venerdì 19 aprile 2013

SPORT E' UNA MEDICINA PER OSSA, STUDIO DELL'UNIVERSITA' CAGLIARI


GibiliscoCAGLIARI - Lo sport come coadiuvante nella calcificazione ossea. Lo ha stabilito una ricerca portata avanti da Giuseppe Perpignano, ordinario di Reumatologia della Facolta' di Medicina dell'Universita' di Cagliari e primario al Policlinico di Monserrato.

Oltre 200 atleti del Centro Universitario Sportivo (CUS) dell'impianto di Sa Duchessa sono stati sottoposti ogni mercoledi' sera, per due anni consecutivi, ad analisi meticolose, in particolare l'ultrasuonometria ossea, dallo staff medico guidato da Perpignano. ''Dall'eleborazione dei primi dati - ha spiegato il medico - e' emerso che l'attivita' fisica stimola la mineralizzazione ossea in particolare in quelle strutture osseoarticolari che vengono poste sotto sforzo nel momento in cui si esegue il gesto sportivo''. L'azione benefica nei calciatori e nei velocisti si manifesta soprattutto negli arti inferiori, mentre nei tennisti nel braccio. In particolare, i calciatori sono quelli che evidenziano una maggiore calcificazione ossea.

''L'importante - ha aggiunto Perpignano - e' che non ci siano eccessi, che portano sempre ad effetti negativi. Soprattutto le donne sono piu' esposte a conseguenze, come l'amenorrea che mette a rischio la stessa mineralizzazione ossea, nel momento in cui le atlete sono sottoposte a diete eccessive o ad allenamenti stressanti''. Secondo il docente l'attivita' sportiva in genere deve essere personalizzata per qualsiasi individuo a seconda delle fasce d'eta'. Nell'attivita' di tipo agonistico, inoltre, possono anche insorgere particolari patologie che vanno ad incidere sulle strutture osseoarticolari e tendinee messe sotto sforzo.

''In questo caso - ha affermato Perpignano - occorre intraprendere programmi terapeutici insieme a fisiatri e fisioterapisti uniti ad una cura con farmaci condrotrofici che portano nutrimento alle costituenti nobili delle cartilagini articolari''. Un metodo che risulta efficace se la patologia viene diagnosticata e curata per tempo, magari anche attraverso i cosiddetti Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei), la fisiochinesi o le cure termali.

''Purtroppo - ha concluso il Primario di Reumatologia I del Policlinico di Monserrato - non vi e' una cultura adeguata della prevenzione e ci si rivolge al medico solo quando i fastidi sono eccessivamente evidenti, il che vuol dire, pero', che la cartilagine articolare potrebbe risultare usurata ed in una situazione cosi' risalire la china e' molto piu' difficile. I trapianti cartilagenei possono essere usati in massima, solo in soggetti giovani e per piccole lesioni, ma non si puo' fare un discorso su larga scala''.

Tutti i dati raccolti in questa ricerca vengono ora elaborati per offrire un quadro piu' completo e saranno oggetto di discussione nel secondo Convegno internazionale di Reumatologia e Sport, i cui lavori si terranno dal 26 al 28 maggio prossimo al Forte Village di Santa Margherita di Pula, in provincia di Cagliari. 

(ANSA)

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