro di cultura  islamica di Bologna, distribuiva pasti ai poveri con i preti  della chiesa di San Giacomo Maggiore.  

A Milano, Yahya Sergio Yahe Pallavicini, imam della moschea di  via Meda e italiano con madre giapponese, è il vicepresidente  della Comunità religiosa islamica (Coreis) impegnato nel dialogo  interreligioso tra fedi.   E poi ancora l'imam ligure Hamza Roberto Piccardo, classe  1952, scrittore e anima della moschea di Imperia, è tra i  fondatori dell' Unione delle comunità e organizzazioni  islamiche in Italia (Ucoii), del quale è oggi portavoce.

70 MILA ITALIANI ISLAMICI. Come loro sono tanti,  sempre di più, gli italiani che pregano Allah durante il sermone  del venerdì: 70 mila, secondo le stime fatte nel 2012  dall'Ucoii. Un boom che corre al ritmo di 4 mila nuove  conversioni l'anno. Poco meno delle 4.500 nuove adesioni in  Germania e delle 5 mila della Gran Bretagna.   Tra i fedeli dell'ultim'ora, ci sono i musulmani di  seconda generazione, ragazzi nati da famiglie straniere che  vivono nel Paese.   Ma il grosso riguarda le migliaia di italiani approdati  all'Islam attraverso percorsi personali, spesso dopo anni di  ateismo, in fuga dalla religione cattolica e attratti da dottrine  esoteriche e occultiste.

BOOM DI CONVERSIONI. Un magma ancora indistinto,  nel quale è necessario fissare paletti e stabilire regole, per  evitare generalizzazioni sbagliate.   A questo grande fiume - popolato da studenti, mogli di musulmani,  operai incuriositi dal collega di turno con il Corano,  ma anche professionisti, imprenditori e insegnanti - apparteneva  infatti anche il 20enne Giuliano Ibrahim Delnevo, indagato nel  2008 per terrorismo e morto in Siria come combattente della  jihad, dopo essere finito in giri sbagliati.

  TRA PASSIONE PER L'ISLAM E DISAGIO SOCIALE

  La linea di demarcazione corre lungo il crinale tra estremismo e  tolleranza.   Separare il grano dal loglio è difficile, a volte impossibile,  specie nei centri islamici sorti spontaneamente in garage e  scantinati che spesso, soprattutto nelle piccole realtà, restano  informali.   Dalle preghiere alle scuole coraniche non riconosciute il passo  infatti è breve. Per evitare la trappola  dell'indottrinamento dei radicalisti infiltrati, «un  conflitto nel conflitto, che divide gli stessi musulmani», come  spiega a Lettera43.it il Foad Aodi, presidente della  comunità del mondo arabo in Italia. «Occorre stringere un nuovo  accordo tra Stato e religioni, regolarizzando l'esercizio  anche di questa fede, come è accaduto con la confessione  ebraica, facendo entrare gli italiani nelle moschee».

L'IDENTIKIT DEL CONVERTITO. Fare  informazione è il primo passo, rivelando uno spaccato della  società italiana che, per gran parte dell'opinione pubblica,  è ancora inedito. Nascosto soprattutto a causa della diffidenza,  eppure sempre più pronunciato.   L'identikit del convertito musulmano è variegato. Dovendo  generalizzare, «si tratta di persone di mezza età, single, dei  più disparati ceti sociali», chiarisce Aodi.   Sono uomini, ma anche tante donne e, tra i più giovani,  studenti, appassionati di lingua e cultura araba o islamica, che  alla fine diventano ferventi cultori di Maometto.

SPIA DEL DISAGIO SOCIALE. «Oltre alla  fascinazione culturale», conclude il presidente della comunità  del mondo arabo in Italia, «potremmo sintetizzare tre  motivazioni di fondo: la fede in Allah, in seguito a una  rivelazione; un conflitto spirituale con la precedente religione,  in genere cattolica; infine, il disagio psicologico e  sociale». Quest'ultima categoria di soggetti deboli, o resi fragili da  un periodo di difficoltà, sono le vittime ideali di manipolatori  che, come in altri ambiti della società, popolano anche gli  ambienti borderline di questa religione.

  IN ITALIA CI SONO 1,5 MILIONI DI MUSULMANI

  Europol e Digos li chiamano «gli imam dagli occhi blu»,   considerandoli un fenomeno di allarme sociale.   Ma la maggioranza delle conversioni sono innocue e il loro  motore, a sentire chi li frequenta, sembra essere  un'autentica riscoperta della spiritualità, dopo anni di  materialismo e consumi sfrenati.   In Italia, stando ai dati dell'Ucoii e dal dossier Caritas  Migranti del 2011, vivono circa 1,5 milioni fedeli  dell'Islam, per un totale di 550-600 moschee, inclusi luoghi  di culto fai da te.   Entro il 2050, si stima che possano esserci oltre 2,6 milioni di  musulmani, guidati da circa 600 imam, tra predicatori a tempo  pieno e altri divisi tra lavoro e preghiera, alcuni dei quali  autodidatti.   Emblematica la storia del veneto Domenico Abdullah Buffarini, ex  politico del Partito comunista italiano e massone, folgorato a 69  anni dalla fede nella mezzaluna. E, dal 2007, anche con un  tappetino fisso nella moschea di Vicenza. 

PREGHIERA IN ITALIANO.
 In molti luoghi di culto  islamico, la preghiera del venerdì si recita in italiano,  perché tanti madrelingua, ogni giorno, si levano ormai al canto  del muezzin. «Nella religione islamica l'imam non è un'autorità  religiosa, ma un credente esperto nei rituali di preghiera, per  questo non è obbligatorio frequentare una scuola», racconta  Izzeddin Elzir, presidente dell'Ucoii, «anche se la nostra  comunità preferisce predicatori formati». Alcuni di loro sono andati a Padova, a frequentare la prima  scuola per guide islamiche in Italia, promossa  dall’Organizzazione internazionale musulmana per l’educazione  (Isesco).

LA SCUOLA DEGLI IMAM. Nella stessa città, dal  2012, l'università cittadina ha attivato un master in Studi sull'Islam d'Europa,  sostenuto, tra gli altri, dalle Acli Veneto, al quale si sono  iscritti imam da tutto il Nord Africa. «All'inizio degli Anni 90 in Italia i musulmani erano poco  più di 150 mila», ricorda Elzir. «Il clima è cambiato, sia  per i flussi migratori sia per le nuove conversioni. Tra loro ci  sono molte donne, ma il panorama è vasto e in via di  stabilizzazione». A fronte di un calo di credenti dei Paesi islamici, che per la  crisi tornano nei luoghi d'origine o si spostano in Europa,  crescono agli italiani. «Fa parte della natura umana cercare una fede, forse in questa  tendenza incide anche la crisi economica e morale  dell'Occidente», spiega Elzir. Perché «anche se lo Stato  non è ancora maturo per equiparare tutti i culti alla religione  cattolica, in una società già viva e libera, ognuno  evidentemente trova la sua risposta
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