giovedì 20 giugno 2013

Codici solleva dubbi sul “decreto del fare ….”


Dubbi  e perplessità sui provvedimenti del  “decreto Fare”, che secondo i tecnici dell’associazione Codici presenta dei lati oscuri in alcuni punti che riguardano la semplificazione fiscale e il sistema di riscossione da parte delle agenzie come Equitalia.
Due sono i punti sui quali Codici, Centro per i diritti del cittadino vuole delle risposte.
  • Non si parla di una modifica del sistema sanzionatorio. Dal comunicato stampa si evince che “il valore minimo del debito che autorizza il riscossore a procedere con l’esproprio dell’immobile  è stato innalzatoda 20 a 120 mila euro”. Quello però che il comunicato non dice è che arrivare ad un debito di 120 mila euro è più facile di quanto si possa pensare. Basta, infatti, aver contratto un debito di 60 mila euro per arrivare con la sanzione a pagarne 120 mila. Spieghiamo il perché.Facciamo l’esempio di una multa. La multa può essere pagata in misura ridotta entro 60 giorni dal ricevimento del verbale: ciò significa che entro questo termine il trasgressore può pagare una somma pari al minimo stabilito dalla legge (se ad esempio la sanzione va da 100 a 500 euro si è invitati a pagare 100 euro), aumentata delle spese di accertamento e notifica.   In caso di mancato pagamento,  la sanzione aumenta dal minimo alla metà del massimo. Quindi raddoppia! Di fatti, se prendiamo il “decreto del fare”  Art.28  lettera g) si legge testualmente “si può procedere all’espropriazione immobiliare se l’importo complessivo del credito per cui procede supera 50 mila euro”. Di conseguenza, il comunicato stampa del consiglio dei Ministri pecca di mancanza di trasparenza. Codici, nella sua petizione per revisione del sistema di riscossione,  propone un tetto massimo per la sanzione non superiore al 20 per cento della somma dovuta;
  • Impignorabilità prima casa. Questa parte del provvedimento presenta  secondo i tecnici del Codici dei lati oscuri. Secondo il provvedimento “Se l’unico immobile di proprietà del debitore è adibito ad abitazione principale non può essere pignorato”. Cosa significa? facciamo un esempio: se il signor X avesse ricevuto in eredità un rudere e fosse quindi proprietario di due immobili, rischierebbe, di fatto, il pignoramento della casa in cui vive e che ha acquistato con i sacrifici di una vita? La vera tutela per il cittadino sarebbe  la “non pignorabilità” in assoluto  della casa in cui vive a prescindere dal fatto che sia  unica proprietà o meno.
Invitiamo il Governo a risolvere i nostri dubbi, il provvedimento così come viene presentato potrebbe essere uno specchietto per le allodole. Per questo Codici continua la sua battaglia contro il sistema di riscossione crediti. Grazie alla petizione sono state  raccolte fino ad oggi più di 5.000 firme.























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