mercoledì 19 giugno 2013

 I warlord contrari agli accordi con i talibani

di: Ferdinando Calda
f.calda@rinascita.eu


La pacificazione dell’Afghanistan non passa solo attraverso le trattative tra Washignton, Kabul e talibani. All’interno del Paese, infatti, sono in molti a non vedere di buon occhio le aperture del presidente afgano Hamid Karzai agli Studenti del Corano. Specialmente i rappresentanti delle etnie non-pashtun (l’etnia da dove provengono la maggior parte dei talibani e dello stesso Karzai) che combatterono i talibani durante la guerra civile degli anni ’90.
Ieri a Kabul un attentatore suicida ha cercato di far saltare in aria del leader della minoranza hazara (sciiti) Haji Mohammad Mohaqiq, ex mujaheddin anti-sovietico, acerrimo nemico dei talibani e avversario politico di Karzai. L’attentato è stato compiuto il giorno della cerimonia per il passaggio di consegne tra Kabul e la Nato, in una zona sottoposta a forti misure di sicurezza non lontana dal Parlamento. Tre persone sono rimaste uccise, l’auto è stata distrutta, ma Mohaqiq ne è uscito illeso.
58 anni, già candidato alle elezioni presidenziali del 2004 contro Karzai (arrivò terzo con quasi il 12% incassando buoni risultati nelle province centrali con forte presenza hazara) e strenuo difensore dei diritti degli hazara contro le persecuzioni dei pashtun, alla fine del 2011 Mohaqiq ha fondato il movimento anti-talibano Afghanistan National Front (Anf) (o Fronte nazionale afgano). Una sorta di rinascita dell’Alleanza del Nord guidata dal comandante Massud, ucciso a settembre del 2001 (alla vigilia degli attentati alle Torri Gemelle) da emissari di Al Qaida.
I fondatori dell’Anf insieme a Mohaqiq sono altri due “signori della guerra” protagonisti della guerra civile: Ahmad Zia Massud, fratello minore del celebre “Leone del Panjshir”, e il generale Abdul Rashid Dostum (nella foto con Karzai), un uzbeko sanguinario che vanta una pessima fama (persino per gli standard afgani). Tra le sue azioni più “celebri” ricordiamo l’uccisione di migliaia di prigionieri talibani, lasciati morire in container nel mezzo del deserto.
Proprio Dostum è stato protagonista nei giorni scorsi di un inquietante episodio che aiuta a comprendere l’attuale clima “politico” dell’Afghanistan.
Secondo quanto riportato dal New York Times lunedì scorso, il generale si è presentato armi in pugno a casa del governatore di Jowzjan, una remota provincia settentrionale dell’Afghanistan, per convincerlo con le minacce a formare una milizia nel nord del Paese per contrastare militarmente i talibani. Ne è nata una sparatoria tra i suoi uomini e quelli del governatore Mohammad Aleem Sayee, che per altro è il numero due del partito guidato da Dostum: Junbish-i-Milli Islami Afghanistan (Movimento islamico nazionale dell’Afghanistan).
Intervistato telefonicamente, Sayee ha spiegato che il generale lo aveva chiamato la notte prima per chiedergli di appoggiare un complotto che avrebbe, di fatto, iniziato una nuova guerra civile. Di fronte al rifiuto, Dostum avrebbe promesso al governatore di venire lì e uccidere lui e la sua famiglia. E così il governatore ha accolto il generale armi in pugno.
Dallo staff di Dostum smentiscono questa versione e cercano di minimizzare l’accaduto. Il generale, sostengono, si era recato in visita al governatore per discutere le strategie del partito in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, portandosi dietro solo le solite 40/50 guardie del corpo. “Ma il governatore aveva preparato un complotto e ha dato l’ordine di sparare”, si legge in un messaggio diffuso dall’account Twitter del generale. “Non c’è alcun problema all’interno del partito”, ha cercato di minimizzare Sayid Anwar Sadat, un parlamentare vicino a Dostum.
Ma in una conferenza stampa il governatore Sayee ha denunciato i piani del generale, sottolineando che la questione è ben più grande delle crisi all’interno del partito. “Questi signori della guerra vorrebbero riportare l’Afghanistan indietro nel tempo”, ha dichiarato. “Loro sognano ancora il periodo in cui si spartivano piccoli feudi in tutto il Paese. Ora stanno minacciando la gente comune e cercano di intimidire la popolazione in vista del ritiro delle truppe straniere nel 2014”. 

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21571

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