venerdì 7 giugno 2013

Addio a Ruggero Iandolo: se ne va un pezzo di città

Personaggio delle serate nei locali del centro, è stato trovato morto in casa. Aveva 85 anni. Le sue affabulazioni irriverenti hanno portato il sorriso a più generazioni

MANTOVA. Fosse mantovano, Francesco Guccini gli avrebbe certamente ricamato sopra una ballata come Il Frate. Ma Ruggero Iandolo (o Jandolo come lo aveva abituato a firmarsi la madre), morto ieri mattina a 85 anni (era nato a Roncoferraro il 14 ottobre del ’27) in casa per cause naturali, verrà ugualmente ricordato nel tempo attraverso racconti, aneddoti e leggende sulla sua vita dall’intera città. Perché le sue affabulazioni serali nei locali e lungo le strade del centro, talvolta poetiche e in altre occasioni particolarmente gergali, sono ormai entrate nella storia della comunità. Con la sua morte se n’è andato un pezzo della città.
Iandolo (raro caso di cognome trasformato in soprannome) se ne è andato nel suo appartamento in una casa popolare di via Torelli, in Valletta Valsecchi, dove viveva da solo (era accudito da una badante). La sorella è scomparsa pochi anni fa. Lo ha trovato l’unico parente che gli era rimasto in città, un cugino che lo ha assistito e aiutato in questi anni. «L’ho chiamato al telefono per tutta mattina e non rispondeva – racconta – ho chiesto alla badante di controllare e lo ha visto disteso a terra dalla finestra. Purtroppo non c’era più nulla da fare». La data dei funerali di Roger verrà stabilita questa mattina. Il Comune coprirà le spese com’è prassi per chi ne ha necessità.
Non c’è dubbio che Ruggero Iandolo sia uno dei protagonisti assoluti da decenni delle serate del centro cittadino. C’è chi lo ricorda nei primi anni ’60 entrare alla Taverna del Duca dopo cena e tener banco come, in anni più vicini, era solito fare nei bar del cuore della città. Nelle sue peregrinazioni li toccava quasi tutti i locali, anche se lo si trovava più frequentemente al bar Lasagna. Complice qualche bicchiere di troppo, il suo eloquio infarcito di battute surreali, elogi alla Juventus e a Bonimba accompagnati da una gestualità boccaccesca e una mimica facciale inimitabile, ha portato il sorriso (e anche grasse risate) a chiunque si sia trovato nelle sue vicinanze anche in una sola occasione. Ma era anche capace di gesti di grande dolcezza. Come l’occhio inumidito e commosso davanti ad un bambino sul passeggino. Di giorno era serio e lucidissimo. Si interessava di politica. Qualche anno fa lo ricordiamo in prima fila, attento ascoltatore di un comizio di Armando Cossutta.
Su di lui circolano leggende, che nascondono nuclei di verità. Come le presunte origini nobiliari, In effetti suo nonno Gaetanin emigrò col fratello dal modenese a Governolo perché allontanati dal padre. Il cugino racconta che erano ceppo nobile. La madre usava la J al posto della I per dare un tono aristocratico al cognome. Roger ha proseguito l’abitudine. Il suo titolo di studio, negli atti ufficiali, è di geometra, professione che non ha mai esercitato.

Nessun commento:

Posta un commento