martedì 18 giugno 2013

All’Ismett di Palermo il primo impianto in Italia di «Endobarrier»

Sperimentato con successo nei migliori centri medici europei, arriva in Italia la nuova procedura per combattere obesità e diabete di tipo 2. Il dispositivo produce gli stessi effetti dell'intervento chirurgico di bypass intestinale


All’Ismett di Palermo il primo impianto in Italia di «Endobarrier»

PALERMO - È stato impiantato, per la prima volta in Italia, all’Ismett di Palermo,«Endobarrier», dispositivo che produce gli stessi effetti dell'intervento chirurgico di bypass intestinale.
TECNICA MENO INVASIVA - La tecnica è meno invasiva e il paziente può lasciare l'ospedale entro 48 ore: la procedura è, inoltre, reversibile perché il dispositivo può essere rimosso ed è meno costosa rispetto alla chirurgia tradizionale contro l'obesità.
ENDOBARRIER - Endobarrier rappresenta la nuova procedura per combattere obesità e diabete di tipo 2: sperimentato con successo nei migliori centri medici europei, non era ancora disponibile in nessun ospedale italiano.
I RISULTATI - I risultati degli studi avviati presso altri Paesi europei dimostrano una perdita superiore al 40% dell'eccesso di peso e, soprattutto, la remissione clinica del diabete di tipo 2 con un netto miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento.
Uno studio clinico finanziato dall'University of Pittsburgh Medical Center, partner americano dell'Istituto Ismett, ha consentito l’avvio dell’uso del dispositivo in via sperimentale.
L’INTERVENTO - L’intervento è stato eseguito per via endoscopica all'Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie ad alta specializzazione da Mario Traina e Anna Casu, responsabili delle Unità di Gastroenterologia e Diabetologia su una donna siciliana di 42 anni.
LA PROCEDURA - L’«Endobarrier» viene inserito nel lume duodenale del paziente per ridurre l'assorbimento di cibo e probabilmente modificare la produzione di insulina: un tubo impermeabile e flessibile viene fissato al bulbo duodenale con un'ancora rimovibile. I medici, tramite endoscopio, fanno scivolare una sorta di «guscio protettivo» attraverso la bocca del paziente e il dispositivo, una volta inserito nel duodeno, crea una barriera tra il cibo e la mucosa intestinale. Può restare in sede fino a 12 mesi e poi viene rimosso.
NUOVE OPPORTUNITÀ PER DIABETE TIPO 2 - Anna Casu sottolinea come il dispositivo apra «anche una serie di opportunità di ricerca biomedica per la comprensione dei meccanismi alla base del diabete di tipo 2 che potranno in futuro facilitare lo sviluppo di procedure meno invasive o nuove terapie farmacologiche».

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