sabato 20 aprile 2013

TUMORI: IN MOLTI RICORRONO ALLE TERAPIE COMPLEMENTARI

TUMORI:  AIRC, LA MICROCAPSULA TELECAMERA PER LA DIAGNOSTICA ROMA - Terapie complementari e alternative per la cura delle patologie tumorali? Attenzione, il rischio e' che possano creare delle interazioni con le terapie 'standard', bloccando l'azione dei farmaci utilizzati, come nel caso di alcune erbe. A consigliare cautela nel ricorso a terapia complementari, che si aggiungono dunque a quelle classiche contro il cancro, e' l'oncologo Umberto Tirelli, direttore del centro di riferimento oncologico di Aviano. Cautela ma non chiusura, ha affermato l'esperto, poiche' tali tecniche andrebbero comunque valutate e non bocciate a priori.

Tirelli conferma, dunque, il dato dello studio pubblicato sulla rivista Annals of oncology in base al quale il 75% dei pazienti malati di cancro in Italia utilizzerebbe cure complementari cioe' in aggiunta a quelle tradizionali: ''Questa alta percentuale - ha affermato - e' confermata anche da uno studio svolto dal nostro centro. La percentuale di pazienti che utilizza terapie complementari in aggiunta ai trattamenti convenzionali, dall'omeopatia alle erbe, e' effettivamente molto alta''. Si tratta, secondo l'esperto, di terapie da non escludere a priori, soprattutto per il benefico effetto psicologico che esse determinano il piu' delle volte, ma che vanno tuttavia ''seriamente valutate'': ''L'atteggiamento giusto - ha commentato - non e' certamente quello della chiusura, bensi' di una valutazione effettiva di tali trattamenti. Diverso - ha pero' precisato - e' naturalmente il caso del paziente che decida di abbandonare la terapia convenzionale per una non scientificamente validata, una decisione estremamente pericolosa e ovviamente da evitare''.

In relazione invece ai trattamenti complementari, il punto, ha spiegato Tirelli, e' che ''non possiamo escludere che proprio tale complementarieta', pur dando dei vantaggi di tipo psicologico, possa determinare anche effetti collaterali negativi dovuti appunto all'interazione con i farmaci; un ambito non ancora studiato a sufficienza''. L'invito, dunque, e' quello alla cautela: ''Prima di intraprendere qualunque trattamento complementare - ammonisce Tirelli - e' sempre bene parlarne con il proprio medico''.

Della stessa opinione anche l'epidemiologo Roberto Raschetti dell'Istituto superiore di sanita' (Iss): ''Si ricorre alle terapie complementari per avere una migliore qualita' di vita, considerando che si tratta spesso di pazienti in situazioni particolarmente critiche''. In generale, ''circa il 15% della popolazione - ha concluso l'epidemiologo - fa ricorso a tali trattamenti, ma la percentuale tra i pazienti tumorali e' certamente molto piu' alta, proprio per l'esigenza di un maggiore supporto anche di tipo psicologico legato a tale patologia''.

(ANSA)

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