APR 7, ’1311:45 AM
Screen City di Simone Arcagni è un libro da leggere come una galleria di idee con un filo conduttore implicito che forse si sintetizza nella parola Citynet.
La ricerca della città del futuro nelle parole dei grandi pensatori e nelle proposte artistiche o nelle piattaforme innovative che non cessano di proporsi all’attenzione in un mondo che cerca la sua nuova forma, appare come un percorso tra tutti i “post-” e gli infiniti “pre-” del mondo della sperimentazione digitale, intellettuale e narrativa. «Citynet è uno spazio espanso, ubiquo e sempre più geolocalizzato» dice Arcagni. Forse è la nuova utopia. Di certo è una nuova realtà, aumentata: con risposte ma anche molte domande.
Il filo conduttore non è tanto la guida alla lettura ma il vero e proprio problema da risolvere. Da un lato è una piattaforma, che consente un’incredibile quantità di collegamenti tra persone e cose, accessibili con un sistema di schermi che evolvono in nuove interfacce che penetrano progressivamente in ogni spazio della vita quotidiana; dall’altro lato è un ecosistema nel quale storie e innovazioni coevolvono. In un contesto teso dal ritmo dell’innovazione, ogni strumento di questa vicenda sembra sempre sul punto di raggiungere il confine tra successo e obsolescenza.
E la galleria di idee è consultabile con il cellulare usando una qualsiasi app che legge i QR code e consente di vedere le innovazioni citate, in un ipertesto di carta e digitale.
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