sabato 22 giugno 2013

Choc al Consiglio d’Europa: il premier kosovaro sarebbe a capo di un’organizzazione mafiosa. Albania e Kossovo smentiscono










Il rapporto Marty mette a subbuglio l’odierna riunione della Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa. L’Unione europea chiede di approfondire il caso.
Tanto tuonò che piovve, dice un vecchio adagio popolare che incredibilmente come nessun altro si adatta a quanto sta accadendo oggi a Parigi ove si è riunita la Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa, l’organizzazione sovranazionale cui aderiscono quarantasette nazioni europee, comprese ovviamente le ventisette confederate nell’Unione Europea.
Il deputato svizzero Dick Marty - la Confederazione elvetica aderisce all’organo internazionale - ha presentato il proprio rapporto circa i traffici illeciti che esponenti ai massimi livelli dell’Esercito albanese di liberazione del Kosovo, capeggiati dall’attuale premier riconfermato nella repubblichetta balcanica Hashim Thaci, avrebbero messo in piedi a far data dall’estate 1999, subito dopo il ritiro delle milizie serbe, fino ad oggi. Tra i traffici criminali gestiti dalla mafia kosovaro-albanese in combutta con le criminalità organizzate di Italia e Turchia il più ripugnante fu senz’altro quello di organi, come reni e fegati, appartenenti a componenti della minoranza serba del Kossovo, ma anche a gente di etnia rom o a loro congiunti albanesi, che sistematicamente, dopo esser stati catturati dai miliziani dell’Uck e condotti in Albania, in tre cliniche private site nelle città di Kukes, Rripe e Kruje, a soli venti chilometri da Tirana, con un colpo alla nuca venivano trucidati prima che dai cadaveri il chirurgo albanese Shaip Muja - il quale sarebbe, stando al rapporto, un vero e proprio nuovo dottor Mengele dell’inizio del terzo millennio - procedesse agli espianti. Gli organi poi venivano ceduti ad esponenti della mafia turca e prendevano la direzione di Istanbul dove operava il chirurgo turco Yusuf Sonmez, organico alla temibile criminalità organizzata del suo paese.
Il sospetto, poi, è anche che altri organi abbiano preso la strada della vicina Italia per essere trapiantati in facoltosi pazienti nelle cliniche gestite da mafia, ‘ndrangheta e camorra nel meridione della penisola. Muja oggi è consulente per gli affari medici del premier kosovaro Thaci mentre Sonmez opera in una clinica privata a Pristina. Il rapporto Martin, che completa il grande lavoro istruttorio compiuto dal giudice svizzero Carla Del Ponte già Procuratore del Tribunale internazionale dell’Aja poi improvvisamente nominato rappresentante diplomatico del suo paese in Argentina, getta anche più di un’ombra sul ruolo giocato dalle Nazioni appartenenti alla comunità internazionale i cui militari vennero inviati dai rispettivi capi di governo prima a fare la guerra e, poi, a garantire la fragile tregua in Kossovo dopo il ritiro dei serbi.
Tra di essi c’è anche l’Italia il cui servizio segreto militare più volte avvertì, invano, Palazzo Chigi della presenza al governo del Kossovo di una cricca di delinquenti mafiosi. Per permettere all’Italia di schierarsi al fianco dell’Uck nella guerra contro la Serbia, a Roma nel 1998, con la complicità dell’allora Presidente della Repubblica Scalfaro, fu addirittura fatto cadere il primo governo Prodi, che si era dichiarato contrario ad una guerra d’aggressione da parte dell’Italia perché lo vietava la Costituzione. Prodi fu sostituito da Massimo D’Alema che passò sotto silenzio gli allarmanti rapporti del Sismi. Da allora, e fino ai giorni nostri, comunque l’Italia è sempre stata al fianco di Albania e Kosovo, tanto da risultarne il maggior sponsor ad un loro ingresso nell’Unione europea. Il governo albanese ha sdegnosamente respinto le accuse. "È un rapporto senza nessun fondamento. Non esiste nessuna prova o fatto che corrisponda alla realtà" ha affermato il premier Sali Berisha in un incontro a Tirana con Jean Louis Laurens, direttore generale per la democrazia e le questioni politiche del Consiglio d'Europa, aggiungendo che "la Procura Generale di Tirana in Albania non ha attualmente nessuna informazione su quanto citato nel rapporto di Dick Marty e del Consiglio d'Europa”. A Pristina, inoltre, il governo kosovaro ha osservato come sia “chiaro che qualcuno punta a screditare il premier Hashim Thaci dopo le elezioni parlamentari in cui i cittadini chiaramente e massicciamente hanno sostenuto il programma per il governo e lo sviluppo del paese». Intanto l’Alto rappresentante per gli affari esterni dell’Unione europea, la britannica Catherine Ashton, ha chiesto al deputato elvetico al Consiglio d’Europa di poter prendere visione del rapporto, esortandolo a presentare alla Commissione europea le prove a suffragio della mafiosità dell’establishment Kossovaro.
Nel prossimo gennaio l’Assemblea plenaria del Consiglio d’Europa, organo di cui si avvale pure l’Unione europea per quanto concerne la tutela dei diritti umani, di cui fa parte anche l’Albania discuterà in seduta plenaria, il rapporto. 

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