mercoledì 17 aprile 2013

W


WahhabitiSeguaci di un movimento musulmano di restaurazione religiosa, fondato nel XVII secolo da Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab (1703-1792), il quale proclamò l’esigenza di una reazione radicale e senza compromessi al lassismo dei dominatori turchi, ripristinando l’antica purezza della fede ancestrale. Trovato l’appoggio ed il sostegno politico (1749) del capo beduino Muhammad ibn Sa’ud e dei suoi figli, diede impulso, in nome di un rigorismo teocratico, all’emancipazione dell’impero ottomano. Grazie allo slancio di un esercito formato da nomadi e contadini, i W., conquistata l’Arabia centrale, occuparono La Mecca, Medina e Gedda, giungendo a penetrare fino in Siria ed a saccheggiare Baghdad. L’intervento del pascià d’Egitto Mehmet ‘Alì distrusse la potenza politico-militare dei W. Tuttavia, sotto la guida di ‘Abdal-‘Aziz Ibn Sa’ud, sorse più tardi il regno dell’Arabia Saudita (1932), che recuperò e mantiene tuttora l’impronta dello spirito austero e conservatore del wahhabismo.

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WashingtonGeorgeGenerale e uomo politico nord americano (Bridges Creek, Virginia, 22.2.1732 - Mount Vernon, Virginia, 14.12.1799). Proveniente da una ricca famiglia di piantatori, nel 1751 entrò come ufficiale nell'esercito coloniale. Nel 1753 fu protagonista dell'incidente con i francesi al forte di Pittsburgh, causa immediata della guerra dei sette anni, cui partecipò come aiutante del gen. Braddock e riorganizzatore dell'esercito virginiano dopo Monongahela. Congedatosi nel 1758 col grado di maggiore, per matrimonio divenne uno dei più ricchi latifondisti del paese. Sedette all'Assemblea provinciale, manifestando dapprima sentimenti lealisti, che mantenne anche durante le agitazioni del 1765. Solo nel 1774, deputato al primo congresso continentale, aderì alla causa dell'indipendenza, e l'anno successivo fu eletto dal secondo congresso a capo delle truppe americane radunate a Boston ed a New York. Subì dapprima gravi sconfitte, resistendo e battendo poi gli inglesi a Trenton ed a Princeton. Nel 1777 fu confermato dittatore dal congresso, con pieni poteri, e colse poi la vittoria decisiva di Monmouth nel maggio 1778. Diresse poi la conduzione della guerra fino al riconoscimento dell'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1783). Fu popolarissimo tra ufficiali e soldati, soprattutto per aver ottenuto un premio per i veterani al momento della smobilitazione. Rifiutò la corona offertagli dagli ufficiali più conservatori, e nello stesso 1783 lasciò il proprio comando. Contro la sua volontà venne eletto rappresentante della Virginia alla convenzione di Filadelfia del 1786, e l'anno seguente ne divenne presidente. La sua influenza nella redazione della Costituzione federale si rispecchiò soprattutto nella definizione dei poteri del Presidente, che volle particolarmente ampi. A quella carica fu unanimemente eletto nel 1789, e confermato nel 1792. Durante la sua seconda presidenza fu accusato di anglofilia e di autoritarismo, per essersi rifiutato di appoggiare la causa della Francia rivoluzionaria, popolarissima negli Stati Uniti, anche in ricordo degli aiuti francesi ricevuti durante la guerra d'indipendenza. Nel 1796 rifiutò un terzo mandato, per accettare infine nel 1798, sebbene con riserve, il comando supremo dell'esercito. wpe3.jpg (24462 byte)Y(Massoneria) G. Washington fu iniziato il 4.11.1752, elevato il 3.3.1753 e fatto Maestro il 4.8.1753. Allorché il giovane Marchese di Lafayette venne in America all'età di 20 anni, e raggiunse l'esercito di Giorgio Washington in occasione della battaglia di Brandywine del 1777, la causa americana doveva diventare la sua causa. L'affetto che avrebbe unito i due uomini doveva diventare leggendario. Molto incisivo è lo strascico che la storia massonica sviluppava attraverso quell'affetto. Il grembiule Lafayette, in raso bianco ricamato dalla signora Lafayette, veniva consegnato al Fr. Washington nell'agosto del 1784. Il grembiule veniva poi affidato alla Gran Loggia della Pennsylvania dalla Società Filantropica Washington il 3 luglio 1829, ed è ora esposto nel Museo della Gran Loggia presso il Tempio Massonico di Philadelphia. Esso rappresenta un vero compendio della simbologia massonica. Per esempio, il rosso, bianco ed azzurro del bordo del grembiule sono i colori sia degli Stati Uniti che della Francia. I simboli sono emblemi taciti aventi un significato soltanto se interpretati. Considerato il carattere unico ed esclusivo del processo d'interpretazione, si comprende come nessun simbolo possa avere un significato assoluto. Nel predisporre la descrizione che segue, il Fr. Frank W. Bobb, bibliotecario e curatore della Gran Loggia, ha usato quei significati più diffusamente accettati dagli studiosi massonici nell'interpretazione della simbologia delgrembiule di Washington qui raffigurato. La sua legenda:

  1. Bianco: fin dall'antichità rappresenta la purezza e l'innocenza.
  2. Blu: in tutti i tempi è stato considerato colore benefico, rappresentativo dell'immortalità, dell'eternità, della castità e della fedeltà. É il colore della Massoneria Simbolica, detta "Loggia Azzurra".
  3. Occhio Onnivedente: un simbolo dell'attenta osservazione e dell'Essere Supremo.
  4. Raggi o Gloria: simboleggia la potenza dell'Essere Supremo nel penetrare nel profondo dell'intimo il cuore umano.
  5. Arcobaleno: è talvolta associato all'Arco Reale. Fa anche parte dell'arco architettonico, essendo il nono arco posto sotto il Tempio di Salomone. É supportato dalle due Colonne (v. N° 8). In un'altra interpretazione viene definito l'Arco celeste supportato da colonne (Giobbe 26, 11). Le Colonne che sostengono l'arco sono emblemi di Bellezza e Forza.
  6. Luna: una delle Luci minori della massoneria. Simbolo femminile. La luna governa e regola la notte.
  7. Colonne di Enoch: Enoch, presagendo che i principi delle arti e delle scienze andassero perduti, eresse due colonne, una in marmo per resistere al fuoco, l'altra in bronzo per contenere l'acqua. Su ciascuna scolpì quanto temeva andasse perduto. I globi sono simbolo dell'unità, della pace e dell'abbondanza (v. anche il N°37).
  8. Colonne B e J: erano poste all'entrata del Tempio di Salomone. Il nome della colonna di sinistra è Boaz, che significa "nella Forza", quella di destra, Jachin; significa "Dio decide" (v. anche il N°38). Il globo sulla colonna sinistra rappresenta la terra, quello sulla colonna destra il cielo. Queste colonne in bronzo con i loro globi sono oggi le colonne del 1° e del 2° Sorvegliante.
  9. Colomba: nella Massoneria antica era simbolo del messaggero di Noè. Nell'antica simbologia la colomba rappresenta la purezza e l'innocenza.
  10. Il 47° teorema di Euclide: il primo libro della Geometria. Si dice che allorché Pitagora risolse il problema esclamasse "Eureka", che significa "l'ho risolto". Comunque non si tratta di un problema ma di un teorema. In Pennsylvania è stato adottato quale simbolo del gioiello dell'Ex Maestro Venerabile.
  11. Speranza: talvolta raffigurata da una donna con un'ancora, come pure da un'ancora accostata all'arco. L'Ancora è emblema della speranza ben fondata e della vita ben spesa. Come la speranza, un'ancora mantiene l'anima sicura e salda.
  12. Filo a Piombo: gioiello del 2° Sorvegliante, ammonisce al diritto cammino dinanzi a Dio ed all'uomo. É uno degli attrezzi da lavoro dei Massoni operativi, impiegato per il controllo delle perpendicolari.
  13. Scala di Giacobbe: senza baldacchino o volta celeste stellata, come la vide nella visione che collegava la terra al cielo. I primi tre gradini sono denominati Fede, Speranza e Carità.
  14. Squadra delimitata: è un simbolo formato da quattro squadre affacciate, che formano un quadrato (v.) spigolato. É quindi il simbolo del Lavoro Massonico, ovvero della squadratura della materia, nonché dello stesso Tempio, ubicato tra i quattro punti cardinali, in un punto geodetico noto ai soli Figli della Vedova. Qualche studioso lo considera anche simbolo dei quattro Elementi (v. anche Squadre).
  15. Luci o Candele accese: come i tre principali dignitari di Loggia, fanno indubbiamente riferimento alle tre posizioni solari: il suo sorgere ad oriente (Venerabile Maestro), la sua posizione intermedia a meridione (2° Sorvegliante), ed il suo tramonto all'occidente (1° Sorvegliante). (v. anche i N°30 e 31).
  16. Cazzuola: attrezzo da lavoro del massone operativo, viene usato per distribuire la malta dell'amore e dell'affetto fraterno.
  17. Pentalfa: rappresenta i cinque punti della fratellanza. Al suo interno vi è la lettera "G", simbolo ben noto sia del creatore che della geometria.
  18. Pavimento a scacchi: è una rappresentazione del piano del Tempio di Re Salomone. Il pavimento massonico è emblematico della vita umana, caratterizzata e provata dal bene e dal male.
  19. Gradini: normalmente sono in numero di tre. Si dice che i sei gradini rappresentino i sei gradi ricevuti da Washington.
  20. La Sacra Bibbia: è considerata la grande luce della Libera Muratoria.
  21. Bara: ha sempre simboleggiato la morte. Si trova su tavole scultoree del 18° secolo e, a quel tempo, faceva parte della simbologia esoterica.
  22. Teschio ed Ossa incrociate: sono simboli della mortalità, della caducità delle cose terrene, e sono spesso usati nei gradi massonici francesi.
  23. Ramo d'Acacia: l'albero dell'acacia dovrebbe essere il legno consacrato dell'Antico Testamento, usato per la costruzione dell'Arca dell'Alleanza. É stato simbolo d'immortalità, ed è presente nella leggenda di Hiram.
  24. Squadra: è il gioiello tipico del Maestro Venerabile della Loggia. É una delle Grandi Luci della Massoneria. Essa è la squadra a braccia uguali di controllo del massone scalpellino.
  25. Compasso: l'emblema dell'Istituzione Muratoria, ed una delle Grandi Luci della Massoneria.
  26. Muro di Mattoni: sembra rappresentare il posto che nella Loggia è occupato dall'Altare. Il Libro Sacro, la Squadra ed il Compasso sono posti su di esso, così come le tre Candele. Forma nove strati di mattoni, uno sull'altro. Per chiarire il significato simbolico del muro occorrerebbe una profonda speculazione.
  27. Arco: è emblematico di quell'Arco divino che fa superare le tempeste della vita. Viene spesso raffigurato con l'ancora.
  28. Maglietto: usato nella massoneria operativa per sistemare le pietre di una costruzione. Talvolta considerato simbolo della morte inaspettata, nella Loggia viene usata dai tre dignitari per regolamentare i Lavori massonici.
  29. (v. N°16).
  30. (v. N°16).
  31. Chiavi incrociate: sono il simbolo del Tesoriere della Loggia, ed è rappresentato nel gioiello che evidenzia la sua funzione di custode del tesoro.
  32. Misura di 24 Pollici: simboleggia le 24 ore del giorno, suddivise in tre parti uguali dedicate a Dio, le usuali vocazioni ed il riposo.
  33. Spada puntata al Cuore nudo: sta a dimostrare che presto o tardi la giustizia si impone su di tutti, e che nonostante le nostre credenze, parole ed azioni possano restare occultati all'occhio umano, non possono sfuggire all'occhio onniveggente del Creatore.
  34. Fiocco: consiste in una corda con fiocchi alle estremità. Allude alla provvidenza che ci circonda e ci protegge mentre gestiamo le nostre vite con le quattro virtù cardinali. Temperanza, Forza, Prudenza e Giustizia. Il Fiocco può anche rappresentare la mistica catena, quel sacro legame che unisce uomini di diverse opinioni in una vera Fratellanza.
  35. Livella: è il gioiello del 1° Sorvegliante, simboleggia l'eguaglianza e ci ricorda che stiamo viaggiando sulla livella temporale. É un altro attrezzo da lavoro del massone operativo.
  36. (v. N°8).
  37. (v. N°9).
  38. Sole: è una delle Luci minori. Simbolo maschile. Quale sorgente di luce, ricorda al Massone la luce intellettuale di cui egli è in costante ricerca.
  39. Stella Esagonale: simboleggia la Divina Provvidenza, ed è detta stella o scudo di Davide. É formata da due triangoli interallacciati, che si prestano ad innumerevoli interpretazioni massoniche.
  40. Lettere: sono impiegate simbolicamente del grado di Mark Master Mason, nel Capitolo massonico dell'Arco Reale.
  41. Alveare: è emblema dell'operosità. Ci insegna che siamo arrivati a questo mondo come esseri razionali ed intelligenti, quindi dovremmo sempre essere industriosi.
  42. Grembiule: il grembiule massonico, che deriva dal grembiule da lavoro dello scalpellino, è di per sé un simbolo. É emblema dell'innocenza, e distintivo tipico del Libero Muratore.
Wesak:  Particolare forma di evocazione collettiva della divinità, di origine indo-tibetana, istituita circa 2500 anni orsono in onore di Buddha. Aveva, ed ha, luogo tra le montagne del Tibet, a frequenza annuale e nella prima notte di plenilunio del mese di maggio, sotto il segno zodiacale del Toro. La cerimonia si svolge sotto la guida di Maestri spirituali indiani, e si ispira alla tradizione secondo cui il principe Gautama Siddharta che, conseguita l’Illuminazione, raggiunta la perfezione e quindi la totale libertà dal ciclo morte-rinascita, divenne il Buddha. Alla sua morte si ritrovò alle porte del Nirvana, il luogo della beatitudine eterna. Allora si volse indietro, verso il mondo ed il genere umano appena lasciati, provando immensa pietà per tutti gli esseri soggetti alla sofferenza, alle malattie, alla violenza reciproca ed a quella della Natura. Si arresta, pronunciando un solenne giuramento al cospetto della cosiddetta Gerarchia, ovvero dei Grandi Iniziati trapassati, già pronti ad accoglierlo tra loro: «Resterà lì, in attesa, ed entrerà nel Nirvana solo con l’ultimo degli esseri umani. Ritornerà ogni anno tra gli uomini nel momento del plenilunio nella costellazione del Toro per portare il suo conforto e la sua benedizione, per tendere la mano verso l’umanità sofferente». Da quel tempo migliaia di pellegrini si incamminano verso una piccola valle posta alle falde dell’Himalaya e, giunti alla meta, si siedono ed attendono, davanti ad un grande altare in pietra e ad un laghetto dalle acque limpide ed azzurre. La tradizione vuole che alla massa di pellegrini si aggiungano migliaia di altre persone, presenti però nel solo corpo astrale (v.). Nella notte di plenilunio si palesano le sembianze luminose di Buddha, che rimane visibile e benedicente per otto minuti, per poi dissolversi nell’etere cosmico (v. Torino città magica, Vol. II, pag. 55, di Giuditta Dembech, Ediz. L’Ariete, 1999). La tradizione del Wesak è stata importata in Occidente agli inizi del ‘900 per opera del Movimento Teosofico di Helena P. Blavatsky (v.), nel tentativo di persuadere il mondo che Krshna, Buddha, Maometto e Gesù non sono che manifestazioni diverse dell’unico Dio. Tale concentrazione di persone accomunate da intenti comuni e guidate da Maestri spirituali preparati, costituisce una possente sorgente energetica in grado di evocare l’Eggregoro (v.), anzi, un’Entità di livello molto elevato. Il W. venne introdotto in Italia nel 1946, a Torino, dal grande cultore dell’esoterismo Antonio Amerio, e per 35 anni fu praticato in ristretti circoli privati, a livello famigliare. Dal 1981 invece, per iniziativa dello stesso Amerio poi ripresa dalla Dembech, il W. è celebrato a Torino in forma pubblica, in ambienti particolarmente capaci (come il Palasport), ultimamente con la partecipazione di Marco Columbro: caratteristica peculiare è il largo impiego cerimoniale dell’«Aum» (v.) e la disponibilità di moltissimi fiori, specialmente di iris, che vengono distribuiti ai partecipanti al termine della cerimonia. Nel 1999 la partecipazione ha raggiunto le 5000 presenze. È accertato che il W. viene oggi celebrato in tutto il mondo occidentale.

Westminster:  È il più importante dei quartieri (boroughs) di Londra, sulla riva settentrionale del Tamigi. È in prossimità del fiume che si erge il grandioso e spettacolare complesso architettonico, costituito dal palazzo e dall’abbazia di W. Del primo fanno parte la romanica Temple Church (1160-86), la W. Hall (1392-1402), l’unica parte superstite del Royal Palace, costituito dalle attuali Houses of Parliament (XIX secolo), Saint James’s Palace (XVI secolo), la chiesa di Saint Margaret (1523) la W. Cathedral (1895-1903) e l’imponente torre sede del Big Ben, la campana fusa nel 1856 da G. Mears, pesante ben tredici tonnellate. L’abbazia di W., edificata nel 1050 in stile normanno e ricostruita tra il XIII ed il XIV secolo, con l’aggiunta dei chiostri e della Chapter House, nel 1503-1512 della cappella di Enrico VII e nel XVIII secolo delle due torri occidentali. Considerata né cattedrale né semplice chiesa, tuttora unicamente soggetta all’autorità del sovrano, dal 1066 è sede delle incoronazioni regali e della celebrazione di grandi eventi nazionali. Ogni monarca, da Guglielmo il Conquistatore, con l’eccezione di Edoardo V e di Edoardo VIII, è stato incoronato nell’abbazia. All’interno, per iniziativa di Enrico III, dietro l’altare maggiore contiene numerosi monumenti funebri di sovrani e di regine, a partire da Sant’Edoardo Confessore. Seguendo il percorso evidenziato nella pianta ed i relativi riferimenti numerici, vi si trovano: 
  • (1) Statisti britannici
  • (2) Henry Purcell (1659-1695); 
  • (3) Orlando Gibbons (1583-1625); 
  • (4) Re Edoardo I (1239-1307); 
  • (5) Re Enrico III (1207-1272); 
  • (6) La sedia dell’incoronazione
  • (7) Regina Elisabetta I (1533-1603) e Regina Maria I (1516-1558); 
  • (8) La Lady Chapel, anche nota come Cappella di Enrico VII
  • (9) Cappella della Royal Air Force
  • (10) Re Enrico VII (1457-1509); 
  • (11) Re Giacomo I (1566-1625); 
  • (12) Maria Regina degli Scozzesi (1542-1587); 
  • (13) Re Edoardo III (1312-1377); 
  • (14) Re Riccardo II (1367-1400); 
  • (15) Angolo dei Poeti
  • (16) Sepolcro di Sant’Edoardo
  • (17) Altare Maggiore
  • (18) Coro
  • (19) La Chapter House
  • (20) Camera della Pisside
  • (21) La cripta
  • (22) Tomba del Milite Ignoto (1920); 
  • (23) La Medaglia del Congresso degli Stati Uniti (1921); 
  • (24) Il Memorial a Winston Churchill (1874-1965); 
  • (25) Il Memorial alle vittime innocenti dell’oppressione, della violenza e della guerra (1996). 
Complessivamente oltre tremila persone sono sepolte o commemorate nell’abbazia. Rimane ben poco dei finestroni vetrati medievali, uno dei maggiori vanti dell’abbazia originale. La vetrata più antica è quella del transetto settentrionale, e risale solo agli inizi del XVIII secolo.  Y  (Storia): A partire dal monastero originale medievale alla Riforma anglicana, la regina Elisabetta, sepolta in una delle cappelle absidali (le Lady Chapel, aggiunte da Enrico VII, primo sovrano della casa dei Tudor), trasformò l’abbazia in Chiesa Collegiata, una peculiarità reale non soggetta ad alcuna autorità ecclesiastica, formalizzando la sua costituzione con un decreto del 1560. Anche ai nostri giorni vari servizi religiosi speciali sono comunque celebrati «ad gloriam Dei»Nel 1965 l’abbazia ha celebrato il suo novecentesimo anniversario, sotto il tema «Un Popolo», adeguato per una chiesa che, attraverso una lunga storia di coinvolgimenti con l’evoluzione della vita del popolo inglese, con inevitabili tensioni tra il regno di Dio e le relatività connesse alla vita umana nell’ambito sociale.


WilhelmsbadDenominazione del Convento Massonico tenutosi nel 1782, come conseguenza delle deliberazioni approvate nel precedente Convento di Lione (v.). I capi della Stretta Osservanza diramarono infatti un questionario diretto a tutti i Cavalieri. I pareri pervenuti furono trasmessi al duca di Brunswick, e discussi poi in questo Convegno. Tutte le deliberazioni furono comprese in un "Reces", suddiviso in dodici capitoli comprendenti tra l’altro: la nomina di S.A.R. il duca Ferdinando di Brunswick a Gran Maestro Generale di tutte le province dell’Ordine dei Cavalieri Beneficenti e dei Muratori Rettificati; la rinuncia solenne al progetto di restaurazione temporale dell’Ordine del Tempio, in cui si precisa che "l’unico scopo è di rendere ciascuno dei suoi membri migliore e più utile all’Umanità con l’amore e lo studio della Verità, l’attaccamento più sincero ai dogmi, doveri e pratiche della nostra Santa Religione, con una Beneficenza attiva, illuminata ed universale nel senso più esteso, e con la sottomissione alle leggi delle nostre Patrie rispettive"; la dignità di Cavaliere Beneficente dev’essere considerata come una ricompensa per la testimonianza della Tradizione e premio per le opere benefiche. Per continuità tradizionale venne deciso di mantenere l’abbigliamento, i nomi dell’Ordine e dell’anello di riconoscimento del primitivo Ordine del Tempio. Fu approvata la regola generale per tutti i Massoni, ed una regola per i Cavalieri Beneficenti della Città Santa: Nel Convento di W. furono anche redatti e pubblicati i progetti dei Rituali dei primi tre Gradi Simbolici, e Willermoz fu incaricato di redarre il Rituale di Maestro Scozzese di Sant’Andrea, cardine tra la Massoneria di San Giovanni e l’Ordine Interno. Vennero infine cambiati i numeri di matricola delle Province, che risultò essere: 

  • 1) Germania Inferior; 
  • 2) Alvernia; 
  • 3) Occitania; 
  • 4) Italia, Grecia et Archipelagus, 
  • 5) Burgundia; 
  • 6) Germania Superior; 
  • 7) Austria, 
  • 8) Rossia; 
  • 9) Suedia, 
  • 10) Hispania; 
  • 11) Britannia (per confronto v. Altenberg). 
Il convento di W. vide infine in gran parte realizzati gli ideali che avevano ispirato J.B. Willermoz (v.).


WillermozJean Baptiste (1730-1824), abile commerciante di telerie, discepolo del teurgo Martinez de Pasqually ed amico del mistico pensatore Claude de Saint-Martin, iniziato alla Massoneria all'età di vent'anni, ovvero alla vigilia della seconda condanna ufficiale dell'Istituzione da parte del papa Benedetto XV. Avvertì subito le grandi debolezze ed i profondi limiti in cui s'era invischiata l'istituzione muratoria del tempo, decidendo di porvi rimedio. Dotato di cospicui mezzi finanziari e di notevole personalità e carisma, venne eletto Maestro Venerabile alla giovane età di ventidue anni. Già Eletto Cohen, assiduo ricercatore dell’Arcano Supremo, fu uno dei pochi esoteristi che non si lasciarono abbindolare dalle ambiguità pretenziose di Cagliostro, con il quale ebbe contatti certo più burrascosi che proficui. Sostenitore francese dell'Illustre Ordine della Stretta Osservanza (v:), avrebbe consacrato tutta la propria esistenza all'elaborazione di un cristianesimo esoterico, innervato su pratiche cerimoniali d'impronta occultista. Costituì a Lione un centro irradiatore dell'orientamento spiritualista, non folto quantitativamente, ma i cui adepti lottarono tenacemente contro il materialismo e la filosofia razionalista. Sostenitore del Convento Massonico di Lione (v.), egli fu l’ispiratore ed il fondatore del Regime Scozzese Rettificato (v), in cui assunse il nome iniziatico di "Baptista eques ab Eremo". Vi raccolse la nobile eredità neotemplare del morente Ordine della Stretta Osservanza, alla cui estinzione in territorio francese diede un notevole contributo. Nel nuovo R.S.R. organizzò le classi segrete dei Cavalieri Professi, e redasse personalmente il rituale di Maestro Scozzese di Sant’Andrea, il cui testo originale manoscritto è conservato al numero 5922/2 dell’Archivio della Biblioteca di Lione. Purtroppo W. non riuscì nell'intento di formulare, com'era sua intenzione, un coerente sistema di pensiero, e negli ultimi anni della sua lunga vita sprofondò in esperienze ipnotiche e spiritiche. Le autorità cattoliche, piuttosto benevole verso la sua persona, non incoraggiarono il suo movimento, mentre le massime autorità massoniche si distaccarono progressivamente dall'orientamento ch'egli aveva propugnato. Si può asserire che W. rappresentò un eccellente esempio dei massoni del settecento che intuirono come l'Ordine inglobasse precipui valori spirituali ed esoterici, senza peraltro pervenire a conseguirli soprattutto per mancanza di solide conoscenze simboliche. Un buon massone di tradizione quindi, artefice di uno dei Corpi Rituali più zelanti nella custodia della spiritualità giudeo-cristiana annessa all’Arte Reale.


WillermozismoTermine con il quale è definito il complesso delle dottrine esoteriche e massoniche elaborate da Jean Baptiste Willermoz (v.).


Wirth OswaldMassone eretico del Grande Oriente di Francia. Nel 1910 diede alle stampe un volume sul Simbolismo Ermetico, tanto diffuso da essere ripubblicato su autorizzazione dell’autore nel 1930, e più volte ristampato (v. Ediz. Mediterranee, 1984). Come vari altri studiosi di esoterismo del suo tempo. non riuscì a distinguere le proprie riflessioni simbologiche dai foschi meandri dell’occultismo (v. Papus). Ebbe invece successo nell’accostamento dei simbolismi massonici a quelli alchemici. Nell’opera citata, al capitolo dedicato all’"Ermetismo e Massoneria", il W. si sofferma sul tema Liberarsi dai metalli, e ci dice: "Questo è l’inizio della trafila. Una volta individuata la materia propizia, dopo averla accuratamente esaminata ed identificata, l’Alchimia raccomanda di ripulirla esteriormente, per eliminare ogni corpo estraneo che potrebbe aderire accidentalmente sulla sua superficie. La materia insomma dev’essere ridotta all’essenzialità. In maniera assolutamente analoga, il candidato è chiamato a spogliarsi di tutto ciò che gli appartiene artificialmente, ovvero anch’egli dev’essere ridotto alla pura essenzialità. In tale stato di innocenza primitiva, di ritrovato candore filosofico, il soggetto viene imprigionato in un angusto ricovero, dove non filtra alcuna luce dall’esterno. È il Gabinetto di Riflessione, corrispondente al matraccio dell’Alchimista, al suo Uovo filosofico, sigillato ermeticamente. Per il profano è il tenebroso sepolcro nel quale, volontariamente, deve morire all’esistenza passata. Decomponendo la scorza che si oppone al libero sviluppo del germe dell’individualità, questa morte simbolica prelude alla nascita del nuovo essere che sarà l’Iniziato. Egli nasce dalla putrefazione, simboleggiata dal colore nero degli Alchimisti". A proposito della leggenda di Hiram, vissuta dal nuovo Maestro, il W. dice: "La Massoneria impone due volte la morte: la prima all’inizio del ciclo, già nel gabinetto di riflessione; la seconda al momento della definitiva e completa iniziazione nella Camera di Mezzo. Questa seconda morte corrisponde al compimento della Grande Opera (v.). È l’estinzione dell’egoismo radicale che provoca la caduta di Adamo. L’Io ristretto e meschino si cancella di fronte al Sé superiore, simboleggiato da Hiram. Il biblico peccato dell’Adamo universale viene così ad essere riscattato. Infatti non bisogna ingannarsi, poiché l’Architetto del Tempio è esattamente per il Grande Architetto dell’Universo quello che il Verbo incarnato (Cristo) è per il Padre Eterno nella concezione cristiana". Si tratta di un’analogia, proposta sotto il profilo dell’Ars Regia, tra Hiram e Cristo, in quanto manifestazioni dell’Oro, quindi della Pietra Filosofale, conferente l’immortalità a chi la scopre. Qui Hiram potrebbe simboleggiare l’elemento architetturale del Cristo che, invece, come Uomo-Dio, comprende tutte le possibili valenze creative e redentive dell’essere umano. Molte sono state le opere del W., tra cui è opportuno citare I Misteri dell’Arte reale (Ediz. Atanor1981); i tre volumi La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti, uno per ciascun Grado dell’Ordine (Ediz. Atanor, 1992); I Tarocchi (Ediz. Mediterranee, 1991); L’Imposizione delle Mani (Ediz. Mediterranee, 1994).


WycliffeJohn, riformatore religioso inglese (1320-1384). Di nobili origini, si dedicò dapprima allo studio della filosofia scolastica, prendendo intransigente posizione per il nominalismo. Messosi al servizio della Corona, allora in gravi attriti con il papato per questioni di competenza giurisdizionale, avviò i suoi attacchi al diritto di sovranità e proprietà della Chiesa. Deluso dall’atteggiamento del sovrano, si avvicinò agli esponenti dell’anticlericalismo popolare. Le sue posizioni, espresse in vari trattati (De dominio divino, 1375; De civili dominio, 1376; De veritate Scripturae, 1378, De Ecclesia (1378); De potestate papae, 1379,De eucharistia, 1379), vennero condannate una prima volta nel 1377, e definitivamente respinte , insieme a quelle di Hus (v.), nel concilio di Costanza (1415). L’importanza di W. è soprattutto storica, in quanto è una delle figure che maturano il complesso fenomeno della Riforma protestante. Il suo atteggiamento si caratterizza essenzialmente come lotta all’autorità ecclesiastica ed agli abusi e forzature del suo dominio temporale. Fondandosi sulle Scritture (fatte tradurre in inglese nel 1380) ed attraverso la predicazione dei poveri preti (Lollardi) da lui istituiti, W. diffonde il principio dell’interiorità ed individualità della religione, e della conseguente necessità di eliminare la mediazione autoritativa della Chiesa. Respingendo la teoria del dominio eminente del clero sui beni civili, W. riconduce sia il dominium, cioè il potere in genere, che la possessio materiale, unicamente a Dio, e conseguentemente all’uomo a lui congiunto solo se in stato di grazia. In base alla teoria della predestinazione, W. ridefinisce quindi la Chiesa come universitas predestinatorum, cioè come una comunità costituita per il divino decreto di salvezza; comunità cui è sottratto però ogni carattere di entità visibile, sociale e storica. In parte derivate dalle teorie di Marsilio da Padova e di Occam, le idee di W. (in sintesi la negazione della potestà ecclesiastica e l’affermazione della sovranità giurisdizionale dello Stato), esercitarono un influsso determinante su Hus, e si ritrovarono, seppure in modo indiretto, anche nello stesso Lutero.



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