mercoledì 10 aprile 2013

Vaticano, pratiche gay diffuse nella Santa Sede


L'INTERVISTA


Il teologo Berger racconta a Lettera43.it i retroscena dell'omosessualità in Vaticano. Tra saune e locali segreti.

di Barbara Ciolli
Prima del 2010, David Berger era un giovane e brillante teologo tedesco, frequentatore degli ambienti curiali conservatori e della scena gay romana.
Dopo il 2010, anno del suo outing e della pubblicazione del libro La sacra apparenza, un teologo gay nella Chiesa cattolica (Der heilige Schein. Als schwuler Theologe in der katholischen Kirche, pubblicato da List, mai edito in Italia), Berger è stato radiato dalla Pontificia accademia di San Tommaso d'Aquino, dove era professore, e interdetto dall'insegnamento della religione nelle scuole.
I TABÙ DELLA SANTA SEDE. Da allora, in Germania le sue dichiarazioni sull'omosessualità diffusa nella Chiesa e le sue battaglie contro l'omofobia non smettono di fare clamore.
Bavarese, 45 anni, dal 2009 al 2010 anche lettore per la Congregazione per la dottrina della fede con il compito di sorvegliare alcune riviste, a Lettera43.it il teologo ha raccontato delle pratiche omosessuali diffuse in Vaticano. Una realtà anche negli ambienti clericali tedeschi, ma radicata in «misura molto maggiore a Roma», fuori e dentro le mura della Santa Sede. Anche se parlarne resta un tabù.
I MONSIGNORI DELLA ROMA GAY. Negli anni in cui ha vissuto nella Capitale, il teologo era solito incontrare preti e «monsignori» nei locali gay e nei luoghi del cruising, gli spazi informali dove ci si conosce per fare sesso. Leggere di prelati in saune e appartamenti a luci rosse, come rivelerebbe il dossier segreto sugli scandali di Vatileaks che papa Francesco prenderà in carico, per Berger non è stata dunque una sorpresa.
«Benedetto XVI avrà probabilmente saputo di qualche episodio. Alcuni scandali erano noti ai suoi intimi e anche di dominio pubblico. Ma mai, credo, il papa si sarebbe aspettato un fenomeno di tali dimensioni. Per lui sarà stato uno choc», esordisce parlando con Lettera43.it.
  • Il teologo tedesco David Berger
DOMANDA. Nella Relationem voluta da Benedetto XVI si parla di una vera lobby gay. Gli «atti impuri» servivano per fare carriera in Vaticano?
RISPOSTA. In parte esisteva anche il fenomeo del do ut des. Ma quello che ho potuto vedere, in sette anni di soggiorni a Roma, era più che altro, semplicemente, la pratica diffusa dell'omosessualità. Non dichiarata, ma palese. E nemmeno legata al desiderio di fare carriera in Curia.
D. Come funzionavano le cose?
R. In Vaticano mi capitava spesso di essere avvicinato per avere “contatti” con i religiosi. E poi c'erano i monsignori, ognuno con il loro segretario, il loro autista, il loro aiutante personale. Spesso giovane e latino-americano.
D. Tutti gay? Come si muovevano?
R. Restai stupito, i primi tempi. La sera frequentavo i luoghi gay della capitale e non di rado mi imbattevo in religiosi.
D. Si è parlato di saune, ville per incontri, centri estetici...
R.
 Mi ricordo bene degli incontri fatti all'Hangar, un locale gay di Santa Maria Maggiore. E, all'aperto, nel parco di Monte Caprino, vicino al Campidoglio. I romani sapranno bene di cosa parlo.
D. Era un parco di incontri per gay ed etero, chiuso dal sindaco Gianni Alemanno nel 2009.
R.
 Ci si andava per fare conoscenza, talvolta anche sesso. Attraeva molta gente. Da lì, un giorno sono anche finito in un appartamento di Monte Mario. Era una casa di cui ogni religioso aveva la sua chiave. C'era un via vai: si entrava e si usciva, senza impegno.
D. Possibile che il pontefice non si fosse reso conto di niente?
R.
 È verosimile che Ratzinger sia venuto a conoscenza di qualche episodio sporadico. Era in Vaticano da 20 anni, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la vecchia Inquisizione. Conosceva quel mondo. E fuori dal Vaticano già anni fa esplose uno scandalo in Austria, al seminario di Sankt Pölten.
D. Perché cita proprio questo caso?
R.
 Uno dei due responsabili, allontanati dalla diocesi dopo la pubblicazione di foto esplicite sui giornali, era Wolfgang Rothe, amico del futuro segretario del papa, padre Georg Gänswein. Padre Georg era stato anche il suo relatore di tesi. Questo e altri casi erano noti anche pubblicamente.
D. Nella Santa Sede invece?
R.
 In Vaticano, la pratica omosessuale è consolidata e inconfessabile, anche se è molto più frequente rispetto alle sedi periferiche. Dubito che il pontefice si fosse reso conto di un fenomeno di tali proporzioni.
D. Eppure, lei ha detto che era evidente.
R.
 Sì, ma a quanto mi hanno raccontato diversi religiosi tedeschi, Benedetto XVI ha un'enorme paura, quasi il panico, degli omosessuali. Per lui deve essere stato uno choc. Una profanazione inimmaginabile.
D. Lei conosce anche teologi che hanno studiato con Ratzinger. Com'era da giovane?
R.
 Un ragazzo fragile, dicono. Molto delicato, sensibile.
D. Ai tempi in cui era arcivescovo di Monaco, Ratzinger aveva un aspetto per certi versi femmineo.
R.
 In privato, c'è chi concorda nell'attribuirgli chiare tendenze omosessuali. Questo, voglio sottolinearlo, non vuol dire essere gay. Molti sacerdoti sublimano queste loro tendenze nell'estetica. Magari non sono neanche consapevoli della loro natura.
D. Benedetto XVI è stato uno dei pontefici più omofobi della storia.
R.
 Ha teorizzato che gli omosessuali sono esseri inferiori all'uomo e alla donna, le sole creature di Dio. Questa sua omofobia è il frutto di un tabù. Una chiusura totale a una realtà mai accettata e forse neanche concepita.
D. Quale?
R. Che nella Chiesa ci possano essere sacerdoti gay.  E che, in generale, è naturale pregare Dio ma anche avere rapporti sessuali con gli uomini.
D. In passato non era infrequente che ragazzi incapaci di riconoscersi nelle categorie di uomo e donna finissero in seminario.
R.
 Farsi preti li metteva, diciamo così, al riparo dallo stigma di non volersi sposare e costruirsi una famiglia.
D. Con genitori troppo rigidi, l'outing era un tabù.
R.
 Ai tempi di Ratzinger, in Germania si rischiava seriamente di finire in un campo di concentramento.
D. Papa Francesco le è apparso meno dogmatico di Benedetto XVI?
R.
 Nella benedizione, invece del rito canonico, ha impiegato una formula che richiama quella delle Libere chiese evangeliche dell'America Latina, aprendo agli atei e ad altre confessioni. In questo è stato molto diverso dal suo predecessore.
D. Ma?
R. In passato, da cardinale, ha detto che le donne non sono fatte per la politica. Ratzinger non si era mai espresso contro la parità dei sessi. E sui gay le sue dichiarazioni sono state altrettanto omofobe.
D. Scontrandosi con il governo argentino, Bergoglio ha sostenuto che «le nozze gay sono il segno del diavolo».
R.
 In Brasile viene ucciso un omosessuale al giorno. E in Argentina la situazione non è molto diversa. La sua è stata un'affermazione gravemente irresponsabile.
D. Ratzinger era timido. Bergoglio è un papa che parla al popolo. Ed è votato all'azione.
R.
 Sa spendersi per i poveri, gli emarginati, i bambini sofferenti e malati. In questo, papa Francesco è davvero grande. Ma sui gay può essere ancora più pericoloso di Ratzinger.
Giovedì, 21 Marzo 2013

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