domenica 23 giugno 2013

Gatto investito a Portonaccio: agonia
di dieci ore sul marciapiede


Il gatto investito (foto Stanisci-Toiati)
di Laura Bogliolo

Roma, gatto investito: agonia di dieci ore poi arriva l'angelo (foto DANIELE STANISCI - TOIATI)







ROMA - Un sottile miagolio, solo una zampetta che si muove, l'unico appiglio alla vita che scivola via. Un batuffolo al ciglio di un marciapiede, il musetto rivolto verso l'asfalto. Via Camesena 18, zona Portonaccio. Giace a terra sull'asfalto da ieri notte alle 1 circa. Un gatto investito dalla folle corsa di un'auto che poi è fuggita via. 

Un'agonia lunga quasi dieci ore. Questa è la storia di un angolo di città inghiottio in quell'indifferenza che a volte si nasconde senza pietà tra le pieghe di una giornata qualsiasi. Una via trafficata, tanti negozi, poco distante c'è la stazione Tiburtina. Il via vai frenetico non consente di soffermarsi, osservare e lasciar aprire il cuore a quell'immagine di una vita sofferente. “E' solo un gatto" qualcuno dirà, ma dall'amore per gli animali, per gli indifesi che a volte si misura la vera umanità.

Decine di persone passano, osservano e vanno via.L'immagine del gatto a terra che muove a fatica solo una zampetta fa troppo impressione. Passano le ore, il giorno prende il posto della notte e l'indifferenza continua tra gente che corre a lavoro, auto che sfrecciano. Poi finalmente qualcuno, un uomo del quartiere decide che il silenzio dei passanti deve essere annientato via da un grido d'aiuto. 

L'uomo va al più vicino gabiotto dei vigili urbani, 
chiama gli agenti che subito accorrono. C'è solo una cosa da fare. Aspettare che gli uffici competenti aprano alle 8,30, avvertirli e far venire i soccorsi. Ma c'è ancora da aspettare. La burocrazia, è normale, deve fare il suo corso: deve essere aperta la pratica, si devono organizzare i soccorsi. Il gatto intanto continua a lamentarsi, immobile sul marciapiede, con il musetto riverso verso l'asfalto.

Si apetta, si continua a sperare in un aiuto. I soccorsi ancora non arrivano. L'uomo che ha avvertito i vigili continua a sorvegliare il gatto, si trasforma in una sentinella della soldiarietà. Ogni tanto sussurra parole dolci al micio, gli dice "tranquillo, adesso ti aiutiamo". Ma l'attesa è ancora lunga. 

La storia di Romeo, così è stato ribattezzato il gattino, sta per concludersi nonostante l'indifferenza e il rumore stridente della macchina della burocrazia. L'uomo che ha dato l'allarme ai vigili lo mette dentro una scatola o lo copre con una copertina.

La scritta "lieto fine" sulla storia di Romeo la scrive un uomo, uno straniero, forse del Nord Africa. Con gli occhi colmi di lacrime e l'affanno per la paura, decide di agire prende la scatola con il gattino e lo porta via. "Lo porto da un veterinario, il primo che incontro in strada. Non si può aspettare ancora". L'indifferenza si scioglie, diverse signore si sono avvicinate e consigliano all'uomo dove si trovi il veterinario più vicino. 

L'uomo non vuole dire il suo nome, l'angelo di Romeo volta le spalle e fugge via.
 L'indifferenza se ne va, l'amaro per quelle ore di agonia resta. Che fine ha fatto Romeo? Si è salvato?
laura.bogliolo@ilmessaggero.it





Nessun commento:

Posta un commento