venerdì 21 giugno 2013

I volenterosi carnefici di Facebook


Massimo Gaggi raduna oggi sul Corriere una serie di notizie recenti per fare una riflessione sul tema della privacy e Facebook (il titolo del Corriere sottolinea l’allarme dei giorni scorsi sui messaggi privati, che il Post ha spiegato essere con tutta probabilità infondato: ma Gaggi parla d’altro). La tesi di Gaggi è che una serie di incidenti e sviluppi abbiano fatto crescere la sensibilità degli utenti, che non sarebbero più disposti ad accettare le crescenti ingerenze nei fatti loro di Facebook. La “società civile” la chiama Gaggi.
Io penso esattamente il contrario di Gaggi: penso che invece la tendenza sia a una sempre maggiore indulgenza e indifferenza a questi temi. Mi pare che continuiamo ad abbassare l’asticella, e che i grandi gestori di servizi sulla rete lo sappiano: ogni volta che si spingono più in là, questo diventa rapidamente lo standard, e quindi hanno tutto l’interesse a continuare a spingere. L’esempio che faccio spesso è quello dei cookies: vi ricordate quando sembravano pronte ogni giorno manifestazioni di piazza contro l’intrusione non richiesta dei cookies? E oggi abbiamo cookies anche sotto le suole delle scarpe, e ce ne freghiamo. (Un esempio pre-internet sono invece le pubblicità che interrompevano i film, contro cui minacciammo persino referendum).
A me pare che ci abituiamo a tutto. E mi pare soprattutto che la grande maggioranza delle persone si faccia pochi pensieri di privacy eccetera, soprattutto in luoghi affollatissimi come Facebook, in cui la coscienza critica è abbastanza rarefatta e l’inclinazione degli utenti è soprattutto a dare ogni cosa di sé, piuttosto che a proteggerla. Non sarà quindi da una generale consapevolezza che verranno ripensamenti e revisioni delle libertà che si prende Facebook: eventualmente – come al solito – dipenderà da pochi, da legislatori, da intuizioni strategiche dello stesso Facebook, da pressioni di poteri altri. Le cinture di sicurezza, non sono obbligatorie perché ci fu un grande movimento di popolo che temeva per la propria incolumità: furono introdotte grazie agli studi di esperti e tecnici e per il volere di ministeri e produttori.

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