domenica 21 aprile 2013

Scienza e magia del Lutero della medicina

LUIGI MASCHERONI
Scienza e magia del Lutero della medicina
Fra guarigioni miracolose e formule alchemiche, lo studioso ebbe schiere di oppositori ma anche masse di fedelissimi seguaci
Una biografia giornalistica di Meier fa piazza pulita di pettegolezzi e leggende che aleggiano sulla sua figura
Il suo motto era "Alterius non sit qui suus esse potest". "Chi appartiene a se stesso non sia di nessun altro". E infatti Paracelso (1493-1541) non fece parte di nessuna chiesa, partito, consorteria. Di indole difficile e impetuosa, dissacratore e un po' bohemien, combatté contro le autorità scientifiche, religiose e politiche del suo tempo. Personaggio enigmatico, di volta in volta re dei ciarlatani, mago e guaritore, medico geniale e rivoluzionario, filosofo e alchimista, si portò addosso il nome "mostruoso" di Philippus Aureolus Theophrast Bombast von Hohenheim. E dal 1529 il "titolo" umanista di "Paracelso".
A una delle figure più sfuggenti e misteriose della storia del pensiero e della religione occidentale, sempre sospesa tra scienza, leggenda e fiaba che operò al confine fra l'epoca medievale e quella moderna, lo storico svizzero Pirmin Meier ha dedicato Paracelso. Medico e profeta (Salerno, pagg. 410, 36.000 lire). A metà tra la "biografia spirituale" e il saggio scritto col piglio "giornalistico", è uno studio corposo che fa piazza pulita dell'ingarbugliato reticolo di leggende, pettegolezzi, bugie spacciate per verità e riflessi di un'ambigua fama postuma che per secoli hanno avvolto l'esistenza del "mago di Hohenheim".
Nelle leggende popolari tedesche il ricordo di Paracelso è legato alle arti diaboliche, a guarigioni miracolose, alla fabbricazione dell'oro. Nelle filastrocche dei bambini è chiamato "il Paracelsi", o "chiacchierone", adepto del diavolo come il dottor Faust che nel pomo della spada nasconde una polverina misteriosa e la pietra filosofale. Ebbe schiera di oppositori e masse di seguaci: "Mai uomo ebbe tanti nemici e fu tanto criticato, mai uomo ebbe tanti seguaci e fu tanto ammirato", scriveva di lui l'abate Lenglet du Fresnoy. Figura esemplare del Rinascimento europeo, fu esaltato e denigrato. William Shakespeare e Johann Wolfgang Goethe lo collocano tra i più grandi medici di tutti i tempi. Ma sul suo nome cadde la damnatio memoriae dell'età dei lumi, mentre il nazismo strumentalizzò in chiave ideologica il suo pensiero.
Antiche incisioni lo raffigurano come un omino rachitico, curvo e con un cranio di dimensioni enormi, più simile a un ciarlatano che a un medico insignito in Italia del titolo di dottore in entrambe le medicine, quella del corpo (medicina interna) e quella delle ferite (chirurgia). Eppure qualcuno ha parlato di Paracelso come del "Lutero della medicina". Fu il primo a descrivere lo zinco, fino allora sconosciuto, e il precursore della iatrochimica, basata sulla distillazione dei minerali dai quali estraeva sostanze per preparare medicamenti. Si occupò del ballo di San Vito, di epilessia, lunatici, sonnambuli, malati di mente. E fu l'unico a pronunciarsi in chiave medica sulle apparizioni dei santi: "Un sì, dieci no, una volta vero, dieci volte falso".
Filosofo della natura e teologo laico, fu medico dell'anima e del corpo. Applicò alchimia e astrologia all'arte medica, elaborando un impianto teorico fondato sulle corrispondenze tra macro e microcosmo. Credeva in un Universo costituito da un'unica materia governata dai tre principi alchemici (zolfo, sale e mercurio) che messi in relazione con il corpo umano determinano la cura del malato. Il "dottor Theophrastus" (al quale sono stati dedicati qualcosa come almeno 1.800 titoli) ha lasciato un corpus scriptorum di circa 20.000 pagine, metà delle quali non ancora edite. Una straordinaria (e bizzarra) sintesi di medicina, cosmologia, psicopatologia, magia e critica politica, redatta in un tedesco popolaresco e ostico. Un linguaggio, è stato detto, oscuro, barbarico, artificioso e folle.
Figlio di Wilhelm von Hohenheirn, un piccolo nobile declassato, e di un'umile donna svizzera, Paracelso nasce nel 1493 (o forse 1494) a Einsiedeln, nell'odierno cantone Schwyz, a poca distanza dalla Teufelsbrücke ("il ponte del diavolo"), sullo Etzel. Gli anni della giovinezza e dell'apprendistato sono avvolti dall'oscurità. Predestinato agli studi universitari, da studente trascorre interi anni come chierico vagante. Il titolo di dottore lo consegue (forse) all'Università dì Ferrara intorno al 1515. La sua arte chirurgica sarà poi messa alla prova come medico militare nell'Italia del Nord, nei Paesi Bassi e al seguito del re danese Cristiano II. Fino al 1524 la sua vita è caratterizzata da lunghi viaggi di cui è difficile ricostruire le singole tappe: di certo fu in Lituania, Polonia, Rodi, Valacchia, Slovenia. E poi in Francia, Spagna, Portogallo.
Una leggenda lo vuole per cinque anni al seguito di alcuni zingari dai quali apprese le misteriose conoscenze di quel popolo. Nel 1524 giunge a Salisburgo. Poi è la volta di Strasburgo, dove acquista fama di medico prodigioso. Tra i suoi pazienti famosi, Erasmo da Rotterdam, Frobenius e il canonico Cornelio von Lichtenfels.
Nel 1527 soggiorna a Basilea, dove è professore ordinario all'università. Qui tiene lezioni di medicina che rappresentano una dichiarazione di guerra alla scuola medica allora in vigore (basata sul sistema diGaleno e di Avicenna) al quale Paracelso contrappone una medicina dal carattere speculativo-spirituale che si riallaccia alle tradizioni antichissime delle cure popolari, della magia e dell'alchimia. Dal 1532 si perdono di nuove le sue tracce e per anni non si conosce con esattezza quali peregrinazioni abbia intrapreso.
Fino al 21 settembre 1541 quando, nella locanda "Al cavallo bianco" di Salisburgo, detta il suo testamento al notaio Hans Kalbsohr. Le sue ossa, riesumate nel corso dei secoli per almeno cinque volte, nel 1945 finiscono per mano di un soldato americano in un secchio dell'immondizia.
Nel cinquecentenario della nascita furono invece diffusi i risultati di un'inchiesta medico-giudiziarìa del 1886 che avanzava l'ipotesi di un Paracelso ermafrodita, vista la conformazione del cranio tipicamente femminile. Più di un biografo ha parlato di una castrazione in tenera età, forse per mano di un soldato, forse per l'attacco di un maiale.
"La sua opera, così come la sua vita - scrive Pirmin Meier - nascondono ancora numerosi misteri sorprendenti", tanto da non poter distinguere tra il Paracelso storico e il Paracelso leggendario. In fatto di cibo e di bevande non brillò certo per morigeratezza, ma si batté tutta la vita per riformare la medicina, che considerava, più che una scienza, un'arte: la più nobile e la più alta. Si è scritto che non si sapesse decidere tra confessione cattolica o protestante. Forse simpatizzava per gli anabattisti, per alcuni fu completamente ateo e fu accusato di eresia ariana. Dal canto suo, Paracelso si riteneva un medico di stampo apostolico che imitava Cristo:"Il primo fra i medici e l'unico che esercita gratuitamente".

http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010111a.htm

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