mercoledì 17 aprile 2013

R


R.L.Sigla massonica, quasi sempre scritta con i tre puntini (v.) in luogo dei punti, da alcuni interpretata come Reale Loggia (v. Arte Reale), da altri, in maggioranza, come Rispettabile Loggia (v. Abbreviazioni). In Germania è comunemente sostituita dalla sigla J.L., dal significato di Johannis Loge (v. Massoneria Johannita))


R.S.A.A.Sigla abbreviativa designante il Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.), talvolta modificata in R.S.A.& A.


RaAntica divinità del ricco pantheon egizio, fonte di energia, di calore e di luce. Ra (oppure Re’) è all'origine della vita, è l'anima cosmica, il creatore e l'animatore dell'universo. Come parte integrante, con Osiride, del ciclo giorno e notte, vita e morte, egli domina il tempo. Durante le sedici ore della notte divieneAf, la materia putrida, il sole nero, raffigurato da un corpo avvolto nelle bende, con la testa di ariete coronata dal disco solare. Come incarnazione del principio regale che mantiene l'equilibrio del mondo, ogni Faraone è Sa-Ra, figlio di Ra. I suoi attributi sono il disco solare con un punto centrale, gli obelischi che rappresentano il primo raggio e la pietra Benben, il perno del mondo, dove la fenice (il Bennu) va a consumarsi per poi rinascere. Gli furono dedicati molti animali, tra cui la mangusta che divora i serpenti, il toro Mnevis, il gatto maschio, il cobra, il falco e lo scarabeo Khepri. La triade Khepri-Ra-Atum esprime una completa manifestazione della vita, Khepri al mattino, Ra a mezzogiorno e Atum la sera. Il tempio di Ra, denominato Eliopoli (città del sole) dai greci, portava il nome di Iunu, ovvero il Pilastro, o Perno del mondo. "Io sono l'Eterno, sono Ra emerso dal Nun, sono il signore della Luce" (Testo dei sarcofagi).


Rabbi: Termine ebraico ed aramaico, avente il significato di mio Signore, o mio Maestro. Ai tempi di Gesù era un appellativo rispettoso, impiegato soprattutto verso i dottori della Legge, i cosiddetti rabbini. Nel Nuovo Testamento il termine ricorre solo nei vangeli e, ad eccezione di Giovanni 3, 26 dove parla di San Giovanni Battista, è riferito esclusivamente a Gesù.


RabbinoContaminazione dell’ebraico rabbi (v.), mio maestro, e rabban, titolo del presidente dell’Accademia ebraica palestinese. Il termine costituisce titolo onorifico attribuito ad un uomo saggio, interprete della Bibbia e della Legge orale. Nel Medioevo indicò anche il capo della comunità ebraica, mentre in Spagna ebbe rango di giudice. Attualmente il R. ha quasi ovunque funzioni esclusivamente religiose, sia rituali che educative.


RacaTermine aramaico spesso presente nel Talmud (v.), dal significato di vuoto, nel senso di incapace di comprendere l’insegnamento impartito dal Maestro. Lo si trova anche nel Vangelo di Matteo (26, 47-49): " … ma io vi dico: chiunque va in collera con suo fratello sarò condannato in giudizio; e chi avrà chiamato R. suo fratello, sarà condannato nel Sinedrio (v.)".


RadiestesiaScienza praticata in Cina nel 3000 a.C., trovò largo impiego in epoca etrusca e romana: gli operatori erano rivestiti di funzioni sacerdotali. Nel Medioevo fu considerata pratica diabolica, incorrendo nei rigori dell’autorità religiosa. Già usata nel XVI secolo in Germania per ricerche minerarie, nel XVII secolo fu applicata per la ricerca di falde acquifere sia in Gran Bretagna che in Francia, dove fu impiegata per finalità giuridiche: famosa la scoperta effettuata nel 1692 dal rabdomante J. Aymar di uno degli assassini dei coniugi Sauvatre. Propugnatore in Italia della R. è stato P. Zampa (1877-1944). Per vari secoli la R. è stata considerata una pratica di probabile natura medianica, consistente nella captazione di radiazioni emesse da sostanze o da corpi di norma nascosti nel sottosuolo. Strumenti di ricerca sono il pendolo o la bacchetta (in quest’ultimo caso si parla di rabdomanzia). Essa implica lo sfruttamento di facoltà sensoriali di norma ignorate, ma di cui ogni essere umano sarebbe dotato. Il fenomeno si manifesta mediante torsione della bacchetta ed oscillazioni o rotazione del pendolo; l’interpretazione di tali momenti è connessa alla sensibilità dell’operatore. La R. è da poco diventata materia di studio scientifico ed universitario in molti paesi, ed avrebbe carattere biofisico: correnti radioattive ecciterebbero il sistema nervoso dell’operatore, provocando involontarie contrazioni muscolari che causano il movimento dello strumento impiegato. Secondo altri studiosi invece la R. costituirebbe una forma paranormale di conoscenza (criptestesia). LaTeleradiestesia compie ricerche con il pendolo su persone o terreni anche lontani dall’operatore, purché questi disponga di fotografie delle persone o di mappe dei terreni in oggetto. La R. verrebbe oggi anche applicata per diagnosi di patologie a distanza, nell’inseguimento di criminali, in teleprospezioni di cadaveri sepolti o sommersi, e di giacimenti minerari o di tesori nascosti.


Ragione e FedeRapporto già manifestato nella sapienza di Israele e, nei primi secoli cristiani, nella teologia dei Padri della Chiesa. Entrambe le testimonianze esprimono una fondamentale simpatia della fede per le capacità ed i cammini dell’intelligenza, ma rivelano anche il carattere paradossale con cui spesso la fede si presenta, scontrandosi con le certezze della ragione e le costruzioni della filosofia. La sintesi trasmessa dal cristianesimo primitivo, come la sapienza biblica, vede la ragione operante all’interno della visione del mondo e della storia offerta dalla fede. Nel secondo millennio la relazione tra ragione e fede presenta aspetti nuovi. La teologia scolastica medievale tenta di organizzare in sistema razionale la verità della fede. L’assunzione della filosofia di Aristotele, da parte di Abelardo e di San Tommaso d’Aquino, impegna la fede al dialogo con una costruzione della ragione autonoma dalla fede stessa. Infine la sfiducia nella ragione, generata dall’involuzione della scolastica (XIV secolo), incrementa la separazione, quasi che la ragione sia un ostacolo alla fede. Questa posizione è caratteristica della Riforma protestante, mentre da parte cattolica si accentua la fiducia nelle capacità dell’uomo, tra cui è fondamentale proprio la ragione. La tensione tra le confessioni cristiane e l’attenzione del pensiero occidentale per la questione delle forme e dei metodi della conoscenza, hanno fatto del problema del rapporto R.F. un tipico problema moderno. Un’equilibrata soluzione è stata offerta dal magistero del concilio Vaticano I, che ha difeso la capacità innata della ragione umana di giungere alla conoscenza di Dio, ma ha affermato anche il sicuro accesso a Lui che la fede offre all’umanità, nella condizione ferita in cui essa esiste nella storia. Inoltre il concilio ha affermato la trascendenza della verità offerta dalla fede rispetto alle capacità della ragione e, viceversa, la necessità della fede di presentarsi come atto ragionevole e non cieco. Nella riflessione del XX secolo, la questione è stata liberata da formalismi astratti. Ragione e fede appaiono intricate saldamente tra loro, sia perché la ragione scopre una dimensione fiduciale intrinseca ai propri dinamismi di accesso alla verità, sia perché la fede prende coscienza dei condizionamenti linguistici, dialettici e culturali che ne segnano intrinsecamente ogni espressione.


RagioneScienza, dottrina. Facoltà di pensare stabilendo rapporti e legami tra diversi concetti, e di giudicare bene discernendo il vero dal falso, il giusto dall'errato. Nel linguaggio filosofico s'intende sia la facoltà discorsiva del pensiero umano sia il fondamento oggettivo ed intelleggibile di qualcosa. Tradizionalmente la R. distingue la facoltà di conoscere l'universale, aprendo diatribe quantitative tra la conoscenza umana (razionale) e quella animale (istinto), nonchè qualitativa tra R. umana (discorsiva) e divina (intuizione). La Scolastica nell'analisi della differenza tra R. ed intelletto ha avviato praticamente lo studio della differenza tra la conoscenza come ricerca e deduzione (discorso) e la conoscenza come intuizione e penetrazione dell'universale. L'orientamento razionalistico della filosofia moderna, da Cartesio all'Illuminismo, porta a concepire la R. essenzialmente come guida e regola universale di condotta teorica e pratica. Secondo la concezione radicale di Hume, R. ed abitudine rappresentano "un meraviglioso ed inintelleggibile istinto dell'anima che ci trasporta per una serie di idee e le arricchisce di qualità particolari a seconda delle diverse situazioni a relazioni". Grandi filosofi moderni come Kant, Hegel, Fichte, Schopenhauer e Nietzsche hanno approfondito l'argomento, su cui si sono sviluppate svariate ipotesi interpretative. Y (G.O.I.) Il termine R. si presenta sotto una grande quantità di significati non sempre coerenti. Al ricercatore interiore dovrebbe interessare soprattutto il rapporto razionale fra potenza (v.) ed azione. L'aggettivo razionale deve però essere approfondito. La potenza e l'azione, essendo riferiti a noi stessi, comportano un rapporto esistenziale. Ne consegue che la razionalità assume un aspetto molto più vasto di quello che normalmente le viene attribuito nei casi dove sia possibile e più facile arrivare a definizioni. Se da un lato possiamo sempre parlare di logica raziocinante, da un altro dobbiamo anche prendere in considerazione gli equilibri di giudizio ed anche le responsabilità inerenti a tali equilibri. In altri termini, la R. non può essere considerata in modo del tutto astratto. Appare invece necessaria una partecipazione distaccata, ma sempre decisamente individuale (v. Ragione e Fede).

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Raimondo di SangroPrincipe di San Severo, Duca di Torremaggiore (1710-1771), fu uno dei personaggi più complessi, discussi e controversi della storia napoletana del XVIII secolo. Intorno alla sua figura ruotano molti miti e leggende, che evocano misteri e segreti impregnanti la sua attività di scienziato, chimico, alchimista, militare e mecenate, noto soprattutto per le sue invenzioni, quali le macchine belliche e le macabre macchine anatomiche(v.)ben più che per le sue eccezionali doti umane e sociali, per lo più ignorate dai biografi superficiali che se ne sono interessati. Rampollo di una illustre casata di antica discendenza carolingia, legata alla casa di Borgogna (di cui condivideva il blasone nobiliare), titolare nel regno di Napoli di oltre 600 feudi, fu avviato alla carriera militare, ove raggiunse presto il grado di maresciallo del Regio Esercito napoletano. Ancor giovane ufficiale, scrisse un’Enciclopedia universale sull’arte della guerra ed un approfondito Trattato sui sistemi di fortificazione, arrivando a realizzare alcune apprezzate invenzioni, come la Carrozza anfibia. Nel 1735 venne iniziato alla Massoneria presso la Loggia La perfetta Unione, cui aderì con entusiasmo, incurante della recente scomunica papale. L’eccezionale carisma di cui era dotato lo portò presto ad assumervi la carica di Maestro Venerabile, attivandosi per l’adozione degli alti gradi templari detti "di Vendetta", nell’ambito del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Dopo l’elevazione alla carica di Gran Maestro, dava poi alle Logge napoletane una prima completa stesura della Costituzione Massonica, sfruttando una sua attivissima tipografia. Per natura era spoglio di ogni falsa deferenza nei confronti dei wpe3.jpg (5489 byte)potenti, sia verso il suo Re Carlo III che al cospetto di papa Clemente XII e dei suoi biechi servi napoletani (il card. Spinelli ed il mons. Francesco Maria Pepe). Eccezionale (ed incompreso) protettore dei fratelli massoni, non esitò ad adottare ogni misura valida a consentire il prosieguo dell’attività delle Logge, a dispetto degli innumerevoli tentativi persecutori attuati direttamente ed indirettamente dalla Chiesa. Attraverso la sua tipografia, creò ripetute occasioni per scagliarsi contro certi atteggiamenti della corte pontificia: · con i "quipu" incaici aveva prodotto un’opera apologetica sulla scrittura con le cordicelle policrome annodate, un sistema di scrittura sofisticato che il R. (noto come o’ Principe) aveva tradotto anche in chiave alchemica, ma che la miopia della Chiesa aveva definito "merce del demonio", rendendosi artefice della totale distruzione di immensi patrimoni culturali compresi in intere ricche biblioteche; · con la pubblicazione dell’opera già all’indice "Il Conte di Gabalis, ovvero ragionamento sulle scienze segrete", diffondeva le antiche tesi rosacrociane; · grande scalpore suscitava però un suo trattato, diffuso nel 1746, dal titolo "Relazione della Compagnia dé Liberi Muratori", edito quale opera di divulgazione della Massoneria, di richiamo ai suoi principi universali, non asserviti ad alcun potere spirituale o temporale, in aspra polemica con il feroce dogmatismo della Santa Romana Chiesa. R. auspicava la divulgazione di una Massoneria universale cosmopolita fortemente esoterica, il che scontentava sia i massoni intrallazzati con il potere politico e religioso, sia il sovrano turbato dalle voci di cospirazione fomentate all’interno delle Logge, sia il papa per la presenza tra i massoni di alti prelati come il vescovo di Avellino, Benedetto Latilla, Grande Oratore dello stesso Gran Maestro. Il 17 giugno del 1751, nel turbamento creatosi per il mancato miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, R. viene convocato dal re Carlo III, pressato dal papa Benedetto XV, che pretende ed ottiene rassicurazioni sui pacifici intendimenti della Massoneria, e lo convince a tranquillizzare anche la Curia Romana attraverso una lunga e dotta epistola, redatta in forbito latino ed il italiano volgare. Essa si rivelò un atto di grande umiltà e di profondo rispetto, mai di sudditanza nei confronti della Chiesa, un’esaltazione dei valori etico morali della Libera Muratoria di ispirazione templare, respingendo e disconoscendo certe derivazioni controllate da avventurieri e sobillatori. Quando R. fu costretto a consegnare al re un elenco di affiliati, con personaggi ambigui, ininfluenti e comunque ben poco massoni (che comunque uscirono assolutamente indenni dalle intricate maglie di ben quattro diverse commissioni d’inchiesta, istituite per i nobili, per i militari, per i religiosi e per i membri della borghesia, grazie all’amicizia tra R. ed il re), molte frange massoniche accusarono aspramente R. di alto tradimento. Il Principe R. fu bersagliato da più parti dalle accuse più infamanti, come stregoneria e necromanzia (le macchine anatomiche), che non si lasciò distogliere dal suo intento di dedicarsi per intero all’Arte Reale, realizzando il "Lume Eterno". Negli ultimi anni di vita R. fondò una Loggia degli Eletti, dalle caratteristiche esclusive, non per casta o censo, ma per le doti richieste a chi voleva farne parte. Si trattava di qualità umane e culturali richieste dal livello dei Lavori svolti nel suo Tempio, incentrati sull’ermetismo, sulla cabala, sull’alchimia e sulle conoscenze templari, aspetti esoterici che, criptati e simboleggiati, avrebbe riversato a piene mani nelle grandiose opere d’arte del suo Tempio della Pietà, o Pietatella (v.).

RamaSuprema divinità della mitologia indiana, che aveva molti degli attributi di Marte misti a quelli di Ercole. É l'incarnazione della pietà filiale, dell'eroismo e della sovranità. La leggenda lo vuole figlio del Sole e della principessa Causelya, mentre la storia lo identifica nel figlio di Dasaratha re di Ayodhya (attualmente Oudh) marito di Sita e fratello di Laksmana. Con il suo nome Visnù sarebbe sceso sulla terra nella sua settima incarnazione (avatara), soprattutto per liberare l'amata Sita dalle mani del gigante Ruana. Le sue eroiche imprese sono cantate in sanscrito nel celebre poema Ramayana (v.), il viaggio di Rama (IV-III secolo a.C), scritto in sette libri di complessive 24.000 strofe dal venerando vate Valmiki. R. è oggetto di culto assai diffuso in India, dove in suo onore vengono tuttora celebrate coloratissime feste solenni.


RamadanNel calendario musulmano è il nome del nono mese lunare, nel corso del quale, secondo l’insegnamento del Corano (11, 181), si osserva la completa astensione quotidiana (dall’aurora al tramonto) da cibi, bevande, rapporti sessuali, fumo e simili. La notte invece viene trascorsa nella meditazione e nei banchetti rituali. Alla fine del mese di R. (secondo la tradizione il mese in cui scese dal cielo sulla terra il Corano), si celebra una festa di gioia (‘id al-fitr oppure al’id al-sagir) della durata di tre giorni.


RamayanaIn sanscrito significa il viaggio di Rama, ed è il titolo di uno dei due massimi poemi indiani (l’altro è il Mahabharata), scritto da Valmiki nel IV-III secolo a.C. È composto di sette libri di 24.000 strofe complessive, dei quali sono stati riconosciuti autentici i libri II-VI, che esaltano la casta guerriera nella figura del protagonista, Rama, visto come un eroe puramente umano. I libri I e VII invece riconoscono in Rama l’incarnazione (avatara) del dio Visnù, e si pensa perciò che siano una aggiunta posteriore dei brahmana (sacerdoti), nel tentativo di avvicinare Rama alla loro casta. Nei libri II-VI Dasaratha, re di Ayodhya (l’odierna Oudh), nella regione di Kosala, ormai vecchio, vuole consacrare erede al trono il figlio Rama, ma la regina Kaikeyi, alla quale il re aveva promesso di esaudire due desideri, chiede che Rama sia mandato in esilio per quattordici anni, e sia eletto re suo figlio Bharata. Dasaratha, costretto a mantenere la promessa, muore di dolore, mentre Rama, nonostante le proteste di Bharata che non intende occupare il trono, va in esilio nella foresta insieme alla moglie Sita ed al fratello Laksmana. Qui vince i demoni Raksasa, che molestano gli asceti, ma per vendetta gli viene rapita la moglie dal re dei Raksasa, Ravana, che domina l’isola di Lanka. Per riavere Sita, Rama si allea con il popolo delle scimmie, fra le quali spicca per saggezza la scimmia Hanumat’, ed è proprio per l’accortezza di questa e per il valore di Rama che Ravana viene sconfitto ed ucciso dallo stesso eroe, che libera Sita per poi ripudiarla essendo in dubbio sulla sua fedeltà. Sita allora, gettatasi per disperazione in un rogo, chiama a testimone della propria fedeltà il dio del fuoco, Agni, che appare e la scagiona. Rama riprende la moglie con sé, e ritorna trionfalmente ad Ayodhya, sulla quale finalmente accetta di regnare. Nel I libro, detto Balakanda (sezione del fanciullo), si narra della incarnazione di Visnù in Rama, in seguito alle preghiere degli dei impauriti dalla potenza che il demone Ravana stava acquistando mediante una rigorosissima ascesi. Nel VII (ed ultimo) libro, detto Uttarakanda (sezione estrema), si narra del nuovo ripudio di Sita a causa delle maldicenze del popolo e del tardivo pentimento di Rama che, addolorato per la morte della donna, muore egli stesso tornando ad essere Visnù. Alcuni studiosi hanno voluto vedere nel R. la lotta tra gli invasori indoeuropei e le popolazioni indigene per il dominio dell’India; altri invece hanno visto illustrato nel poema un mito agreste, interpretando Sita (nata dal solco) come divinità tutelare dell’agricoltura, e Rama come pioggia fecondatrice. Il R., che contiene, oltre al racconto principale, altre narrazioni a carattere mitico, spesso quasi o del tutto estranee al tema centrale, è in vari punti prolisso; tuttavia nel complesso si rivela come opera di massimo dinamismo epico, di nobile e poetica sensibilità, di profonda saggezza e di raffinata arte. I suoi personaggi costituiscono ognuno la personificazione di un ideale. Così Rama è l’immagine della pietà filiale, dell’eroismo e della sovranità; Sita della fedeltà coniugale; Laksmana dell’amore fraterno; Hanumat della saggezza; Ravana del male. Molto amato e diffuso sia all’interno che al di fuori dell’India, dove viene tuttora letto e rappresentato, del R. abbiamo tre redazioni: quella di Bombay, quella bengalina o gaudana, e quella occidentale, differenti in vari punti l’una dall’altra.


RameNome di un metallo considerato il simbolo dell’Acqua e della forza vitale. Secondo certe antiche tradizioni, è associato al colore verde della malachite. La sua corrispondenza planetaria è Venere (v.).


RamessesNome di undici diversi faraoni egiziani della XIX e XX dinastia (1309-1194 e 1184-1080 a.C.) durante la seconda metà del Nuovo Regno. R. I (1309-08 ca. a.C.)fu uno dei generali che contribuirono a liquidare la monarchia religiosa atoniana, instaurata da Amenophis IV Ekhnaton od Akhenaton (v.). Divenuto re in tarda età, lasciò ogni responsabilità di governo al figlio Sethos, salito poi al trono con il nome di Sethi I. Il faraone R. II (1279-1212 a.C.), figlio di Sethi I, fu uno dei più grandi sovrani della storia egiziana. Dalle cinque grandi spose reali e dalle numerose mogli secondarie, ebbe moltissimi figli, circa un centinaio. La sua politica fu tesa a ristabilire il predominio egiziano nei territori oltre confine, dove la situazione era degenerata durante l’ultima fase della XVIII dinastia, soprattutto a causa delle lotte interne seguite alle vicende di Amenophi IV, denominato l’eretico e tuttora noto come tale. La battaglia di Qadesh (1290 a.C.), che fermò l’avanzata degli Ittiti tesi alla conquista dell’Egitto, portò al trattato di alleanza con il re ittita Khassulitis III. Lottò anche contro i principati libici, e consolidò le conquiste in Nubia; costruì una splendida e moderna città nel delta del Nilo (Pi-Ramses) e moltissimi monumenti dal delta stesso fino in Nubia, dove fece scavare sei splendidi templi rupestri, tra i quali il suo splendido tempio funerario detto il Ramesseo oppure Ramesseum (v.), e quello grandioso di Abu Simbel. Nei pressi fece pure edificare il tempio funerario per la sua Sposa Reale preferita, Nefertari, morta prematuramente. Il suo gusto per il gigantesco e la continua ripetizione delle proprie lodi, appesantirono molti monumenti, ma lo stile è indubbiamente solenne e regale. Egli regnò per circa sessantasette anni, nel corso dei quali portò l’Egitto a livelli di compattezza e di prosperità mai conseguiti prima, costituendo l’apogeo della grandezza del Regno dell’Alto e del Basso Egitto. Ancora in vita, gli fu attribuito l’appellativo di "Grande". R. III (1185-1153) agli inizi tentò di seguire lo stile fastoso dell’illustre predecessore, soprattutto nel suo tempio funerario di Medinet Habù. Il suo regno fu continuamente minacciato da invasioni esterne: due volte dai Libici, che giunsero fin quasi a Menfi, ed una volta dai Popoli del Mare, venuti dalle regioni dell’Egeo, i quali si proponevano di occupare gran parte del Medio Oriente. Morì in una congiura di palazzo. Da R. IV a R. XI la storia egiziana subì un notevole declino politico e militare (v. Ramessidi).


RamesseumDetto anche Ramesseo, è il termine usato dagli egittologi per indicare il grandioso tempio funerario di Ramesses II il Grande (regno ca. 1290-1224 a.C.) della XIX dinastia, dedicato al dio Amun (od Amon) di Tebe ed a sé stesso. Fu costruito a Nord-Ovest dei Colossi di Memmone. Pressoché distrutto il tempio, sono invece ben conservati i suoi grandiosi magazzini con le ampie volte di mattoni. In un angolo del cortile si trovano il dorso ed i frammenti dell’enorme statua del sovrano, in origine alta circa diciotto metri e pesante oltre mille tonnellate.


RamessidiDenominazione usata dagli egittologi per indicare i faraoni di nome Ramesses (v.), dal IV all’XI, ovvero quelli appartenenti alla XX dinastia (1184-1080 a.C.), sotto i quali l’Egitto attraversò un periodo di decadenza militare e politica. I R. furono: Ramesses IV (regno 1151-45 a.C.); Ramesses V (regno 1145-41 a.C.); Ramesses VI (regno 1141-34 a.C.); Ramesses VII (regno 1134-31 a.C.); Ramesses VIII (regno 1131-27 a.C.); Ramesses IX (regno 1127-10 a.C.); Ramesses X (regno 1110-07 a.C.); Ramesses XI (regno 1107-1080 a.C.). Tranne Ramesses IX e Ramesses XI, gli altri R. ebbero regni brevi e poco documentati, e si allontanarono raramente dalle regioni del delta del Nilo, mentre crescevano l’importanza e le ricchezze del gran sacerdote di Amun a Tebe. Durante il regno di Ramesses IX si svolsero processi contro i saccheggiatori delle tombe reali, che agivano con la complicità di altissimi funzionari dello Stato Egiziano.

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Ramsay A. M.Di origini scozzesi e presbiteriane (1686-1743), entrò in Massoneria portandovi il suo amore smodato per la Cavalleria e gli Ordini onorifici. Convertitosi nel 1710 al cattolicesimo quietista di Fenelon, è rimasto celebre per un famoso discorso che avrebbe dovuto tenere nel marzo 1737 davanti ad alcune Logge parigine, venendone però impedito da un’ordinanza del cardinale Fleury. Un discorso mai pronunciato quindi, ma che ha comunque lasciato un segno indelebile nello stile del Rito Scozzese. Un segno positivo perché vi ha introdotto quello spirito eclettico ed universalista che rappresenta il vanto del Rito; negativo, o quantomeno in senso fantastico ed anti-universalistico, poiché privilegia ka componente cavalleresca collocando in questa l’origine dell’Ordine Massonico. L’errore commesso da R. fu d’aver letto la vicenda cavalleresca in chiave ingenuamente apologetica, ignorandone gli aspetti brutali e deleteri. L’analisi del suo discorso implica l’immediato impatto con una prima affermazione: le leggi dell’antichità, avendo un fine di conquista militare o l’espansione di un popolo a danno di altri, non poterono diventare leggi universali. Un frainteso amor di patria distrusse l’amore per l’umanità. Il R. sostiene che "la Massoneria sorse così per rivalutare quella che è una massima scolpita nella natura umana, formulabile nel modo seguente: "Il mondo intero non è che una grande Repubblica, di cui ogni Nazione è una famiglia"". Un vero e proprio cosmopolitismo, che influirò sull’orientamento di molti massoni nei secoli successivi. Ma poi R. tenta di fondare storicamente il suo cosmopolitismo, iniziando con l’indicare come precursori i Crociati, da lui addirittura definitiuomini superiori. Egli evidenziò così il suo scarso acume analitico, non distinguendo tra autentico cosmopolitismo ed aspirazioni colonizzatrici di monarchie cattoliche di cui le Crociate furono strumento fallimentare. Egli sostenne che il nome di Libero Muratore non va inteso in senso letterale, grossolano e materiale, come se gli istitutori fossero stati degli umili operai della pietra o dei geni curiosi che volessero perfezionare le Arti. Essi sarebbero stati non soltanto abili architetti che intendevano consacrare i propri talenti ed i propri beni alla costruzione di Templi esteriori, ma anche "Principi religiosi e guerrieri che intendevano edificare, illuminare e proteggere i Templi viventi dell’Altissimo". R. propose anche un deciso riferimento all’analogia tra Massoneria e scuole misteriche dell’antichità, anticipando forse l’idea più brillante e rivoluzionaria del XVIII secolo: "Tutti i Grandi Maestri, in Germania, in Inghilterra, in Italia ed altrove, esortino tutti i Sapienti e gli Artigiani della Fratellanza a riunirsi, per fornire i materiali per un Dizionario Universale delle Arti Liberali e delle Sciente utili, escluse soltanto la Teologia e la Politica. Ne nascerà un’opera di valore universale che non potrà che crescere ed arricchirsi nei secoli futuri".


Ramses IINome alternativo del faraone Ramesses II detto il Grande (1279-1212 a.C.), figlio di Sethi I. Recentemente è stata pubblicata una sua biografia in forma romanzata in cinque volumi, edito dalla Mondadori, con autore il massone Christian Jacq, che ha riscosso un notevole successo editoriale (v. Ramesses e Ramessidi).


RamsesDenominazione alternativa di Ramesses (v.).


RapsodoTermine che nell’antica Grecia definiva il recitatore popolare professionista di canti perlopiù epici, di produzione altrui od anche propria. Tale termine verso il V secolo a.C. sostituì quello precedente di aedo, usato sistematicamente sia da Omero (v.) che da Esiodo. Funzione principale del R. era quella di riunire in raggruppamenti omogenei brani poetici, soprattutto epici, di uno o più autori, inserendo tra le varie parti dei brani di raccordo di produzione propria.


RaskolMovimento eretico sorto in Russia nel XVII secolo, contro le riforme della liturgia e la revisione delle Sacre Scritture, intrapresa nel 1654 dal patriarca Nikon, il quale vi aveva riscontrato errori ed omissioni. I seguaci, detti in origine Raskolniki o Raskoniti, sostenevano tra l’altro che: tutti gli antichi libri liturgici avrebbero la stessa importanza della Bibbia; i sacramentisarebbero validi solo se amministrati secondo la liturgia anteriore alla riforma di Nikon; che il segno della croce dovesse essere fatto con due dita unite, e non con tre. Il movimento si scisse nel 1700 in due diverse correnti; quella moderata deipopovcy o presbiteriani, e quella estremista dei bezpopovcy, che rifiutava il sacerdozio. Contro questi movimenti vennero adottati provvedimenti di rigidità diversificata, come prigionia, esilio ed anche rogo.


Raja YogaEspressione sanscrita che significa "Yoga Regale", indicante un metodo filosofico indiano che si propone di realizzare il dominio assoluto della mente, della psiche e dello spirito. Più specificatamente il termine indica il "Terzo Sentiero" che conduce alla Liberazione. Gli altri due sono l’Inana Yoga (v.) ed il Karma Yoga (v.). Il metodo è anche noto come "Dottrina di Patanjali", dal nome del suo fondatore, il quale ha fissato otto posizioni per il conseguimento del fine: 1) Yama (v.): 2) Nijama (religiosità); 3) Asana; 4) Pranayama (controllo energia del respiro); 5) Pratyakara (controllo dei sensi); 6) Dharana; 7) Dhyana (v.); 8) Samadhi (v.) (v. anche Yoga).


RazionalismoTermine diffuso a partire dal XVII secolo, per indicare un movimento gnoseologico che attribuisce alla ragione un primato rispetto all’esperienza, sia riguardo alla genesi sia nei confronti della validità delle conoscenze, per cui il R. si oppone all’empirismo. Per il R. moderno (Cartesio, Leibniz) le nostre conoscenze sono aprioristiche, e pertanto dotate di validità universale e necessaria. Kant tentò di superare l’opposizione di R. ed empirismo con la sua concezione della ragione come funzione dell’esperienza. Il R. trova applicazione anche in campo etico e metafisico; infatti si può dire che tutta la metafisica classica ha un’ispirazione razionalistica, in quanto parte della convinzione dell’esistenza di una struttura razionale della realtà, e della possibilità conseguente per la filosofia di fondare l’esistenza sull’essenza. In campo etico si considerano razionalistiche tutte quelle posizioni che fondano la scelta morale su un ordine razionale oggettivo ed universale. In senso specifico si definisce R. oppureintellettualismo morale la convinzione che la cognizione razionale del bene sia di per sé sufficiente sull’agire.




Re del MondoIl Regno sotterraneo di Agharti (v.) è retto dal Brahmatma (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il Chakravarti (Re del Mondo), che regna per il periodo di un Manvatara, una delle quattordici ere (la nostra è quella detta del cinghiale bianco) da cui è composto un ciclo cosmico. Vaivaswata, settimo e attuale Re del Mondo, è in comunione spirituale con tutti i Manu che hanno regnato prima di lui, tra cui il primo Brahmatma Swdyambhuva. Secondo Ossendowski, egli si reca nella Cripta del Tempio dove giace, in un sarcofago di pietra nera, il corpo imbalsamato del suo predecessore, per unire la sua mente a quella dei Manu del passato. La caverna è sempre oscura, ma quando vi penetra il R., le pareti si rigano di strisce di fuoco e dal coperchio del sarcofago si levano lingue di fiamme. Il Guru più anziano sta davanti a lui con il volto e il capo coperti; egli non si toglie mai il cappuccio, perché la sua testa è un cranio nudo in cui di vivo non ci sono che gli occhi e la lingua. Dal sarcofago cominciano a emanare i flussi diafani di una luce appena visibile: sono i pensieri del predecessore del R., ed esprimono le volontà ed i comandi di Dio. Il Brahmatma, insieme al Mahatma (colui che conosce il futuro) e al Mahanga (colui che procura le cause affinché gli avvenimenti si verifichino), forma una potente triade; da essa dipende una società di cavalieri-sacerdoti, i Templari Confederati dell'Agharti, il cui livello più elevato è il cosiddetto "consiglio circolare" formato da dodici iniziati: lo stesso numero, fa rilevare Renè Guenon, dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù (v.). Il R. non è soltanto un capo religioso, ma regge anche i destini materiali del pianeta (l'unità tra il potere spirituale e quello temporale è simboleggiata nella figura del Re-Sacerdote Artù). Il Manu fa in modo che il corso della storia segua un preciso andamento (difficilmente comprensibile e non necessariamente positivo secondo i nostri canoni) in accordo con un ineffabile piano divino. In Mission de l'Inde en Europe (1910), lo scrittore Saint-Yves d'Alveydre sostiene che il R. è il più alto esponente della Sinarchia , una sorta di Governo centrale di uomini di scienza, potentissimo e ramificato, i cui esponenti terreni(il Consiglio Europeo di Stati ed il Consiglio Internazionale delle Chiese) ispirano e controllano i grandi moti politici o d'altro genere che segnano l'evoluzione del genere umano. Al sovrano non mancano i mezzi per eseguire la propria missione: quando lo desidera egli può infatti mettersi in comunione con il pensiero di tutti gli uomini che hanno influenza sul destino e la vita dell'umanità, come i Re, gli Zar, i Khan, i capi guerrieri, i sacerdoti e gli scienziati. Egli conosce tutti i loro pensieri e i loro disegni; se questi sono graditi a Dio li asseconda, altrimenti li fa fallire. In più, se la nostra folle umanità si mettesse a fargli guerra, scrive Ossendowski, i Templari Confederati dell'Agharti sarebbero in grado di fare esplodere tutta la superficie del globo e trasformarla in un deserto, o di prosciugare i mari e trasformare i continenti in oceani. Di rado il sovrano si mostra al di fuori del suo regno: le ultimi apparizioni pubbliche sono avvenute nel monastero di Narabanchi nel 1890 (a quell'anno risalgono una serie di profezie che anticipano, con una precisione sconcertante, gli sconvolgimenti politici iniziati un secolo dopo), nel 1923 in Siam e nel 1937 a Delhi. Comparirà davanti a tutti soltanto quando il tempo sarà venuto di condurre tutti gli uomini buoni contro i cattivi, ma il tempo non è ancora venuto. Infatti (e purtroppo) non sono ancora nati gli uomini più cattivi dell’umanità.


RealtàCondizione di quanto è vero, materiale, esistente, concreto e reale. Modo d'essere delle cose che sono oggetto d'esperienza. Il carattere contraddittorio dell'esperienza fa nascere la distinzione tra apparenza (quanto a prima vista sembra R. per diventare irreale ad una verifica successiva) e R. Quest'ultima si può definire solo in rapporto alla globalità dell'esperienza individuale ed all'accordo tra le diverse esperienze. Y (Filosofia) Nella speculazione filosofica la R. è contrapposta ala possibilità, per indicare la presenza effettuale alle cose dello spirito. Mentre cioè l'oggetto reale agisce su altri oggetti e sullo stesso soggetto che lo percepisce, l'oggetto puramente possibile rimane passivo di fronte allo spirito, e non esercita alcuna influenza reale. Ma la R. si contrappone più propriamente all'idealità, al modo d'essere di ciò che può solo essere oggetto del pensiero. La distinzione tipicamente scolastica tra "esse in intellectu" ed "esse in re" sta a fondamento dell'argomento ontologico di Sant'Anselmo, che afferma la possibilità di passare dall'essere in quanto pensato all'essere reale. Il problema filosofico specifico cui ha dato luogo il concetto di R. è quello dell'esistenza del mondo esterno, che domina la problematica gnoseologica della filosofia moderna, da Cartesio a Kant. Per il primo, oggetto immediato di conoscenza sono solo le idee, così che nasce il problema del rapporto tra la R. oggettiva delle idee e la R. formale od attuale delle cose. Kant distingue invece la R. del fenomeno, che suppone un orientamento realistico della conoscenza, dalla R. delle cose in sé, puramente noumenica. Una problematica che la filosofia contemporanea tende a superare: se nell'età moderna il problema della R. tendeva a confondersi con quello dell'esistenza del mondo esterno, nelle tendenze attuali l'attenzione non è rivolta tanto all'esistenza quanto al modo d'essere specifico delle cose. É appunto ricorrendo ad un'analisi del modo d'essere specifico dello Esserci umano, come essere-nel-mondo, che Heidegger confuta come un falso problema quello dell'esistenza del mondo esterno, vedendovi fuggente un metodo astraente, che separa uomo e mondo, non riuscendo a ricostruirne l'intimo significato unitario. L'esistenza delle cose può essere esplicata solo in rapporto a quella dell'Esserci umano. Ben diversa risulta infine l'impostazione del neopositivismo, che pure conclude con una condanna del problema metafisico dell'esistenza del mondo esterno. Né la tesi dell'esistenza né quella della sua non esistenza hanno significato alcuno, in quanto nessuna delle due si presta ad una verifica sperimentale. Y (Massoneria) Il termine R. si presta ad interpretazioni ambigue. Si intende forse distinguere una R. esterna, maggiormente oggettivizzabile, da quella interna, che si presume possa rappresentare una R. troppo soggettiva. Probabilmente si confonde l'esistenza delle R. con il loro contenuto, non sempre definibile. Se invece si considera esclusivamente l'esistenza di un qualcosa di osservabile, allora si deve arrivare a non prenderne in considerazione il contenuto in senso assoluto. La valutazione diventa perciò responsabilità di chi osserva. Interessa invece portare all'attenzione del ricercatore l'importanza dell'evento, che mette in relazione le due diverse R., cioè quella esterna e quella interna.


RebisTermine alchemico coniato verso la fine del XVII secolo per indicare l'Androgino (v.), ovvero la congiunzione tra l'energia maschile e quella femminile. Designa anche l'Iniziato, liberato dalle passioni terrene. Il termine Re-bis indica la cosa doppia, contemporaneamente maschio e femmina. Il Mayer, nell'Atlanta fugiens), scrive che "Vecchie leggende ascrivono al R. un essere doppio, l'Androgino, maschio e femmina in un solo corpo. Egli è stato generato sul monte Ermafrodito (v.). Generato a Mercurio dalla sublime Venere. Non disprezzarlo per il suo sesso ambiguo. Quest'uomo donna un giorno ti genererà il re, cioè la Pietra Filosofale. Il Rimbaud sostiene che il R. non è una affatto mostruosità, essendo la sintesi statica delle componenti maschile e femminile, io ed un altro". Y (Massoneria) Robert Ambelain (v.), una grande figura di Massone studioso del mistero, quale appendice al una delle sue opere più apprezzate, ha scritto il "Saggio su una figura di Basilio Valentino: il REBIS". Questo è stato ripresoriveduto e commentato molto egregiamente da un anonimo Massone, indubbiamente dotto cultore delle dottrine esoteriche, membro della R. L. Umanità e Progresso - Krishna N° 43, all'Oriente di Milano, che ne ha ricavati un paio di volumetti informalmente editi in Milano nel corso del corrente fine secolo. Vi si sostiene che il R. sia simbolo della morte alchemica, che racchiude in sé un'intera dottrina, e che può essere considerato un paradigma di tutta l'Arte Reale ermetica. L'Androgino alchemico (v. figura) viene rappresentato in piedi, appoggiato sul corpo del drago della natura, che a sua volta giace sul globo alato della materia prima. Compasso e squadra nelle mani dell'Androgino corrispondono al cielo ed alla terra, ovvero allo spirito ed alla materia, alla forza prima maschile ed a quella femminile. Sul lato maschile ed attivo si vedono Venere, Marte ed il Sole, su quello femminile e passivo Saturno, Giove e la Luna. Allo Zenit il Mercurio perfetto. Ad ogni aspetto attivo ne corrisponde uno passivo. Saturno regge un discendente passivo e Marte uno attivo, esprimendo il primo l'esaltazione dell'anima individuale, il secondo la vittoria dello spirito. Nella fase successiva Giove implica un dispiegarsi dell'attività psichica, mentre Venere corrisponde al sorgere del sole interiore. Luna e Sole rappresentano i due poli nella loro purezza, e Mercurio comprende l'essenza di entrambi. Meno arcani i significati dei simboli racchiusi nel globo alato (1), nella croce (2), nel triangolo (3) e nel quadrato (4), congiuntamente richiamanti la Tetraktys (10) pitagorica. La scritta "REBIS" è rovesciata, ad indicare che l'intera figura va vista come immagine speculare di quella reale. Occorre infine notare che l'intera complessità del simbolo è racchiusa in una cornice ovoidale. Alchemicamente l'Uovo filosofico è sinonimo di Athanor e di Forno. Con esso si indica quella sensazione di interiorità che si forma spazialmente al centro del petto dell'artista quando questi, rilassandosi e concentrandosi sulla propria interiorità, riesce ad isolarsi dalla sensazione del proprio corpo e dall'esistenza di un qualsiasi mondo esteriore. Si tratta di una condizione di isolamento in cui tutto è abolito, e si resta unicamente coscienti di quel dolce tepore interno (il Fuoco della natura) che ci deriva dalla sensazione provata da chi si è raccolto e congiunto con sé stesso. Non viene percepito come un'idea od un'astrazione, ma come qualcosa di concreto, per cui si arriva alla percezione di quel dolce calore quasi fisico, che ci avvolge, ci cova, ci nutre e ci culla, proprio come un pulcino. Benché si capisca che tale sensazione siamo noi stessi, ci sentiamo comunque distinti da essa, come quando ci si parla da soli. Si tratta di un qualcosa di indispensabile, poiché rappresenta la concentrazione che si trasforma poi in meditazione, nonché l'inizio, l'avvio del complesso processo che porta verso la perfezione.


RecipiendarioNel linguaggio massonico indica il candidato che affronta le prove del rituale di Iniziazione. Si presenta alla cerimonia bendato, con il braccio ed il lato sinistro del petto scoperti, con la gamba destra nuda fino al ginocchio e con il piede sinistro scalzo, protetto solo da una ciabatta. Secondo alcuni studiosi, il petto sinistro scoperto (la regione del cuore) simboleggia l’assoluta sincerità con cui il R. affronta l’iniziazione; per altri è la dimostrazione della sua appartenenza al sesso maschile. Ginocchio nudo e piede scalzo consentono il contatto fisico con il sacro suolo del Tempio.


Regalità spiritualeGli aspetti simbolici permettono di comprendere meglio il concetto di "regalità" in Massoneria. Infatti essa rimanda ad un’idea spirituale primordiale, del tutto diversa da quella prevalente nell’ambito profano, in quanto mai si identifica con il monarchismo storico o con la distinzione nobiliare. La regalità intesa in senso massonico è accessibile a quanti operino per conseguire la signorìa interiore, essendo quel riflesso della Gloria Divina che illumina l’aura di ogni soldato dell’Eterno, e coincide con l’integrità, la vittoria sugli istinti ribelli e la perfezione conseguibile con il dominio delle passioni. Tale regalità rappresenta l’elemento comune alle origini della Creazione ed al suo epilogo: è dunque la prefigurazione della condizione universale nell’eschaton, in cui tutti saranno re. La tradizione che ha più lucidamente esposto i caratteri della vera regalità è probabilmente quella zoroastiana, che la celebra nello Zamyad Yashr"Noi celebriamo la tremenda Gloria regale, che tutto conquista, che opera in alto, che possiede salute, saggezza e felicità, che appartiene ad Ahura Mazda, poiché mediante essa Ahura Mazda fece le creature, molte e buone, molte e belle, molte e prospere, molte e splendenti. Affinché esse possano restaurare il mondo, che da allora non invecchierà né morirà, non declinando né marcendo, eternamente vivendo e crescendo. Allorché i morti risorgeranno, la vita e l’immortalità verranno, ed il mondo sarà restaurato ". In conclusione si può affermare che la regalità spirituale, scopo e fondamento della Creazione, si accoppia inscindibilmente alla Verità (v.).


Regime Scozzese Rettificato: É essenzialmente un Rito Massonico impregnato di esoterismo cristiano, marchiato dalla profonda spiritualità che ha contraddistinto il suo fondatore, il famoso massone lionese J.B. Willermoz (v.). Il concetto di Rettifica non è affatto riferito al Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.), con il quale non ha mai avuto alcunché in comune, ed essendo anzi sorto prima di questo. Infatti prese corpo nel corso del Convento delle Gallie, tenutosi a Lione nel 1778, nel corso del quale venne redatto il "Code Maconique des Loges Réunies et Rectifiées de France", riprendendo l’istanza cavalleresca dai residui ideologici dell’ormai morente Ordine della Stretta Osservanza (v.). In origine il sistema comprendeva anche i tre gradi azzurri dell’Ordine Massonico, ai quali sovrapponeva quelli diMaestro Scozzese di Sant’Andrea (ancora considerato grado di Loggia, essendo complementare a quello di Maestro), di Scudiere Novizio (Grado di educazione al servizio) e di Cavaliere Benefico della Città Santa (una sorta di ricompensa per le opere di bene compiute dal Fratello Rettificato). Gli ultimi due gradi costituiscono tuttora l’Ordine interno del sistema. La fiorente attività del R.S.R. fu interrotta dal turbinìo degli eventi provocati dalla Rivoluzione Francese, ma anche dai mutevoli atteggiamenti di alcuni sovrani nei confronti della Massoneria, nonché dalla progressiva autonomizzazione dei locali sistemi massonico-cavallereschi. Ad eccezione di un effimero tentativo di ripresa nella Francia napoleonica, il R.S.R. iniziò a declinare fino a spegnersi dovunque, eccetto che in Svizzera. Fu qui che nel 1804 il Gran Priorato Indipendente d’Helvetia si riaffacciò alla ribalta con rinnovato zelo, tanto da farsi carico, nel 1828, del governo della Burgundia, una delle province dei Cavalieri Benefici della Città Santa, già ubicata in Besancon., e successivamente della rappresentanza generale del Regime. In tale veste il Rettificato elvetico promosse a più riprese la rinascita del sistema nelle terre d’elezione, come la Francia, dove nel 1935 prese definitivamente corpo. Negli Stati Uniti un Gran Priorato autonomo fu costituito su patente elvetica nel 1934. In Italia è recente (1987) l’attivazione della Prefettura (sottodivisione della Provincia) dell’Etruria, operante su patente francese. In realtà la storia del R.S.R. in Italia risale a molto prima, tant’è che il Roberti sostiene che "è il Rito più antico presente in Italia, se si pensa che furono personaggi come il conte Joseph de Maistre, il dott. Sebastiano Giraud, il conte Filippo Asinari di Bernezzo, il principe Diego Naselli d’Aragona ed il principe Raimondo di Sangro che fondarono in Italia il R.S.R. nel lontano 1779". Dal 1985 il R.S.R. in Italia ha ripreso forza e vigore, giacché il Gran Priorato delle Gallie, legittimo detentore del lignaggio della Massoneria Rettificata in Francia, in rapporti di reciprocità con la Gran Loggia Nazionale Francese, ha fondato a Cortona, Siena e Perugia tre Logge di Maestro Scozzese di Sant’Andrea.


Regola benedettina:  Redatta nella prima metà del VI secolo da San Benedetto da Norcia in latino popolare, è composta da un prologo, 72 capitoli ed un breve epilogo, si ispira a precedenti regole religiose, in particolare alla regola di San Basilio, senza mai indulgere a forme di ascetismo troppo severo. Essa tende a procurare la gloria di Dio sulla terra attraverso la santificazione del monaco, che si compie attuando la disciplina interna, l’abnegazione e l’obbedienza. Il convento è una famiglia in cui l’abate è il padre, ed i cui membri sono uniti dagli stretti vincoli del rispetto che i giovani devono agli anziani e dell’affetto che gli anziani concedono ai giovani. Il «cenobio» forma una comunità autonoma ed autosufficiente, i cui membri non possiedono nulla in proprio, sono separati dal mondo attraverso la clausura, ma conservano con esso il legame dell’ospitalità verso tutti. I monaci sono tenuti a cantare in comune le lodi di Dio in date ore del giorno e della notte, sono obbligati alla lettura ed al lavoro manuale (ora et labora), si impegnano con il voto di stabilità a non lasciare mai il monastero, devono obbedire interamente all’abate, eletto da loro stessi e che interpreta per loro le minuziose prescrizioni della regola. L’abate è coadiuvato da altri superiori (priore, cellerario, decani) i quali dipendono da lui, ed insieme dal consiglio degli anziani. L’istituzione del monachismo (v.) benedettino risale alla fondazione dell’abbazia di Montecassino da parte di San Benedetto, ed alla prima redazione della R. (529). Nonostante la distruzione dell’abbazia (detta l’Arce) da parte dei Longobardi poco dopo la morte del fondatore, la R. si propagò rapidamente. San Gregorio Magno inviò missionari in Inghilterra ed in Germania che ne diffusero la conoscenza. Dapprima combinata con la regola di San Colombano o con altre ancora, finì per sostituirle tutte integralmente. Le grandi tappe di questo successo sono rappresentate dal sinodo di Lestines (743) e dal celebre capitolare emanato ad Aquisgrana (817) da San Benedetto d’Aniane che, con la collaborazione di Ludovico il Pio, codificava le norme comuni monastiche per l’intero Impero.


Regola di San Francesco: Introdotta tra i frati poverelli dallo stesso fondatore dell’Ordine di Assisi, fu approvata verbalmente da papa Innocenzo III nel 1210, e confermata formalmente da papa Onorio III nel 1223. Si ispira alla semplicità evangelica, ed è basata sui tre voti della povertà, della castità e dell’obbedienza. Alla morte di San Francesco (1226), i suoi seguaci erano già differenziati in tre Ordini diversi: il primo riservato agli uomini (detti frati minori francescani, v.), fondato nel 1209 nella chiesa della Porziuncola (Santa Maria degli Angeli); il secondo per le donne, fondato da Santa Chiara nel 1224; il terzo fondato dal Santo stesso nel 1221, riservato ai laici che non pronunciavano i voti, pur obbedendo alle regole di penitenza. La R. recita testualmente: "La regola di vita dei frati minori è questa, cioè osservare il Santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in ubbidienza, senza beni propri, ed in castità. Frate Francesco promette ubbidienza e riverenza al Signore Papa Onorio (III) ed ai suoi successori canonicamente eletti, ed alla Chiesa Romana. E gli altri frati siano tenuti ad ubbidire a frate Francesco ed ai suoi successori". Nella sua opera La Chiesa ed il mondo, Ediz. Faro, 1984, il Salvatorelli riferisce che: "Al famoso Capitolo delle stuoie del 1221 si riunirono intorno a frate Francesco, alla Porziuncola, migliaia di frati, tanto sviluppo aveva preso l’Ordine in soli dieci anni. Tutti devoti al Santo, ma non tutti d’accordo con lui come Generale dell’Ordine. Vi era già un buon numero di frati dotti, che avrebbero voluto che Francesco non governasse l’Ordine da solo, ma sentisse il consiglio dei più colti. A confortare le loro richieste citavano l’esempio di Ordini più antichi, ed i precetti di San Benedetto, di Sant’Agostino e di San Bernardo. Frate Francesco rispose con santa veemenza: "Non mi venite a parlare di regole di Sant’Agostino, di San Benedetto, di San Bernardo e di nessun altro; per me l’unica R. è la forma di vita che Dio, nella sua misericordia, mi ha mostrato e donato. Dio mi disse che voleva che io fossi come un pazzo di nuovo genere per il mondo, e non volle per noi altra scienza che questa pazzia. Dio confonda la vostra scienza e la vostra sapienza"". Quell’invettiva, profferita con tono da profeta ispirato, aveva ridotto tutti al silenzio.


Regola religiosaViene così definito l’insieme dei principi e delle prescrizioni, indispensabili od opportune, che regolano la vita degli appartenenti ad un ordine o ad una congregazione religiosa. Costituisce l’elemento essenziale di discriminazione fra ordini religiosi e clero, e spesso è accompagnata dalle costituzioni che ne spiegano le modalità di applicazione. La R. derivata originariamente dagli exemplacontenuti nelle Vite dei Padri del deserto, risale al fondatore dell’ordine. Le sue successive rielaborazioni ed interpretazioni stanno alla base della genesi di ordini religiosi collaterali od anche autonomi rispetto a quello originale. Le principali regole del mondo cristiano sono quelle di San Basilio, di Sant’Agostino, di San Benedetto e di San Francesco d’Assisi (v.).


Regolarità: La Libera Muratoria è considerata un'istituzione universale. Questa espressione non dev'essere fraintesa dal neofita, poiché purtroppo la Massoneria non è sempre la stessa in ogni parte del mondo. Il termine "Universalità", così com’é usato in Massoneria, non significa affatto che la Fratellanza sia sparsa sull’intera superficie del pianeta. Vuol invece dire che i principi massonici sono universali nella loro applicazione. La Massoneria é certo molto diffusa nel mondo, ma non tutte le obbedienze sono da considerarsi genuine, legittime e regolari. Una così splendida società trova inevitabilmente imitatori sparsi un pò ovunque, e quelle così create non possono che essere considerate organizzazioni spurie o clandestine, anche se esse si dichiarano massoniche e praticano gli stessi rituali e cerimoniali dei veri e legittimi Liberi Muratori. In varie nazioni esistono massonerie non riconosciute. La regolarità di un'obbedienza implica il pieno ed assoluto rispetto degli Antichi Doveri compresi nella Costituzione di Anderson del 1723. Questo, tra l’altro, implica il rispetto del principio per cui una Massoneria regolare sia un’istituzione iniziatica di tradizione solare, che pertanto può iniziare soltanto uomini (v. Massoneria e donna). Inoltre vi sono alcuni elementi fondamentali che rendono legittima una Massoneria, e sono riportati alla voce Legittimità (v.).. In quasi tutti i paesi del mondo civilizzato e democratico esistono oggi massonerie regolari, che un viaggiatore può contattare con l’implicazione di quelle cortesie massoniche cui ogni Libero Muratore ha diritto. In Italia è generalmente considerata irregolare la Massoneria della Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi (v.), che ammette l’iniziazione nelle proprie Logge delle donne. Per la stessa ragione viene considerato irregolare il Grande Oriente di Francia (v.).


Regolo: Strumento muratorio attivo, riferito allo Spirito. Con la Squadra consente di tracciare figure rettilinee, mentre l'unione con il Compasso permette la costruzione di molte figure geometriche. La sua suddivisione in 24 parti di un pollice ciascuna richiama alla mente quella del giorno in 24 ore, ognuna delle quali dev'essere destinata a scopi precisi, ben determinati. Tale spazio di tempo deve infatti essere ripartito e consacrato all'osservanza dei doveri umani e massonici, per l'adempimento dei singoli obblighi sociali e spirituali, per l'esecuzione del lavoro professionale, per coltivare e ricreare la mente e per infine dedicare il tempo restante al necessario riposo. Secondo il Ragon il R. simboleggia la perfezione insita nella regola, senza la quale prevarrebbe il Caos, espresso dalla confusione delle attività umane, dalle arti disordinate, dalle scienze fondate su sistemi incoerenti, dalla logica capricciosa e vagabonda, dalla legislazione arbitraria ed oppressiva, dalla musica discordante e dalla filosofia confusa in un'oscura metafisica. É l'attributo del Fratello Esperto della Loggia, e rappresenta lo strumento più importante nel Lavoro del Compagno d'Arte.


Reiki: Viene comunemente definita "energia universale", nonché arte di guarigione naturale. "Rei" è l'essenza pura ed immacolata, immanente e trascendente, dell'essere vivente, mentre "Ki" è l'energia indifferenziata che scorre nel corpo. Attraverso il R. i ritmi vibratori del corpo fisico, astrale ed eterico, si accordano a livelli di vibrazione più elevati. Ci si sente più vivi, più energici, più aperti, consentendo così all'energia vitale di prevalere sulla malattia. Viene trasmesso dall'operatore attraverso l'appoggio delle mani su alcuni punti precisi del corpo del paziente (viso, torace, ventre) ed esercitando leggere pressioni. Il paziente percepisce un lieve, piacevole ed intenso calore, che sblocca le tensioni, incanalando poi l'energia nell'organismo, ed avviando un processo di benessere mentale e fisico. Lo si apprende nei corsi appositi, ove un Maestro trasmette le conoscenze necessarie per la pratica del R. in due diversi livelli, detti di attivazione. Il 1° rende ricettivo il corpo fisico attraverso l'apertura dei sette Chakra(v.), onde accogliere e far circolare l'energia vitale; vi si svolgono esercizi di sensibilizzazione delle mani, di rilassamento, di respirazione pranayama, di autotrattamento, di trattamento completo (del dott. Usui), cui seguono i 21 giorni di purificazione R.. Il 2° livello aumenta la frequenza vibratoria dell'energia, che agisce così anche a livello emozionale e mentale. Vengono insegnati alcuni simboli (sutra) che consentono l'irradiazione energetica a distanza. Un 3° livello finale di attivazione trasforma il discepolo in Maestro, in grado di trasmettere la conoscenza del R. ad altri, e di sfruttare determinate antiche tecniche tibetane, aiutando ancora maggiormente il prossimo. La pranoterapia (v.) si differenzia dal R. in quanto, pur implicando ancora l'applicazione delle mani per irrorare energia al paziente, il prana viene emanato direttamente dal terapista, senza canalizzazione preliminare dall'universo. Gli effetti sarebbero simili, ma con la pranoterapia parrebbero più duraturi


Reincarnazione: Passaggio di un'anima da un corpo all'altro, attraverso diversi cicli esistenziali. Il concetto di R. è diffuso, in varie forme ed attribuzioni, presso i popoli primitivi, come tra le popolazioni agricole del Sudan, dove ritengono che i morti si reincarnino in membri del proprio gruppo etnico. Erodoto accennò vagamente alle credenze nella R. presso gli antichi Egizi. I movimenti orfici sottolinearono il valore della R. come mezzo di espiazione dell'anima, decaduta ed imprigionata nel corpo, per riacquistare la purezza originaria e la perfezione dell'esistenza divina immateriale. Alla teoria orfica (v.) si richiamarono alcuni filosofi tra cui Empedocle, Pitagora e soprattutto Platone, che la utilizzò per dimostrare l'immortalità dell'anima. Anche nella letteratura greca ci sono riferimenti all'idea della R., specie con Pindaro che, nel frammento 133, riferisce come Persefone, avuta soddisfazione dai Titani uccisori di suo figlio Dioniso-Zagreo, fece ritornare sulla terra le anime di uomini destinati a diventare re, eroi o grandi saggi. In India i primi accenni alla R., sconosciuta nei Veda, sono nella letteratura brahmanica, dove si parla della necessità di compiere sacrifici per evitare il dolore della rinascita. Nelle Upanisad si afferma che la rinascita ed il destino di ogni essere umano di pendono dal karman, cioè dal frutto delle sue azioni nella vita precedente. Il problema della liberazione dell'anima dalla catena infinita delle successive esistenze è fondamentale nelle religioni indiane. Il Buddhismo indica nella non-conoscenza e nel non-desiderio la via della salvezza che conduce al Nirvana (v.)In tempi più recenti soprattutto i cultori della teosofia e dello spiritismo hanno riproposto le antiche dottrine della R. come ritorno periodico delle anime sulla terra. La chiesa cattolica, sulla base della dottrina tomista, secondo cui ogni anima ha un rapporto esclusivo con il proprio corpo, ha condannato ogni forma di credenza nella R. Essa rappresenta un fenomeno che sta sempre più attirando l'interesse dell'occidente. Al contempo vi risulta sempre più diffusa la credenza nella "causalità", con conseguente abbandono della "casualità", il che comporta l'adozione graduale del concetto karmatico, dal termine "Karma", di cui è ormai sufficientemente noto il significato, ma che è comunque preferibile chiarire. Karma deriva da "Karman", che in sanscrito significa "atto". Secondo il pensiero religioso indù, buddista e jaina, esso rappresenta l'insieme delle azioni, buone e cattive, compiute dall'individuo nel corso della sua esistenza. Ciascuna azione produce un frutto (phala), o conseguenza, che costringe lo spirito (åtman), ad emigrare di esistenza in esistenza, fino all'estinzione del Karma stesso. Tale trasmigrazione di corpo fisico in corpo fisico, viene da noi definita "reincarnazione". Essa implica che, alla morte del corpo, lo spirito (immortale) si separa, se ne distacca, per poi rientrare in un altro corpo, dopo un certo tempo. La R. comporta la possibilità di rinascita in corpi fisici di natura prevalentemente umana. Ben diversa caratteristica riveste invece la"metempsicosi", fulcro delle dottrine teosofiche, che ammette il passaggio dello spirito di corpo in corpo, intendendo per corpo l'intera natura, ovvero minerali, vegetali, animali e uomo. Si tratta di una credenza antichissima, tipica dell'Egitto faraonico, dell'India, dell'Orfismo (Pitagora, Empedocle), purificata da Platone (v.) per collegamento alla teoria delle idee e dei rapporti tra corpo corruttibile e Verità eterne. La chiesa Gnostica la fece propria, aggiungendo al tradizionale significato morale ed espiatorio quello conoscitivo. Indubbia la validità di questa dottrina ma, restando nel tema, si può affermare che la nostra cultura, le nostre religioni, gli stessi dogmi che le caratterizzano, sembrano negare in assoluto la possibilità che l'uomo possa essere soggetto alla ruota morte-rinascita. Eppure è una caratteristica dell'intera natura. Non c'è vegetale che non si rigeneri da un seme, macerato dapprima nel grembo della terra, per poi rinascere e dare origine ad una nuova pianta. Non c'è animale che sfugga allo stesso ciclo, così come non c'è bruco che non rinasca farfalla. L'essere umano non può costituire un'eccezione a tale comune, perfetta regola naturale. La riconosciuta levatura degli innumerevoli personaggi che si sono occupati di questo tema nel corso dei secoli, può perlomeno giustificare l'interesse, lo studio e la discussione dell’argomento. Un ricco e sapiente volume, edito nel 1961 da Joseph Head e S.L. Cranston, elenca innumerevoli citazioni di grandi personalità sul tema della reincarnazione. Significative quelle comprese nella sua prefazione, tra cui "Se l'immortalità non fosse una cosa vera, poco importerebbe della verità di tutto il resto", nonché un discorso significativo e di chiara logica che si ritiene opportuno riportare integralmente: "Vivere è considerato all'unanimità un viaggio lungo una strada impervia. E una strada impervia che porta in nessun posto, vale la pena di un viaggio? Un mero vivere: che fatica senza senso; ed un mero vivere doloroso: che assurdo! Allora non esiste nulla in cui sperare, nulla da attendere e nulla da fare, salvo che aspettare il proprio turno di salire il patibolo e dire addio a questo colossale sbaglio: il mondo pieno di rumore per nulla. Pensateci, pensateci anche un solo momento. Proclamate agli uomini che la "Morte" è la sola immortale, e non sarà facile consolarli dello spreco di tanto coraggio, di tanta sopportazione, di tanta fede, di tanto affetto, di tanta dolcezza gettati nel vuoto, se rievocano i cuori fedeli, i volti amici, le intelligenze vigorose per sempre scomparsi. Al di là di tutto questo incombe forse quel pensiero che la morte sembra proclamare, il pensiero della frustrazione e di una fondamentale inanità nel cuore delle cose, la radice stessa della disperazione del pessimista. Rassicurateli invece che non è così, e la scena cambia. L'orizzonte si schiarisce, la porta si schiude a possibilità insospettate, le cose cominciano ad includersi in un disegno comprensibile. Se voi non trovate qui, fra uomini che pensano, anche se riluttanti ad ammettere il convincimento che nasce dal loro meditare ... il perno della situazione umana, la domanda tesa a quella risposta intorno a cui tutto volge, non so dove andare a cercare. Immortalità è un termine che garantisce la stabilità, il permanere di quella qualità unica e preziosa che noi scopriamo nell'anima, qualità che, una volta perduta, toglie ogni valore ad ogni cosa al mondo". All'autore, W. Macneile Dixon, nel corso della conferenza in cui nel lontano 1936 aveva tenuto il discorso succitato, fu chiesto: "Quale tipo di immortalità potremmo concepire?". La risposta fu: "Fra tutte le dottrine di una vita futura, la palingenesi o rinascita, dalla quale scaturisce l'idea di preesistenza, è di gran lunga la più antica e la più diffusa, l'unico sistema cui la filosofia può dare ragionevolmente ascolto". Diviene arduo a questo punto sforzarsi di continuare a considerare la R. come pura utopia sentimentale. Un professore universitario piuttosto famoso, naturalista e pragmatico, si era dedicato a spiegare il comportamento umano in termini di condizioni ambientali. Al termine del ciclo di lezioni tenute su questo argomento, confessò la propria confusione. Quanto gli sarebbe piaciuto credere in quello che aveva detto ai suoi allievi. Ma non poteva scacciare il pensiero che ciascun uomo pare nascere con qualcosa, che né l'eredità né l'ambiente possono spiegare: come il fatto che tra i figli d'una stessa famiglia esistano contrasti caratteriali essenziali, che non possono che colpire, e che non hanno spiegazioni etiche od ereditarie. Platonici, e soprattutto neoplatonici, si sforzarono di spiegare le differenze fra varie unicità, arrivando a fondere i tre termini eredità, ambiente ed anima, una fusione adatta ad esprimere ogni cosa. Qui la filosofia della preesistenza, coinvolgente ulteriormente successive rinascite della medesima individualità essenziale, si fa particolarmente stimolante. Lo studio del buddismo Zen porta a significati vitali, validi per ogni studioso di psicoanalisi. Conduce infatti l'uomo a trovare una risposta al problema della sua esistenza, una risposta fondamentalmente identica a quella reperibile nella tradizione giudaico-cristiana, pur tuttavia non in contraddizione con razionalità, realismo ed indipendenza, che sono le eredità preziose conseguite dall'uomo moderno. Paradossalmente parrebbe proprio che la religiosità orientale si riveli più congeniale al pensiero occidentale della stessa religiosità occidentale. Abbiamo già visto come diversi possano essere i termini usati nel tempo per definire il fenomeno: rinascita, trasmigrazione, reincarnazione, palingenesi e metempsicosi. Pur sottilmente differenziandosi tra loro, assumendo ciascuno un significato distinto, definiscono sempre la stessa cosa, l'identico principio. Opportuna la citazione di quanto sostenuto da Ian Stevenson, rettore della facoltà di psichiatria dell'università della Virginia, che nel 1959, trattando "La prova della sopravvivenza da insistiti ricordi di precedenti incarnazioni", sosteneva: "L'autore di una rassegna di questo genere ha il privilegio, e forse l'obbligo, di dire come ne interpreti personalmente i dati. Pertanto affermo che l'ipotesi per me più plausibile a spiegare i casi esaminati sia la R. Questo non significa certo che io li ritenga prove della reincarnazione. Non lo sono affatto. Ma se esamino altre ipotesi, scopro obiezioni o carenze tali da rendermele inadatte a spiegare tutti i casi esaminati, anche se sono utili per alcuni. La serie di prove considerate non garantisce alcuna definitiva conclusione sulla reincarnazione; tuttavia giustifica uno studio di questa ipotesi molto più esteso ed aperto di quanto non sia avvenuto finora in occidente. Ulteriori ricerche nel campo dei ricordi apparenti di incarnazioni anteriori varranno molto probabilmente a consolidare la reincarnazione come la spiegazione più plausibile di queste esperienze. Per questa via giungeremo forse ad ottenere prove più convincenti di una sopravvivenza degli uomini alla morte fisica. Nelle comunicazioni cosiddette medianiche, il problema sta nel provare che una persona palesemente morta continui a vivere. Nel valutare i ricordi apparenti di precedenti incarnazioni, il problema consiste nel giudicare se una persona palesemente viva, un tempo morì. Questo può rivelarsi il compito più facile e, se perseguito con sufficiente zelo e con risultati attendibili, può contribuire decisamente a chiarire il problema della sopravvivenza". Al riguardo occorre valutare attentamente alcuni pensieri trasmessi da Sant'Agostino, probabilmente il più celebre fra i cosiddetti Dottori della Chiesa: "Il messaggio di Platone, il più puro, il più luminoso di tutta la filosofia, ha finalmente dissipato le tenebre dell'errore, ed ora traspare soprattutto attraverso Plotino, platonico tanto simile al suo maestro da far credere che abbiano vissuto l'uno insieme all'altro, o meglio, dato che così lungo periodo di tempo li separa, che Platone sia rinato nella persona di Plotino" (Da Contra Academicos). Ed ancora: "Dimmi, o Signore, dimmi se la mia infanzia successe ad altra mia età morta prima di essa. Forse era quella l'età che io trascorsi nel grembo di mia madre ... e prima ancora di quella vita, o Dio, mia gioia, fui io, forse, in qualche luogo, od in qualche corpo? Non ho nessuno che possa narrarmi di questo, né padre, né madre, né esperienza d'altri, né la mia memoria". (Da Le confessioni). Inoltre, ecco ancora la citazione di un brano significativo, tratto da un'epistola indirizzata da Sant'Agostino a Demetriade, su cui vale davvero la pena di riflettere a fondo. Vi si sostiene: "Fin dai tempi antichi, la dottrina della trasmigrazione è oggetto di insegnamenti segreti ad esigui gruppi di persone, in quanto Verità tradizionale da non divulgarsi". Purtroppo il quinto Concilio Ecumenico, manovrato dall'imperatore Giustiniano e contro la volontà dello stesso papa Vigilio (553 d.C.), ha decretato, oltre a ben quindici diversi anatemi antiorigeniani {v. Origene}, la totale esclusione dalla dottrina cristiana del concetto di preesistenza dell'anima e quindi, naturalmente, della R. Al suo posto venne invece introdotto un nuovo dogma, quello riguardante la resurrezione della carne, tuttora valido ed ipersfruttato, a dispetto di ogni logica considerazione del suo principio, che è qui sinteticamente enunciato: "Il giorno del giudizio, al suono delle trombe celesti, ogni uomo resuscita dalle proprie ceneri, riacquistando le sue originali sembianze, le sue caratteristiche psicofisiche, per un tempo senza fine". Non occorre ricorrere a speculazioni filosofiche per respingere tale ipotesi, estremamente superficiale ed poco teologica, essendo sufficiente il buon senso. Ci sarebbe da credere che il risorto abbandoni ogni vizio o difetto adottando esclusivamente virtù, senza peraltro mutare la propria personalità. Per quanto riguarda il corpo e le caratteristiche fisiche, pur trascurando bellezza o bruttezza che possono essere considerate semplici opinioni, indubbiamente certi difetti somatici, quali gibbosità o simili, sono caratteristiche fisiche dell'individuo. Rimarrebbero forse per sempre? Non resta che sperare in un corpo fisico risorto in copia riveduta e corretta rispetto alle originali sembianze mortali. Oppure auspicare che ogni tipo di difetto sia escluso dai parametri dell’individuo ricostruito. Lo stesso sesso può dare adito a perplessità ben pertinenti. Sarebbe un destino ben misero davvero, poiché tali caratteristiche condizionano, e quindi limitano, anche il più comune essere umano, in quanto ragionante. Un destino antitetico alla naturale tendenza al miglioramento, alla conoscenza, già in questo mondo, e quindi ancor più in un regno celeste che non conosca fine. Infine risulta proibitivo pensare ad una connivenza psicofisica in un ritrovato Paradiso Terrestre dell'uomo primordiale delle caverne con l'uomo moderno ed ancor più con quello del futuro. Che dire del fatto che solo recentemente la Chiesa ha abrogato il suo veto alla cremazione, la più antica e civile delle sepolture adottate dall'uomo, per secoli punita con la scomunica poiché implicante la totale distruzione del corpo fisico. Forse che l'Essere Perfetto ed Onnipotente incontrerebbe umane difficoltà nel ricomporre integralmente un corpo incenerito. Sempre ammesso e non concesso che costituisca Verità la cosiddetta resurrezione della carne. Rimediare oggi sarebbe, per la Chiesa di Roma, un colpo micidiale a quel Potere temporale cui pare proprio non intenda rinunciare, un potere basato prevalentemente sul "ricatto", imponendo l'alternativa "o credi in me o ti attende la pena eterna dell'Inferno".Opportuno ripetere quanto tale atteggiamento sia in netta contraddizione con la Spiritualità, su cui peraltro la Chiesa insiste a vantare diritti esclusivi di rappresentanza, nonostante le recenti ma troppo diplomatiche proclamazioni ecumeniche. Se fosse soltanto prudenza, che dire dei secoli di ritardo con cui il Vaticano ha recentemente deciso di annullare un assurdo decreto di scomunica, graziando il povero Galileo Galilei per le sue incaute tesi sul sistema solare. Viene da pensare che Dante Alighieri non sarebbe certo sfuggito al rogo, se non avesse celato per gli intelletti sani ... la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani. Questo perché la sua Commedia non evidenzia certo quanto il suo autore pensava e sapeva (chi sa davvero leggere tra i suoi versi non ha dubbi al riguardo) sulle tre dimensioni, trasformate nei tre pseudo-regni dell'oltretomba.

Religione di AghartiIl termine Manu (legislatore universale, mediatore tra l'uomo e la divinità), un altro attributo con cui Renè Guenon definisce il Re del Mondo (v.), si ritrova, in forme diverse, presso tutte le antiche religioni: Mina o Menes degli Egizi, Menw dei Celti, Minos dei Greci. Nella Qabbalah (v.) è l'angelo Metatron, mentre nella religione cristiana la sua funzione è svolta dall'Arcangelo Michele. Ad Agharti (v.), il Regno sotterraneo, è nata, infatti, la religione unica, primordiale e perfetta dell’Età dell'Oro, in grado, per mezzo di pratiche mistiche, di porre l'uomo in totale comunione con Dio. In tempi remoti i Grandi Iniziati di Agharti vennero in superficie per predicare la loro religione. Il Maestro Rama, che gli Indù considerano un avatar (incarnazione) del dio Vishnù, la diffuse dall'India fino al Nord Europa, dando origine alla civiltà indo-europea. L'antico legame con Agharti si può riscontrare linguisticamente nel termine Asghard, la città di Odino e degli Dèi dei miti germanici: per questa ragione Adolf Hitler, grande appassionato di esoterismo, riteneva che i popoli nordici fossero i veri eredi spirituali del Regno Occulto. Tutte le grandi religioni attuali traggono le loro origini dalla religione primordiale di Agharti, così come tutte le tradizioni particolari sono in fondo solo adattamenti della grande tradizione primordiale. I loro supremi sacerdoti e i loro iniziatori (Rama, Melchidesec, Buddha, Mosè, i Re Magi, Cristo, Maometto) sarebbero dirette emanazioni del Re del Mondo. Nel corso dei millenni le religioni si sono secolarizzate, e conservano ormai solo qualche pallido ricordo della loro gloriosa e comune identità. Con l'aiuto e gli insegnamenti occulti dei Superiori Sconosciuti, potenti illuminati mescolati agli uomini della superficie, la tradizione originale di Agharti è stata portata avanti dalle Società esoteriche, organizzazioni mistiche composte da ristretti gruppi di iniziati. Certi riti, certi numeri (come il già citato 12, o il 22, quello degli Arcani maggiori dei Tarocchi, v.) e certi simboli {per esempio la solare svastica (v.), resa purtroppo tristemente famosa da Hitler} che ricorrono in queste organizzazioni, rispecchiano riti, numeri e simboli sacri del Regno Sotterraneo. Renè Guenon fa tuttavia rilevare che, nel corso del XIV secolo, ha cominciato a generarsi tra Agharti e l'Occidente una rottura che è divenuta definitiva intorno al 1650, quando i rappresentanti della Società esoterica dei Rosa+Croce (v.) lasciarono l'Europa per ritirarsi in Asia. Da quell'epoca in poi, il deposito della conoscenza iniziatica non è più custodito realmente da nessuna organizzazione occidentale, e la parola perduta va ormai cercata soltanto tra i saggi del Tibet e della Tartaria.

Religione, Guerre diTermine con cui viene definita la cosiddetta guerra dei cent’anni, che ha coinvolto quasi tutti gli Stati dell’Europa nord-occidentale nel periodo storico successivo alla Riforma (v.) protestante (v. Guerre di Religione).

wpe5.jpg (30030 byte)ReligioneInsieme organico di credenze, sentimenti e riti che definiscono il rapporto dell'uomo con potenze superiori e con oggetti, fenomeni ed atti a queste collegati. Cicerone (Sulla natura degli dei, 2, 28, 72) fa risalire l'etimologia del termine a "relegere", scegliere, distinguere le realtà sacre, che richiedono un atteggiamento particolare, reverente. Sant'Agostino lo ritiene derivante da "religare", legare, vincolare, intendendo la R. come vincolo che lega l'uomo a Dio attraverso pratiche ed atteggiamenti. Il Cristianesimo ha implicato la sovrapposizione dei concetti di R. e R. cristiana, per cui i suoi elementi essenziali vengono considerati costitutivi per ogni R., impedendo così la corretta comprensione di credenze che, non soddisfacendo le condizioni proprie del Cristianesimo (concetto di Dio, articoli di fede e verità dogmatiche, azioni di culto, pratiche liturgiche e norme morali)venivano giudicate inferiori, in quanto spiritualmente povere. L'equivoco, durato oltre un millennio, veniva chiarito solo dopo lo studio comparato delle R., che evidenziavano come unico elemento comune il rapporto di un gruppo sociale con il Sacro, una realtà determinabile in modo diverso all'interno di contesti storici e culturali diversi. Le funzioni attribuite alla R. risultano quindi diverse a seconda dei tempi e delle società. Diversi sono gli aspetti, separati ed uniti, delle diverse R.: ¨ in quelle primitive prevale la conquista della benevolenza divina mediante sacrifici ed offerte; ¨ in quella ebraica e cristiana la salvezza dell'uomo; ¨ nel buddhismo la liberazione dai vincoli del materialismo. Nel 1944 J. B. Sparks diffondeva un suo significativo grafico circolare (v. grafico), diviso in otto settori, uno per ciascuna grande R. o Filosofia. Egli chiamava "Sentiero" ogni settore, accostandoli per affinità: ·dell'Amore (Gesù), con vecchio e nuovo Testamento, che conduce a Dio; · della Legge (Mosé), con Torah e Talmud, che porta a Jehova; · della Sottomissione (Maometto), con il Corano, cha ha come méta Allah; · dell'Identificazione (Patangiall), con Veda, Upanishad e Ghita, con traguardo Brahmah; · della Liberazione (Buddha), con le scritture Pali e Sanscrite, aspirante al Nirvana, · della Rettitudine (Zoroastro), con Zend ed Avesta, che guida verso Ahura Mazda; · dell'Armonia (Confucio), con i Classici, che porta al Tao; · della Ragione (Platone), con Etica e Metafisica, che porta al Logos. Ininfluente il fatto che le ultime due non siano R.: si tratta comunque di filosofie che, nella storia dell'uomo, hanno rappresentato e rappresentano correnti di pensiero importantissime, aventi plurisecolari riscontri morali e sociali, tanto da sostituirsi (il Confucianesimo l'ha fatto per oltre due millenni) completamente proprio alla R. Gli otto diversi sentieri convergono tutti al centro del cerchio, al cui centro è evidenziato il termine "Spirito". Il suo significato è evidente, ed è sintetizzabile nel proverbiale "tutte le strade portano a Roma".Negli ultimi decenni si sommano i tentativi di pervenire ad un effettivo Ecumenismo, senza conseguire però un vero successo, poiché ai vertici ogni religione ambisce a considerarsi vera ed unica portatrice di Verità. Quindi tale ambizioso traguardo, pur restando è una realtà inconfutabile, formalmente rimane una pura utopia. Si è visto che le R. mirano all'esaltazione dei valori spirituali, nell'intento di avvicinare l'uomo alla perfezione divina, soprattutto attraverso l'arricchimento della coscienza, conseguibile seguendo le regole imposte da ciascuna di esse. Nell’opera Das Wesen des Christentums, L’essenza del cristianesimo, del 1841, di Feuerbach, l’essenza della R. opera una radicale traduzione della teologia (v.) in antropologia (v.); la R. vi è vista come la proiezione di un essere trascendente dei desideri propri dell’umanità, e l’Essere divino non è niente altro che l’essenza generica dell’uomo, liberata dai vincoli individuali e corporei, ed adorata come l’altro da sé. Una visione della R. come alienazione cui si richiama anche il giovane Marx, che approfondisce la critica antropologica di Feuerbach in direzione sociale e politica, tendendo a far coincidere comunismo e naturalismo ateo. La R. viene anche definita "Piramide Superiore". Le istituzioni iniziatiche laiche, di norma, limitano il loro interesse alla cosiddetta "Piramide Inferiore", poiché interessate all'uomo più che all'anima; si appoggiano all'Etica, alla Morale, alle Virtù ed alla coerenza, e sono considerate sostenitrici della filosofia della Vita. y (Massoneria): L’Istituzione massonica non è affatto una R., ma riconosce la piena validità di ogni R., lasciando liberi i suoi adepti di agire secondo fede e coscienza, sostenendo la priorità del trinomio "Libertà-Uguaglianza-Fratellanza", ed imponendo la Tolleranza più assoluta. La Libera Muratoria può essere annoverata tra le istituzioni laiche, ed è sicuramente la più diffusa nel mondo. Essa è una società iniziatica, che tende all'unione ed al perfezionamento dell'intera Umanità. Tale ambita meta viene perseguita per gradi progressivi, aperti mediante la ricerca interiore di ciascun adepto. La Massoneria tende ad unire gli uomini liberi e di buoni costumi, ostacolando il materialismo e diffondendo il bene in ogni sua possibile estrinsecazione. L'obiettivo viene ribadito ed esaltato nella Loggia, ove si impone: · l'assenza dei "metalli", e delle passioni che ne derivano, poiché condizionano pesantemente l'uomo (Spiritualità), · il rispetto reciproco più assoluto, eliminando ogni distinzione di censo e razza (Tolleranza)· l'esclusione di ogni accenno a discussione su argomenti politici e religiosi, in quanto queste dividono l'Umanità, quindi sono ostacoli primari all'instaurazione dell'Armonia, requisito indispensabile per consentire l'azione essenziale di ricerca interiore (gnose te ipsum), sia a livello individuale che a livello collettivo (azione di Loggia).

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Rennes-le-Chateau: Nella Francia del 1892, la piccola chiesa di Rennes-le-Chateau necessitava ormai da decenni di riparazioni, ed il parroco, François Berenger Saunière, era riuscito a raccogliere faticosamente il denaro necessario. Per prima cosa il sacerdote si occupò dell'altare: la lastra di marmo che ne costituiva il piano venne staccata dal muro cui era cementata, e sollevata dalla colonna che la sosteneva. In una cavità al suo interno, Saunière ritrovò alcuni manoscritti del XIII secolo, dando inizio a unaffaire ormai centenario. Fino al 1892 infatti, il parroco aveva dovuto arrabattarsi per far quadrare i conti della parrocchia; dopo il ritrovamento delle pergamene, qualcosa cambiò d'improvviso. Saunière le mostrò al vescovo di Carcassonne, poi chiese e ottenne il permesso ed il denaro per recarsi a Parigi e fare esaminare i manoscritti da uno specialista. Nella capitale rimase per tre settimane, dove trascorse gran parte del tempo al wpe8.jpg (5637 byte)Louvre, ed acquistò le riproduzioni di vari quadri, tra cui un dipinto di Nicholas Poussin intitolato Pastori d'Arcadia. Questa tela, realizzata intorno al 1640, rappresentava un sarcofago con l'iscrizione "Et in Arcadia Ego". il sarcofago esisteva veramente a poca distanza da Rennes-le-Chateau, e sebbene, in teoria, Poussin non si fosse mai recato da quelle parti, anche il paesaggio dello sfondo del quadro sembrava coincidere con quello reale. Intanto i lavori alla parrocchia proseguivano; sotto l'impiantito fu rinvenuta una lapide di pietra; essa venne rimossa, ma solo Saunière ebbe modo di vedere cosa celasse. Da quel momento il parroco cominciò a compiere lunghe esplorazioni nei luoghi circostanti finché, qualche tempo dopo, i lavori di restauro ripresero. Ma, questa volta, con grande spiegamento di mezzi: d'improvviso il denaro cominciò a scorrere a fiumi: il sacerdote sembrava ora possederne in quantità illimitata. Saunière acquistò molti terreni circostanti, costruì una passeggiata a semicerchio, e fece edificare una torre che chiamò Tour Magdala in onore di Maria Maddalena. Saunière pagò tutti i lavori di tasca sua, e continuò a disporre di grandi quantità di denaro fino alla sua morte (1917). Da dove veniva quell'improvvisa ricchezza? E perché il sacerdote aveva voluto che sul portale della sua chiesa comparisse la dicitura Terribilis est locus iste, ovvero "Questo è un luogo terrificante". Per quasi settant'anni l'enigma dell'improvvisa ricchezza del parroco rimase relegato tra i misteri locali; poi, nel 1968 Gerard De Sede, esoterista e scrittore specializzato in saggi sui tesori nascosti, raccontò la storia di Saunière nell'intrigante volume Le Tresor Maudit (il tesoro maledetto ). Secondo De Sede, il sacerdote aveva risolto un complicato codice che coinvolgeva, oltre alle pergamene, il quadro di Poussin, giungendo così al nascondiglio di un tesoro maledetto (le ragioni del sinistro attributo wpe9.jpg (10324 byte)non sono perfettamente chiare, ma giustificano la frase Terribilis est locus ist") forse proveniente, tramite i Templari (v.) dal Tempio di Gerusalemme. Grazie al successo di Le Tresor Maudit, il nome di R. balzò d'improvviso alla ribalta. Nel 1970, il giornalista inglese Henry Lincoln, dopo essersi ulteriormente documentato sull'argomento, realizzò tre documentari per la BBC: The Lost Treasure of Jerusalem, The Priest, the Painter, and the Devil, The Shadow of the Templars, che alimentarono l'interesse attorno al caso. Nel corso di alcune interviste con Gerard De Sede, Lincoln si convinse che questi faceva parte di una misteriosa consorteria, il Priorato di Sion, e che nel suo Tresor Maudit aveva volutamente disseminato una serie di indizi, affinché qualcun altro portasse avanti la ricerca. Partendo da questo presupposto, insieme ai colleghi Michael Baigent e Richard Leigh, Lincoln scrisse nel 1982 The Holy Blood and the Holy Grail (Il mistero del Graal): le sue sorprendenti conclusioni sono descritte nel paragrafo Linea di sangue alla voce Graal. L'enorme successo del volume generò una Parte secondaThe Messianic Legacy ( l'eredità messianica, 1986), e una Parte terzaThe Holy Place (1991), scritta dal solo Lincoln, che introduce una nuova, affascinante ipotesi. Oltre ai segreti rivelati dai volumi precedenti, i documenti ritrovati a R. ne avrebbero nascosto un altro ancora più inquietante, che neppure il parroco Saunière aveva scoperto. Partendo dalle pergamene e dal quadro di Poussin, decriptando codici segreti dapprima elementari e poi sempre più complessi, Lincoln avrebbe scoperto, sempre intorno a R., le coordinate di una vasta serie di luoghi sacri collegati tra loro da lunghi "leys". Con la logica rigorosa con cui si porta avanti un teorema di analisi matematica, Lincoln riesce a dimostrare come questi primi luoghi siano allineati ad altri, e questi ad altri ancora, fino a formare un decagono perfetto, un’immensa stella a dieci punte perfettamente regolari con al centro il sito di Coustlaussa. Questo vasto territorio costituirebbe un immenso luogo sacro, un incredibile tempio alla Grande Madre (v.) elevato dagli stessi misteriosi costruttori del Neolitico che, in scala di gran lunga minore, avevano edificato Stonehenge (v.), Avebury ed altri siti megalitici d'Europa. Le ipotesi sulMistero di R. continuano a moltiplicarsi: agli inizi degli anni Novanta i saggi sull'argomento (tra cui R., Capitale Secrète de la France) superavano abbondantemente la cinquantina, e il loro numero continua ad aumentare.


Rerum NovarumLettera enciclica promulgata da papa Leone XIII nel 1891. Ha per argomento la condizione dei lavoratori dipendenti, e segna la prima manifestazione ufficiale d’interesse della Chiesa verso la questione sociale. In nome di una vaga vagamente espressa solidarietà, raccomanda ai datori di lavoro di mitigare lo sfruttamento, ed auspica forme d’accordo tra questi e gli operai. Considerata il cardine del pensiero sociale cattolico, ed adottata come programma minimo da vari gruppi cattolici impegnati in campo politico, contiene tuttavia l’aperta condanna del sindacalismo, del socialismo, della teoria della lotta di classe, della Massoneria e del movimento operaio contemporaneo. Definita la Magna Charta della dottrina sociale della Chiesa, sulla Massoneria essa sostiene: "Del resto i turbolenti errori, cui abbiamo accennato, debbono troppo far tremare gli Stati. Imperocché, tolto via il timore di Dio ed il rispetto delle divine leggi, messa sotto i piedi l’autorità dei principi, licenziata e legittimata la libidine delle sommosse, sciolto alle passioni popolari ogni freno, non può non seguire una rivoluzione e sovversione universale. E questo sovversivo rivolgimento è lo scopo deliberato e l’aperta professione delle numerose associazioni di comunisti e socialisti; agli intendimenti dei quali non ha ragione di chiamarsi estranea la setta Massonica, essa tanto ne favorisce i disegni, ed ha comuni con loro i capitali principi".


Resoconto degli Zeno: Nel 1398 il principe Enrico di Sinclair, con i suoi navigatori veneziani Antonio e Nicola Zeno e trecento Cavalieri templari, lasciarono Orkney con dodici vascelli. Navigarono per le isole Faroer, l'Islanda e la Groenlandia fino alla Nuova Scozia e la Nuova Inghilterra. Questa è la storia del resoconto degli Zeno, un documento che registra e traccia i viaggi e le esplorazioni del principe Enrico Sinclair con i suoi compagni nel Nuovo Mondo, novantaquattro anni prima che Cristoforo Colombo effettuasse il suo epico viaggio. Il principe Enrico Sinclair nacque nel 1345 nel castello di Rosslyn, ed era discendente dei Saint Clair / Gisors, una famiglia normanna che nel XII secolo ottenne la baronia di Rosslyn, nel Midlothian, in Scozia. Il principe Enrico nel 1379 si guadagnò anche la contea di Orkney. La contea comprendeva Shetland, le isole Faroer e probabilmente anche l'Islanda. Complessivamente circa duecento isole del Nord Atlantico. Nel corso del rapido declino dell'influenza europea dei Cavalieri Templari, molti Templari si rifugiarono in Scozia, dove ottennero protezione dall'ordine di soppressione, emanato dal sovrano francese Filippo il Bello, appoggiato dal pontefice Clemente V. L'ordine di soppressione costrinse i Cavalieri Templari sia ad organizzare nuovi ordini, come gli "Ospitalieri" ed i "Cavalieri di Santiago", sia a cercare rifugio in altri paesi. Venne loro offerta protezione in Scozia da Robert Bruce, che s'era rifiutato di obbedire all'ordine di soppressione, dato che comunque era già stato scomunicato dalla Chiesa per l'uccisione di Giovanni Comyn, detto il Rosso. La famiglia Sinclair aveva fatto parte dei Templari fin dal 1118, e mentre Bruce era Sovrano Gran Maestro dell'Arte e delle Corporazioni, Sir Guglielmo Sinclair (padre di Enrico) era Gran Maestro Ereditario. Sir Guglielmo morì in Spagna mentre tentava di trasportare il cuore di Bruce in Terrasanta. Il principe Enrico nel 1365 si associò alla crociata di re Pietro, e mentre si trovava a Venezia, incontrò la famosa famiglia Zeno. I Veneziani erano i vincitori di questa campagna, ma i loro porti della regione erano chiusi dai nemici. Questa potrebbe essere stata la ragione per cui Antonio e Nicola si unirono al principe Enrico. I cittadini di Venezia erano commercianti, e con i loro porti chiusi, era necessario e vitale aprire nuove vie di commercio. Nel 1391 Nicola si recò a Orkney da dove, immediatamente dopo, invitò il fratello Antonio a raggiungerlo. All'età di 53 anni, il principe Enrico navigò verso occidente da Orkney all'Islanda, ma mentre là erano impossibilitati a procurarsi provviste, il resoconto degli Zeno spiega: "Vennero correndo verso la costa, ed attaccarono i nostri uomini con lance e frecce, cosicché molti furono uccisi e parecchi feriti. Anche se facemmo loro segni di pace, fu tutto inutile. Quando Zichmni (Sinclair) si rese conto di non poterci fare alcunché, comprese che la flotta sarebbe stata presto priva di provviste se avesse insistito nel suo tentativo. Così sfruttò un vento favorevole per navigare per sei giorni verso occidente, ma allorché il vento soffiò verso sud-ovest ed il mare divenne agitato, navigammo per quattro giorni spinti dal vento. Fu allora che scoprimmo la terra. C'era alta marea, non sapevamo che terra fosse, ed eravamo timorosi di tentare lo sbarco. Ma grazie a Dio il vento si calmò, e sopraggiunse una grande quiete. Alcuni membri dell'equipaggio sbarcarono con una scialuppa, per ritornare presto a riferire d'aver trovato una terra splendida ed un'ancor migliore porto, ed in distanza scorgemmo un'alta montagna da cui usciva del fumo". Questa terra è ora identificata come la Nuova Scozia. Il resoconto continua: "Dopo otto giorni i cento soldati ritornarono per riferire che avevano attraversato l'isola e scalato la montagna. Il fumo veniva fuori naturalmente da un gran fuoco in fondo ad una collina, e là c'era una specie di sorgente da cui usciva qualcosa simile a pece infuocata che rotolava in mare, e c'era una gran moltitudine di gente". Il resoconto descrive una "sorgente di pece infuocata al fondo della collina". Questa è stata identificata nel Monte Adams, che si trova nei pressi di Stellerton. Il principe Enrico ed i suoi compagni divennero amici delle genti della locale nazione sconosciuta e, per almeno un anno, esplorarono gran parte della costa nord-est del Nord America. C'è traccia di questo in una pietra scolpita con l'effigie di Sir Giacomo Gunn che è stata datata dagli archeologi nel tardo XIV secolo. Questo intaglio si trova a Westford, nel Massachusetts. Il principe Enrico fu poi assassinato nel 1404, appena ritornato ad Orkney, da alcuni membri della Lega Anseatica della Germania settentrionale, rivali per quelle aree commerciali. I viaggi e le relative relazioni vennero quindi temporaneamente sospesi, dato che il figlio del principe Enrico (anch'egli di nome Enrico) venne arrestato ed imprigionato in Inghilterra. Senonchè la figlia di Enrico, Elisabetta, riferì la storia al figlio Giovanni, che la ripeté ai suoi parenti. Una di questi era la moglie di Cristoforo Colombo. Il resoconto degli Zeno venne finalmente pubblicato nel 1558. Il resoconto degli Zeno comprendeva anche la mappa nord atlantica degli Zeno. La parte orientale della mappa riporta i profili della Svezia, della Norvegia e della Danimarca. La Groenlandia (chiamata Engronelant) è indicata con profili di monti permanenti. L'Islanda è riportata tra la Norvegia e la Groenlandia. Il nord della Scozia è collocata nell'angolo inferiore destro. L'area diamantata indicata al centro pare indichi pomice fluttuante proveniente da un'eruzione vulcanica dell'Islanda. Nell'angolo inferiore sinistro è indicata l'area della Nuova Scozia. Sono anche riportate diverse isole, tra cui Estland, Podalida, Estotialand, Icarai e la famosissima Frislandia. La ragione per cui queste isole siano state erroneamente indicate resta un mistero. La mappa degli Zeno fu pubblicata in prima edizione in Venezia nel 1561 dalla "Geographia" di Girolamo Ruscelli. (Mappe delle Tre Colonne).


Responsabilità(Massoneria) La responsabilità appare essere quasi inscindibile dalla coscienza. Non c'è vera coscienza se non si accompagna alla responsabilità, come neppure la responsabilità può esistere senza una coscienza. Perciò se l'evoluzione tende, come sembra, verso stati di una maggior coscienza, dobbiamo attenderci anche una crescita analoga della nostra responsabilità. Tuttavia tale crescita non può avvenire senza una partecipazione attiva e costante da parte di coloro che desiderano raggiungere mete superiori. Importante proporre anche un allargamento del nostro attuale orizzonte etico. La coscienza e la responsabilità possono essere estese anche a ben più ampie aree di quelle che normalmente vengono considerate. Per esempio possiamo notare l'importanza della responsabilità che dovremmo sempre avere durante le nostre osservazioni, le valutazioni interiori e l'accrescimento della nostra conoscenza. Siamo responsabili di quello che cerchiamo di creare in quanto Artisti, e dovremmo essere anche responsabili nella nostra volontà di vivere. Ci sembra, perciò, che vita, coscienza e responsabilità costituiscano un importante trinomio.


Rg-VedaTermine sanscito avente il significato di Veda degli Inni: è la prima delle quattro raccolte (samhita) che compongono i Veda (v.), testi sacri indiani, costituita da 1028 inni suddivisi in dieci libri omandala (v.), per un numero complessivo di 10.452 strofe. Tali strofe, di tre o quattro versi detti pada, sono di quattro tipi: · la gayatri, formata da tre ottonari, · l’anustubh, di quattro ottonari, · latristubh, di quattro endecasillabi e la · jagati, di quattro dodecasillabi. Degli inni, composti probabilmente nel XVI-XV secolo, ed il 1200 a.C., si può stabilire una cronologia interna, tanto da deciderne la successione dell’uno rispetto all’altro, e di tutti rispetto alle altre samhita. I libri II-VII sono i più antichi di tutta la raccolta, e sono attribuiti ciascuno ad una famiglia di poeti, mentre i mandala I, VIII, IX e X sono attribuiti ad autori diversi: il X rispetto agli altri è più recente. Il R. non è omogeneo come valore portico, poiché è stato composto da vari autori di differente levatura; per questo, accanto a squarci di vera poesia, troviamo brani appesantiti da un eccessivo uso di figure retoriche, od in cui lo stile pecca di limpidezza. Gli inni sono dedicati a varie divinità, che raggiungono complessivamente il numero di 33, divisi in tre gruppi di 11: celesti, atmosferiche e terrestri. I più importanti sono Mitra, Varuna, Surya, Usas, Rudra, Indra, Agni, Soma-i-Marut e gli Asvin che, corrispondenti ai Dioscuri (v.) greci, compaiono sul loro carro nel cielo dell’alba e del crepuscolo. Gli inni del R. sono caratterizzati dal fenomeno detto enoteismo, per il quale ogni divinità nell’inno dedicatogli riassume in sé tutti gli attributi degli altri dei, tanto da apparire la divinità suprema. Fondamentale per la concezione panteistica sviluppata in seguito nelle Upanisad (v.), è il Purusasutka (Inno dell’Uomo Cosmico), nel quale si descrive la creazione come derivata dal sacrificio del Purusa (v.). Ha anche importanza linguistica e letteraria.


RiammissioneIl Libero Muratore depennato od in posizione di sonno può chiedere la R. dalla posizione di sonno o di depennamento. I diritti massonici si perdono quando il Libero Muratore si trovi nella posizione di sonno, di decadenza o di espulsione (Art. 8 della Costituzione dell’Ordine). Il Libero Muratore depennato che desideri essere riammesso, può presentare domanda (compilata sull’apposito modello tipo A2) alla Loggia che ha proceduto al suo depennamento. Nell’ipotesi in cui la Loggia di appartenenza sia sta disciolta o demolita, il Presidente del Collegio Circoscrizionale assegna la domanda ad altra Loggia della Circoscrizione. A seguito della domanda, la Loggia provvede agli adempimenti prescritti per la R. Il Maestro Venerabile, ottenuto il Nulla-Osta del Gran Maestro, stabilisce la data e l’ora della Tornata in Primo Grado nella quale il riammittendo dovrà presentarsi per prestare la promessa solenne. Il fratello depennato dovrà preventivamente sanare l’eventuale morosità. (Art. 19 del Regolamento dell’Ordine).


Ricci MatteoNoto in Cina come Li ma-tou. Sinologo e missionario cattolico italiano (Macerata 1552 – Pechino 1610). Gesuita (1571), venne inviato a Macao, dove imparò il cinese scritto e parlato. Nel 1583, con Michele Ruggeri (1542-1607), penetrò nel Kuang-tung, dove fondò la prima missione cattolica in Cina. Alla fortunata opera missionaria (200 chiese circa in tutta la Cina) R. aggiunse alla sua fama di letterato, quella di matematico ed astronomo. Scrisse Il Catechismo (1604); Mappamondo (varie edizioni dal 1584 al 1608); Elementi di Euclide (1607). R. fu l’unico occidentale ad avere una propria biografia inserita in una storia dinastica ufficiale cinese (Ming shih, Storia dei Ming), e ad essere citato nel Ssu-k’umch’uan-shu tsung-mu (Indice generale di tutti i libri delle quattro sezioni della letteratura).


Ricerca: Nell'azione di ricerca e nello sforzo di dare una forma alle proprie ispirazioni, l'Artista tende a realizzare la pienezza esistenziale attraverso l'espressione di se stesso, contemplando infine la bellezza dell'opera realizzata. Analogamente ogni essere vivente cerca di dare una forma alle proprie manifestazioni nella vita. La ricerca rappresenta perciò una componente naturale nella nostra vita, appartenente maggiormente alla sfera dell'essere, nella nostra interiorità, piuttosto che a quella della materialità esteriore. Lo sforzo di esprimersi non deve essere allora considerato come una fatica, ma come una logica premessa della nostra aspirazione di essere Artisti. L'azione di Ricerca rappresenta un'avventura affascinante della vita. La ricerca interiore conduce a scoprire in noi e negli esseri che ci circondano nuovi continenti, della cui esistenza non si avevano che sfuocate intuizioni. Ad ogni nuova scoperta si aprono nuovi orizzonti, sempre più ampi, che promettono ulteriori affascinanti esplorazioni, in una catena senza fine. Sta in noi la decisione di riconoscerci come ricercatori, ed affrontare liberamente la conoscenza della vita. Ogni ricercatore sente sempre la necessità di buone indicazioni sui possibili percorsi da seguire. La preparazione di adeguate mappe interiori rappresenta un'impresa assai difficile. Talmente difficile che spesso si arriva a rinunciare all'impresa. Per quanto difficile, è tuttavia possibile. Sarebbe opportuno raccomandare di non fermarsi mai ad una prima lettura di un'opera guida cui ci affidiamo. Spesso ci si trova confrontati con pagine che possono sembrare scritte senza un chiaro nesso logico. Occorre insistere, rileggendole quante volte può sembrare necessario. La creazione di mappe interiori è sempre un compito individuale, ma è auspicabile che ogni sincero ricercatore sia consapevole di non essere solo in tale impresa, ma di far parte di una catena fraterna di altri ricercatori che auspicano cordialmente il suo pieno successo in tale compito.


Riforma cattolica: Termine con cui la storiografia designa il tentativo operato tra la fine del XV ed il XVI secolo da personalità e movimenti ecclesiali diversi di risanare la Chiesa cattolica, rinnovandone la teologia e soprattutto la pratica devozionale. Sostenuta dal pensiero di esponenti dell'Umanesimo teologico, come Nicola Cusano, San Tommaso Moro ed Erasmo da Rotterdam (v.), e dall'opera rinnovatrice di laici, per lo più impegnati nel campo caritativo, come Sant'Angela Merici e P. Giustiniani, e di religiosi come il cardinale Gaspare Contarini od i membri delle congregazioni rinnovate o di nuova fondazione (come i Cappuccini), il piano di R. venne formalizzato per volontà di papa Paolo III nel Concilium de emendanda Ecclesia (1537), per essere poi radicalmente riformulato nel corso delle vicende della Controriforma (v.), avviatesi pochi anni dopo.


Riforma protestanteMovimento rivoluzionario religioso scatenatosi a partire dal 1517 nell’Europa centrale, noto con la denominazione generica di Riforma (v.).


Riforma: Nella storia delle religioni, movimento di rinnovamento religioso determinatosi in Europa nel XVI secolo, nell’ambito del risveglio culturale e sociale del Rinascimento. I precedenti culturali della R. si possono rintracciare nell’Umanesimo cristiano di Erasmo da Rotterdam (v.) e nei tentativi di riforma interna della Chiesa cattolica svolti nel XV secolo. Ma da un lato il fallimento di tali tentativi, dall’altro il carattere aristocratico del movimento umanistico tendente a disinteressarsi del problema ecclesiale, limitandosi ad una critica morale e di costume, fa sì che le nuove tendenze che si sviluppano nel mondo tedesco a partire dal monaco Martin Lutero (v.) assumano un più deciso carattere antiecclesiale ed antifeudale. Il primo atto della R. è determinato dalle 95 tesi che Lutero affisse nel 1517 al portale della cattedrale di Colonia, rivolte contro la pratica delle indulgenze e che scatenarono la violenta reazione di Roma. L’approfondimento dottrinale e teologico delle tesi protestanti, e l’allargamento della base sociale e politica della R. sono i due atti successivi, che si inaugurano col trattato "Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca, sulla riforma della cristianità" (1520). Da qui si sviluppano infatti i capisaldi della dottrina protestantica: l’abolizione della differenza tra sacerdoti e laici nell’affermazione del sacerdozio universale; la negazione della interpretazione ufficiale della Bibbia e l’affermazione del libero esame; la tesi della giustificazione per la sola fede, che nega il valore delle opere per la salvezza; la critica dei sacramenti, di cui vengono riconosciuti solo quelli biblici del battesimo, della penitenza e dell’eucarestia. Al riguardo è importante la citazione del De captivitate babylonica ecclesiae ed il De libertate hominis christiani, che provocarono la scomunica (bolla Exurge Domine del 15.6.1520). L’approfondirsi successivo della frattura tra R. e Chiesa cattolica è un fatto alla cui spiegazione contribuiscono più ragioni sociali e politiche che non strettamente dogmatiche, come la storia successiva del Concilio di Trento (1545-1563) e del movimento controriformistico (detto anche di R. cattolica) dimostrano. L’esigenza di una R. religiosa è infatti un fenomeno interno a tutta la cattolicità ed alla cultura del tempo, ma le forme diverse che assunse nel mondo protestantico ed in quello latino, ed il conflitto che se ne determinò, si spiega soprattutto in base al conflitto tra la nascente borghesia capitalistica e la reazione feudale. Il carattere intrinsecamente capitalistico dell’etica protestante (Weber) è infatti messa bene in luce dagli sviluppi successivi della R., nella forma calvinistica in cui essa si diffuse soprattutto in Inghilterra (dove ebbe carattere prevalentemente politico, in quanto fu imposta dal re Enrico VIII nel 1534 con l'Atto di Supremazia, con il quale il sovrano si proclamava capo della Chiesa inglese, che assunse poi il nome di chiesa anglicana), e nel nascente mondo borghese-capitalistico, mentre in Germania dovette giungere ad un compromesso con il vecchio mondo feudale (qui i feudatari se ne servirono per giustificare la loro ribellione all'imperatore Carlo V, mentre esemplare è l'atteggiamento assunto da Lutero contro la rivolta dei contadini nel 1524-25, ). Giovanni Calvino (v.) tentò di attuare sul piano politico la R. attraverso la costituzione di un rigido modello comunitario a carattere presbiterale. Nella Institutio religionis christianae (1536) accentua la dottrina della predestinazione, dandole un significato etico oltre che dogmatico: l’uomo non deve operare per sé stesso, per la propria salvezza, ma a maggior gloria di Dio; l’eletto trae dal bene operare la conferma della salvezza totalmente gratuita concessagli da Dio. È in questa forma che la dottrina protestantica si rivela espressione tipica del più generale spirito capitalistico. Un carattere diverso assume l’esigenza di R. nei paesi cattolici, dove si manifesta un rinnovamento disciplinare (nel 1539 nasce la Compagnia di Gesù) e culturale (si sviluppa la Seconda Scolastica), che da un lato è caratterizzato dal ritorno alla tradizione in funzione antiumanistica, dall’altro non è riducibile ad un’opera puramente espressiva, com’è stato a volte unilateralmente sostenuto. Da questo punto di vista è più appropriato parlare di una R. cattolica, anziché di pura e semplice Controriforma (Maurenbrecher).


RinascitaTermine adottato dalla filosofia e dalle religioni orientali per definire la dottrina della Reincarnazione (v.).


Risonanza(Massoneria) Come per le intuizioni, così per la Risonanza appare assai difficile stabilire regole precise. Malgrado questo, dovrebbe essere chiaro a tutti l'importanza della Risonanza nella nostra vita interiore. Essa ci consente, con un minimo sforzo da parte nostra, di volare interiormente, solo sincronizzandoci con le forme delle informazioni che osserviamo. Similmente, andando in altalena, se utilizziamo in sincronismo appropriato alla forza di gravità, possiamo spingerci senza grandi sforzi in oscillazioni sempre più ampie. In analogia se, percependone il sincronismo, utilizziamo le forze attrattiveincluse nelle nostre osservazioni, possiamo elevarci in una più chiara luce interiore. Di forze attrattive se ne possono elencare molte. Le ispirazioni, le armonie ed i ritmi sacrali, sono alcuni elementi che qualificano le forme delle nostre percezioni. É quindi possibile proporre come fondamento il fatto che la Risonanza, attraverso le forme, implica la naturale presenza dell'Arte. La Risonanza interiore è un fenomeno del quale sappiamo ben poco. Eppure essa rappresenta uno strumento di grande valore, quasi indispensabile per una reale crescita interiore. Talvolta siamo beneficiati dalla presenza della Risonanza, spesso imprevedibile ed incontrollabile, che ci elargisce certezze e forze che non sarebbe possibile ottenere da altre sorgenti. La Risonanza, di solito, si accompagna all'Ispirazione ed alla Bellezza. Per questo costituisce una componente essenziale dell'Arte. La Risonanza ci aiuta a superare le barriere che limitano il nostro Io, mettendoci in contatto e partecipazione con Armonie di una realtà che non è solamente nostra. Si dovrebbe, perciò, prestare sempre grande attenzione al fenomeno della Risonanza, durante il suo primo verificarsi e durante la crescita della sua intensità. Si dovrebbe anche porre particolare attenzione a non dissipare vanamente un bene così grande.


Riti: In origine la Libera Muratoria consisteva in un unico grado, il Compagno, mentre il titolo di Maestro spettava unicamente al Venerabile della Loggia. Attraverso un lungo processo evolutivo, le basi della Fratellanza sono oggi presentate in tre diversi gradi, che sono definiti gradi della Loggia, simbolici o della Massoneria azzurra. Secondo il Sebastiani, in generale l’ordine massonico, con il suo peculiare simbolismo, esprime una sua filosofia antropologica (incentrata sull’uomo esprimente la propria natura, il suo senso di vita egli ideali a cui attinge dando significato alla propria azione) che s’identifica con il modello d’uomo concepito dalla Libera Muratoria, i cui elementi essenziali sono la Libertà, la Tolleranza, la Fratellanza, la Trascendenza ed il Segreto iniziatico. I R., noti come Corpi Rituali, non sono strettamente connessi con l’Ordine. Essi però dispongono di loro Costituzioni (non contrastanti con quelle dell’Ordine), e nel territorio italiano hanno l’obbligo di reclutare adepti solo tra i Fratelli Maestri membri attivi e quotizzanti del Grande Oriente d’Italia. Quindi il G.O.I. non ha alcun potere di giurisdizione, poiché i Maestri Massoni operano nei R. nella loro qualità di insigniti di Gradi cosiddetti superiori. Nonostante la notevole molteplicità dei Corpi Rituali massonici, non si può perdere di vista l’unità della Libera Muratoria, che si manifesta principalmente nella sua struttura simbologica tradizionale. In tutti i Gradi della pura Massoneria rituale sono racchiusi insegnamenti non comuni che si ricollegano alla più antica tradizione esoterica occidentale, e che i rituali, le cerimonie, i simboli e le leggende che ne sostanziano le dottrine, furono i mezzi adottati per consentire la protezione e la trasmissione di questi insegnamenti. Ogni Corpo Rituale ha una propria struttura e finalità, che si esprimono in diverse maniere di fare Massoneria, non sempre legittime ed utili. Occorre notare che in alcuni Paesi esistono organizzazioni massoniche rivali che lavorano ognuna per proprio conto, tese a raccogliere il maggior numero di affiliati. Già prima del 1890 in Francia, Papus (v. Ordine Martinista) deplorava che ogni Corpo massonico rituale avesse la singolare pretesa d’essere il solo regolare, un’asserzione che originava dispute e sconfessioni a non finire. Per principio i R. "regolari" sono quelli che, pur preservando le caratteristiche dell’Ordine, ne sono la continuazione e l’approfondimento; sono invece irregolari quelli le cui specifiche dottrine iniziatiche hanno il compito di rafforzare e sviluppare solo alcune caratteristiche dell’Ordine stesso. I R., con i propri cerimoniali, raffigurano autentiche rappresentazioni sacre, complesse aggregazioni di forme simboliche, che hanno il potere di generare un’atmosfera di raccoglimento introspettivo, nel quale l’isolamento del singolo percepisce la fusione del proprio spirito con lo Spirito Universale. Dunque il concetto fondamentale è che la Massoneria è "una", e che i suoi adepti operano, attraverso il Lavoro di Loggia, al proprio miglioramento morale ed all’elevazione della grande Famiglia umana. Il Libero Muratore che desiderasse estendere la propria azione di ricerca ad una particolare materia massonica, può scegliere un R. iniziatico, come ogni paziente passa dal medico generico di famiglia a quello specializzato. Praticamente tutti i R. sono di ispirazione esoterica, tendono ad elargire conoscenze di norma escluse dai Lavori della Loggia, sono attraenti ed istruttivi, approfondendo tematiche spesso soltanto sfiorate in Loggia attraverso l’impiego di particolari drammi ed allegorie. É errato credere che un R. sia superiore ad un altro, magari perché possiede più Gradi, poiché tale distinzione è assolutamente priva di alcun significato. Ogni Corpo Rituale non dovrebbe avere altra effettiva graduazione che: assumere regolarmente neofiti e prepararli, selezionare gli adepti sufficientemente preparati, iniziare integralmente gli eletti segreti ed amministrare e dirigere il proprio Rito. Si tratta di una sorta di regola essenziale e fondamentale che di per sé non è evidentemente facile rispettare. Tra i R. esistenti, vi sono quelli cosiddetti degli Alti Gradi, tra i quali meritano citazione il Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.), il Rito di York, detto anche Americano (v.), l’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim, il Gran Priorato di Scozia, ed altri ancora. In sintesi, questi gradi superiori sono interessanti per l'approfondimento della conoscenza massonica. Il consiglio migliore sarebbe di aderire a tutti, sempre che si voglia e si possa farlo, dato l’impegno temporale e finanziario implicato. Potendone scegliere uno solo, allora è opportuno informarsi bene, con cura, sulle loro caratteristiche, anche locali, per poi decidere secondo il gusto e gli interessi personali. Tutti i cosiddetti gradi superiori sono attraenti ed istruttivi, approfondendo tematiche spesso soltanto sfiorate in Loggia, attraverso l’impiego di drammi ed allegorie. Tra i R. praticati oggi in Italia occorre infine ricordare il Rito Simbolico Italiano (v.) e l’Antico Rito Noachita (v.), che non vanno però considerati come Riti degli Alti Gradi. Invece l’Ordine dello Shrine, denominato Antico Ordine dei Nobili del Santuario Mistico (v.), é un’associazione paramassonica, cui però possono accedere solo i Massoni dell’ultimo Grado dei Corpi Rituali (32° Scozzese e Knight Templar del Rito di York), e svolge prevalentemente azione filantropica, con vari grandi ospedali specializzati soprattutto nella cura dei bimbi ustionati od handicappati. I Nobili dello Shrine organizzano intrattenimenti e feste, occasioni sfruttate per raccogliere fondi per i loro scopi umanitari. Y (G.O.I.) Il Grande Oriente d’Italia consente ai propri Fratelli Maestri di aderire a quei Corpi Massonici Rituali che traggono i propri iscritti esclusivamente fra i Maestri massoni appartenenti a Logge all’obbedienza del G.O.I. e che si conformino al principio di esclusività territoriale di ogni denominazione (Art. 3 della Costituzione dell’Ordine).


RitoComplesso di norme che regolano le cerimonie, specie di un particolare culto religioso. Tuttavia il termine ha assunto significati differenti, a seconda dei contesti nei quali è impiegato. Nel linguaggio corrente, designa ogni specie di comportamento stereotipato, che non sembra essere imposto da qualche necessità o dalla realizzazione di una finalità secondo dei mezzi razionali. Sono considerati R. le istituzioni desuete come un cerimoniale sorpassato, e le manie sono spesso annoverate nella stessa categoria. In realtà tutti questi impieghi della nozione si riferiscono a quello che designa un comportamento sociale, collettivo, nel quale appare più nettamente al contempo il carattere ripetitivo del R. e soprattutto quanto lo distingue dalle condotte razionalmente adattate ad un fine utilitario. Quindi il r. si presenta come un’azione conforme ad un uso collettivo, la cui efficacia è almeno in parte d’ordine extraempirico. I R. sono sempre in rapporto con miti religiosi o sociali, che simboleggiano e mantengono in vita, mentre questi sostengono, spiegano e giustificano il R. stesso. Il mondo dei R. è immenso, e penetra il campo della religione, delle diverse forme di magia (v.), della divinazione (v.) e di pratiche simili, della vita civile, dei gruppi e delle società. · I R. religiosi mirano, come fine primario, a rendere omaggio alla divinità, e ad attualizzare il sentimento di fascino esercitato dal sacro, ma comportano anche un’idea di efficacia talora puramente spirituale (l’unione alla divinità), talora anche più materiale (la fecondità femminile). · I R. magici invertono il rapporto tra omaggio ed efficacia, a vantaggio di quest’ultima, che è allora sempre di carattere materiale. Una forma speciale di R. è costituito dallo sciamanismo (v.), che consiste in un R. di divinazione accompagnato da fenomeni di trance. Lo sciamano diagnostica una malattia e le sue cause, necessariamente spirituali, poi scaccia il demonio dal cuore del paziente per apportare la guarigione. Lo studio dello sciamanismo ha posto in rilievo una spetto interessante, in quanto in molti casi questa pratica conferisce un’occupazione ed uno statuto sociale a persone aberranti. · I R. totemici sono destinati a far entrare il gruppo in rapporto con una o più specie di animali, di piante, e perfino di fenomeni naturali, considerati come antenati del gruppo con i quali si identifica in quel momento. · I R. di passaggio riguardano a loro volta la totalità delle persone, e rivestono una notevole importanza nell’integrazione sociale. Tali R. segnano il passaggio di una persona da uno stato ad un altro. I principali sono quattro: i R. riguardanti la nascita, l’iniziazione. Il matrimonio e la morte. · Nelle società religiose ed esoteriche l’importanza maggiore è attribuita al R. di iniziazione, attraverso il quale il neofita entra a far parte del gruppo. · Altri R. simboleggiano e sottolineano la distanza sociale, come quelli praticati nel corso della visita di un dignitario civile od ecclesiastico. La società civile, come quella religiosa, entra in contatto con il suo sacro mediante R. compiuti, sia nel corso di feste (come la festa nazionale) sia durante diverse commemorazioni (fine di un conflitto, anniversari storici). Il R. nell’ambito della Chiesa cattolica ricade nel campo della Liturgia (v.).


Rito AmbrosianoParticolare forma liturgica usata nella Chiesa milanese ed il alcune parrocchie bergamasche, comasche, novaresi e del Canton Ticino (Svizzera). Le sue origini vengono convenzionalmente attribuite a Sant’Ambrogio, al quale risalgono certamente il canto a due cori degli inni sacri e dei salmi. A differenza del rito romano, impiega il battesimo per immersione e non per infusione, adotta il periodo d’Avvento di sei settimane anziché di sole quattro, ed è caratterizzato dal fatto che il sacerdote celebrante non si rivolge mai al pubblico, mentre durante le messe solenni venti persone anziane compiono l’offerta del pane e del vino. La benedizione delle case avviene nel corso delle festività natalizie e non pasquali. Nel corso dei secoli sono stati avviati vari tentativi di abolizione del R.A.: da Carlo Magno (IX secolo), dai pontefici Niccolò II e Gregorio VII (XI secolo), e dal cardinale Branda di Castiglione (XV secolo). Il R.A. ha subito qualche innovazione minore subito dopo il Concilio Vaticano II.

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Rito AmericanoDetto anche Rito di York, è suddiviso in: "Loggia", con i tre gradi di Apprendista, Compagno d'Arte e Maestro Massone - Capitolo (Chapter), con i quattro gradi di Mark Master, Past Master, Most Excellent Master e Royal Arch Mason - Concilio (Council), con i tre gradi Criptici di Royal Master, Select Master e Super Excellent Master - Commandery, con i tre gradi di Ordine della Croce Rossa, di Cavaliere di Malta e Cavaliere Templare, al vertice riuniti nel Grande Accampamento (Great Encampment). Esclusi i primi tre gradi di Loggia, esso comprende quindi un totale di dieci gradi, il più elevato essendo quello di Cavaliere del Tempio. Il Rito di York è governato dal Gran Capitolo Generale Internazionale, e la Commandery dal Grande Accampamento Generale Internazionale. In Italia la Massoneria del R. fu fondata nel 1962 ad opera di nove Fratelli, che costituirono a Milano il primo Capitolo. Successivamente furono creati altri Capitoli, che nel 1964 si costituirono in Gran Capitolo, ricevendo Charter di regolarità del Gran Capitolo Generale Internazionale degli Stati Uniti d’America. L’organizzazione della Massoneria dell’Arco Reale è completamente democratica. Ogni Maestro del R. ha eguale posizione e diritto di voto nel proprio Capitolo, indipendentemente dalla sua anzianità, dalle cariche ricoperte e dall’appartenenza al Concilio od alla Commenda. Egli è quindi elettore e potenziale candidato a qualsiasi carica del Capitolo. Tutte le cariche sono annuali. Ogni Capitolo, nell’osservanza delle norme della Costituzione del Gran capitolo, redige ed adotta Statuti e Regolamenti per la conduzione dei propri Lavori. I tre Dignitari e l’ex Presidente di ogni Capitolo sono membri di diritto del gran capitolo Italiano, con uguale autorità e diritto di voto. Ogni Gran Capitolo nazionale adotta, osservando le Leggi, i Regolamenti e gli Usi della Massoneria del R. di tutto il mondo, una propria Costituzione che, all’occorrenza, può modificare. Le sedute del Gran Capitolo sono pubbliche, nel senso che tutti i Compagni del R. possono assistervi, senza diritto di voto. I tre Dignitari e gli ex Presidenti di ogni Gran Capitolo nazionale sono membri di diritto del Gran capitolo generale, con pari autorità e diritto di voto. Il Gran Capitolo Generale raccoglie e trasmette notizie e statistiche dell’attività del R. nel mondo; decide i principi e gli indirizzi generali; costituisce e concede i Charter di fondazione e di regolarità ai nuovi Grandi Capitoli. In ciascuna nazione non può esservi che un solo Gran Capitolo del R. I Compagni del r. non ricevono brevetti o diplomi, ma il salario dell’operaio, costituito dalla riproduzione di un’antica moneta (il siclo) ebraica adottata in tutto il mondo massonico. Su di essa il Compagno deve incidere il proprio sigillo personale, che viene trascritto nel Libro dei sigilli del gran Capitolo nazionale, attestando la condizione di regolarità di ogni membro verso ogni altro Capitolo. Per accedere al R. non è richiesta alcuna petizione, poiché ogni Camera rituale è aperta all’ammissione di nuovi membri. Non vi esistono restrizioni di fedi politiche, religiose o di nazionalità. Infatti solo la Commandery chiede agli adepti la credenza nel Cristianesimo, anche se non si pretende l’appartenenza ad alcuna chiesa. É largamente praticato negli Stati Uniti, ove si distingue per meritorie opere filantropiche, in particolare nell'acquisizione e nell'oculata gestione di complessi ospedalieri specializzati soprattutto in oftalmologia.


Rito Antico e Primitivo di Memphis e Misraim: v. Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim.


Rito Armeno:  L’origine del rito armeno è collegata alla diffusione del Vangelo per opera di San Gregorio Illuminatore, che portò il rito di Cesarea di cappadocia, derivante a sua volta da quello di Antiochia. La lingua liturgica era dapprima la greca, cui i Persiani, dopo la loro invasione (368-369), tentarono di sostituire la lingua dei Siri, che però riusciva incomprensibile al popolo. Perciò il dottore San Messrop, sollecitato dal katholikos San Sahak Magno, creò la scrittura armena (404), ponendosi a base l’alfabeto greco. In tal modo un gruppo di valenti monaci tradusse la liturgia della officiatura divina ed i libri della Sacra Scrittura. Il rito armeno propriamente detto ha inizio nel V secolo, ed il suo rituale è affine a quello greco, sia nella preghiera  (Paston, Ufficio) sia nel breviario (Alotanoc). La liturgia della Messa (Patarag) è quella cosiddetta di San Giacomo, originaria di Antiochia. Una delle sue caratteristiche è, oltre all’assenza dell’acqua nel calice, l’azzimo (v.), il cui uso è antichissimo (v. Chiesa Armena).


Rito degli Architetti o Fratelli AfricaniRito massonico fondato in Germania nel 1767 da Fratelli molto colti, che si occupavano soprattutto dell’interpretazione dei geroglifici egiziani, alla ricerca di tracce degli ideali muratori. Ne fu promotore l’imperatore Federico II di Prussia, detto il Grande (V. Grandi Costituzioni).


Rito dei buoni TemplariRito massonico costituito e diffuso unicamente negli Stati Uniti. Si compone di tredici Gradi: 1) Gran Capo Templare; 2) Gran Cancelliere; 3) Gran Vice Cancelliere; 4) Gran Sovrintendente del tempio della Gioventù; 5) Gran Segretario; 6) Gran Tesoriere; 7) Gran Cappellano; 8) Gran Maresciallo; 9) Gran Guardia; 10) Grande Sentinella; 11) Grande Aiuto Segretario; 12) Grande Aiuto Maresciallo, 13) Gran Messaggero.


Rito della Vacca RossaAntico rito sacrificale praticato a scopo espiatorio (v. Vacca Rossa, Rito della).


Rito dell’Arco Reale: Rito compreso nel sistema massonico inglese, denominato per esteso Sacro Arco Reale di Gerusalemme, nato intorno al 1740, ma formalmente costituito dopo la scissione tra i massoni Ancients (membri dell’antica Loggia di York) e Moderns (membri della Gran Loggia di Londra fondata nel 1717) del 1751. Furono le Logge degli Ancients a praticare quattro Gradi, di cui l’ultimo era quello del Sacro Arco Reale. In origine questo Grado speculativo era riservato agli Ex maestri venerabili, e venne successivamente esteso a tutti i Maestri, con scopi di approfondimento esoterico. L’Arco Reale venne formalmente riconosciuto come Grado dopo la costituzione della Gran Loggia Unita d’Inghilterra (1813), ed il rituale relativo fu costituito da una buona parte di quello del terzo Grado. L’attuale struttura rituale inglese non considera l’Arco Reale un rito massonico inteso come Potenza autonoma e sovrana, ma un coronamento e completamento del Grado di Maestro Libero Muratore. Infatti un rituale dell’Arco Reale afferma che senza di esso il Grado di Maestro sarebbe una storia raccontata a metà. Il R. è governato da un Supremo Gran Consiglio, il cui vertice è occupato dallo stesso Gran Maestro dell’Ordine, e le sue funzioni sono di perfezionamento iniziatico. In Inghilterra è imperativo che il candidato sia Maestro in una Loggia regolare del Craft (Ordine) e Compagno dell’Arco Reale regolare. In Scozia ed in Irlanda la sola qualificazione richiesta per l’esaltazione al Marchio dell’Arco Reale è che il candidato sia Maestro Massone di una Loggia regolare del Craft (Ordine), e viene normalmente conferito ad un anno di distanza dal passaggio al terzo Grado nella stessa Loggia in cui lavora, opportunamente elevata per i lavori in Camera capitolare di Mark Master Mason.


Rito di Monte TaborRito massonico femminile istituito in Francia, che si compone di sette Gradi: 1) Apprendista; 2) Compagna; 3) Maestra; 4) Novizia Massona; 5) Compagna discreta; 6) Maestra Adonaita; 7) Maestra Moralista (v. anche Diritto Umano).


Rito di Swedenborg: Rito massonico diffuso nei paesi scandinavi ed in Islanda, denominato anche Rito Svedese (v.), fondato dal naturalista, metafisico, mistico e teologo svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772) v..


Rito di ZinnendorfRito massonico derivato dal Rito di Swedenborg, che fu importato e diffuso in Germania da Zinnendorf, dov’è tuttora operativo sotto la denominazione di Rito Johannita (v.).


Rito EcletticoRito massonico tuttora operativo in Germania, fondato dal barone Knigge intorno al 1783. Riconosce cinque diversi Gradi, ripartiti in tre Gradi di Loggia ed in due di Retrologia. La Gran Loggia Eclettica di Germania ha sede in Francoforte sul Meno.


Rito Egiziano di Cagliostro: Denominato anche Sistema Massonico Egiziano, fondato a Lione dal conte Cagliostro (v.) nel 1786, nella Loggia Saggezza Trionfante, in occasione della consacrazione del Grande Tempio dedicato alla Gloria del Grande Dio Eterno. All’origine il R.E. proponeva l’ermetico messaggio racchiuso nella descrizione alchemica "in erbis in verbis in lapitibus" (nella parola nella verità nella pietra), affinché tutti gli uomini liberi e di buoni costumi, consapevoli della loro imperfezione anche se perfettibili, lavorino in armonia d’intenti per la realizzazione della Grande Opera. Non si hanno molte notizie affidabili su questo R.E., anche se a Napoli ed in Campania è accertata la rapida diffusione dei gradi egiziani e dei gradi superiori segreti, noti come "Arcana Arcanorum", dai contenuti alchemici interiorizzati per la costruzione di un corpo di gloria o dell’immortalità. Lo stesso conte Raimondo di Sangro, principe di San Severo, li conosceva molto bene. Vi si trovano precisi riferimenti ai misteri dell’Alto Egitto, nei quali si confondevano magia e religione, e sulla rigenerazione di Osiride (v.), a cui si integravano il culto dei morti e l’immortalità dell’anima. Il rituale della Maçonnerie Egyptienne o di Cagliostro era contenuto in un manoscritto sequestrato al Gran Cofto nel suo domicilio di Roma il 27 dicembre 1789. Il carnefice l’aveva bruciato con altre cose la mattina del 4 maggio 1791 in Piazza della Minerva. Incerta la sorte del manoscritto originale o di altre copie sicuramente esistite. Il rituale di Cagliostro può essere suddiviso in tre gruppi: 1) i cerimoniali con i rispettivi catechismi dei tre gradi diApprenti, Compagnon e Maitre de la Loge Egyptienne; 2) uno statuto con regolamento del sistema, alcuni formulari, un discorso e verbali della Loggia Madre della Saggezza Trionfante di Lione; 3) i cerimoniali ed i catechismi dei gradi femminili di Apprentie, Compagnonne e Maitresse de la Loge Egyptienne d’Adoption. L’unico legame che il R.E. aveva con Massoneria ordinaria e legittima era che i suoi membri dovevano aver ricevuto i gradi di Maestro e di Elu in una Loggia di Liberi Muratori, prima di essere ammessi al rito. I suoi gruppi non si chiamavano massonici ma egiziani, ed egiziani erano i gradi conferiti. Si può affermare che il R.E. era effettivamente al di fuori della Muratoria con filiazione regolare, ed aveva finalità particolari estranee a quelle generali dell’Istituzione Massonica. Nell’ambito del rito non si è mai chiarito l’origine reale del sistema e della sua denominazione, essendosi preferita una sorta di altisonante grande rivelazione, come riportato nel catechismo degli Apprendisti egiziani: "La Muratoria ha per padri Enoch ed Elia; dopo essere stati rivestiti del potere supremo accordato loro dalla Divinità, implorarono la Sua bontà e la Sua misericordia in favore del loro prossimo, affinché fosse loro consentito di far conoscere ad altri mortali la Sua grandezza ed il potere che Essa ha concesso all’uomo su tutti gli esseri che circondano il suo trono. Avendo ottenuto tale permesso, essi (Enoch ed Elia) generarono spiritualmente dodici soggetti, che definirono Eletti da Dio. Uno di loro si chiamava Salomone. Questo re filosofo cercò di imitarli procedendo sulle orme dei suoi due maestri, formando un seguito di uomini capaci di conservare e diffondere le conoscenze sublimi che aveva acquisito. Consultandosi con gli altri (undici) eletti, Salomone riuscì nel suo intento, convenendo che ognuno di essi scegliesse due soggetti, in modo da originare una catena di 24 Compagni, il primo dei quali fu Boaz. Questi 24 Compagni ebbero in seguito la libertà di eleggere tre soggetti ciascuno, il che fece complessivamente due capi supremi, 12 Maestri od Eletti da Dio, 24 Compagni e 72 Apprendisti; da questi ultimi sono discesi i Cavalieri Templari, e da uno dei Templari rifugiati in Scozia i cosiddetti Liberi Muratori, che furono poi in numero di 13, quindi di 33, eccetera. Tale è la filiazione della Muratoria". Il catechismo del R.E. prevede che la Rosa e la Materia Prima si configurino in una stella. Una colomba funge da intermediario fra l’Angelo del Signore e gli Eletti. Il Santuario contiene il nome di Dio inscritto nella Stella Fiammeggiante (v.), mentre la Fenice è il simbolo del vero massone, dinanzi al quale gli attributi del tempo cadono. I Lavori della Camera di Maestro sono gli stessi che fece Salomone quando consacrò il Tempio all’Eterno; come là vi era il Tabernacolo, sede dell’innocenza, ove l’Eterno si manifestò con i suoi Angeli, Serafini e Cherubini, e come Salomone, consacrando la colomba con l’imposizione della mano ed il colpo di spada, ne fece il vero Olocausto che offrì all’Eterno Supremo, così il Gran Cofto pratica l’identico metodo. Se però non si rispettano le dovute forme, può accadere quanto già accadde dopo la morte di Salomone ai suoi ministri, i quali trasformarono il Tempio nella torre di Babele. La rigenerazione morale implica che ogni periodo di 24 ore sia così impiegato: 6 ore a riflettere ed a riposare, 3 a pregare, 9 dedicate alle operazioni sacre, e 6 a dialogare con i Fratelli per ritemprare le forze.

Bet-Lehem
Rito Filosofico Italiano:  Corpo Rituale istituito nel 1909 dallo «Yorker italiano» Edoardo Frosini, uomo dai confusi entusiasmi esoterici e pronto ad accogliere in blocco le più antiche tradizioni da lui assimilate sempre superficialmente. Legato ad un’organizzazione massonica irregolare spagnola, fu subito in pesante polemica con il G.O.I. (v.) e soprattutto con Ulisse Bacci, allora direttore della Rivista Massonica ed autore del Libro del Massone Italiano. Il Frosini accusava il G.O.I. di essere svenduto alla politica, specie dopo la scissione di Fera del 1908, proponendosi come erede della tradizione massonica italiana. In realtà i suoi atteggiamenti sfrenatamente esaltati lo portarono in aperto conflitto con tutti i circoli massonici del tempo. Comunque egli fornì al suo R. un impianto rituale articolato in quattro gradi sovrapposti ai tre simbolici tradizionali, presumendo come molti altri italiani dell’epoca che i gradi simbolici dovessero essere subordinati ad un Corpo Rituale. Due di tali gradi «alti» (Rosa+Croce e Kadosh) richiamavano motivi del R.S.A.A., il terzo (Sovrano Maestro della Grande Opera) si muoveva in prospettiva alchemica, traendo legittimità dal Rito di Memphis e Misraim, mentre l’ultimo (Conte) aveva valore amministrativo ed onorifico. Il R. entrò presto in crisi per la mancanza di adesioni, la conduzione dispotica del Frosini e la fuoruscita degli elementi più preparati. Venne poi sciolto dallo stesso fondatore nel 1919, accostandosi subito alla Massoneria di Piazza del Gesù che lo radiò nel 1921, e poi al G.O.I. di Palazzo Giustiniani, da cui uscì nel 1923. Nel 1924 tentò invano di costituire un Grande Oriente Italiano ossequiente al regime fascista, tentando infine una riattivazione del R. in Sicilia nel 1944-45, con scarso seguito e rapida estinzione. Dopo il decesso del Frosini, un gruppo di massoni provenienti da Piazza del Gesù stese a Torino (1973) una Bolla di Risveglio del R., in cui erano riassunti in otto articoli i temi da curare e le modalità da adottare, e costituendo un «Supremo Consiglio Nazionale Italico». Venivano espresse abbondanti preoccupazioni politiche (controllo dell’ordine repubblicano, controllo sociale), ipotizzando la formazione di un ferreo schieramento massonico capace di proporsi come protagonista politico, chiaramente in aperto contrasto con l’ortodossia massonica. Dopo una breve e burrascosa fase di rapporti formali con il G.O.I., verso cui i «filosofici» erano emigrati al seguito dell’unificazione realizzata da una parte dei massoni di Piazza del Gesù, rappresentò il preludio della definitiva scomparsa del R. dalla scena massonica attiva (Nuova Enciclopedia Massonica, di M. Moramarco, Ediz. C.E.S.A.S., Vol. I, 1989).


Rito JohannitaDenominato anche Rito Giovannita o di Zinnendorf, sorse nel 1770 per volontà di J.W. von Zinnendorf, una grande figura della Massoneria tedesca, implacabile avversario della Stretta Osservanza, di cui era stato membro con il nome di Eques a Lapide Nigro. Seguace di Swedenborg, riformò i contenuti della sua dottrina attraverso l’accentuazione del carattere mistico del sistema svedese, che impregnò di teosofia swedenborghiana e di gnosticismo johannistico. Fin dalle origini il R.J. seguì un indirizzo prettamente luterano. La precedente distribuzione dei Gradi del Rito di Swedenborg vi venne mutata con la riduzione ad un totale di sette, mediante la soppressione della sezione amministrativa (10°, 11° e 12° Grado), mentre i tre Gradi Rosacrociani (7°, 8° e 9° Grado) furono raggruppati in uno solo, chiamato Adeptus Coronatus o Fratello Eletto. Il 6° Grado (Cavaliere d’Oriente) fu cambiato in quello di Intimo di San Giovanni, mentre gli altri cinque conservarono la loro disposizione e nomenclatura precedenti, di cui i primi tre sottoposti alla giurisdizione della Gran Loggia d’Inghilterra. Per cui la struttura finale comprendeva: dal 1° al 3° Grado equivalenti ai tre classici Gradi Simbolici; 4°) Maestro Eletto, Apprendista e Compagno di Sant’Andrea; 5°) Maestro Scozzese di Sant’Andrea; 6°) Intimo di San Giovanni; 7°) Adeptus Coronatus o Fratello Eletto. Il 2 dicembre dello stesso anno 1770, von Zinnendorf fondava a Berlino la Gran Loggia Nazionale n° 2, alla quale faceva adottare la pratica di un sistema di dieci Gradi simili al Sistema svedese, che ancora oggi gode di grande prestigio presso i Massoni tedeschi. Il R.J. viene tuttora praticato in Germania e nell’Europa del Nord.


Rito MistoRito massonico androgino, fondato a Parigi nel 1893 da Maria Deraismes (1828-1894) su posizioni marcatamente anticlericali. Interessanti alcune sue affermazioni: "Il cristianesimo deprime la condizione umana, in quanto considera quest’ultima come un fattore secondario. Nel cristianesimo, come in tutte le altre dottrine religiose, non esiste altro che il diritto divino, e quindi l’uomo non ha che doveri. La Rivoluzione francese ha avuto come documento principale la "Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo", mentre fino ad allora gli uomini avevano sentito parlare soltanto di diritto di Dio". Sul frontone del Tempio del Diritto Umano di Parigi si legge: "Nell’Umanità la Donna ha gli stessi diritti dell’Uomo; ella deve godere degli stessi diritti nella famiglia e nella società" (v. Massoneria femminile). In Italia il R. è praticato dall’Obbedienza di Palazzo Vitelleschi (v. Gran Loggia d’Italia).


Rito Noachita Antico: V. Antico Rito Noachita (A.R.N).


Rito Rosacroce RettificatoDenominato anche Rito dei massoni Rosa-croce, venne fondato nel 1766 a Marburgo da A. Schröder, noto come il Cagliostro tedesco. Strutturato in sei gradi, si occupava prevalentemente di scienze occulte e di teosofia (v.). Caduto nelle mani di un certo Scröpfer, l’Ordine si dedicò unicamente alla magia (v.) ed all’evocazione delle anime dei defunti. Per questo i suoi seguaci furono perseguitati dalle autorità politiche e religiose, ed il loro capo si suicidò nel 1774 a Lipsia.


Rito Scozzese Antico ed Accettato: Occorre premettere, per la corretta comprensione del R.S.A.A., che alla base della sua costituzione sta la convinzione che in ogni generazione umana solo pochi, i cosiddetti giusti, conoscono la verità suprema. Questi Giusti sono sconosciuti, poveri, non sono dotti, ed appaiono talvolta come veri giullari di Dio, secondo il concetto francescano. I più piccoli però, secondo la predilezione evangelica, sono i più prossimi alla conoscenza di Dio. I gradi ed i roboanti titoli scozzesi non conferiscono affatto la saggezza; sono solo supporti formali ideati per stimolare l’animo umano ad espandersi, seguendo l’incitamento dell’Oratio de hominis dignitate di Pico della Mirandola: "Ci afferri l’animo una santa ambizione di non contentarci delle cose mediocri, ma di anelare alle più alte e di sforzarci con ogni vigore di raggiungerle, dal momento che, volendo, è possibile". Chi, perdendo di vista l’essenziale per inseguire il superfluo, volesse accumulare gradi per alimentare nell’intimo presunzioni di superiorità, chi cercasse potenza e non liberazione, chi disprezzasse i piccoli e quelli che non contano, costui sarebbe condannato a perdere i benefici dell’iniziazione ricevuta, escludendosi dalla Conoscenza. (Michele Moramarco). Il R.S.A.A. trae origine, secondo lo storico massone R.F. Gould, da una loggia di maestri scozzesi riunitasi a Londra nel 1733. In quegli anni, sotto la giurisdizione di un Gran capitolo di Edimburgo, avrebbero preso corpo alcuni alti gradi, Nel 1748, in Francia, fece la sua comparsa un grado di Cavaliere d’Oriente, prototipo di vari gradi dell’attuale sistema scozzese. I Fratelli francesi praticanti gradi supplementari si trovavano senz’altro sotto l’influenza di A.M. Ramsay, nei cui Discorsi sugli Ordini Cavallereschi in Massoneria (1737) sollecitò potentemente il risveglio neotemplare. Il fermento degli alti gradi si diffuse rapidamente agli altri centri esoterici europei ben consolidati ed orbitanti intorno a personalità massoniche non meno note di Ramsay. Il primo Capitolo Rosacroce fu fondato a Lione nel 1765; lì viveva J.B. Willermoz (v.), patrono della Massoneria spiritualista, che era in stretto contatto con logge d’orientamento neotemplare di Metz (Germania), dov’era in incubazione il futuro grado di Cavaliere Kadosh. Le rivendicazioni neotemplari della Stretta Osservanza (v.) influenzarono certamente la formazione successiva dei gradi cavallereschi scozzesi. La prima codificazione complessiva del nuovo rito risale al 1786, e viene identificata come Costituzioni di Federico il Grande, il sovrano prussiano illuminato che pare ne fosse invece del tutto estraneo. Il primo Supremo Consiglio del mondo si formò a Charleston (South Carolina) nel 1801, presto seguito da quello francese insediatosi a Parigi nel 1804. Il nuovo Corpo a sfondo sincretistico in 33 gradi si diffuse rapidamente, come dimostra il Supremo Consiglio formato a Milano nel 1805 sotto la protezione napoleonica. Poderoso fu lo sviluppo del R.S.A.A. negli Stati Uniti dove, nel 1813, un Supremo Consiglio per la Giurisdizione Nord germinò da quello di Charleston, insediandosi a Boston ov’è tuttora. Una Giurisdizione Sud veniva posta sotto la dipendenza del S.C. di Charleston, per poi trasferirsi a Washington. La figura più importante del Rito Scozzese statunitense fu sicuramente Albert Pike (1809-1891), un avvocato nativo di Boston ma cresciuto nell’Arkansas, dove fu iniziato nella Massoneria nel 1850. Combattente nella guerra contro il Messico e generale dell’esercito confederato nella guerra civile, esercitò le attività di avvocato e di giornalista a Memphis (Tennessee) e poi a Washington, dove visse fino alla morte. Qui nel 1859 era stato sospinto ai vertici gerarchici del R.S.A.A., di cui sistemò i gradi nella forma che è ancora attuale. Cultore di diritto romano e francese, fu uno studioso delle lingue sacre, tra le quali l’ebraico, il persiano ed il sanscrito, nonché delle antiche tradizioni religiose indoiraniche. Autore di Morals and Dogma, un’opera eclettica in cui traspaiono interessi culturali di ampio respiro, superando l’orizzonte massonico tradizionalmente collegato a fonti occidentali per poi dilatarsi, fino ad abbracciare anche la cultura e le tradizioni dell’estremo Oriente. Il volume risente dello scarso impegno filologico della letteratura esoterica del tempo e non manca di una certa vena di retorica, ma resta ricca di ottimo spunti che certo testimoniano le aspirazioni universalistiche del R.S.A.A. Un’opera grandiosa, che rappresenta un contributo immenso elargito alla costruzione del Tempio Universale. La fisionomia del rito vede diversi gradi raggruppati in Logge, Capitoli, Areopaghi, Tribunali e Supremo Consiglio, secondo lo schema strutturale che segue: I) Logge Azzurre od Officine Simboliche (dal 1° al 3° Grado). 1) Apprendista, 2) Compagno, 3) Maestro; II) Logge od Officine di Perfezione (dal 4° al 14° Grado): 4) Maestro Segreto, 5) Maestro Perfetto, 6) Segretario Intimo, 7) Prevosto o Giudice, 8) Intendente delle Costruzioni, 9) Maestro dei Nove, 10) Illustre Eletto dei XV, 11) Sublime Cavaliere Eletto, 12) Gran Maestro Architetto, 13) Cavaliere dell’Arco Reale, 14) Grande Eletto o Sublime Muratore; III) Capitoli od Officine Rosse (dal 15° al 18° Grado): 15) Cavaliere d’Oriente o della Spada, 16) Principe di Gerusalemme, 17) Cavaliere d’Oriente e d’Occidente, 18) Cavaliere Rosa Croce; IV) Areopaghi od Officine filosofiche (dal 19° al 30° Grado): 19) Gran Pontefice o Sublime Scozzese, 20) Venerabile Gran Maestro, 21) Noachita o Cavaliere Prussiano, 22) Cavaliere Reale dell’Ascia o Principe del Libano, 23) Capo del Tabernacolo, 24) Principe del Tabernacolo, 25) Cavaliere del Serpente di Bronzo, 26) Scozzese Trinitario o Principe di Grazia, 27) Gran Commendatore del Tempio, 28) Cavaliere del Sole, 29) Gran Scozzese di Sant’Andrea, 30) Grande Eletto Cavaliere Kadosh; V) Tribunali: 31) Grande Ispettore Inquisitore Commendatore; VI) Concistori: 32) Sublime Principe del Real Segreto; VII) Supremo Consiglio: 33) Sovrano Gran Commendatore Generale. Nella citata opera Morals and Dogma di Albert Pike si legge: "Per i Massoni, ed in particolare per quelli del R.S.A.A., essere puri e senza macchia non comporta solo l’impegno volto a saziare la sete del sapere, ma anche e soprattutto la sincerità di coscienza, la rettitudine del carattere e la genuina bontà insita nell’animo, doti che si manifestano nei pensieri e nella condotta che teniamo in ogni istante della nostra vita. Ecco perché la Massoneria ha preservato e trasmesso, nella loro purezza, le dottrine cardinali che sono alla base di tutte le religioni. ... e, proprio in forza dei suoi alti ideali, ha aiutato non poche Nazioni a riacquistare la Libertà. Noi riaffermiamo che la Massoneria, in presenza dei rinnovati attacchi delle forze del materialismo e dell’oscurantismo, non prova timore alcuno, anche se resta incredula e vigilante al cospetto dei diritti calpestati. La sua millenaria Tradizione è là per rammentarle quante volte altri assalti più furiosi si sono infranti contro la maestà dell’ideale, sicura dei suoi principi universali di Fratellanza, Giustizia e Libertà. Ogni Massone del Rito Scozzese deve lasciarsi guidare sempre da sani principi morali e dalla legge del dovere, non soltanto nella vita massonica ma anche, e soprattutto, nelle attività che svolge da profano".


Rito Scozzese RettificatoOrdine massonico di profonda ispirazione cristiana, fondato sui nobili principi della Cavalleria. Nacque dal Convento Nazionale delle Gallie, detto Convento di Lione, per iniziativa di J.B. Willermoz (1730-1824, v.), sostenitore dell’Ordine della Stretta Osservanza (v), elaboratore di trattati sull’esoterismo cristiano e di pratiche cerimoniali di impronta occultista. Vi assunse il nome iniziatico di "Baptista eques ab Eremo", raccogliendovi la nobile eredità neotemplare dell’ormai morente Ordine della Stretta Osservanza, alla cui estinzione in territorio francese diede un notevole contributo. Nel nuovo R. inserì i tre Gradi della Massoneria di San Giovanni (Apprendista, Compagno e Maestro), nonché il Grado di Maestro Scozzese di Sant’Andrea (del quale redasse personalmente il rituale) e l’Ordine Interno equestre, costituito dal Grado di Scudiero Novizio, o Cavaliere Benedicente della Città Santa. Il R. è il più antico presente in Italia, tant’è che tra i suoi membri Gran Professi annovera il conte de Maistre ed il principe Raimondo di Sangro (v.). Dal 1985 il R. ha ripreso le sue attività in Italia, fondando Logge di Maestro Scozzese di Sant’Andrea a Cortona, Siena e Perugia. Il R. è tra quelli con cui il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani ha ratificato il protocollo di riconoscimento e di legittimità territoriale del 6 febbraio 1988.


Rito Simbolico Italiano: Il R.S.I. viene considerato di tipo eterogeneo, e trae origine dalle vicende della Massoneria Italiana del XIX secolo. Con la Restaurazione, il Grande Oriente napoleonico si sgretolò, e la Libera Muratoria sopra visse stentatamente nella clandestinità. Nel 1859 fu fondata a Torino la Loggia Ausonia che, fin dall’inizio, praticò esclusivamente i tre gradi universali dell’Ordine, per poco dopo costituirsi in Grande Oriente Italiano. La nuova obbedienza fu a prevalente composizione cavouriana, tant’è che in qualche modo si contrappose al Supremo Consiglio del Rito Scozzese di Palermo, affollato di garibaldini. Nel 1864 il Grande Oriente Italiano si trasformò in un Gran Consiglio Simbolico, proprio perché ammetteva solo i primi tre gradi, costituendo la matrice del R.S.I., i cui statuti vennero definitivamente approvati a Milano nel 1876. Grande animatore dell’Assemblea di Milano fu Gaetano Pini (1842-1888), medico e filantropo, famoso per il suo spirito solidaristico e per l’apostolato sanitario svolto a favore dei ceti sociali meno abbienti. Pini, con la Loggia milanese La Ragione, rappresentò l’anima di una Massoneria tesa a trascurare la ritualità ed a diluire progressivamente i principi essenziali della tradizione, favorendo una generica filantropia. Alla morte di Pini il R.S.I. si ritrovò pressoché privo di coesione spirituale, e sempre più coinvolto in questioni profane. A cavallo dei due secoli si verificava una lieve ripresa della vitalità, senza influsso alcuno sulla carente attenzione sia alla ritualità sia alla tradizione autentica della Massoneria. All’avvento del fascismo, alla guida del R.S.I. si trovava il polemista napoletano Giuseppe Meoni (1879-1934), attivo anche nel G.O.I., ove ricopriva la carica di Gran Maestro Aggiunto. Tenace avversario della nascente dittatura e del clericalismo, si impose all’attenzione della Muratoria italiana in virtù dell’intensa carica etica della sua testimonianza massonica, sigillata dalla persecuzione e dal confino. Nel secondo dopoguerra il R.S.I. conservò fino al 1970 i caratteri assunti all’epoca di Pini. Fu allora che il neo eletto Ser.mo Gran Maestro degli Architetti, l’avvocato romano Roberto Ascarelli (1904-1970), tentò di imprimere una svolta al R.S.I., diffondendo l’idea che la Massoneria dovesse essere l’officina formatrice di una classe dirigente degna di assumere tali funzioni, lanciando la ricostituzione di un sistema iniziatico ed etico rivolto alla formazione di costruttori. Il segno dell’agonizzante identificazione tra Istituzione e borghesia non si era quindi ancora dissolto. Ascarelli, ebreo, perseguitato antifascista e socialdemocratico, morì pochi mesi dopo l’ascesa al vertice del R.S.I., alla cui guida venne chiamato l’avvocato palermitano Massimo Maggiore, uomo d’antica tradizione massonica familiare e di provata dedizione all’Ordine, dove raggiunse la dignità di Gran Maestro Aggiunto. Durante il suo mandato (1970-1974) diede impulso alla ricerca esoterica in seno al R.S.I. Sulla sua linea si sono in seguito posti, marcandola ulteriormente, i suoi successori, l’ingegnere fiorentino Stefano Lombardi (1974-11982) e l’avvocato romano Virgilio Gaito (1982-1994), promotore dei due Convegni Pitagora 2000, che dal marzo 1994 è diventato Gran Maestro del G.O.I. Il R.S.I. si distingue dagli altri corpi Rituali in quanto informa la propria operatività sui seguenti principi: a) l’attribuzione del Grado di Maestro presume il raggiungimento della perfezione massonica; b) la sovranità massonica risiede esclusivamente nel popolo dei Maestri Liberi Muratori; c) gli uffici rituali sono tutti elettivi e temporanei. L’elemento distintivo sta nell’inconsueta enfasi con cui il R.S.I. afferma il primato dell’Ordine, dissociandosi da ogni tentazione verticistica riguardo la conduzione dello stesso. Ogni Rito ovviamente deve riconoscere il primato dell’Ordine e non interferire nelle sue dinamiche, ma il R.S.I. si spinge oltre: nega valore di perfezionamento ai sistemi degli alti gradi e coerentemente non permette ai propri membri l’adesione ad alcun altro Corpo rituale. Esso associa quanti intendono approfondire la semantica della Maestria a livelli comparativi, tradizionali e sottili: "I Collegi dei Maestri architetti ... si dedicano all’elaborazione dei contenuti del grado di Maestro, attraverso la ricerca sulla tradizione iniziatica italica, risalente alla Scuola Pitagorica, diffusa già nel VI secolo a.C. nella Magna Grecia". Anche in questa rivendicazione delle ascendenze pitagoriche, si ravvisa la vocazionale "nazionale" dei Massoni del R.S.I. I Maestri Architetti aprono i Collegi con un loro rituale. Ai tradizionali strumenti di Lavoro aggiungono il mezzo cerchio graduato ed il compasso proporzionale, ad indicare l’ulteriore raffinazione dell’opera del Maestro Massone. Hanno come gioiello la Stella a cinque punte, ovvero il Pentalpha pitagorico, e meditano sulla Tetraktys (v.), che nell’antica "Schola Italica" simboleggiava l’armonia universale e l’ascesa dal molteplice all’Uno.


Rito Svedese: Interessa e monopolizza la Libera Muratoria di quattro dei cinque paesi dell’area scandinava, ovvero Svezia, Norvegia, Danimarca ed Islanda. La base del R.S. è costituita dalle Logge dell’Arte, composte dai tre gradi di Apprendista, Compagno d’Arte e Maestro. Il livello successivo è costituito dalle Logge di Sant’Andrea, praticanti i gradi di Eletto e Venerabilissimo Apprendista Scozzese (4°), Degnissimo Compagno di Sant’Andrea (5°) ed Illustre Maestro Scozzese di Sant’Andrea (6°). L’ultima sequenza del rito è rappresentata dai Capitoli, o grandi Logge Provinciali, nelle quali vengono conferiti i gradi di Fratello Sovrintendente (7°), Illustrissimo Confidente di Salomone (8°), Illuminato Confidente di San Giovanni (9°) ed Illuminatissimo Confidente di Sant’Andrea, denominato anche Cavaliere del Nastro Purpureo (10°). Esiste infine un grado a sé stante, quello di Cavaliere Commendatore della Croce Rossa (11°), i cui insigniti costituiscono l’Ordine di Re Carlo XIII (v. Swedenborg). La storia della Massoneria svedese, nella quale si è sviluppato il Rito omonimo, s’intreccia fin dalle origini con quella della nobiltà del paese. L’Ordine vi fu introdotto dal conte Ericson Wrede-Sparre nel 1735 e l’iniziazione del re Gustavo III e dei duchi Carlo (poi asceso al trono) e Federico Adolfo nel 1770 inaugurò l’ininterrotta presenza della Corte svedese nei ranghi della Massoneria. Il duca Carlo divenne Gran Maestro dell’Ordine, carica che mantenne anche dopo che fu divenuto re Carlo XIII. A lui si deve l’embrionale codificazione del Rito (1775), anche se le basi del sistema rivelano tracce delle istanze neotemplari fiorite in Europa pochi anni prima. Il nome di Carlo inoltre ricorre anche in frangenti riguardanti la Stretta Osservanza, e più in generale la trasmissione di patenti neotemplari. L’edificio rituale svedese fu ultimato nel 1811, allorché l’undicesimo grado venne incorporato nel sistema. Le particolarità essenziali del Rito sono: a) l’accesso in Massoneria è riservato a quanti professino ufficialmente le fede cristiana (luterana), un fatto anomalo nell’Ordine; b) le Logge azzurre, quelle di Sant’Andrea, i Capitoli e l’Ordine di Carlo XIII godono ciascuno di autonomia formale, ma l’intreccio tra loro è confermato dalla regola che prevede il Venerabilato nelle Logge affidato a Fratelli insigniti del decimo grado del sistema; c) l’Ordine di Carlo XIII, che vede all’apice del R.S. non più di una trentina di membri, è l’unico del genere nel mondo massonico, e costituisce anche un’alta onorificenza civica conferita direttamente dal sovrano. Per la sua struttura anomala rispetto a quelle dei normali Corpi Rituali, il R.S. non esclude ma ostacola il diritto di visita, particolarmente da parte di Fratelli insigniti di alti gradi di altri riti. Il R.S.A.A d’Inghilterra, essenzialmente cristiano, ha stabilito che i Fratelli del R.S. possano accedere alle sue Camere sulla base delle seguenti equipollenze: 8° del R.S.-18° Sc.; 9° R.S.-30° Sc.; 10° R.S.-32° Sc.; 11° R.S.-33° Sc. Anche l’Antico Rito Noachita (v.) d’Italia ha unilateralmente deliberato per i Fratelli del R.S. un’equipollenza: 6° del R.S.-4° Noachita; dal 7° al 10° R.S.-5° Noachita; 11° R.S.-6° Noachita.


Rituale: Termine usato per indicare i libri contenenti l’insieme delle norme che regolano lo svolgimento dei riti (v). Nell’antica Roma erano chiamati Libri rituales un gruppo di opere tradotte dall’etrusco (I secolo a.C.) in cui venivano precisate le norme da seguire nelle varie circostanze della vita sociale, come fondazioni di città o di templi, proprietà privata e leggi militari. Nella Chiesa cattolica il Rituales romanum, promulgato da Paolo V (1614), stabilisce le cerimonie per l’amministrazione dei sacramenti, le formule per la benedizione e l’ordine per le esequie. Y (Massoneria) In Massoneria è l’insieme delle dichiarazioni, degli atteggiamenti e dei movimenti simbolici risalenti alle origini dello spiritualismo occidentale, da cui nacquero la misteriosofia, la tragedia greca ed alcune scuole filosofiche, tra cui quella di Pitagora (v.). Secondo il Claudy (Introduzione alla massoneria, Ed. Bastogi, 1983), "il R. è il filo che ci unisce ai nostri predecessori, che coi loro R. si collegavano a loro volta a tradizioni anteriori. Allo stesso modo i R. che noi affidiamo ai nostri fratelli saranno il legame che li unirà a noi e, attraverso noi, ai Massoni delle origini. Più ci allontaniamo nel tempo dalle nostre origini, più attenzione dobbiamo prestare nel trasmettere ai posteri i R. come li abbiamo ricevuti. Alterare questa catena di unione significa indurre in errore coloro che vengono dopo di noi, ed a nulla varrà invocare l’errore di chi ci ha preceduto od i nostri vuoti di memoria". Secondo Eliade (La nascita mistica, Morcelliana, 1974), "I R. iniziatici denotano spesso una deplorevole povertà spirituale. Il fatto che gli adepti abbiano potuto vedervi dei mezzi infallibili per accedere alla gnosi suprema prova a che punto l’uomo moderno abbia perso il senso dell’iniziazione tradizionale. Ma il successo di questi tentativi prova pure il bisogno profondo di essere iniziato, cioè di essere rigenerato, di partecipare alla vita dello spirito. Da un certo punto di vista, le sette ed i gruppi pseudo-iniziatici svolgono una funzione positiva, poiché aiutano l’uomo moderno a ricercare e trovare un senso spirituale alla sua esistenza, oggi più dissacrata che mai".



Arredi richiesti:
  • Postazioni dei cinque Dignitari
  • Panche e sedie tra le Colonne
  • Testimone e tre Candelieri collocati ritualmente (Rito Simbolico)
  • Tre candele per il Maestro Venerabile, due per il 1° Sorvegliante ed una per il 2° Sorvegliante
  • Quadro di Loggia
  • Spada per il Copritore Interno
  • Bastone cerimoniale per il M.d.C.
  • Libro Sacro, Squadra e Compasso
  • Colonnine per le postazioni dei Sorveglianti
  • Tre Maglietti per i Dignitari di loggia.
Opportuno disporre anche di:
  • Collari con Gioiello per Dignitari ed Ufficiali di Loggia
  • Spada fiammeggiante
  • Tre cuscinetti foderati in celeste
  • Postazioni per dignitari foderati in celeste
  • Colonne "J" e "B" a delimitare l’ingresso
  • Musica
Note: Tutti i Fratelli si radunano in semicerchio davanti all’area predisposta per l’ingresso L’area di lavoro viene definita "Quadrato".
Y Apertura del Lavoro:
M.d.C.: (Esce dal "Quadrato" di Lavoro, e batte un colpo di bastone cerimoniale a terra). Fratelli, vi invito ad un momento di raccoglimento prima di entrare in Tempio. (Dopo pochi secondi, batte un secondo colpo di bastone). Fratelli Apprendisti, vi prego di seguirmi nel Tempio. (Precede nel Tempio l’entrata degli Apprendisti, che sistemerà alla Colonna di Settentrione. Ritorna poi nell’area dei passi perduti, ripetendo la stessa sequenza per l’ingresso dei Fratelli, secondo l’ordine seguente: Compagni; Maestri; 2° Sorvegliante; 1° Sorvegliante; Ex Maestro Venerabile; Maestro Venerabile; Ispettore di Loggia; Dignitari Circoscrizionali; Dignitari del G.O.I. Sono introdotti uno alla volta con l’annuncio del nome e della carica ricoperta. Ad ogni ingresso di alto Dignitario, dopo l’annuncio e durante il tragitto dall’ingresso al posto assegnatogli all’Oriente, il Maestro Venerabile ed i due Sorveglianti batteranno in sequenza, intervallandosi con solennità, un colpo di Maglietto ciascuno. Sarebbe molto opportuno, da questa fase in poi, un commento musicale solenne di sottofondo. A questo punto restano esclusi dal Tempio soltanto i due Maestri porta bandiera italiana e porta stendardo di Loggia, con i tre Maestri precedentemente designati per l’introduzione delle tre Luci. Ognuno di loro sosterrà un cuscinetto su cui è adagiata una Luce, ovvero il Libro Sacro, la Squadra ed il Compasso).
M.V.: Fratelli, in piedi ed in segno di rispetto. (Entrano bandiera e stendardo, procedono centralmente ed affiancati, sistemandosi agli estremi opposti dell’Oriente, bandiera a destra e stendardo a sinistra del M.V.).
1° Maestro: (Accede ora al Tempio il 1° Maestro con il Libro Sacro, procederà verso l’Oriente e, giunto di fronte all’Ara, si rivolgerà al M.V. chiamandolo per nome). Fratello (nome e cognome), ti porgo il Volume delle Legge Sacra.
M.V.: Ti ringrazio, ma posso accettarlo solo in nome della Massoneria Universale e per il bene di questa Loggia in particolare. Ti prego di deporlo chiuso sull’Ara. (Il 1° Maestro esegue, si inchina, e va a prendere posto tra le Colonne).
2° Maestro: (Entra con la Squadra, e procederà esattamente come il 1° Maestro). Fratello (nome e cognome), ti porgo la Squadra.
M.V.: Ti ringrazio, ma posso accettarla solo in nome della Massoneria Universale e per il bene di questa Loggia in particolare. Ti prego di deporla sul Volume delle Legge Sacra. (Il 2° Maestro esegue, depone la Squadra sull’Ara, si inchina e va a prendere posto tra le Colonne).
3° Maestro: (Entra con il Compasso, e procederà come i due precedenti Maestri). Fratello (nome e cognome), ti porgo il Compasso.
M.V.: Ti ringrazio, ma posso accettarlo solo in nome della Massoneria Universale e per il bene di questa Loggia in particolare. Ti prego di deporlo chiuso, a fianco della Squadra. (Il 3° Maestro esegue, depone il Compasso chiuso a fianco della Squadra, si inchina e va a prendere posto tra le Colonne).
M.V.: (· ) - 1° Sorv.: (· ) - 2° Sorv.: (· ) - M.V.: Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, possiamo aprire i nostri rituali Lavori?
1° Sorv.: No, Maestro Venerabile, perché questo luogo non è stato consacrato.
M.V.: Possiamo noi consacrare questo luogo?
Ex M.V.: Si, Maestro Venerabile. Bastano tre Fratelli illuminati per formare e tracciare Tau necessarie a determinare il centro del Cerchio.
M.V.: Così sia. Fratello (nomina il Fratello Decano fra i Maestri presenti che abbia ricoperto la carica di Maestro Venerabile), sei sicuramente il decano dei Fratelli illuminati presenti. Vuoi procedere alla formazione delle Tau, facendoti aiutare da altri due Fratelli?
M. Dec.: Certo, Maestro Venerabile. (Si porta al centro del Tempio, di fronte all’Ara, con lo sguardo rivolto al M.V., i piedi a squadra, e solennemente dice:). Prego i Fratelli (nomina due Maestri ex M.V.) di aiutarmi a formare le Tau di Terra ed Aria. (I due Fratelli Illuminati chiamati lasciano il posto occupato per raggiungere il Decano al centro del tempio. Si fermano con i piedi a squadra tra il decano e l’Ara, onde formare il 2° e 3° vertice di un triangolo. I tre Illuminati sollevano insieme le mani al cielo, aprono il palmo della mano sinistra rivolgendolo in alto, con la mano destra chiusa su gomito del braccio sinistro).
M.V.: (· ) Fratelli, in piedi ed in segno di rispetto. (Molto solennemente) Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, per i poteri a me conferiti, dichiaro questo punto il Centro del Cerchio. (I tre Fratelli che hanno formato le Tau lasciano il centro del Tempio per ritornare ai loro posti).
M.V.: Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, allertate le vostre Colonne affinché odano quanto sto per proclamare, e partecipino ai nostri architettonici Lavori. (· )(· )(· )
1° Sorv.: (· )(· )(· )
2° Sorv.: (· )(· )(· )
M.V.: Per il bene della Libera Muratoria Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, consacro questo luogo per i Lavori Straordinari odierni della Risp. Loggia (nome) N° (numero) all’Oriente di (nome). (· )(· )(· )
M.d.C.: (· )(· )(· )
M.V.: Prima di procedere all’apertura dei Lavori, vi invito tutti ad un momento di raccoglimento. (Breve pausa in silenzio)
Oratore: (Procede alla solenne lettura della preghiera del Massone). Anima Universale, sorgente di vita di tutti gli esseri, causa vivificante dei tre Regni, Intelligenza che muove i mondi e le cose, scendi nella profondità delle coscienze a sublimare con la potenza dello Spirito le passioni, che in cieca opposizione conducono al materialismo ed all’egoismo. Siano i Fratelli presenti purificati dal Fuoco dell’energia vitale, che tutto regola nell’armonia suprema, per il compimento della Grande Opera, che è Luce ed Amore. Amen. (A questo punto si può procedere alla normale apertura rituale dei lavori in camera di apprendista) (Qualora fosse programmata la partecipazione di profani per occasioni particolari, occorrerà sospendere i Lavori dopo il completamento del rituale di apertura, secondo il rituale di sospensione che segue:)
Y Sospensione dei Lavori:
M.V.: Fratelli, in piedi ed all’Ordine.
M.d.C.: (Si reca dal 1° Sorvegliante che si affianca alla sinistra del M.d.C. Insieme si recano all’Ara, il 1° Sorvegliante saluta il M.V. che risponde al saluto. Quindi porge il Maglietto al M.d.C. e, inginocchiatosi, stacca Squadra e Compasso che chiude, richiude il Volume delle Legge Sacra e sovrappone Squadra e Compasso affiancati. Erettosi in piedi, saluta nuovamente, riprende il Maglietto e, alla destra del M.d.C., ritorna al proprio posto).
M.V.: Fratelli i Lavori sono sospesi. - Fratello M.d.C., andate ad annunciare agli ospiti profani che siamo ora lieti di ospitarli. Fratello Copritore Interno, vogliate aiutare il Fratello M.d.C. ad assolvere questo compito. - (I Fratelli M.d.C. e Copritore Interno si recano dagli ospiti, accompagnandoli all’accesso al Tempio).
M.d.C.: Maestro Venerabile, gli ospiti sono alla porta del Tempio.
M.V.: Maestro delle Cerimonie, vi prego di provvedere a far entrare i nostri graditi ospiti. Fratelli, in piedi. (Quando tutti gli ospiti sono stati sistemati)
M.V.: Fratelli, graditi ospiti, vogliate sedervi. (Il M.V. provvederà a questo punto ad illustrare il programma dei lavori, che verranno avviati secondo il piano stabilito)
Y Chiusura dei Lavori:
M.V.: (Allorché il programma è stato condotto a termine, rivolge agli ospiti alcune frasi di ringraziamento e di saluto. Infine dice:) Fratelli M.d.C. e Copritore Interno, vogliate accompagnare gli ospiti fuori dal Tempio. (Quando tutti gli ospiti sono usciti) (· ) (Il M.V. si alza, imitato da tutti i Fratelli. Il M.d.C., munito di bastone cerimoniale, si reca dal 1° Sorvegliante e lo accompagna all’Ara. Il 1° Sorvegliante saluta il M.V., si inginocchia, apre il Volume della Legge Sacra cui sovrappone Squadra e Compasso. Salutato nuovamente il M.V., ritorna al fianco del M.d.C. al proprio posto. Lo stesso M.d.C. riprende infine il suo posto).
M.V.: (Rivolge poche parole di ringraziamento e di saluto ai Fratelli ospiti. Fa poi circolare il Tronco della Vedova. Al termine provvede alla chiusura rituale dei Lavori in Camera di Apprendista).


Rituale per il Riconoscimento Coniugale: Si tratta di un antico rituale adottato dalla Massoneria per il riconoscimento da parte dell’ordine del vincolo che unisce un suo membro alla sposa.

Y Preparazione del Tempio: Il Tempio è decorato per i Lavori in grado di Apprendista. Ghirlande di fiori e mirto decorano le postazioni dei Dignitari di Loggia nonché l’Altare, su cui ci sarà uno o più bastoncini d’incenso. Un tavolino, presso l’Altare, ricoperto di tessuto bianco, decorato anch’esso di fiori, porterà un vassoietto con due anelli ed una lampada ad alcool. Davanti all’Altare saranno sistemate due poltroncine. Alle pareti settentrionale e meridionale saranno appesi due cartelli con queste frasi: "Che i vostri cuori s’intendano e vivano di speranza. Un mutuo consenso ad una vita comune ed intima è l’essenza dell’unione". "Fra due che si amano non v’è né serva né padrone: l’imeneo non deve snaturare le leggi uguagliatrici dell’Amore". Lo sposo dovrà essere munito di foglietto con la frase: "Maestro Venerabile, io e la mia Compagna saremmo felici di ricevere la consacrazione Muratoria della nostra unione, e la Fraterna sanzione di questa Loggia", che dovrà leggere allorché il rituale lo richiede, su cenno del Maestro Venerabile. La Tornata dei Lavori sarà regolarmente aperta secondo il Rituale in Grado di Apprendista dai Fratelli della Loggia celebrante, sposo escluso. Il Maestro Venerabile ed il Maestro delle Cerimonie saranno muniti di fiammiferi.
Y La Cerimonia: Al termine della regolare apertura dei Lavori in Grado di Apprendista, il M.d.C., munito di bastone rituale, si porrà tra le colonne, in attesa delle disposizioni del M.V.
- M.V.: M.d.C., vogliate introdurre nel Tempio i Fratelli visitatori.
- Music.: (Musica di accesso al Tempio, da attenuarsi ogni volta che il M.V. si complimenta con quanti sistemati nel Tempio).
- M.V.: M.d.C., introducete ora parenti ed amici degli sposi.
- M.d.C. (Avrà cura di sistemare tutti i presenti, le Signore davanti, dopo di che richiuderà il portale d’accesso, ritornando infine al proprio posto, ove batterà a terra un colpo di bastone).
- M.V. Fratelli, a me per una batteria di giubilo e felicitazioni verso tutti i nostri graditi ospiti. · · · · Fratelli e voi tutti, sedete. Siamo qui riuniti in un corpo unico che rappresenta la Libera Muratoria Universale, per accogliere dagli sposi che si presenteranno tra poco, la dichiarazione che la loro unione esiste, e pre riconoscerla come avvenuta, in questo Tempio, nello spirito di Amore e di Pace che la nostra antichissima Istituzione è impegnata a diffondere tra tutti gli uomini. Sotto questo aspetto, dunque, il riconoscimento muratorio del vincolo coniugale, la nostra affettuosa sanzione, assume un carattere di alto valore morale. Felicitiamoci per essere stati prescelti a solennizzare questo Fraterno ministero, e dedichiamo alla solenne testimonianza che ci è stata sollecitata, tutto in nostro raccoglimento. (· ) Fratelli, in piedi e le spade in pugno. Carissimi Ospiti, vi prego di alzarvi. A\ G\ D\ G\ A\ D\ U\ , Legge di perenne Amore che noi, Uomini di buona volontà, con le nostre modeste forze, ma con la più forte determinazione, tentiamo di seguire e di penetrare. (Molto solennemente). "Io lego al culto della Verità gli sposi che si presenteranno davanti a noi, ed esprimo la speranza che nei loro cuori possa sempre ardere la fiamma dell’intelligenza di quella legge sublime … (si avvicina al tavolo cerimoniale, ed accende la lampada ad alcool, che rimarrà poi accesa durante il corso dell’intero Rito) … così come ora arde questa fuoco". Che la purezza, della quale questa fiamma è il simbolo, si diffonda su di noi e su tutti coloro che sono oggi presenti in questo Tempio. Fratelli, Sorelle carissime, Amici tutti, sedete. (A questo punto vengono battuti quattro colpi alla porta del Tempio). - 1° Sorv.: M.V., si batte alla porta del Tempio.
- M.V.: Osservate chi batte in tal modo.
- 1° Sorv.: Fratello Copritore, osservate chi batte in tal modo.
– Copritore: (Esce, si informa, ritorna in Tempio, e riferisce all’orecchio del 1° Sorv.).
- 1° Sorv.: M.V., sono un Fratello e la sua Compagna che vengono a sollecitare il riconoscimento Muratorio della loro Unione, e la sanzione Fraterna della nostra Comunione.
- M.V.: Fratello 1° Sorvegliante, domandate i loro nomi.
- 1° Sorv.: Fratello Copritore, vogliate domandare i loro nomi.
– Copritore: (Esce, si informa, ritorna in Tempio, e riferisce all’orecchio del 1° Sorv.).
- 1° Sorv.: M.V., è il Fratello (nome) con la cara Sorella (nome).
- M.V.: Fratello M.d.C., accompagnatevi a tre Fratelli per introdurre gli sposi fino all’Altare, con gli onori rituali. Invito i Fratelli delle due Colonne a prepararsi per poi formare la Volta Protettrice al passaggio degli sposi.
- Music.: (Musica nuziale o brano musicale solenne).
- M.V.: I Fratelli 1° e 2° Sorvegliante eseguano la batteria di quattro colpi, alternandosi, finché gli sposi avranno raggiunto l’Altare. Carissime Sorelle, Amici tutti, vogliate alzarvi. Carissimi Fratelli, in piedi. Formate ora la volta protettrice. (Lo sposo entra tenendo per mano la sposa, accompagnati dal M.d.C. e seguiti dai tre Fratelli. Batteria e musica cesseranno allorché gli sposi avranno raggiunto l’Altare. Tutti i Fratelli riprendono i loro posti tra le Colonne). (Lunga pausa). Che cosa chiedete? (Fa cenno allo sposo di leggere il foglietto in sua mano).
– Sposo: M.V., io e la mia Compagna saremmo felici di ricevere la consacrazione Muratoria della nostra Unione, e la fraterna sanzione di questa Loggia.
- M.V.: Siate i benvenuti, ed abbiate lode per aver pensato di fare appello ai nostri antichi Riti ed ai nostri sentimenti di fratellanza. Vi ringraziamo, con tutto il cuore. Vi prego, sedete. Sorelle carissime, Amici ospiti, fratelli tutti, sedete. (Pausa) Sorelle, Fratelli, Amici: per noi il vincolo matrimoniale è, insieme, atto sociale ed atto religioso. Infatti, come rito che corona una scelta reciproca, sancisce, sotto l'egida della società, un'Unione basata sul sentimento dell'affetto. Come realizzazione della Legge naturale, esso attribuisce alle nostre fraterne esortazioni, riflettendo sull’importanza che questo Rito, che stiamo insieme celebrando, ispira alla Libera Muratoria. (Pausa) M.V.: (Colpo di maglietto) (· ).
- 1° Sorv.: Ogni attentato contro il vincolo coniugale è un oltraggio alla Società. È quindi necessario che fra voi si formi e perduri, cari sposi, una fede coniugale, ovvero la consapevolezza reciproca di una dignità umana, astratta dai sensi, che vi renda non solo cari, ma sacri l'uno all'altra. Il Rito nuziale, infatti, ha il carattere di una consacrazione, che trasforma l’attrattiva fugace dell’Amore in legame Sacro, saldo e duraturo. Ricordate l’insegnamento Massonico: esso unisce all’esortazione di non fare agli altri quello che non si vorrebbe fatto a sé stessi, anche l’esortazione a fare per gli altri quanto si vorrebbe fosse fatto a noi stessi. Pertanto, onde perpetrare la pace del focolare domestico, l’Uomo dovrà sempre trattare la propria Compagna come vorrebbe essere trattato se fosse donna, e la donna dovrà comportarsi con il Compagno come vorrebbe a sua volta essere trattata qualora fosse uomo. Siano questi principi guida costante della vostra Unione. (Breve pausa: poi batte un colpo di maglietto) (· ).
- 2° Sorv.: Lo sposo, che di solito ha maggiore conoscenza ed esperienza delle cose del mondo, è il capo della comunità. Egli ama con i suoi sensi, con la sua anima e con la sua coscienza, e ne è ricambiato dalla sposa nel corpo e nell’anima. Egli non sarà il dominatore della propria famiglia, ma la sua guida amorosa e benevola. Talvolta, tuttavia, accade che sia il genio della donna ad anticipare quello dello sposo, ed allora questi accoglierà benevolmente le previsioni della sua sposa, trovandosene bene. Ma, in ogni circostanza di un qualche peso, nulla dovrà essere intrapreso senza un preventivo esame comune, di comune accordo. Le leggi del vincolo coniugale non saranno mai sinonimo di oppressione, ma di dolcezza infinita, fino a quando il coniuge ritroverà nell’altro la propria unità di misura, il punto di riferimento condizionante spontaneamente ogni sentimento, ogni impulso, ogni atto. (Breve pausa: poi batte un colpo di maglietto) (· )
- M.V.: Fratello Oratore, a voi la parola. – Oratore: L’intima Unione di due esseri che si sono liberamente eletti, si sublima in un sentimento che fa vivere nel coniuge l’astrazione dell’Amore, l’idea stessa dell’Amore. Gli sposi debbono comprendere che, concedendosi l’uno all’altra, ciascuno destina la propria libertà, e che questa mutua destinazione esalta la libertà di ognuno di loro, onde è dalla libertà che nasce la vita. Fra esseri non investiti dagli stessi diritti non può esserci società. Così, nella casa, non regneranno Lui o Lei, lo sposo o la sposa, bensì solo la ragione e la Concordia. Solo nella Ragione e nella Concordia potranno germogliare ed abbellire il Creato i veri frutti, i fiori di questa Coppia. (Pausa).
- M.V.: I doveri che la Libera Muratoria impone ai suoi Membri, verso il principio che tutto informa, verso l’Umanità e verso sé stessi, comprendono, per ciascun Libero Muratore, i doveri verso la sua sposa e verso la società. (Pausa) Affinché il legame coniugale possa produrre tutto il bene che la Società si attende, è necessario che sussistano le premesse per un perfezionamento reciproco, progressivo, dei due sposi, ed una progressiva evoluzione della loro spiritualità. Anche la sposa sia dunque illuminata da quella Luce che fa distinguere il Vero dal falso, la Verità dall’errore. Da quella Luce che dissipa i pregiudizi e le vane paure, sostituendo le credenze fasulle, assurde ed insensate con nozioni chiare, sane, basate sulla Natura e sulla costante, autonoma e coraggiosa ricerca della Verità. (Pausa) Carissimo fratello e carissima Sorella, voi conoscete ora i doveri reciproci, che noi consideriamo sacri per gli Sposi. Persistete voi ancora nel richiedere da noi la conferma, al cospetto dei nostri Fratelli, dell’Unione da voi liberamente contratta? - Sposi: Si, Maestro Venerabile. - M.V.: Care Sorelle, cari Ospiti, vogliate alzarvi. Fratelli, in piedi. (Batte tre colpi di maglietto) (· ) (· ) (· ) Fratello (nome), confermate voi oggi, al cospetto di questa rispettabile Assemblea, di aver prescelto per Compagna la sorella (nome) qui presente? - Sposo: Si, Maestro Venerabile.
- M.V.: Carissima Sorella (nome), confermate voi, dinanzi a questa Rispettabile Assemblea, di aver prescelto quale vostro Compagno il nostro Fratello (nome) qui presente?
- Sposa: Si, Maestro Venerabile.
- M.V.: Fratello (nome), giurate voi alla vostra Compagna, Amore, Fedeltà e Protezione?
- Sposo: Lo giuro.
– M.d.C.: (Accende un bastoncino d’incenso profumato)
- Music.: (Brano di musica classica vivace).
- M.V.: Che i vostri giuramenti ed i vostri voti si adempino per la vostra felicità. Che un dolce, immutabile Amore aleggi, come questo profumo, intorno a voi, nella vostra casa. Che il Fuoco Sacro purifichi le vostre anime, infiammi i vostri cuori, imprimendovi a caratteri indelebili ed eterni queste parole: "Amore reciproco, Comunione di sentimenti e di Vita". (Pausa) Stringetevi ora la mano destra: questo semplice ma sublime atto di unione e di affetto è l’immagine della dignità di principi, di pensieri, di sentimenti e di volontà, che deve costituire l’essenza della vostra vita. Qualora negli anni vostri dovesse sorgere una nube, il più saggio e meno irritato di voi sia pronto a dissiparla: una stretta di mano, un abbraccio, debbono essere sufficienti a ristabilire l’Armonia.
- Music.: (Brano musicale in sordina, per l’intera durata del Cerimoniale).
- M.V.: Lascia il maglietto, scende dal trono, prende l’anello dello sposo che consegna al fratello: tenendo con la destra la mano dello sposo e con la sinistra quella della sposa, dice:). Fratello, prendete l’anello e mettetelo al dito della nostra Sorella, quale simbolo di Unione e Fedeltà. (Preso e consegnato l’altro anello alla Sorella, dice:). Carissima Sorella, date al vostro Compagno, nostro Fratello, questo anello, la cui forma simboleggia la perpetuità dell’affetto.
- Music.: (Ferma il sottofondo musicale).
- M.V.: Cari sposi, chinate il capo. E tre di voi, cari Fratelli, formino la volta di protezione sugli sposi. (Quando la volta è formata) Carissime Sorelle, cari Fratelli, Amici tutti, vogliate alzarvi. (Il M.V stende le mani aperte, palmi in basso, sui capi degli sposi, e dice:) A\ G\ D\ G\ A\ D\ U\ , nel nome e sotto gli auspici del grande Oriente d’Italia, per i poteri a me conferiti, vi confermo nel sacro legame coniugale che il riconoscimento Massonico sancisce, e vi impartisco quella consacrazione muratoria che le vostre riconosciute virtù hanno ben meritato. Che il nostro Ordine, benedicendo la vostra Unione, possa rendervi reciprocamente fedeli ai vostri giuramenti, e perciò eternamente felici. (Abbracciati gli sposi, risale al trono e, rivolto all’Assemblea, dice:)
- M.V.: Fratelli, Sorelle ed Amici, vogliate sedervi. Fratello Oratore, a voi la parola.
– Oratore: La Libera Muratoria è lieta di vedere due persone che contraggono un sacro legame, che giurano di amarsi per la vita, e che credono sinceramente nella perpetuità del loro giuramento. Noi tutti plaudiamo a questa promessa solenne, dal valore morale elevatissimo, che onora chi lo contrae.
- M.V.: Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, invitate i Fratelli delle vostre Colonne ad unirsi a voi ed a me per riconoscere come sposi il Fratello (nome) e la Sorella (nome), e per applaudire alla conferma muratoria della loro Unione.
- 1° Sorv.: Fratelli della mia Colonna, il Maestro Venerabile vi invita a riconoscere come sposi il Fratello (nome) e la Sorella (nome), e per applaudire alla conferma muratoria della loro Unione.
- 2° Sorv.: Fratelli della mia Colonna, il Maestro Venerabile vi invita a riconoscere come sposi il Fratello (nome) e la Sorella (nome), e per applaudire alla conferma muratoria della loro Unione. - M.V.: Carissimi Fratelli, Sorelle ed Amici, in piedi: ed ora tutti a me per una triplice batteria di gioia di quattro colpi ciascuna. (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (· ) (Si esegue. Eventualmente lo sposo copre la batteria). Fratelli, Sorelle ed Amici carissimi, vogliate sedervi. Cari sposi, noi tutti ci auguriamo che non sia stata scontata e superflua per voi una qualsiasi parte di questo nostro Rituale, che vi abbiamo fraternamente ed affettuosamente dedicato. Pensate comunque alle volte in cui ci rivolgiamo a qualcuno con il segreto intento di comunicare con altri. Pertanto, in ogni caso, il messaggio trasmesso sarà sicuramente stato recepito. (Dopo aver eventualmente pronunciato altre frasi di circostanza, concede la parola all’Assemblea).
- 1° Sorv.: (Verificato che nessun altro richieda la parola, dice:) Maestro Venerabile, le Colonne tacciono.
- M.V.: Fratello 1° Sorvegliante, che cos’è per il Libero Muratore l’Unione testé riconosciuta?
- 1° Sorv.: È l’associazione dell’uomo e della donna, che si uniscono per simpatia e liberamente, per la soddisfazione delle loro più dolci inclinazioni e per la perpetuazione del mistero della Coppia nell’Umanità. Per aiutarsi vicendevolmente, e per dividere, sia nella gioia che nel dolore, il comune destino. Quest’Unione, sanzionata dalla solennità del rito, è, ad un tempo, un atto civile ed un atto religioso: civile perché adempie ai voti della società, religioso perché soddisfa i desideri della natura.
- M.V.: Fratello 1° Sorvegliante, da che cosa deriva la costanza di tale Unione? - 1° Sorv.: Deriva dalla propria libertà, che rende più durevole l’affetto. L’Amore infatti è soggetto soltanto al giogo che esso stesso si impone. I sacrifici che gli sposi si impongono volontariamente non possono che essere fonti di gioia.
- M.V.: La beneficenza è una delle virtù che i Liberi Muratori amano praticare: noi non ci separiamo mai senza aver pensato ai bisognosi. Fratello Elemosiniere, fate circolare il Tronco della Vedova.
- Elemosin.: (Esegue)
- M.V.: Fratello Segretario, vogliate dare lettura al testo della pergamena che è stata tracciata in vista della presente tornata, e che rilasceremo agli sposi a ricordo della consacrazione muratoria della loro unione, dei loro giuramenti e delle nostre fraterne istruzioni. - Segret.: (Esegue, consegnando poi la pergamena al M.V.).
- M.V.: Carissimi sposi, vi consegno questa pergamena, testimone della solennità del Rituale celebrato, nonché, soprattutto, dell’affetto profondo che ci lega, condensato nella parola "Amore". (Scende dal trono, consegna la pergamena allo sposo e saluta entrambi gli sposi. Riprende poi il proprio posto). Fratello M.d.C., vogliate far coprire il Tempio alle carissime Sorelle, nonché ai graditissimi Ospiti che non fanno parte dell’Ordine.
– M.d.C.: (Esegue). M.V.: Fratelli, in piedi. Formate la volta di Protezione per gli sposi che lasciano ora il nostro Tempio, al seguito del Fratello M.d.C..
- Music.: (Brano musicale adeguato alla solennità dell’uscita).
- Coprit.: (Quando tutti i profani hanno lasciato il Tempio richiude la porta d’accesso).
- M.V.: Fratelli, seduti. Chiudiamo ora insieme i Lavori Rituali in grado di Apprendista. (Segue la Cerimonia di chiusura rituale dei Lavori).


Rituale d’IstruzioneTrattasi di un rituale d’istruzione per l’Apprendista Libero Muratore appena iniziato, adottato nelle Logge operanti nel 1802. È un estratto dal Rituale Storico conservato nell’esposizione dei cimeli storici di Parigi. Da notare che a quel tempo il Primo Sorvegliante era definito Primo Assessore, ed al posto dell’attuale cappio veniva usata una catena. I Diaconi erano chiamati Accoliti. Tutti i Fratelli chiamati all’intervento parlano stando in piedi ed all’Ordine.


Y ISTRUZIONE:

- Oratore: Fr. 1° Sorv., vi è qualcosa fra voi e me?
- 1° Sorv.: Un culto, Fr. Oratore.
- Oratore: Qual è?
– 1° Sorv.: È un segreto.
– Oratore: Qual è questo segreto?
– 1° Sorv.: La Massoneria.
– Oratore: Siete voi Massone?
– 1° Sorv.: I miei Fratelli mi riconoscono come tale.
– Oratore: Che cos’è un Massone?
– 1° Sorv.: Un uomo libero e di buoni costumi, ugualmente amico del povero e del ricco, se essi sono virtuosi.
– Oratore: Quali sono le disposizioni necessarie per diventare Massoni?
– 1° Sorv.: La prima è la purezza del cuore.
– Oratore: E la seconda?
– 1° Sorv.: Una sottomissione cieca alle formalità prescritte per la ricezione.
– Oratore (al 2° Sorv.): Quali sono state le formalità adottate per la vostra ricezione?
– 2° Sorv.: Io fui dapprima presentato da un amico virtuoso che, in seguito, ho riconosciuto per Fratello, poi fui condotto da sconosciuti in una sala attigua alla Loggia dove, dopo avermi chiesto se era mia ferma intenzione essere ricevuto Massone, mi si rinchiuse in un luogo segreto.
– Oratore: Cosa rappresentava questo luogo?
– 2°Sorv.: Il centro della Terra ed il soggiorno della morte, al fine di insegnarmi che tutto proviene dalla Terra e deve ritornarvi. Che l’Uomo deve costantemente tenersi pronto a comparire davanti al Giudice Supremo. Che il profano che vuole essere ricevuto Massone deve, innanzi tutto, rinunciare ai vizi, al fine di non vivere più che per la virtù. Ed infine che la Terra è la materia inerte, od il più grossolano degli elementi che compongono l’Universo, e che è in essa che iniziano i viaggi emblematici, ed anche che dobbiamo sottomettere e purificare in noi la materia, vale a dire il corpo, al fine di disporci a purificare lo spirito, cioè l’anima.
– Oratore: Che faceste voi in questo luogo?
– 2° Sorv.: La professione della mia Fede, in seguito alla quale un Fratello mi mise nello stato in cui dev’essere ogni profano che aspira a diventare Massone.
– Oratore: In quale stato foste messo?
– 2° Sorv.: Una benda copriva i miei occhi, ero né nudo né vestito, privo dei miei metalli, rinserrato in un pesante cappio che mi opprimeva. - Oratore: Perché avevate gli occhi bendati?
– 2° Sorv.: Per sottolineare le tenebre dell’ignoranza in cui vive ogni uomo che non abbia visto la Luce.
– Oratore: Perché non eravate né nudo né vestito?
– 2° Sorv.: Per esprimere lo stato di debolezza dell’uomo, schiavo dei pregiudizi e dell’errore.
– Oratore: Perché siete stato privato di tutti i vostri metalli e siete stato caricato di un pesante cappio?
– 2° Sorv.: I metalli erano l’emblema dei vizi. Con ciò mi si insegnò che dovevo rinunciarvi per divenire Massone. Il cappio era il simbolo dei pregiudizi di cui mi dovevo liberare, come io lo fui del cappio al primo stadio della mia purificazione.
– Oratore: Che vi fecero fare in questo stato?
– 2° Sorv.: Mi fecero intraprendere un lungo e penoso viaggio.
– Oratore. Cosa indicava questo viaggio?
– 2° Sorv.: Altra cosa che non il senso proprio, ovvero la mia purificazione e la mia preparazione a ricevere i segreti importanti che dovevano essermi confidati. Esso inoltre ha un senso morale, e rappresentava tutte le vicissitudini della vita umana, dalla nascita alla morte. Esso aveva infine un senso fisico e misterioso, ed era l’immagine della natura, e dava ai Saggi la chiave di tutti i segreti e delle più alte conoscenze.
– Oratore: (al Segretario) Dove vi condusse questo viaggio?
– Segret.: Ad una piscina salutare, da cui uscii libero dei ceppi che mi opprimevano. Allora un Amico mi spiegò una parte delle verità nascoste sotto gli emblemi di questo primo viaggio.
- Oratore: Che cosa si fece allora di voi?
– Segret.: Dopo essersi assicurato che io persistevo nella mia risoluzione, questo Fratello mi fece continuare sulla mia strada.
– Oratore: Quali ostacoli vi trovaste?
– Segret.: Un braciere ardente si trovava dinanzi a me, ed io fui costretto ad attraversarlo.
– Oratore: Che cosa significava quel braciere?
– Segret.: La violenza delle passioni e la foga della gioventù, che sono altrettanti ostacoli alla perfezione morale dell’uomo.
– Oratore. Che cosa vi accadde all’uscita da questo terzo elemento?
- Segret.: Un Fratello mi presentò una bevanda amara, simbolo del dispiacere e dei disgusti che l’uomo prova in questa vita, e che il Saggio sopporta senza lamentarsi. In seguito fui invitato a proseguire nel mio cammino.
– Oratore: Cosa sopportaste in questo terzo viaggio?
– Segret.: Fui posto nella regione dell’Aria: la folgore, la grandine, e tutti gli sconvolgimenti meteorologici si scatenarono intorno a me, ed infine a questa tempesta succedette la calma più assoluta e profonda.
– Oratore: Cosa significava questa tempesta?
– Segret.: Essa rappresenta le incertezze che prova l’uomo in età matura, proprio al termine della propria vita.
– Oratore: Che vi accadde in seguito?
– Segret.: La mia guida mi lasciò continuare da solo la mia strada, ed io mi ritrovai alla porta del Tempio.
– Oratore: Cosa vi trovaste?
– Segret.: Due Fratelli che mi fermarono e che, dopo essersi assicurati che io ero passato in mezzo agli elementi Terra, Fuoco ed Aria, mi fecero conoscere gli obblighi che dovevo contrarre, dopo di che mi fecero battere tre forti colpi.
– Oratore: Cosa significavano questi tre colpi?
– Segret.: Domandate e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
– Oratore: Cosa vedeste quando entraste?
– M.d.C.: Nulla, Fratello Oratore.
– Oratore: Cosa vi fecero?
– M.d.C.: Il Venerabile mi pose diverse domande a cui io risposi, dopo di che, con il consenso di tutti i Fratelli, egli mi fece condurre all’Altare, perché assumessi i miei obblighi.
– Oratore: Come li accettaste?
– M.d.C.: In piedi sul terzo gradino dell’Altare, la mano destra sulla Bibbia e su una spada, mentre la sinistra teneva la punta di un compasso sul mio cuore.
– Oratore: Che fece in seguito il Venerabile?
– M.d.C.: Egli mi accordò la Luce.
- Oratore: Cosa vedeste in quel momento?
– M.d.C.: Le tre sublimi Luci della Massoneria: il Sole, la Luna ed il Maestro della Loggia.
– Oratore (all’ex M.V.): Che rapporto vi è tra questi due astri ed il Maestro della Loggia?
– Ex M.V.: Come il sole presiede al giorno e la Luna alla notte, così il Maestro presiede alla Loggia per illuminarla.
– Oratore: Cosa vedeste in seguito?
– Ex M.V.: Tre oggetti preziosi, emblemi dei nostri doveri.
- Oratore: Quali sono questi oggetti?
– Ex M.V.: Una Bibbia, che contiene ciò che noi dobbiamo a Dio. Un tronco, destinato a ricevere i soccorsi che dobbiamo ai nostri Fratelli. Una spada, per ricordare la punizione che attende gli spergiuri.
– Oratore: Cosa fece allora il Maestro della Loggia?
– Ex M.V.: Mi fece avanzare all’Oriente, e mi fece ripetere i miei obblighi, dopo di che egli mi diede i segni, la parola ed il toccamento del grado di Apprendista Libero Muratore.
– Oratore (all’Esperto): Datemi il segno.
– Esperto: (esegue). - Oratore: Cosa significa questo segno?
– Esperto: Che io preferirei avere la gola tagliata piuttosto che rivelare i segreti della Massoneria.
- Oratore: Date il toccamento al Fr. M.d.C.
– Esperto: (esegue).
– M.d.C.: (ricevuto il toccamento) Esso è giusto, Fr. Oratore.
– Oratore (all’Esperto). Datemi la parola.
– Esperto: Io non l’ho ricevuta in questo modo: datemi la prima lettera ed io vi darò la seconda.
– Oratore/Esperto: B\ O\ A\ Z\ .
– Oratore: Cosa significa questa parola?
– Esperto: Forza.
– Oratore: Che fece allora il Venerabile?
– Esperto: Mi rivestì di una veste bianca, emblema dell’innocenza, mi diede dei guanti dello stesso colore, raccomandandomi di non insozzarne mai la purezza, mi fece riconoscere dai Fratelli Sorveglianti, ed infine mi proclamò Apprendista Massone della Loggia e di Misraim.
– Oratore (al Primo Sorvegliante): Cosa intendete con la parola Misraim?
– 1° Sorv.: È il nome che le Scritture danno al primo figlio di Cam, che nel corso della divisione dell’Universo andò a stabilirsi sui bordi del Nilo, dove fondò il regno d’Egitto, chiamato anche Misraim nelle scritture. La storia profana dà il nome di Menès a questo figlio del figlio di Noé.
– Oratore: Che rapporto vi è tra Egitto e Massoneria?
– 1° Sorv.: La Massoneria, cioè la verità della morale e la conoscenza della natura e delle sue leggi. Queste furono conservate in Egitto dai Saggi, che le nascosero accuratamente al volgo rivestendole di emblemi ingegnosi. Fu così che esse furono portate dalle rive del Nilo a tutti i popoli del mondo, dove esse hanno più o meno perso il loro carattere ed il loro scopo originale. Esse ci sono state trasmesse dai primi Massoni sotto il nome di Misteri o di Iniziazioni.
- Oratore: Cos’è che compone una Loggia?
– 1° Sorv.: Tre la governano, cinque la compongono, sette la rendono giusta e perfetta.
– Oratore: Quali sono questi tre?
– 1° Sorv.: Il Venerabile ed i suoi due Sorveglianti.
– Oratore: Perché avete detto che tre la governano?
– 1° Sorv.: In senso proprio, perché questi tre Muratori furono impegnati nella costruzione del Tempio di Salomone. In senso figurato, perché l’uomo si compone di corpo, spirito ed anima, che è l’intermediario od il legame che unisce gli altri due.
– Oratore: Perché cinque la compongono?
– 1° Sorv.: Perché l’uomo è dotato di cinque sensi, tre dei quali sono essenziali e necessari ai Massoni, cioè la vista per vedere il segno, il tatto per ricevere il toccamento, e l’udito per intendere la Parola. In senso proprio essi rappresentano i cinque luminari della Loggia.
– Oratore: Perché infine sette la rendono giusta e perfetta?
– 1° Sorv.: Perché vi sono sette Ufficiali principali in un’Officina, ed anche perché questo numero racchiude in sé dei grandi e sublimi Misteri. Esso raffigura l’unione dei tre principi ai quattro elementi, fa allusione ai sette giorni che l’Onnipotente impiegò per la Creazione dell’Universo, rappresentati figurativamente dai sette anni in cui durò la costruzione del Tempio. Esso ricorda le sette sfere celesti, a cui corrispondono i sette giorni della settimana, i sette metalli perfetti, i sette colori fondamentali ed i sette toni armonici.
– Oratore (all’Ex M.V.): Perché in questa progressione misteriosa non iniziate da Uno?
– Ex M.V.: Perché l’unità non è un numero, ma il generatore ed il principio di tutti i numeri. È il simbolo della Perfezione e dell’Onnipotenza, e rappresenta l’Essere increato. Mentre i numeri della serie massonica ricordano le Sue sublimi Opere, vale a dire le meraviglie della Creazione.
– Oratore: Che forma ha la vostra Loggia?
– Ex M.V.: Un quadrato lungo.
– Oratore (al 2° Sorv.): Qual è la sua lunghezza?
– 2° Sorv.: Dal Levante all’Occidente.
– Oratore: E la sua larghezza?
– 2° Sorv.: Dal Mezzogiorno a Settentrione.
– Oratore: La sua altezza?
– 2° Sorv.: Dalla Terra al cielo.
– Oratore: La sua profondità?
– 2° Sorv.: Dalla superficie della Terra al suo centro.
– Oratore: Perché queste dimensioni?
– 2° Sorv.: Perché la Massoneria è Universale.
– Oratore: Perché è posta dal Levante all’Occidente?
– 2° Sorv.: Perché tutte le Logge sono venute dall’Oriente, ed è così che sono disposti tutti i Templi massonici.
– Oratore (al Segretario): Cosa sostiene la vostra Loggia?
– Segret.: Tre grandi Colonne, che si chiamano Saggezza, Bellezza e Forza.
– Oratore: Chi rappresenta la Saggezza?
– Segret.: Il Maestro della Loggia, che occupa l’Oriente perché di là dirige gli operai e mantiene l’armonia della Loggia.
– Oratore: Chi rappresenta la Bellezza?
– Segret.: Il Primo Sorvegliante, all’Occidente.
– Oratore: Chi rappresenta la Forza?
– Segret.: Il Secondo Sorvegliante, al Mezzogiorno.
– Oratore: Perché li chiamate Bellezza e Forza?
– Segret.: Perché la Bellezza e la Forza sono la perfezione di tutto. La Saggezza inventa, la Bellezza e la Forza sostengono.
– Oratore (rivolto al M.d.C.): Com’è coperta la vostra Loggia?
– M.d.C.: Da una volta celeste disseminata di stelle, dove brillano due grandi luminari che dissipano lungi le nubi.
- Oratore: A che dovete tutte le vostre conoscenze?
– M.d.C.: Alla mia perseveranza, al Lavoro ed alle lezioni dei miei Fratelli.
– Oratore (rivolgendosi all’Ordine al M.V.): Maestro Venerabile, l’istruzione in grado di Apprendista Libero Muratore è così completata. Ora la Loggia è ai vostri comandi.


Rituale Emulation: É un rituale particolare rappresentante la forma abbreviata della "Emulation Lodge of Improvement" di Londra, applicato ai Gradi Simbolici della Massoneria. La prima Loggia di Miglioramento era formata da soli Maestri, e si costituì nel 1823. Suo scopo era di insegnare il preciso Rituale approvato nel 1816 dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Principio base del sistema era che nessuno avesse il diritto di alterare o modificare, sia nel testo che nelle usanze, questo particolare Rituale. Questa particolare Loggia d’Istruzione cessò di esistere allorché venne raggiunta la piena unificazione dei Rituali in uso, affidando il compito di diffondere il R.E. alle singole Logge d’Istruzione. La più importante Loggia d’Istruzione inglese si riunisce attualmente ogni venerdì alla Freemason’s Hall di Londra, ed i Lavori sono condotti in Primo Grado per consentire l’accesso a tutti i Fratelli Massoni. Dal 1830 ha sostituito le originali istruzioni rituali-simboliche con la prova dei vari rituali, rappresentandone ogni porzione in modo superlativo, e mettendo in tale compito tanto impegno e rigore da diventare il punto di riferimento di tutti i Fratelli ritualisti del mondo. Il suo sistema, definito "Emulation Working", è universalmente considerato assai prossimo alle procedure più antiche della Massoneria speculativa. La ritualità Emulation è stata autorizzata dal Grande Oriente d’Italia nel 1972, per essere poi adottata da alcune Logge italiane in sostituzione del rituale ufficiale. Nel R.E. l’Oratore viene sostituito dal Fratello Cappellano (Chaplain) che ha il compito di leggere la preghiera invocatoria prima dell’apertura dei Lavori, che vengono poi dallo stesso conclusi con una preghiera di ringraziamento. Il R.E. nel Grado di Compagno dà una particolare descrizione della Geometria, che da sola chiarisce lo spirito che lo anima: "La Geometria, la prima e la più nobile delle scienze, è la base sulla quale si erge la sovrastruttura della Massoneria. Mediante la Geometria possiamo curiosamente seguire il corso della natura attraverso i suoi vari meandri, fino ai suoi più nascosti recessi. Mediante essa, possiamo scoprire la potenza, la saggezza e la bontà del Grande Geometra dell’Universo, e guardare con sorprendente diletto le belle proporzioni che connettono ed aggraziano questo vasto meccanismo".

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Rituale dei Lavori Funebri:

Y Preparazione:
1) Pareti del Tempio: Appendere un drappo nero sotto i simboli del Delta Luminoso, del Sole e della Luna, nonché alle pareti settentrionale e meridionale. Sulle ultime due sono rappresentati, rispettivamente, i simboli zodiacali dei Gemelli e del Leone, e quelli della Bilancia e dell’Acquario, per indicare che la morte miete gli uomini in qualunque stagione.
2) Leggio del Maestro Venerabile: Disporvi in modo visibile un triplo incensiere con i simboli dello Zolfo, del Sale e del Mercurio.
3) Centro del Tempio: Sistemare un tavolino davanti all’Ara, ricoprirlo con un drappo nero, sistemare sul tavolo una bara avvolta in un drappo nero con frange in oro sui fianchi, il capo verso Occidente. Sulla bara appoggiare un grembiule da Maestro, un paio di guanti bianchi ed un ramoscello d’Acacia. Ai piedi Squadra e Compasso in posizione da Maestro Massone. Sul pavimento, ai quattro lati del tavolo, porre i quadretti del Fuoco (Est), della terra (Sud), dell’Aria (Ovest) e dell’Acqua (Nord). I tre candelabri a stelo lungo vanno posti attorno alla bara. Su un tavolino ricoperto da un drappo nero e posto davanti all’ingresso al Tempio, saranno disposti tanti ramoscelli d’Acacia quanti sono i Fratelli presenti. Nei pressi del Copritore Interno saranno disposte tante rose rosse quanti sono le Sorelle e gli ospiti partecipanti alla cerimonia. Approntare la diffusione della "Maurerisches Trauermusik" di W.A. Mozart. Per il termine della Cerimonia preparare invece l’inno alla Gioia dalla "Nona Sinfonia" di Beethoven. I Fratelli indossano il grembiule "a Lutto" ed i guanti. Accedere in modo informale, senza squadrare il Tempio.
Y La Cerimonia:
- M.V.: (Quando tutto è stato sistemato, ed i Fratelli hanno preso posto tra le Colonne, come nei normali Lavori rituali) (· ) (Debolmente, simbolo della nascita dell’uomo).
- 1° Sorv.: (· ) (Fortissimo, simbolo dell’apogeo della vita umana).
- 2° Sorv.: (· )..(Pianissimo, emblema dell’ultimo respiro umano).
- M.V.: Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, assistetemi nell’apertura di questi Lavori Funebri. Fratello 1° Sorvegliante, qual è il primo dovere di un Sorvegliante in Loggia?
- 1° Sorv.: Il primo dovere è quello di assicurarsi che il Tempio sia debitamente coperto.
- M.V.: Assicuratevene, Fratello mio.
- 1° Sorv.: (Sommessamente) Fratello Copritore, fate il vostro dovere.
– Copritore: (Spada in pugno, chiude la porta del tempio e depone la chiave sul tavolo del 1° Sorvegliante). Fratello 1° Sorvegliante, il Tempio è debitamente coperto.
- 1° Sorv.: Venerabile Maestro, il Tempio è debitamente coperto.
- M.V.: Fratello 1° Sorvegliante, qual è il secondo dovere dei Sorveglianti in Loggia?
- 1° Sorv.: Assicurarsi che tutti i presenti siano Fratelli Liberi Muratori.
- M.V.: Assicuratevene, Fratelli 1° e 2° Sorvegliante.
- 1° Sorv.: Fratelli, in piedi ed all’Ordine.
- 1°/2° Sorv.: (Lasciano le loro postazioni, si salutano, controllano le Colonne spostandosi verso l’Oriente, si risalutano e ritornano ai propri posti).
- 2° Sorv.: Fratello 1° Sorvegliante, coloro che compongono la Colonna di settentrione sono tutti Liberi Muratori.
- 1° Sorv.: Venerabile Maestro, dai segni che danno riconosco tutti coloro che compongono le due Colonne come Liberi Muratori.
- M.V.: Per coloro che siedono all’Oriente rispondo io. (· ) Fratelli tutti, sedete. Fratello 1° Sorvegliante, a che ora gli Apprendisti Liberi Muratori hanno consuetudine di aprire i Lavori Funebri?
- 1° Sorv.: A Mezzanotte, Venerabile Maestro.
- M.V.: Perché a Mezzanotte, Fratello mio?
- 1° Sorv.: Perché questa è l’ora nella quale le tenebre più fitte stendono un velo di dolore sulla terra, e la Natura attende il ritorno dell’Astro che la vivifica.
- M.V.: Fratello 2° Sorvegliante, che ora è?
- 2° Sorv.: Mezzanotte in punto.
- M.V.: Fratello 1° Sorvegliante, qual è la vostra età muratoria in grado di Apprendista?
- 1° Sorv.: Tre anni, Venerabile Maestro. (· )
- M.V.: Fratelli, in piedi ed all’Ordine.
- M.d.C.: (Prende il regolo e si reca dal 1° Sorv. porgendogli la mano destra, ed insieme si recano all’Ara. Qui il 1° Sorv., salutato il M.V., apre il Libro Sacro sul Vangelo di Giovanni, vi sovrappone Squadra e Compasso in posizione d’Apprendista, risaluta il M.V., prende la mano sinistra del M.d.C. e ritorna al proprio posto).
- M.V.: Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, giacché è Mezzanotte, e poiché questa è l’ora nella quale i Liberi Muratori hanno consuetudine di aprire i Lavori Funebri, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che mi accingo ad aprire i Lavori Funebri di questa Officina.
- 1° Sorv.: Fratelli della Colonna del Meridione, vi annuncio che, essendo Mezzanotte, il Venerabile Maestro si accinge ad aprire, in grado di Apprendista, i Lavori Funebri di questa Officina.
- 2° Sorv.: Fratelli della Colonna del Settentrione, vi annuncio che, essendo Mezzanotte, il Venerabile Maestro si accinge ad aprire, in grado di Apprendista, i Lavori Funebri di questa Officina.
- M.V.: Fratelli, all’Ordine. A\ G\ D\ G\ A\ D\ U\ , in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, per i poteri a me conferiti, dichiaro aperti i Lavori Funebri di questa Rispettabile Loggia (nome) N° (numero) all’Oriente di (nome). (· ) (Debolmente, come all’apertura).
- 1° Sorv.: (· ) (Fortissimo, poi alza la propria Colonnina).
- 2° Sorv.: (· ) (Pianissimo, poi abbatte la propria Colonnina).
- M.V.: (Tenendo in mano il Maglietto, scende dallo scranno, imitato dai due Sorveglianti, avvicinandosi ai candelabri posti presso la bara. Il M.d.C. porge il testimone acceso al M.V., che accende la candela all’Oriente, dicendo:) Che la Sapienza illumini il nostro Lavoro.
- 1° Sorv.: (Ricevuto il testimone, accende la candela a Meridione). Che la Bellezza lo irradi e lo compia.
- 2° Sorv.: (Ricevuto il testimone, accende la candela a Settentrione). Che la Forza lo renda saldo. (Porge il testimone all’ex M.V. che lo spegne dicendo).
- Ex M.V.: Per il bene dell’Umanità ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.
- (Il M.V. ed i due Sorveglianti si salutano e riprendono i loro posti. Il M.d.C. scopre il Quadro da Maestro, ritornando poi al proprio posto).
- M.V.: Fratelli, a me per il Segno … e per la triplice batteria di Lutto. (Questa batteria va eseguita incrociando le braccia sul petto, battendo i primi tre colpi con la mano destra sull’avambraccio sinistro, i secondi tre colpi con la mano sinistra sull’avambraccio destro, e gli ultimi tre colpi come i primi).
- M.V.: Fratelli, sedete. Fratello M.d.C., osservate se nella sala dei Passi Perduti vi sia qualche Fratello che chiede di entrare, ed introducetelo nella dovuta forma.
- M.d.C.: (Dopo aver eseguito) Venerabile Maestro, nessun Fratello chiede di entrare nel Tempio.
- M.V.: Fratelli, è giunto il momento di unirci nella mistica Catena di Unione. (Tutti i Fratelli, toltisi i guanti, formano la Catena di Unione, con il braccio destro sovrapposto al sinistro. Il M.V. fa circolare di orecchio in orecchio, sottovoce, le due parole "Morire–Rinascere", in modo rituale. Quando le parole giungono al 1° Sorvegliante, egli rompe la Catena e dice).
- 1° Sorv.: M.V., la mistica Catena d’Unione si è rotta. Uno dei suoi anelli s’è spezzato, e la Parola è andata perduta. - M.V.: Fratelli, la mistica Catena di unione è rotta: riprendiamo i nostro posti.
– Tutti: (Eseguono). - M.V.: Fratello Segretario, dateci il nome del Fratello che non ha risposto al nostro appello, e per il quale la Parola è andata perduta.
- Segret.: (Alzandosi) Venerabile Maestro, è il nostro Fratello (nome), passato all’Oriente Eterno il (numero) giorno del (numero del mese meno due) dell’anno di Vera Luce (aggiungere 4000 all’anno del decesso), il (data) dell’Era Volgare. Egli ha lasciato la compagnia dei viventi.
- M.V. Fratelli, il nostro beneamato Fratello (nome) ci ha lasciato. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate la dolorosa perdita alle vostre Colonne.
- 1° Sorv.: Fratelli della Colonna del Meridione, vi annuncio la dolorosa perdita del nostro beneamato Fratello (nome). Egli ha lasciato la compagnia dei viventi.
- 2° Sorv.: Fratelli della Colonna del Settentrione, vi annuncio la dolorosa perdita del nostro beneamato Fratello (nome). Egli ha lasciato la compagnia dei viventi.
- M.V.: Fratelli miei, poiché la notizia di questa scomparsa non tocca solo i cuori dei liberi Muratori, ma anche quelli di coloro che lo amavano e lo stimavano, uniamoci a quanti gli furono più vicini durante la vita terrena, affinché, insieme a loro, si possa rendere un ancor più degno omaggio alla sua memoria. (· ) Fratelli, in piedi ed all’Ordine. A\ G\ D\ G\ A\ D\ U\ , in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, per i poteri a me conferiti, dichiaro sospesi i Lavori in grado di Apprendista di questa Rispettabile Loggia (nome) N° (numero) all’Oriente di (nome). La Cerimonia Funebre prosegue in modo informale. A voi, Fratello 1° Sorvegliante.
- 1° Sorv.: (Accompagnato dal Fratello M.d.C. va all’Ara e, procedendo come per l’apertura, stacca Squadra e Compasso: ritorna poi al proprio posto).
- M.V.: Fratelli, sedete. M.d.C., provvedete ad introdurre nel Tempio i parenti e gli amici, ammessi a partecipare ai Lavori Funebri dell’Officina. - M.d.C.: (Esegue) (I Fratelli Apprendisti e Compagni lasciano liberi i loro posti, sistemandosi nella seconda fila delle Colonne. Da notare che dal momento in cui entrano gli ospiti, tutti i Fratelli debbono scrupolosamente evitare di porsi all’Ordine, dato che i lavori sono stati sospesi per consentire l'accesso dei profani. Il M.c.C. rientra accompagnando prima i parenti più stretti, poi amici ed ospiti: li fa accomodare nella prima fila delle Colonne di settentrione e di Meridione, quindi ritorna al proprio posto).
- M.V.: Carissime Sorelle, cari Ospiti, quest’Assemblea massonica si è qui riunita per stringersi simbolicamente attorno alle spoglie mortali del suo compianto Fratello (nome). Noi lo amavamo quanto voi, poiché il legame fraterno che ci univa a lui, sebbene di natura puramente spirituale, non è meno indissolubile di quello del sangue. Procediamo dunque nel nostro Rito di affetto e di rimembranza. (· )
- 1° Sorv.: (· )
- 2° Sorv.: (· )
- M.V.: Fratelli, in piedi. Grande Architetto dell’Universo, Sorgente inesauribile di Perfezione, nella cui Saggezza infiniti mondi sono racchiusi. Intelligenza Mirabile e Segreta, da cui tutte le cose manifeste ed immanifeste hanno avuto origine. Per Te le tenebre e la Luce non sono che Uno, e per te non vi è oscurità alcuna. Artefice di Misericordia e di Giustizia, che ogni cosa plasmi e trasformi, accogli il nostro carissimo Fratello (nome) nella tua Gloria, affinché possa eternamente vivere in Te, così come serenamente è vissuto tra noi. Possa la sua morte insegnarci a morire, possa la sua memoria mantenerci costanti nella rettitudine e nel dovere. Fratelli, rendiamo il pietoso ufficio alla memoria del caro estinto. Fratelli all’Oriente, vi prego di seguirmi. (Scende dall’Oriente, accompagnato dai fratelli che vi siedono. Si avvicina al tumulo, deponendovi un ramoscello d’Acacia) Quest’Acacia, che un giorno segnò il luogo della sepoltura di un Maestro e di un Martire, è per noi simbolo della certezza nell’Immortalità. Fiorisca sempre nell’eterna primavera del giardino dell’Eden.
- Music.: (Esegue il brano musicale funebre di Mozart) (I Fratelli provenienti dall’Oriente depongono a loro volta un ramo d’Acacia sulla bara: seguono poi il M.V., che compie un lento pellegrinaggio in senso orario attorno al catafalco. Ritornano poi tutti al loro posto all’Oriente).
- M.d.C.: (Munito del bastone rituale, si porta tra le Colonne).
- 1° Sorv.: Fratelli della Colonna del Meridione, sotto la guida del M.d.C. vi prego di seguirmi. (Il M.d.C. guida il secondo pellegrinaggio, compiuto come il primo in senso orario. Il M.d.C. porge ad ogni fratello un ramo d’Acacia che viene poi deposto sulla bara. Quando ogni fratello ha ripreso il proprio posto a Meridione …).
- 2° Sorv: Fratelli della Colonna del Settentrione, vi prego di seguirmi. A te, M.d.C. (Il M.d.C. guida il terzo pellegrinaggio, eseguito come i precedenti, con la deposizione di un ramo d’acacia sulla bara da parte di ogni Fratello. Quando tutti hanno ripreso i propri posti:).
Music.: (Sfumare la musica fino ad escluderla).
- M.V.: (Accende la triplice incensiera, quindi:). Che la memoria del nostro Fratello (nome) ci ritorni sempre alla mente come un dolce e soave ricordo. Alla presenza dei tetri simboli di questo nostro Tempio, e del lugubre silenzio che ci circonda, ricordiamoci Fratelli che è soltanto dal dissolvimento della materia che nascono profumi e bellezze della vita. Infatti la Morte altro non è che l’Iniziazione ai Misteri di una seconda vita, perché nulla si disperde e si estingue. M.d.C., vogliate provvedere a distribuire fronde di Acacia ai famigliari ed agli amici del defunto, e condurli in pellegrinaggio attorno al tumulo.
- M.d.C.: (Distribuisce i rami d’Acacia, precedendo poi i profani in un lentissimo pellegrinaggio attorno al cenotafio, su cui vengono sparse le fronde. Riaccompagna infine gli ospiti al loro posto).
- M.V.: (· ) Fratelli, in piedi. Forza immensa che regoli e muovi l’Universo, accogli nel tuo grembo i quattro Elementi che formarono il nostro Fratello. Fa che la sua memoria e l’esempio della sua virtù parlino costantemente al nostro cuore, e ci conducano, con assiduo Lavoro, alla ricerca della Verità e della vera Luce. Fratello Oratore, a voi la parola.
– Oratore: (Commemora il Fratello estinto, ricordandone la figura esemplare. Al termine del suo intervento).
M.V.: Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che se qualcuno desidera portare una particolare testimonianza sulle virtù del nostro Fratello (nome), la parola è concessa.
- 1° Sorv.: Fratelli alla Colonna del Meridione, se qualcuno di voi desidera portare una particolare testimonianza sulle virtù del nostro Fratello (nome), la parola è concessa.
- 2° Sorv.: Fratelli alla Colonna del Settentrione, se qualcuno di voi desidera portare una particolare testimonianza sulle virtù del nostro Fratello (nome), la parola è concessa.
- M.V.: (Terminati tutti gli interventi, commemora egli stesso il Fratello. Al termine) (· ) Fratelli, in piedi. Alla presenza di questi emblemi del nostro dolore, sotto queste volte funeree testimoni muti del nostro sconforto, dinanzi a questi simboli di Morte, ogni pensiero egoistico ed ogni risentimento dev’essere bandito dai nostri cuori. Vi invito dunque a dimenticare ogni possibile offesa subìta. La pace e la concordia regnino sempre tra noi. Non si pensi che alla realizzazione della grande Opera ed all’Universalità Muratoria. Non dimentichiamo mai il precetto fondamentale: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, e fa agli altri quanto desideresti per te medesimo". (Rivolto alfine ai profani ospiti). Grazie, Signore e Signori. Vi ringrazio per aver voluto unirvi a noi nella celebrazione del nostro Rito Funebre. Fratello M.d.C., vogliate guidare i nostri ospiti nella sala dei Passi Perduti.
- M.d.C.: (Esegue).
– Copritore: (All’uscita offre una rosa, simbolo dell’avvenuta reintegrazione, ad ogni Signora intervenuta).
- 2° Sorv.: (Quando tutti i profani hanno lasciato il Tempio). Fratelli, ciascuno riprenda il posto che gli spetta.
- M.V.: (· ) Fratelli, in piedi ed all’Ordine.
- 1° Sorv.: (· )
- 2° Sorv. (· )
- Ex M.V.: (Lascia l’Oriente, squadra il Tempio, saluta davanti all’Ara il M.V., e sistema nuovamente Squadra e Compasso, risaluta, per alfine riprendere il proprio posto).
- M.V.. Fratelli, i Lavori interrotti riprendono Forza e Vigore. Rendendo omaggio alla memoria del nostro Fratello, abbiamo adempiuto ad un penoso dovere. Più fortunati che all’apertura dei lavori, non separiamoci senza esserci stretti nella mistica Catena d’Unione. Unitevi a me per formarla intorno al tumulo. (Si esegue: questa volta entrambe le parole "Morire-Rinascere" raggiungono l’orecchio del M.V. che, sciolta la Catena, si avvicina alla bara, invitando i Fratelli a restargli vicino, nella posizione in cui erano allo scioglimento della Catena) Grande Architetto dell’Universo, Fattore di tutte le cose, Giudice di tutte le leggi. Noi oggi Ti affidiamo il Corpo e lo Spirito di questo nobile operaio Muratore. Possa il tuo occhio Onniveggente entrare in tutti i nostri cuori e trovarli integri e puliti, così come integro e pulito hai trovato il grande cuore di (nome). La certezza che il nostro Fratello defunto riposi nel tuo grembo, allontana il nostro rimpianto e trasforma la tristezza in gioia. Fratelli, uniamoci ancora in Catena con il nostro Fratello (nome). (Il M.V. forma la Catena con gli altri Fratelli. L’ultimo anello all’estremità opposta alla sua deporrà la mano libera sulla bara. Al momento giusto, il M.V. chiuderà la Catena ponendo a sua volta la mano libera sulla bara stessa. Riaprirà la Catena dopo un adeguato periodo di riflessione). Fratelli, ritorniamo ai nostri posti. (Quando tutti si sono seduti)
- M.V.: Fratello Oratore, vi prego di darci le vostre conclusioni. - Oratore: Venerabile Maestro, è tutto giusto e perfetto.
- Segret.. Venerabile Maestro, il Tronco della Vedova ha fruttato sette e più mattoni per la costruzione del Tempio.
- M.V.: Fratelli, il Tronco della Vedova ha fruttato sette e più mattoni per la costruzione del Tempio. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, assistetemi a chiudere i Lavori. Fratello 1° Sorvegliante, a che ora gli Apprendisti Liberi Muratori hanno consuetudine di chiudere i loro Funebri Lavori?
- 1° Sorv.: All’alba, Venerabile Maestro.
- M.V.: Perché, Fratello mio?
- 1° Sorv.. Come l’Astro che sorge disperde lontano le tenebre della notte, così la certezza che il nostro Fratello riposi nell’Oriente Eterno dissipa ogni nostro dolore e cambia in gioia la nostra tristezza.
- M.V.: Fratello 2°Sorvegliante, al momento che ora è?
- 2° Sorv.: Questa è l’ora in cui l’Astro allarga i primi raggi di Luce sull’orizzonte, e spande la gioia fra gli esseri viventi.
- M.V.: (· ) Fratelli, in piedi. Assistetemi nella chiusura della Loggia. Fratello 2° Sorvegliante, qual è il costante dovere di ogni Massone?
- 2° Sorv.: Assicurarsi che la Loggia sia debitamente coperta.
- M.V.. Disponete affinché tale dovere sia eseguito.
- 2° Sorv.: Fratello Copritore Interno, assicuratevi che la Loggia sia debitamente coperta.
- Copr. Int.: (Va alla porta, vi batte tre colpi, ritorna al suo posto e, salutando all’Ordine) Fratello 2° Sorvegliante, la Loggia è debitamente coperta.
- 2° Sorv.: (· )(· )(· ) Venerabile Maestro, la Loggia è debitamente coperta. (Traccia il segno dell’Apprendista).
- M.V.: Fratello 1° Sorvegliante, il secondo dovere?
- 1° Sorv.. Assicurarsi che i Fratelli si presentino all’Ordine come Massoni.
- M.V.. Fratelli, all’Ordine nel primo grado. Fratello 1° Sorvegliante, qual è il vostro posto costante nella Loggia?
- 1° Sorv.: All’Occidente.
- M.V.: Perché occupate tale posto?
- 1° Sorv.: Come il sole tramonta all’Occidente per chiudere il giorno, così il 1° Sorvegliante sta all’occidente per chiudere la Loggia all’ordine del Venerabile Maestro, dopo essersi assicurato che ogni fratello abbia ottenuto quanto gli spetta.
– Oratore: Fratelli, prima di chiudere la Loggia a questi nostri Funebri lavori, esprimiamo con tutta reverenza ed umiltà la nostra gratitudine al Grande Architetto dell’Universo per i favori che abbiamo già ricevuto. Rallegriamoci per l’avvenuta glorificazione del nostro caro Fratello(nome), che sappiamo godere della Luce suprema, invochiamo la sua protezione per continuare a preservare l’Ordine, cementandolo ed adornandolo con ogni virtù morale e sociale.
- Ex M.V.: Così sia.
- M.V.: Alla Gloria del G.A.D.U., in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, per i poteri a me conferiti, dichiaro chiusi i Lavori funebri di questa Risp. Loggia (nome) N° (numero) all’Oriente di (nome), ed ordino al 1° Sorvegliante di chiudere la Loggia. (· )(· )(· ) (Scende dallo scranno, va a spegnere la candela posta ad est della bara, e riprende il proprio posto)
- 1° Sorv.: Fratelli, per ordine del Venerabile Maestro io chiudo (traccia il segno, imitato da tutti i Fratelli) la Loggia. (· )(· )(· ) (Abbatte la propria colonnina, scende dallo scranno, va a spegnere la candela a Sud-Ovest della bara, per poi riprendere il proprio posto).
- 2° Sorv.: Ed essa è quindi chiusa sino a (giorno e data), salvo tornate di emergenza, delle quali i Fratelli saranno debitamente informati. (· )(· )(· ) (Alza la propria colonnina, scende dallo scranno, va a spegnere l’ultima candela presso la bara, e riprende il proprio posto).
- Copr. Int.: (Va alla porta, vi batte tre colpi, e ritorna al suo posto).
- Ex M.V.: (Squadrando il Tempio, va a chiudere ritualmente il Libro Sacro, e riprende il suo posto). Fratelli, secondo l’antico costume, non ci rimane altro che chiudere i nostri segreti in un luogo sicuro, unendoci nel segno di: "Fedeltà–Fedeltà–Fedeltà".
- Music.: (Brano musicale glorioso di Beethoven).
- M.d.C.: (Impugnato il bastone cerimoniale, va alla bara, copre il Quadro di Loggia, va alla porta, ove attende la fine del brano musicale. Batte poi tre volte a terra).
- M.V.: (· )(· )(· ) Fratelli, ritiriamoci in Pace.


Rituale per la Festa della Luce: Si tratta di un rituale di evidente origine nordica, oggi usato soprattutto nella Massoneria tedesca ed in qualche Loggia centro-settentrionale del Grande Oriente d’Italia, per la celebrazione del Solstizio d’Inverno. Come il Rituale del Solstizio d’Estate o della Festa delle Rose (v.), esso coinvolge anche i profani, soprattutto le Sorelle, che hanno così a disposizione un’opportunità unica per verificare direttamente la peculiare tipologia del Lavoro Muratorio. Proprio per tale ragione risulta molto apprezzato dalle donne, di norma escluse dal Tempio Muratorio, ma anche da parte dei profani, che hanno la possibilità di gustare un piccolo assaggio sulle aspirazioni dei loro amici Massoni. Non si tratta di un vero e proprio Rituale Massonico, ma l’ispirazione druidica e muratoria è decisamente palese.

Y Arredi richiesti:
1) Braciere, fissato su di un piedestallo alto circa due metri, contenente materiale combustibile a lenta combustione, non fumogeno, con fiamma alta e luminosa (deve durare circa un’ora). Va posto all’oriente, alla sinistra del tronetto del M.V., ed acceso prima dell’inizio dei lavori.
2) Candeliere a tre candele, posto nella postazione del M.V. ed acceso prima dell’inizio dei lavori.
3) Tavolo di forma triangolare, posto al centro del Tempio, ricoperto il tessuto celeste, con tre candelabri singolo, le cui candele vanno accese prima dell’inizio dei lavori.
4) Tre candelieri rituali lunghi, posti a fianco dello scranno del M.V., del 1° e del 2°sorvegliante, con candele mantenute spente all’inizio dei lavori.
5) Piramide luminosa, costruita con l’impiego di sei listelli di legno lunghi circa cm. 80, fissati tra loro a formare una piramide triangolare equilatera. Alla base di ciascun lato va fissata una candela (in totale occorrono dieci candele bianche), una quarta va fissata al vertice e due su ciascun lato. Occorre ricoprire il legno con fronde di pino od abete, opportunamente fissate. Alternativamente, decorare un abete munito di solido piedestallo, con tre file di candele bianche ognuna, ed una decima al vertice. Queste candele vanno mantenute spente all’inizio dei lavori. Ad inizio lavoro, la Piramide va sistemata nei pressi dell’Oriente, pronta per il trasporto sul tavolo triangolare posto al centro del tempio.
Y Abbigliamento: I Fratelli indossano un abito scuro, possibilmente con cravatta o farfallina bianca. Come abbigliamento massonico è consentito l’uso del solo gioiello di Loggia, senza grembiule, sciarpa, insegne dignitarie di Loggia, decorazioni massoniche e guanti. Le Sorelle dovrebbero indossare un vestito da sera.
Y Illuminazione: Va limitata alla sola luce del braciere e delle tre candele previste.
Y Il Rituale:
Y Apertura dei Lavori(Preparato il Tempio come prescritto, con i vari accessori predisposti secondo il Rituale d’Apprendista, candele e braciere accesi come previsto, il M.V., i due Sorveglianti, il Maestro Musichiere ed il Copritore Interno entrano nel Tempio al seguito del M.d.C., prendendovi posto regolarmente. Postosi tra le Colonne, il M.d.C. verifica la perfezione del tutto).
M.d.C.: È tutto giusto e perfetto, M.V.
- M.V.: Fratello Maestro delle Cerimonie, prega i Fratelli ora presenti nella Sala dei Passi Perduti, di indossare il gioiello di Loggia e di seguirti nel Tempio in corteo, unitamente alle nostre care Sorelle.
- M.d.C.: (Impugna il cerimoniale, esce dal tempio e, giunto nella Sala dei Passi perduti, batte il bastone a terra): Per ordine del nostro Venerabile Maestro, prego i Fratelli di indossare il gioiello di Loggia, e di seguirmi nel Tempio in corteo, a coppie, unitamente alle Sorelle. (Lentamente conduce il corteo nel Tempio, e bussa una volta alla porta). (· )
-V.M.: Fratello Copritore Interno, controlla chi bussa alla porta del Tempio.
- Co.Int.: (Va alla porta, e la apre lentamente).
V.M., il M.d.C. chiede di far accedere Fratelli e Sorelle nel Tempio, onde celebrare degnamente la Festa della Luce.
- V.M.: Che entrino!
- M.Music.: (Musica d’ingresso nel tempio).
– M.d.C.: (Introduce Fratelli e sorelle nel tempio, assegnando loro i posti più appropriati. A sistemazione avvenuta, riprende il suo posto tra le Colonne, e batte a terra il bastone). (· )
- V.M.: (Batte un colpo di maglietto, facendo segno di stare seduti) (· )
- 1° Sorv.: (· )
- 2° Sorv.: (· )
- V.M.: Prepariamoci tutti a celebrare degnamente questo giorno di Festa, in cui viene glorificato il ritorno della Luce. Fratello all’Occidente, chi sono coloro qui convenuti?
- 1° Sorv.: Sono Fratelli, qui riuniti unitamente alle nostre Sorelle e ad amici fidati.
- V.M.: Regna tra noi la Pace? Siamo certi che nessuno possa disturbare il nostro lavoro?
- 2° Sorv.: Nel Tempio sono presenti soltanto amici fidati. Ci siamo liberati di tutta la polvere e dei fardelli del mondo profano, onde poter celebrare in piena armonia questa Festa della Luce.
- V.M.: Fratello all’Occidente, che ora è?
- 1° Sorv.: La profonda oscurità della notte regna al di fuori, nel mondo, ma all’Oriente del Tempio arde una fuoco limpido, che riscalda ed unisce per l’Eternità.
- V.M.: (Fa segno a tutti di alzarsi in piedi). Sorelle e Fratelli carissimi, vogliate alzarvi. (Breve pausa). Sia illuminato lo spazio di questo tempio con il fuoco proveniente dall’alto dell’Oriente. La sua luce, che proviene dall’Uno eterno, ci completi e ci illumini nel lavoro che ci avviamo a compiere. Fratelli all’Occidente, aiutatemi ad illuminare pienamente il tempio.
- 1° e 2° D.: (Accendono le candele a fianco dei tre Dignitari, seguendo il rituale d’Apprendista ma senza squadrare il tempio. Durante l’accensione …).
V.M.. (· ) (Colpo di maglietto a candela accesa).
- 1° Sorv.: (· ) (idem).
- 2° Sorv.: (· ) (idem).
V.M.: Sia aperta questa Festa! Risplenda su di noi la Luce della Pace e dell’Armonia!
- M.Music.: (Breve musica d’intervallo).
V.M.: Dò la parola al Fratello Oratore.
- Or.: (Procede alla lettura di una Tavola illustrante la Festa della Luce).
V.M.: (Al termine della Tavola …). Sorelle e Fratelli, concedo a quanti lo desiderino di prendere la parola. (Al termine degli interventi). Sorelle e Fratelli, vi prego di voler osservare un breve silenzio di riflessione.
- M.Music.: (Musica in sordina). -
Y Rito del Ritorno della Luce:
V.M.: Fratello all’Occidente, che ora è?
- 1° Sorv.: La vecchia luce si affievolisce, e tende a scomparire. L’alta mezzanotte dell’anno si avanza. Il tempio sacro della nostra origine ci mostra la sua venuta.
- 2° Sorv.: Le luci, che nel corso dell’anno passato illuminarono tanto chiaramente il nostro cammino, stanno lentamente svanendo. (Spegne la luce posta al suo fianco, e si sposta davanti al suo scranno, in attesa).
1° Sorv.: (Spegne anche lui la luce al suo fianco, si porta davanti al suo scranno, in attesa).
V.M.: (Spegne la luce al suo fianco, si porta davanti al suo scranno e poi, contemporaneamente ai due Sorveglianti, si porta al centro del tempio, presso il tavolo. Ciascuno impugna una delle candele accese e la spegne, per ultimo il V.M. Portano insieme le tre candele spente nei pressi della Piramide, lasciando così completamente sgombro il tavolo triangolare. Poi ognuno riprende il proprio posto). (Spegne poi una per volta le candele poste davanti a lui, nel tripode, alla "Xche segue le parole da pronunciarsi distintamente, come indicato): Ed il buio profondo (X) inonda (X) la Terra (X).
- Ex V.M.: (Si avvia all’Oriente , e porta la Piramide luminosa con le 10 candele spente al di sopra del tavolo triangolare, al centro del tempio. Riprende poi il proprio posto). (A questo punto deve ardere soltanto la fiamma del braciere all’Oriente). (Segue un minuto circa di silenzio assoluto).
1° Sorv.: (Rompendo all’improvviso il silenzio, lentamente e solennemente, dice): Lassù, nella lontananza dell’Oriente, una luce ardente annuncia nuova vita.
- V.M.: (Afferra un candelabro singolo, e s’avvia verso la fiamma ardente sul braciere all’Oriente. Vi accende la candela, si gira verso Occidente, e solleva in alto la luce della candela appena accesa. Poi va lentamente verso la Piramide al centro del tempio, dicendo solennemente…). Dal lontano Oriente ritorna la Luce, chiaramente penetra fra tutti noi, nella nostra famiglia, e ci insegna nuovamente la sua legge eterna.
- V.M.: (Accende per prima la candela in punta alla Piramide. Poi inizia il suo lentissimo percorso intorno ad essa, in senso orario, accendendo una alla volta , partendo dal basso, le candele della Piramide Luminosa, ed alle "Xdice solennemente quando riportato). E ci porta nuovamente (X) … Saggezza (X); ci dona … Verità (X), ci adorna di … Bontà (X), … Forza (X) e … Bellezza (X). Possa nel … Sapere (X) e nel … Volere (X) … rivelarsi compiuta (X) la nostra … Opera (X).
- M.Music.: (Ad avvenuta accensione dell’ultima candela, musica classica festosa).
V.M.: Sorelle e Fratelli, afferriamoci ora per le mani, e formiamo una Catena che ci leghi tutti nell’amore fraterno.
- M.Music.: (Si forma la Catena "diritta" (senza l’incrocio rituale delle braccia), che viene mantenuta durante l’esecuzione di un brano musicale).
V.M.: Sorelle e Fratelli, sciogliamo ora la catena delle mani, resti allacciata in noi quella dei nostri cuori. (Ognuno riprende il proprio posto).
Y Chiusura del lavoro:
V.M.: (Assicuratosi che tutti siano rimasti in piedi). Sia ringraziato il G.A.D.U., l’Altissimo che ci concede di godere di questo momento, per vedere la Luce, per sentire tra di noi il calore dell’Armonia. Possa questa Luce accompagnarci sempre, e ci conceda il beneficio della Pace. Che nei nostri cuori continui ad ardere il Fuoco che ci unisce, anche allorché percorreremo le vie profane. Riprendiamo ora il nostro lavoro, per concludere questo giorno di Festa. Voi, Fratelli ( … nomi del 1° e 2° Sorvegliante), aiutatemi a completare l’Opera. Fratello all’occidente, che ora è?
- 1° Sorv.: Le luci all’esterno sono da tempo spente.
- 2° Sorv.: Ma, invincibile, rimane in noi la Luce interiore. - V.M.: Sorelle e Fratelli, portiamo questa con noi, a beneficio del mondo intero.
- M. Music.: (Brano musicale festoso di chiusura dei lavori). - M.d.C.: (Batte il bastone Cerimoniale ed apre il corteo, formato come all’entrata, conducendo Fratelli e Sorelle fuori dal Tempio). (·)
(M.V. e Dignitari, presenti in Tempio all’apertura dei lavori, restano e, a Tempio vuoto, il M.V. con i due Sorveglianti si porta al centro, ove vengono spente le luci della Piramide Luminosa, un Dignitario per ogni lato illuminato, simultaneamente, dal basso verso l’alto, una per una. Il M.V. spegne poi l’ultima candela in cima. Il M.d.C. spegne poi il braciere, ed infine si assicura che ogni condizione normale sia ripristinata).


Rituale della Festa delle Rose: Si tratta di un rituale di origine nordica, oggi usato soprattutto nella Massoneria tedesca ed in qualche Loggia settentrionale del Grande Oriente d’Italia, per la celebrazione del Solstizio d’Estate. Come il Rituale del Solstizio d’Inverno o della Festa della Luce (v.), esso coinvolge anche i profani e soprattutto le Sorelle, che hanno così a disposizione un’altra opportunità per verificare direttamente la peculiare tipologia del Lavoro Muratorio. Proprio per tale ragione risulta molto apprezzato dalle donne, di norma escluse dal Tempio Muratorio, ma anche da parte dei profani, che hanno la possibilità di gustare un piccolo assaggio sulle aspirazioni dei loro amici Massoni. Non si tratta di un vero e proprio Rituale Massonico, ma l’ispirazione druidica e muratoria è decisamente palese.

Y Preparazione del Tempio:
Il Tempio va illuminato al massimo, ed adornato con fogliame e fiori vari. Ogni tipo di illuminazione o di paramento rituale dev’essere assolutamente escluso. La sola luce del Testimone resta accesa sul tronetto del Maestro Venerabile. Le tre Luci sull’Ara (Libro della Legge sacra, Squadra e Compasso) vanno appoggiate richiuse sul ripiano dello stesso tronetto. Sull’Ara va sistemato un braciere per il Fuoco di San Giovanni, opportunamente isolato e protetto. Accanto vanno disposti dei piccoli recipienti, contenenti: Granelli di frumento; Vino; Incensiere con carbonella; Incenso. Davanti all’Ara dovrebbero essere sistemati due tavolini, ricoperti da una tovaglia azzurra: il primo servirà per il deposito temporaneo delle rose rosse; il secondo come supporto del rotolo per le firme, disposto opportunamente spiegato. Nei pressi dell’ingresso del Tempio un Fratello porgerà una Rosa rossa ad ogni partecipante che accede al Tempio. Occorre infine predisporre l’esecuzione di alcuni brani musicali, secondo le modalità dettagliate nel rituale.
Y Disposizioni preliminari:
I Fratelli, le Sorelle ed i profani invitati alla Festa si radunano nella sala dei Passi Perduti, dove si preparano per l’accesso al Tempio.
Y La Cerimonia:
- M.d.C.: (Batte a terra un colpo di bastone cerimoniale) (· ) Fratelli, Sorelle ed Amici, vi invito ad osservare alcuni istanti di silenzioso raccoglimento, prima di accedere al Tempio.
- V.M.: Fratello M.d.C., richiedete ai Fratelli ed alle Sorelle qui presenti di entrare nel Tempio, disposti su un’unica fila e, passando nell’entrata, fate porgere ad ognuno dal Fratello Copritore una Rosa rossa. Nel Tempio farete apporre la firma di ciascuno sulla pergamena che si trova davanti all’Ara.
- M.d.C: Fratelli, Sorelle ed Amici, è desiderio del Maestro Venerabile che si entri nel Tempio, disposti su un’unica fila. Passando davanti al tavolo con le Rose rosse, vi prego di prenderne una ciascuno. Entrate poi nel Tempio e, costeggiando al mio seguito il pavimento a scacchi, ci dirigeremo insieme verso l’Altare. Deporrete poi la Rosa rossa sull’Ara, quale atto simbolico del vostro sacrificio, e confermerete infine le vostre intenzioni apponendo la firma sulla pergamena svolta davanti ad essa. Infine prenderete posto tra le Colonne. Vi prego di seguirmi.
- Music.: (Un solenne brano mozartiano accompagna fino al termine l’accesso di tutti i presenti).
Y Apertura dei Lavori:
- V.M.: (Entra per ultimo, preceduto dai due Sorveglianti. Prendono posto al rispettivo scranno) (· )
- 1° Sorv.: (· )
- 2° Sorv.: (· )
- V.M.: Fratello 1° Sorvegliante, a quale scopo i Liberi Muratori si riuniscono oggi con le Sorelle e gli Amici?
- 1° Sorv.: Per celebrare la festa di San Giovanni Battista, loro Patrono.
- V.M.: Fratello 2° Sorvegliante, perché mai i liberi Muratori hanno eletto a loro Patrono San Giovanni Battista?
- 2° Sorv.: Perché egli ha consacrato la propria vita al compito di aprire gli occhi delle genti alla Luce che brilla nelle tenebre, e perché è rimasto fedele a questa missione fino alla morte.
- V.M.: Fratelli, Sorelle ed Amici, invochiamo insieme la protezione sul nostro Lavoro del G\ A\ D\ U\ . Vogliate alzarvi. (Alzando le braccia al cielo) Noi invochiamo la tua protezione, G.A.D.U. La Tua benevolenza scenda tra noi, per accogliere il sacrificio che oggi Ti offriamo. Abbiamo adornato di rose rosse l’Ara a te edificata, e bruceremo la pergamena con i nostri nomi. Attraverso questi atti simbolici noi manifestiamo l’intenzione di bruciare ogni errore profano commesso in passato. Dalla fragranza delle rose ricaveremo Saggezza, Bellezza e Forza, le grandi Virtù che ci proponiamo di mantenere nei nostri cuori, onde meglio servire in Tuo nome l’Umanità. Incidi nella nostra coscienza le massime sublimi che ci insegnano: "Prima che la tua Rosa possa restare alla presenza del G\ A\ D\ U\ , essa deve essere intrisa nel sangue dei sacrifici del Tuo cuore". Ed ancora: "Colui che perde la propria vita nel Tuo Santo Nome vivrà in Eterno".
– Tutti: Amen.
- V.M.: Fratello 1° Sorvegliante, ti prego di avvicinarti all’Ara, di accendervi il Fuoco di San Giovanni, simbolo del tempo e del sommo potere del G\ A\ D\ U\ . Con questa fiamma possa consumarsi ed estinguersi ogni sentimento, pensiero ed azione coltivato o compiuto nelle tenebre dell’ignoranza. Venga così purificato ed esaltato quanto di valido e nobile è in noi. Sempre maggiore sia la Bellezza delle Virtù, onde essere degni di salire in alto, e di comparire al cospetto della Perfezione del G\ A\ D\ U\ , l’Onnipresente, l’Onnisciente, l’Onnipotente.
- M.d.C.: (Si porta presso il 1° Sorvegliante).
- 1°/2° Diac.: (Procedono affiancati e muniti delle verghe, tenute incrociate tra loro, sempre al seguito del M.d.C.)
- 1° Sorv.: (Accompagnato dal M.d.C. si porta all’Ara, accende al Testimone una candela, con cui porta la fiamma sacra al Fuoco di San Giovanni che accende)
- V.M.: Il Fuoco di San Giovanni, acceso in questo giorno nel quale il Sole raggiunge il suo punto più elevato, alla metà dell’anno solare, simboleggia per noi la pienezza dell’espansione del grandioso e perfetto progetto del G\ A\ D\ U\ . Che il sacro Fuoco dell’Ispirazione, dell’Intuizione, della Vita, della distruzione del vizio attraverso la Purificazione, simbolo della Luce, riscaldi sempre i nostri cuori.
- 1° Sorv.: (Con la mano destra tesa orizzontalmente sopra il Fuoco) Ardi sempre alto, o sacro simbolo del tempo, fervente testimone dei favori del Patrono del nostro sublime Ordine. Sii per noi, com’egli era per il Suo Maestro, pioniere e guida per l’Eternità, con la Forza immensa e preziosa del nostro Creatore, il G\ A\ D\ U\ .
– Tutti: Amen.
- 1° Sorv.: (Accompagnato dal M.d.C. e dai due Diaconi, ritorna al proprio posto. Poi i tre Fratelli assistenti riprendono il loro posto tra le Colonne).
- V.M.: Fratello 2° Sorvegliante, recatevi all’Ara, e controllate per noi se le nostre Rose rosse, simbolo dei nostri sacrifici, siano al loro posto, e se il fuoco di san Giovanni, simbolo della Gloria del G\ A\D\ U\ , stia ardendo regolarmente. Ti prego di avvolgere poi la pergamena delle firme di presenza, apponendovi i segni di conferma del nostro sacrificio, ed appoggiandolo infine su Libro Sacro.
- 2° Sorv.: (Accompagnato dal M.d.C. e dai due Diaconi con le verghe incrociate, si accosta all’Ara: tende orizzontalmente la mano destra sopra il Fuoco, e dice). Diffondete sempre più lontano la fragranza della pura Saggezza, o Rose, simbolo dell’Io superiore, nella Sua veste di Luce iniziale fecondata dallo Spirito. Voi, diventate rosse, foste bagnate dal sangue del sacrificio dei nostri cuori. Voi, simbolo di Bellezza, di Riservatezza e d’Amore. O sacro simbolo della Bellezza, splendido rappresentante del nostro Ordine, ardi sempre più alto. Purificaci, come ha fatto Lui, così che noi si sia degni di ricevere la Saggezza dell’Eterno e la Bellezza del Creatore, il supremo G\ A\ D\ U\ .
– Tutti: Amen, così sia.
- 2° Sorv.: (Accompagnato dal M.d.C. e dai due Diaconi, ritorna al suo posto. Poi i tre Fratelli assistenti riprendono il loro posto tra le Colonne).
- Musich.: (Intervallo con brano mozartiano).
- V.M.: Fratello Oratore, a te la parola per ricordare a noi tutti la figura del nostro Patrono.
– Oratore: "Vi fu un uomo mandato da Dio, che nominavasi Giovanni. Questi venne come testimone, al fine di rendere testimonianza a Colui che era la Luce, onde per mezzo suo tutti credessero. Egli non era la Luce, ma era per rendere testimonianza a Colui che era la Luce. Quegli soltanto era la Luce vera, che illumina ogni creatura che viene in questo mondo".
- V.M.: Il Fuoco di San Giovanni è il simbolo della Luce. È il Fuoco cosmico che è all’origine di ogni vita, materiale e spirituale. Il Fuoco crea dunque la vita: la sostiene, la conserva e la distrugge. Ma, distruggendola, da sempre vita ad una nuova vita. Il Fuoco è in tutto: è nel sole, nei pianeti e nell’uomo. Esso è negli animali, nelle piante e nei minerali. (Segue un minuto di pausa, nel silenzio più assoluto) Fratello 2° Sorvegliante, qual è il compito che ora ci attende?
- 2° Sorv.: Bruceremo il rotolo dell’anno trascorso, onde liberarci finalmente dei pesanti fardelli del passato, consacrandoci interamente alle esigenze del presente, per fissare la nostra attenzione su futuro, lasciandoci guidare dalla saggezza della Luce Eterna.
- V.M.: (· )
- 1° Sorv.: (· )
- 2° Sorv.: (· )
- V.M.: Sorelle, Amici, Fratelli, unitevi a me con il pensiero, poiché mi accingo ad offrire in sacrificio per tutti noi l’oblio del nostro passato, per accrescere l’onore del nostro sublime Ordine. In esso noi operiamo per il conseguimento del fine identificato dalla nostra Tradizione. Si tratta di un compito che può essere svolto solo rivolgendo i nostri sforzi verso quel fine: ricercare la Luce, ritrovarla, per poi elargirla all’Umanità che l’attende. Nel Fuoco bruceremo simbolicamente il Libro della Memoria della Natura. Attraverso l’apposizione dei nostri nomi su quella pergamena arrotolata (la indica), ora essa contiene e racchiude tutti i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre parole, e tutte le nostre azioni dell’anno trascorso. Noi confidiamo che, dalle sue ceneri, possa risuscitare come la fenice quanto era di nobile ed eterno nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. Noi auspichiamo che possa scomparire ogni traccia del male commesso, così come qualsiasi piccola animosità sorta tra noi. Tutto sparirà come il fumo generato dalla fiamma del rotolo. Siete tutti invitati ad una breve riflessione su quanto il rituale già ha proposto, e su quanto stiamo per compiere.
– Musich.: (Eseguire un brano mozartiano. Al termine).
- V.M.: Fratelli, Sorelle ed Amici, avviciniamoci tutti insieme all’Ara.
– Tutti: (Lasciano i loro posti, si avvicinano all’Ara, e formano una Catena d’Unione diritta, cioè senza incrociare le braccia).
- V:M: (Lascia momentaneamente la Catena per gettare sul Fuoco alcuni granelli di frumento, dicendo) Che il grano possa nutrire il nostro corpo per tutto il tempo necessario. Consacriamo ogni energia al servizio della Luce Eterna. (Getta sul Fuoco un goccio di vino, dicendo) Che lo spirito penetri la nostra coscienza, e che ogni nostra aspirazione sia sempre volta verso la Luce. (Afferra il rotolo di pergamena e, tenendolo bene in alto con entrambe le mani dice) Con questo noi Ti offriamo noi stessi: i nostri spiriti, le nostre anime ed i nostri corpi. Quale simbolico sacrificio offerto per la Tua eterna gloria, o G\ A\ D\ U\ . (Prende il rotolo con una pinzetta, e lo brucia sul Fuoco di San Giovanni. Quando è interamente bruciato, lascia cadere la cenere sul Fuoco) Che questo mio atto sia il simbolo della nostra liberazione da quanto ostacolava i nostri sforzi verso la Luce. Possa essere anche il simbolo dell’unione tra coloro che hanno apposto il loro nome sul rotolo, nonché tra i Liberi Muratori sparsi nell’Universo, che celebrano oggi la stessa Cerimonia rituale. Accetta quest’offerta Tu, che ci hai dato tutto ed a cui noi nulla abbiamo da offrire, eccetto la nostra sincera e solenne promessa di rimanere sempre Tuoi leali e fedeli collaboratori, al servizio dell’Umanità intera, e nei limiti della migliore consapevolezza e capacità.
– Tutti: Amen.
- M.d.C.: (Accende il carbone nell’incensiera).
- V.M.: (Prende un pò di incenso e lo versa sul carbone acceso. Appena il fumo comincia a salire, dice) Come il fumo di questo incenso sale sempre più in alto, possano i nostri sacrifici salire fino al Più Alto, ovvero al tuo cospetto, o G\ A\ D\ U\ . (Riprende posto nella Catena dicendo) Per suggellare ancor più la nostra unione, fortifichiamo questa Catena d’Amore. Sia pace tra gli uomini, di tutte le nazioni. Lingua, razza e fede. Formuliamo tutti, in raccolto silenzio, i nostri migliori voti per la prosperità e la pace, nella Fratellanza, nella Giustizia e nell’Armonia. Sia Pace nell’intero Universo. Ricordiamo sempre che non ci sarà mai pace nel mondo finché ciascun individuo non l’abbia saldamente instaurata, entro sé stesso e tra quanti gli sono vicini. Amici, Sorelle e Fratelli, affinché si possa commemorare l’avvenimento che abbiamo vissuto insieme, adorniamoci tutti con le Rose rosse, simbolo delle intenzioni che abbiamo espresse. (Cominciando dal Maestro Venerabile, seguito da tutti gli altri presenti, si procede in processione in senso orario, ed ognuno prende dall’ara una Rosa rossa. Quando tutti sono muniti di una Rosa, si ferma e dice) Sorelle, Amici, Fratelli, che il G\ A\ D\ U\ ci faccia comprendere appieno le significanze più profonde di questa Cerimonia della Festa di San Giovanni d’Estate, ovvero della Festa delle Rose. Che la Luce della Verità, unica ragione di vita che rende veramente liberi, sia in noi, con noi e per noi. Riprendiamo i nostri posti. (Quando tutti hanno ripreso posto) Fratello Oratore , ti prego di illuminarci con qualche parole di circostanza.
– Oratore: (Traccia una breve Tavola. Al termine)
- V.M.: Fratelli, Sorelle ed Amici, vi invito tutti caldamente ad intervenire in questa nostra palestra di libere opinioni. (Al termine di tutti gli interventi) Fratelli, Sorelle ed Amici, la Cerimonia della Festa delle Rose è finita. Andiamo in pace. Fratello M.d.C., ti prego di accompagnare le care Sorelle, i nostri graditi ospiti ed i Fratelli al di fuori del Tempio. - Musich.: (Un brano musicale di particolare imponenza e solennità accompagna l’uscita dal Tempio di tutti i partecipanti alla festa. Ultimi ad uscire saranno i tre Dignitari di Loggia).


Rituale dell’Agape: Questi particolari Lavori sono diretti e regolati come nelle normali Tornate di Loggia, ovvero dal Maestro Venerabile e dai due Sorveglianti, assistiti dagli Ufficiali di Loggia. Il M.V. ordina i vari brindisi, fatta eccezione per quello a Lui diretto che, con il suo consenso, è comandato dal Primo Sorvegliante. Il M.V. siede al vertice esterno del tavolo, approntato a forma di ferro di cavallo, mentre alle due estremità siedono il Primo ed il Secondo Sorvegliante. L’Ex M.V. siede alla sinistra del M.V.; i Fratelli ospiti siedono sia a destra che a sinistra del M.V.; il Fr. Copritore siede alla sinistra del Primo Sorvegliante. Tutti i partecipanti indossano l’abito scuro da cerimonia, cravatta e guanti bianchi, i grembiuli del proprio Grado, le fasce, i Collari e le decorazioni. Tutto ciò che è posto sul tavolo ricorda i tre Regni della Natura, e dev’essere collocato su linee parallele. All’uopo possono essere sistemati cordoni o strisce di tessuto sottili ed azzurre, per meglio osservare l’allineamento degli oggetti. La prima linea è quella dei piatti, la seconda dei bicchieri, la terza delle bottiglie o delle caraffe. La posizione di ordine è quella dell’Apprendista, ma il braccio sinistro anziché essere disteso lungo il corpo, viene piegato all’altezza del tavolo. La mano sinistra si appoggia a piatto sul tavolo, con le dita riunite ed il pollice a squadra.
Y Apertura dei Lavori:
- M.V. (· ).
- 1° Sorv. (· ).
- 2° Sorv. (· ).
- M.V. Fratelli, in piedi. Fr. 1° Sorv., assicuratevi che siamo al coperto ed al sicuro.
- 1° Sorv. Fr. Copritore, fate il vostro dovere.
– Copritore (Chiude la porta e consegna la chiave al 1° Sorv.).
- 1° Sorv. Maestro Venerabile, siamo al coperto ed al sicuro.
- M.V. FFrr. 1° e 2° Sorvegliante, assicuratevi che tutti i presenti siano liberi Muratori.
- 1°/2° Sorv. (Ispezionano le loro Colonne, percorrendo l’interno della tavola a ferro di cavallo. Giunti all’Oriente, salutano e tornano indietro. Tutti i Fratelli si mettono all’Ordine di Apprendista quando i Sorveglianti passano loro davanti).
- 2° Sorv. Fr. 1° Sorv., tutti coloro che compongono la Colonna del settentrione sono Liberi Muratori.
- 1° Sorv. Maestro Venerabile, dai segni che danno riconosco tutti coloro che compongono le due Colonne come Liberi Muratori.
- M.V. Per coloro che siedono all’Oriente rispondo io. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che sto per aprire i Lavori rituali di Agape.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi informo che il M.V. sta per aprire i Lavori rituali di Agape.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi informo che il M.V. sta per aprire i Lavori rituali di Agape.
- M.V. (· ). Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, in nome della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, per i poteri a me conferiti, io dichiaro aperti i Lavori di Agape di questa Risp. Loggia (Nome) N° (numero) all’Oriente di (luogo). Fr. Oratore, recita per tutti noi la preghiera rituale.
– Oratore O Grande Architetto, la cui Essenza è riconosciuta da ogni Religione, il cui nome ineffabile è custodito nel segreto del cuore di ogni creatura, la cui vita è testimoniata dalla ricerca della Luce di tutti i Saggi di ogni tempo. Noi , costruttori, spezziamo in Tuo onore il pane, e beviamo il Sacro Liquore della Terra per impetrare da Te la Forza, la Serenità e la Volontà, al fine di edificare il Tempio che non ha dimensioni e che tutto comprende. Che la nostra opera possa essere di auspicio e di conforto a chi è nel bisogno. Che il Sacro Tempio possa unire tutte le genti nel più sereno spirito di Fratellanza. Che la nostra Loggia, come tutte le Logge del mondo, possano prosperare, per il bene dell’Umanità ed alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.
- Tutti Così sia.
- M.V. (· ).
- 1° Sorv. (· ).
- 2° Sorv. (· ).
- M.V. Fratelli, sedete. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, comunicate ai Fratelli delle vostre Colonne che i Lavori rituali sono sospesi, e che si da inizio al convivio.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi comunico che, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori sono sospesi, e che si da inizio al convivio.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi comunico che, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori sono sospesi, e che si da inizio al convivio.
- Tutti (Si tolgono i guanti).
- M.d.C. (Coadiuvato dal Fr. Copritore, fa entrare gli addetti alle vivande, e riprendono poi i loro posti).
Y Primo Brindisi:
- M.V. (Quando lo giudica opportuno) (· ).
- 1° Sorv. (· ).
- 2° Sorv. (· ).
– Copritore..(Fa uscire gli addetti alle vivande).
- Tutti (Fanno silenzio, e si rimettono i guanti).
- M.V. Fratelli, in piedi ed all’Ordine di Agape. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che i Lavori riprendono forza e vigore.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori riprendono forza e vigore.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori riprendono forza e vigore.
- M.V. Fratelli, sedete. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, invitate i Fratelli che sono sotto i vostri ordini a prepararsi per il primo brindisi di rito.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna a prepararsi per il primo brindisi di rito.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna a prepararsi per il primo brindisi di rito.
- M.V. Fratelli, riempite ed allineate i calici.
- 1° Sorv. Fratelli, riempiamo ed allineiamo i calici.
- 2° Sorv. Fratelli, riempiamo ed allineiamo i calici.
- Tutti (Solo da questo momento si possono toccare brocche o bottiglie; ciascuno si versa da bere, a suo piacimento, vino, acqua od altra bevanda. Quando nella sua Colonna tutto è allineato).
- 2° Sorv. Fr. 1° Sorv., la mia Colonna è pronta. - 1° Sorv. Maestro Venerabile, tutto è pronto nelle due Colonne.
- M.V. L’Oriente lo è ugualmente. Fratelli, in piedi ed all’Ordine di Agape. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che il primo brindisi è per il Capo dello Stato, e per la gloria e la prosperità del nostro Paese.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi invito ad effettuare il primo brindisi per il Capo dello Stato, e per la gloria e la prosperità del nostro Paese.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi invito ad effettuare il primo brindisi per il Capo dello Stato, e per la gloria e la prosperità del nostro Paese.
- M.V. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per la salute del Capo dello Stato. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti). Fuoco, per la gloria e la prosperità del nostro paese. (Si beve e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponete i calici. (Si posa il bicchiere sul tavolo).
Y Secondo Brindisi: (Va fatto di seguito al primo). M.V. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che il secondo brindisi è per l’Illustrissimo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la cui salute ci è tanto cara.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il secondo brindisi per l’Illustrissimo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il secondo brindisi per l’Illustrissimo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
- M.V. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per l’Illustrissimo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponete i calici in tre tempi. Salute (Si tende il braccio in avanti). Pace (Si abbassa il braccio quasi a toccare il tavolo). Prosperità (A quest’ultimo comando tutti i bicchieri vengono appoggiati contemporaneamente sul tavolo). Fratelli, sedete. (· ). I Lavori sono sospesi. Fratelli, riprendiamo il convivio.
– Tutti..(Si tolgono i guanti).
- M.d.C. (Coadiuvato dal Fr. Copritore, fa rientrare gli addetti alle vivande, e riprendono poi i loro posti).
Y Terzo Brindisi:
- 1° Sorv. (Quando lo giudica opportuno) (· ).
- M.V. (· ).
- 2° Sorv. (· ).
– Tutti (Fanno silenzio, e si rimettono i guanti).
– Copritore (Fa uscire gli addetti alle vivande).
- M.V. Fratelli, in piedi ed all’Ordine di Agape. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che i Lavori riprendono forza e vigore.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori riprendono forza e vigore.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori riprendono forza e vigore.
- M.V. Fratelli, sedete. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, invitate i Fratelli che sono sotto i vostri ordini a prepararsi per il primo brindisi di rito.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna a prepararsi per il primo brindisi di rito.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna a prepararsi per il terzo brindisi di rito.
- M.V. Fratelli, riempite ed allineate i calici.
- 1° Sorv. Fratelli, riempiamo ed allineiamo i calici. - 2° Sorv. Fratelli, riempiamo ed allineiamo i calici.
- Tutti (Solo da questo momento si possono toccare brocche o bottiglie; ciascuno si versa da bere, a suo piacimento, vino, acqua od altra bevanda).
- 2° Sorv. (Quando nella sua Colonna tutto è allineato) Fr. 1° Sorv., la mia Colonna è pronta.
- 1° Sorv. Maestro Venerabile, tutto è pronto nelle due Colonne.
- M.V. L’Oriente lo è ugualmente. Fratello 1° Sorvegliante, qual è il brindisi che volete proporre?
- 1° Sorv. Maestro Venerabile, è in vostro onore.
- M.V. (· ). Fratelli, in piedi ed all’Ordine di Agape.
- 1° Sorv. Fratelli, il brindisi che ho l’onore di proporvi, è per il nostro Rispettabilissimo Maestro Venerabile e per la sua famiglia, nonché per la nostra Loggia, per la prosperità della quale formulo i voti più ardenti. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per il Rispettabilissimo Maestro Venerabile, la sua Famiglia e per la prosperità della nostra Risp. Loggia. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponete i calici (Si posa il bicchiere sul tavolo).
Y Quarto Brindisi: (Va fatto di seguito al terzo).
- M.V. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che il quarto brindisi è per i Fratelli della nostra Loggia e per i Fratelli visitatori che onorano i nostri Lavori. Accompagno questo brindisi con i voti più fervidi per la prosperità delle nostre famiglie.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il quarto brindisi per i Fratelli della nostra Loggia, per i Fratelli visitatori che onorano i nostri Lavori e per la prosperità delle nostre famiglie.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il quarto brindisi per i Fratelli della nostra Loggia, per i Fratelli visitatori che onorano i nostri Lavori e per la prosperità delle nostre famiglie.
- M.V. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per tutti i Fratelli della nostra Loggia, per i Fratelli visitatori e per la prosperità delle nostre famiglie. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponete i calici (Si posa il bicchiere sul tavolo).
Y Quinto Brindisi: (Va fatto di seguito al quarto).
- M.V. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che il quinto brindisi è per la prosperità della nostra Famiglia iniziatica.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il quinto brindisi per la prosperità della nostra Famiglia iniziatica.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il quinto brindisi per la prosperità della nostra Famiglia iniziatica.
- M.V. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per la prosperità della nostra Famiglia iniziatica. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponete i calici in tre tempi. Salute (Si tende il braccio in avanti). Pace (Si abbassa il braccio quasi a toccare il tavolo). Prosperità (A quest’ultimo comando tutti i bicchieri vengono appoggiati contemporaneamente sul tavolo). Fratelli, sedete. (· ). I Lavori sono sospesi. Fratelli, riprendiamo il convivio.
– Tutti (Si tolgono i guanti).
- M.d.C(Coadiuvato dal Fr. Copritore, fa rientrare gli addetti alle vivande, e riprendono poi i loro posti).
Y Sesto Brindisi: - M.V. (Quando lo giudica opportuno) (· ).
- 1° Sorv. (· ).
- 2° Sorv. (· ).
– Tutti (Fanno silenzio e si rimettono i guanti).
– Copritore (Fa uscire gli addetti alle vivande).
- M.V. Fratelli, in piedi ed all’Ordine di Agape. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che i Lavori riprendono forza e vigore.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori riprendono forza e vigore.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, per ordine del Maestro Venerabile, i Lavori riprendono forza e vigore.
- M.V. Fratelli, sedete. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, invitate i Fratelli che sono sotto i vostri ordini a prepararsi per il sesto brindisi di rito.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna a prepararsi per il sesto brindisi di rito.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna a prepararsi per il sesto brindisi di rito.
- M.V. Fratelli, riempite ed allineate i calici.
- 1° Sorv. Fratelli, riempiamo ed allineiamo i calici.
- 2° Sorv. Fratelli, riempiamo ed allineiamo i calici.
- Tutti (Solo da questo momento si possono toccare brocche o bottiglie; ciascuno si versa da bere, a suo piacimento, vino, acqua od altra bevanda).
- 2° Sorv. (Quando nella sua Colonna tutto è allineato) Fr. 1° Sorv., la mia Colonna è pronta.
- 1° Sorv. Maestro Venerabile, tutto è pronto nelle due Colonne.
- M.V. L’Oriente lo è ugualmente. Fratelli, in piedi ed all’Ordine di Agape. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che il sesto brindisi è per i Fratelli passati all’Oriente Eterno, la cui memoria ci è cara.
- 1° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi invito ad effettuare il sesto brindisi per i Fratelli passati all’Oriente Eterno, la cui memoria ci è cara.
- 2° Sorv. Fratelli della mia Colonna, vi invito ad effettuare il sesto brindisi per i Fratelli passati all’Oriente Eterno, la cui memoria ci è cara.
- M.V. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per i cari fratelli passati all’Oriente Eterno. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponete i calici (Si posa il bicchiere sul tavolo).
Y Settimo Brindisi: (Va fatto di seguito al sesto).
- M.V. Fratelli 1° e 2° Sorvegliante, annunciate ai Fratelli delle vostre Colonne che il settimo brindisi è per tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi nel mondo.
- 1° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il settimo brindisi è per tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi nel mondo.
- 2° Sorv. Per ordine del Maestro Venerabile, invito i Fratelli della mia Colonna ad effettuare il settimo brindisi è per tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi nel mondo.
- M.V. Attenzione, Fratelli miei. Mano destra al calice. (Si porta il bicchiere contro la spalla destra). In alto i calici. (Braccio destro in avanti ed il alto). Fuoco, per la prosperità di tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi nel mondo. (Si beve, e si riporta il braccio destro in avanti ed in alto). Deponiamo i calici in tre tempi. Salute (Si tende il braccio in avanti). Pace (Si abbassa il braccio quasi a toccare il tavolo). Prosperità (A quest’ultimo comando tutti i bicchieri vengono appoggiati contemporaneamente sul tavolo). Fratelli, sedete. (· ) I Lavori sono sospesi. Fratelli, riprendiamo il convivio.
- Tutti (Si tolgono i guanti).
Y Chiusura dei Lavori: M.V. (· ).
- 1° Sorv. (· ).
- 2° Sorv. (· ).
- M.V. Fratello 1° Sorvegliante, che età avete?
- 1° Sorv. Tre anni, Maestro Venerabile.
- M.V. A che ora abbiamo l’abitudine di chiudere i nostri Lavori?
- 1° Sorv. A Mezzanotte, Maestro Venerabile.
- M.V. Fratello 2° Sorvegliante, che ora è adesso?
- 2° Sorv. Mezzanotte in punto, Maestro Venerabile.
- M.V. Essendo tempo, grazie all’ora ed all’età, di chiudere i nostri Lavori, dichiaro conclusa l’Agape Rituale di questa Risp. Loggia (Nome) N° (numero) all’Oriente di (luogo). Fratelli tutti, in libertà.


Ritualità(G.O.I.) La Ritualità può costituire un potente mezzo di ricerca interiore. Dona ordine, armonia e ritmo alle operazioni interiori che spesso, come ogni ricercatore sa, sfuggono ai controlli che la nostra volontà vorrebbe imporre. La Ritualità può essere considerata come una delle forme che la Sacralità può assumere, se l'Artista provvede opportunamente a creare le vie per la sua manifestazione. Si deve però comprendere bene che la Ritualità non può essere considerata al di fuori dell'ambito esoterico, in quanto diventerebbe una vuota sequenza di eventi senza alcun significato superioreMa si deve anche comprendere che è la Sacralità che si manifesta in Ritualità e non viceversa. Ogni evocazione che cerchi di creare la Sacralità attraverso la ripetizione meccanica di un rituale, sia pure formalmente esatta, è destinata unicamente a creare aridità interiore.

RivelazioneTermine che, tradizionalmente, ha assunto un significato religioso, ed indica il manifestarsi agli uomini della Verità o dell’Essere supremo. In tal senso si distinguono la R. storica, su cui si fonda ogni religione positiva, dalla R. naturale, che si esprime nella natura stessa e nell’uomo. La R. storica, ossia l’illuminazione di uno o più individui da parte della divinità al fine della trasmissione della verità salvifica, fonda il concetto di tradizione. Un significato non religioso ha il termine filosofico dell’ultimo Heidegger, secondo il quale la R. dell’essere è il linguaggio. Nell’Antico Testamento la R. primitiva all’uomo avviene nel momento stesso della creazione (Isaia 40, 12-26). Nel Pentateuco e nei Profeti, Dio rivela sé stesso ed i suoi piani attraverso parole ed eventi. La R. può essere collettiva, come a tutto il popolo riunito ai piedi del monte Sinai (Esodo 20, 18); individuale, come a Mosé nel roveto ardente (Esodo 3, 2-6); ai singoli profeti che, per mezzo della R. diventano bocca di Dio, cioè trasmettono la parola di Dio agli uomini. Altre forme di R. si rinvengono anche nell’antichità classica (oracoli greci e romani). Due importanti religioni sono di origine rivelata: il mazdeismo (v.), che si basa sulla R. di Ahura Mazda (v.) a Zarathustra (v.), ed il manicheismo (R. di Mani, v.). Anche il buddhismo proviene dalla R. del Buddha per illuminazione (bodhi). Tutto il Corano deriva dalla R. diretta di Allah al suo inviato (rasul) Maometto, il quale ebbe particolari R. anche dall’arcangelo Gabriele. Particolare rilievo ha assunto la R. nella religione cristiana, specie nell’ambito della Chiesa cattolica. Il concetto di R. basato sui testi neotestamentari (Matteo 11, 27; 13, 3; Giovanni 1, 18; 15, 15; Ebrei 1, 1 ss.; Galati 1, 12; Efesini 3, 3-9) dove essa è attribuita alla libera volontà di Dio-Padre che la realizza poi per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo o, in seguito, per mezzo degli Apostoli, è stato codificato nel Concilio Vaticano I (1870), il quale ribadisce l’irraggiungibilità, da parte dell’intelletto umano, dell’ordine soprannaturale, senza l’illuminazione divina, e nel Concilio Vaticano II (1965), il quale ha storicizzato il concetto di R., rilevandone le manifestazioni nella concretezza degli avvenimenti.
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Rol Gustavo AdolfoSensitivo torinese riconosciuto universalmente soprattutto per le sue eccezionali doti di chiaroveggenza. Plurilaureato, di nobili origini e sentimenti, apprezzatissimo pittore ed eccellente violinista, fu consultato dai più famosi personaggi del modo politico, culturale e dello spettacolo, elargendo profezie e consigli spesso molto importanti e per lo più disattesi, anche sul piano storico. Incontrò Mussolini, De Gaulle, membri della famiglia Savoia e di varie casate reali europee, innumerevoli medici di chiara fama ed i maggiori esponenti del mondo paranormale e dell’occulto. Riuscì a strabiliare tutti, con i suoi incredibili giochi con le carte, la scrittura, la veggenza, le diagnosi e le guarigioni a distanza, i messaggi rivelatori prescritti ed i suoi sbalorditivi esperimenti di telecinesi e di televisione anche di dettagli di ambienti e di documentazioni. Da molti è stato considerato un Santo. Il famoso parapsicologo napoletano Giorgio Di Simone, dopo averlo incontrato, affermò: "Ho una lunga e profonda esperienza dei fenomeni paranormali, ma è la prima volta che ho potuto constatare in un vivente l’eccezionale potenza di azione della mente umana sulla materia". Rifiutò favolosi contratti propostigli da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, volti a fargli fare esperimenti soprattutto a favore della ricerca scientifica. Al riguardo egli sosteneva che"La ragione vera di quei rifiuti risiedeva nel fatto che non sono in grado di disporre di queste cose a mio beneplacito. Quando tento di volerle mi sento addirittura inibito. Agisco solo d’impulso, come sotto la spinta di un suggerimento che suscita in me una gioia indescrivibile. Tutto quello che mi viene da fare è spontaneo, diretto a beneficio di qualcuno, o fatto per una qualche ragione che il tempo poi rivelerà. Senza contare che in questo campo non muoverei un dito per il vile denaro". Pitigrilli pseudonimo di Dino Segre, scrittore in auge negli anni Venti, fu grande amico di R. Nel suo libro "Gusto per il mistero" gli dedicò varie pagine in cui tra l’altro scrisse: " R. è un uomo di mezza età. Suo padre era direttore di una banca famosa, e l’agiatezza della sua famiglia gli permise di addottorarsi in legge, di vivere aristocraticamente in un clima d’arte, di buon gusto e di bellezza. Collezionista di oggetti antichi, intenditore di musica, dotato di cultura enciclopedica, viaggiatore, ha sposato una bionda scandinava, è un gran signore, gode di eccellente salute, si ispira, nei suoi atti, ai dieci comandamenti, obbedisce scrupolosamente al nono, quello che vieta di desiderare il servo, il bue, l’asino e la moglie del prossimo. Per i suoi esperimenti si serve talvolta di carte da poker, il che fa insinuare dagli scettici superficiali che pratichi la prestidigitazione. Impiega carte da gioco perché, chiuse nella loro scatola avvolta nel cellofan sigillato, escono intatte dal negozio e chiunque può procurarsele, eliminando ogni possibilità che siano precedentemente truccate". Lo scrittore Renzo Allegri ha descritto i suoi vari incontri con R. in un libro (Rol, il Mistero, Ediz. Musumeci, 1993), in cui ha ripetutamente descritto quanto sbalordito l’avessero lasciato certi esperimenti cui aveva assistito: "Le sue esibizioni sembrano violare in modo sconcertante le leggi fisiche; sa scrivere a distanza, leggere in un libro chiuso, disintegrare gli oggetti e trasportarli senza toccarli. Inoltre sa predire con estrema precisione il futuro, vede intorno al capo di ogni essere umano l’aura di cui parla la filosofia indiana, e conosce tutto dell’individuo che osserva. È stato fotografato nello stesso istante in due città diverse, distanti migliaia di chilometri l’una dall’altra; può mettersi in comunicazione con lo spirito intelligente di chiunque, morto o vivo che sia; fa e fa fare viaggi nel passato e nel futuro. Fa tutto ciò con estrema naturalezza spontaneità, semplicità, senza mai andare in trance, a volte per strada, od anche in un ristorante, come se fossero azioni normali della sua normale vita quotidiana. R. è il fenomeno vivente più sbalorditivo". Al mondo non c’è studioso di parapsicologia o di problematiche in questo campo particolare che non conosca almeno il suo nome, e non abbia sentito parlare degli stupefacenti esperimenti che compie. Intorno al 1950 era stato organizzato un congresso internazionale per studiare i fenomeni ch’egli realizzava. Il parapsicologo tedesco Hans Bender, professore all’università di Friburgo, venne diverse volte a Torino per incontrare R., dichiarandosi pronto a dedicare il resto della sua vita per studiarlo a fondo. Einstein, di fronte ai suoi esperimenti, applaudiva come un bambino entusiasta. Il grande scrittore Jean Cocteau, dopo aver trascorso una serata con lui, gli fece questa dedica: "All’incredibile R., che sarà credibile solamente dopodomani". Massimo Inardi, famoso medico bolognese ed appassionato studioso di parapsicologia, ha scritto:"Assistendo alle operazioni di R. si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un uomo che sia tale soltanto per l’aspetto fisico e per il comportamento ordinario della vita di relazione e di società. Vi sono dei momenti in cui si ha invece l’impressione di essere in presenza di un essere che reca in sé possibilità che sembrano andare ben al di là dell’umano, od almeno al di là di quei confini che si assegnano, nella limitatezza delle attuali conoscenze e delle ipotesi razionali, all’umano ed alla natura umana". Il celebre scrittore Roberto Gervaso, nella sua prefazione al succitato libro di Renzo Allegri, scrive: "in quindici anni da che lo conosco, ho trascorso diverse splendide ed indimenticabili serate con R., ma non ho ancora capito chi egli sia, e forse non l’ha capito nemmeno lui. Si offende a morte se lo definiscono sensitivo, veggente, medium o taumaturgo. Egli resta un grande ed indecifrabile mistero. Come misteriosa resta la natura dei suoi prodigiosi poteri, esercitati sempre con immensa prudenza e misura: che essi siano umani, extraumani o sovrumani rimane un enigma irrisolto. R. sprigiona un magnetismo strano, avvolgente, coinvolgente, che incanta ed inquieta. Si vorrebbe capire ma si può solo intuire, e solo in modo contraddittorio, confuso e quasi morboso. I suoi occhi sono profondi e luminosi, scrutatori ed imperscrutabili, e trasmettono una esoterica curiosità, mista al timore reverenziale di assistere a fenomeni che intrigano mentre turbano. Si vorrebbe sfuggire a questa sorta di malìa, ma al contempo ci si fa avviluppare nelle sue spire e cedere, abbandonandosi ad una portentosa suggestione. Ci si sente in balìa di forze opposte, prigionieri volontari od involontari di un’entità indefinita, di cui sfuggono le possibilità e le intenzioni. R. è un grande iniziato? Non si sa, e sicuramente non lo sa neppure lui. Se così non fosse, egli non sarebbe più un enigma, ma un uomo come ogni altro. Forse quale lui stesso avrebbe voluto ma mai sarebbe potuto essere".

RosaSimbolo di soavità, di grazia, di bellezza, di perfezione e di purificazione nello spirito; è il fiore più espressivo, simbolo d’amore e di dolore. I mitologi la vollero nata dal sangue di Adone e da quello di venere, in cui Lucrezio rappresentò l’amore che genera e riproduce la vita. Inoltre la R., che con le spine cerca di difendersi dalla profanazione, simboleggia anche riservatezza e silenzio. Nella tradizione alchemica definisce la Pietra Filosofale, soprattutto perché quella con otto petali è simbolo di rigenerazione. Nella tradizione cristiana è invece collegata alla leggenda del Santo Graal, mentre Dante ne definisce così le anime del Paradiso e Maria Vergine. "Quivi è la rosa che il Verbo divino / carne si fece, quivi son gli gigli" (XXIII, 73-74). Secondo Eliphas Levi (v.), "La R. è stata in ogni tempo l’emblema della bellezza, della vita, dell’amore e del piacere, esprimendo misticamente il pensiero segreto di tutte le proteste manifestate nel Rinascimento. Era la carne che si ribellava all’oppressione dello spirito, era la natura che, come la grazia, si dichiarava figlia di Dio. Era l’amore che non voleva essere soffocato dal celibato, era la vita che non intendeva più essere sterile, era l’umanità che aspirava ad una religione naturale, intrisa di ragione e d’amore, fondata sulla rivelazione delle armonie dell’Essere, di cui la R. era per gli iniziati il simbolo fiorito e vivente. La R. è un pentacolo di forma circolare, le foglie della corolla hanno forma di cuore, e si appoggiano armoniosamente tra loro. È illuminata dalle più dolci gradazioni dei colori primitivi, il suo calice è di porpora e d’oro. La conquista della R. era il problema posto dall’iniziazione alla scienza, mentre la religione era impegnata a preparare e stabilire il trionfo universale, esclusivo e definitivo della Croce" (Storia della Magia, Ediz. Atanor, 1975). Infine Dante paragona la felicità paradisiaca alla R.: "Nel giallo della R. sempiterna, / che si dilata ed ingrada e redole / odor di lode al sol che sempre verna / qual è costui che tace e dicer vole, / mi trasse Beatrice. In forma dunque di candida R. / mi si mostrava la milizia santa / che nel suo sangue Cristo fece sposa" (Paradiso XXX 124-127; XXXI 1-3). V anche il Rituale per la Festa delle R.

Rosacroce: Il pensiero umanistico (v.) e neoplatonico (v.) dei filosofi del Rinascimento, creò le premesse ad un diffuso modo di interpretare le istanze emergenti nel XVI e XVII secolo per quanto riguardava la religione, la filosofia, la letteratura, la politica e l’arte. Tali interpretazioni trovavano espressione nel movimento R+C., e successivamente nella Libera Muratoria. Secondo la tradizione culturale la setta R+C. , talvolta identificata come Rosa+Croce, nacque nel secolo XII ad opera di Raimondo IV Conte di Tolosa (1042-1105), uno dei capi della prima Crociata. La setta si occupava di simbolismo, di psichismo e di alchimia, ed aveva per sigillo un cerchio contenente una croce. Nonostante la notevole letteratura interessante i R+C., le loro reali origini e le effettive finalità restano avvolte nelle nebbie del segreto iniziatico che doveva caratterizzarli. Michael Maier (1568-1622), medico e diffusore in Inghilterra della R+C., affermò che la Confraternita nacque in Germania, e che il loro iniziatore fu il leggendario Christian Rosenkreutz. Egli nacque in Germania da nobile famiglia nel 1378. Orfano a cinque anni, venne allevato in un convento, che abbandonò all’età di sedici anni per viaggiare in Asia, Arabia, Egitto e Marocco. In questi viaggi frequentò dei saggi, ed apprese da loro una scienza universale ed armonica, di cui si burleranno i sapienti europei ai quali tentò di trasmetterla. Essa consisteva in un piano di riforma universale, politica, religiosa, scientifica ed artistica. Ai primi membri della nascente associazione egli dette il nome di Rosa+Croce, comunicando la sua lingua magica e dando una regola rigida, che prevedeva: 1) nessun’altra professione se non quella del guarire gratuitamente i mali, fisici e spirituali; 2) nessuna uniforme, ma abiti consueti del luogo in cui si opera; 3) riunione annuale nel giorno del Corpus Domini nel tempio del Santo Spirito; 4) scelta di una disciplina operativa e di un discepolo successore; 5) mantenere il sigillo R+C., stemma ed insegna; 6) restare nascosti cento anni. Rosenkreutz morì nel 1484 all’età di 106 anni, ed il suo corpo venne deposto in una grotta segreta. Trascorsi 120 anni, nel 1604 i suoi discepoli aprirono quella cripta, e trovarono il suo corpo intatto, tra i suoi libri sacri. Una seconda corrente storiografica considera la citata tesi fondamentalistica solo come ipotesi, ed afferma che è impossibile appurare se Rosenkreutz fosse il nome di un adepto che avrebbe battezzato il movimento col proprio nome, oppure se sia stato il nome iniziatico assunto da chi si trovò a capo della nuova via iniziatica. É comunque certo che il simbolo dei R+C. esistessero prima della presunta nascita di Rosenkreutz. É anche accertato che i R+C. si siano occupati a fondo di alchimia, e che il loro potere si sia esteso non solo agli uomini ma anche alle forse ambientali, avendo accentuato le teorie dell’unità della materia modificata nei suoi aspetti ritmici molecolari. Com’è accertato che praticassero il principio del fuoco rigeneratore, necessario alla Grande Opera (v.), in cui entravano in azione gli Elementi (il Fuoco si condensa nell’Aria, l’Aria diventa liquida, l’Acqua solidificandosi diventa Terra che può tramutarsi in Fuoco, per cui la Natura si trasforma senza sosta). Robert Fludd (1574-1637), medico ed alchimista londinese consideratopadre immediato dei R+C., noto per le sue opere su astrologia ed alchimia, affermava che "A tutti coloro che sapranno ricevere la Luce che illumina tutti i nati uomini sarà dato di divenire figli di Dio, e potranno abitare la casa della Saggezza". Indicata questa via iniziatica, egli prometteva "A colui che possederà il Verbo proferito nella Nuvola, e che si riunirà allo Spirito, rutilante di divino splendore, apparirà il destino di Mosé ed Elia". Attraverso i processi alchemici i R+C. tendevano alla trasmutazione universale, ovvero alla dissoluzione del male, ed alla purificazione dell’intera umanità attraverso l’Amore. Si nutrivano di misticismo cristiano illuminato, ma coltivavano anche interpretazioni bibliche inseribili nelle tradizioni pitagoriche e cabalistiche. Secondo l’emanazionismo (v.) di Fludd, la divinità non crea alcunché, ma si sviluppa dalla sua propria essenza, emanandole, innumerevoli virtualità, luoghi e momenti, per cui l’Universo intero è un divenire divino. L’emanazione raffigurerebbe anche un processo di degradazione, di indebolimento; immaginata come se da una parte fosse posto l’Uno divino, assoluta perfezione (il vero, il bello, il buono), e dall’altra il mondo materiale, tarda ed imperfetta emanazione dell’Uno, nel quale dovrà integrarsi per godere della suprema libertà che discende dalla perfezione. Comunque, qualunque sia stata la sua origine, va detto che la dottrina R+C. era dedita alla ricerca della Verità, alla conoscenza dell’uomo e delle sue possibilità evolutive, e del suo rapporto esistenziale con l’Idea Divina. É parere diffuso che i profondi pensatori, i tenaci ricercatori della verità nell’immensa sfera delle leggi e delle forze della natura, non scomparvero certo con l’ultimo degli Gnostici e degli Alchimisti. Gli studi continuarono per ricercare la parola perduta, ossia l’essenza della legge che governa la generazione, lo svolgimento e la continua evoluzione e trasformazione dell’Universo. Sono stati proprio tali pensatori, capaci di estraniarsi dalle passioni e dai tumulti della vita, che assunsero il nome R+C. Nel rituale massonico del Capitolo R+C. adottato nel 1913 come XVIII Grado dal R.S.A.A. (v.), si tenta di dare risposta ai quesiti sorti nella valutazione storica del movimento, ovvero perché assunse quel titolo suggestivo ed arcano, e quali sono i veri principi e le finalità della segretissima istituzione (vi si intende afferrare nella scienza universale delle forme il principio iniziale elementare ed indistruttibile, che avrebbe posto nelle mani creatrici degli studiosi il segreto di tutte le operazioni della natura). Vi si afferma che la ricerca affaticò le menti e la fantasia di critici ed eruditi. Alcuni di questi favoleggiarono che continuando le indagini alchemiche, da cui doveva scaturire la chimica, i R+C. avessero realmente scoperto il sistema per trasmutare i metalli volgari in oro. Inoltre sostenevano che i primi Templari (v.), scavando tra le rovine del Tempio di Salomone dov’era dislocata la loro sede di Gerusalemme, avessero trovato documenti che illustravano il processo per giungere alla Grande Opera (v.). Altri invece trovarono l’origine dei R+C. nel libro del Typot (Jacobi Typotii Simbule Divina et Humana Pontificum Imperatorum Regum) che, in una tavola del primo volume, sotto il titolo di Simbula Sanctae Crucis, conteneva una croce sormontata da un pellicano. I sostenitori di tale tesi storiografica pensarono che celebre il teologo Jean Valent Andreas (1586-1654), abate di Adelberg, considerato l’ispiratore dei R+C., volendo spogliare dei difetti le scienze ed i costumi del suo tempo, ed intendendo affidare un contenuto mistico-misterico ad un movimento filosofico religioso, immaginasse con una finzione poeticale nozze alchemiche di Christian Rosenkreutz, dando origine all’ordine dei R+C. Di tale finzione alchemica, ricca di suggestive e poetiche fantasie, si avvalse Robert Fludd scrivendo l’apologia compendiaria della R+C. ed un trattato che, tra miscugli di teosofia gnostica e medicina, desunti dalle dottrine di Paracelso, difendeva l’integrità dell’Ordine dei R+C., spiegandone il simbolo con la Croce del Golgota intrisa del sangue del Cristo. Ma è con la figura di Francesco Bacone da Verulamio, padre del moderno empirismo (1561-1626), autore del celebre libro "La Nuova Atlantide", che si riformò in Inghilterra una Società R+C. o Bramini del Nord, Interpreti delle leggi e dei misteri della Natura. L’opera di Bacone ebbe enorme successo nel mondo anglosassone, rianimando studi e sforzi dei R+C. In seguito con Elias Ashmole, Massone R+C. ed eminente fisico, fondatore del Museo di Oxford, e con l’astronomo William Lily, il medico Thomas Warton, i matematici George Warton e William Oughteed, gli ecclesiastici John Pearson e John Haerwitt, e molti altri ancora, nel 1646 si ricostituì e si affermò saldamente l’Ordine R+C. Tutti i suoi membri dovevano occuparsi esclusivamente dello studio della natura. L’insegnamento doveva essere segreto e riservato ai soli iniziati (come nella scuola pitagorica) ed espresso per simboli. Il sacro quadro dei R+C. era un quadrato perfetto impresso a figure, in cui si vedevano le due colonne sulle quali Ermete aveva rappresentato gli elementi di tutte le scienze. Le sfere sovrapposte ad entrambe le colonne ermetiche simboleggiavano l’annuale rigenerazione della natura. Y (Massoneria) La Libera Muratoria, specialmente nel citato XVIII Grado del Rito Scozzese, intese riprendere il concetto espresso da Bacone, ossia tendere ad afferrare nella scienza universale delle forme il principio iniziale elementare ed indistruttibile, che avrebbe posto nelle mani creatrici degli studiosi il segreto di tutte le operazioni della natura. Ma quelle indagini sulle leggi fondamentali della natura non potevano bastare ai Liberi Muratori che, informandosi allo spirito delle istituzioni iniziatiche, intendevano redimere l’uomo dall’errore e dal vizio, instaurando e fortificando nelle coscienze il culto della Verità e della Virtù. I massoni volevano abolire ogni distinzione di razza e di casta, ogni privilegio politico e religioso, onde creare, sulle rovine del vecchio mondo, il regno della Luce e della Giustizia, nel quale l’Amore, quale vincolo e cemento, avrebbe dovuto comporsi la Fratellanza Universale e riposarsi tutta l’Umanità. Le audaci ricerche scientifiche potevano però sbigottire i padroni del mondo, poiché l’Opera intendeva richiamare mente e coscienza degli uomini alla visione ed alla conquista di nuovi diritti. Inoltre l’assidua propaganda per l’elevazione del carattere umano, la cospirazione contro l’errore, l’orizzonte spoglio di ogni visione di un pauroso ignoto ma chiamato alle armi contro i fautori e gli sfruttatori della servitù universale delle anime per l’ultima e disperata difesa, poteva mettere in allarme il potere politico e religioso. Indispensabile quindi avviare e condurre quest’Opera di rinnovamento morale nel segreto più assoluto, ovvero nell’ombra, celata negli anfratti più nascosti di qualche antichissima istituzione, insospettabile perché sconosciuta, oppure perché resa innocua da una progressiva degenerazione. Ecco spiegato il motivo per cui i R+C., che avevano intanto associato ai loro studi questo vasto programma di rinnovamento morale e sociale, si intrufolarono nelle antiche Società costruttrici, nelle vecchie, misere ed impotenti Logge massoniche d’Inghilterra e, assunto il nome di Massoni Accettati, riformandole e rendendole vestibolo e seminario della vera e Grande Opera della Massoneria. I R+C. si impadronirono di queste Logge e, protetti dalla noncuranza di cui erano circondate, avviarono nell’ombra i loro nuovi e più arditi Lavori. Così alla discreta opera educativa svolta a mezzo di simboli dalla vecchia Massoneria, rivolta all’uomo per insegnargli le sue origini e la sua missione nella vita, con l’apporto dell’opera dei R+C. si aggiunse un altro e ben più radicale insegnamento. Questo portò ad addentrarsi in tutti i campi speculativi, accettando soltanto i metodi della critica e della ragione. I massoni Antichi ed Accettati combattevano le assurdità e le incomprensioni dogmatiche, denudavano gli errori, flagellavano superstizioni e pregiudizi, correndo con audacia e sicurezza verso l’affermazione della libertà dell’esame, del pensiero e della coscienza. I veri R+C. esistono tuttora, sparsi in tutto il mondo, e continuano la loro missione segretamente e nel silenzio più assoluto, una missione confortata dalla loro mistica elevazione spirituale. A modo loro cristiani, non sempre ortodossi, i R+C. cercano il senso esoterico nei Vangeli, ritenendo che il vero cristianesimo esoterico debba essere la religione universale, in contrasto alle affermazioni del Giudaismo e del Cristianesimo popolare. Essi affermano che Cristo sarà riconosciuto come la "Luce del Mondo", perché la Sua vera religione sommergerà e sostituirà ogni altra religione, ad esclusivo vantaggio dell’intera Umanità. La loro concezione del Cosmo non è dogmatica in quanto non si appella ad altra autorità che alla ragione del discepolo. Non sono esposti né a critiche né a persecuzioni, poiché operano sotto l’impenetrabile copertura di una condotta modesta ed esemplare, spoglia di ogni appariscente ostentazione di tipo sociale, dottrinale o carismatica. Quando vogliono svolgere azioni filantropiche lo fanno nell’anonimato più assoluto. Infine essi, indifferenti agli onori del mondo ed a quanto affascina le genti, spogli di ogni vanità poiché non si considerano depositari esclusivi della Verità assoluta, ricercano, attraverso l’umiltà ed il rifiuto della Gloria, la povertà e la più assoluta purezza esistenziale, il modo di avvicinarsi a Dio, unendosi finalmente a Lui nell’estasi (v. La Luce Massonica, di Angelo Sebastiani, Vol. III, Cap. 7, Ediz. Hermes, 1993).

Rosenkreuz ChristianLeggendario fondatore dell’Augusta Confraternita dei Rosa+Croce (v. Christian Rosenkreuz).

RosettaCentro egiziano ubicato nel Delta (in arabo ar-Rasid). Nel 1799 è diventata famosa grazie alla scoperta della Stele o Pietra, detta di R., un blocco di basalto nero riportante inciso in tre lingue (greco, democrito e geroglifico) un decreto emesso dal clero di Menfi in onore del faraone Tolomeo V Epifane (196 a.C.), nel primo anniversario della sua incoronazione. Il testo di questa stele, grazie all’intuizione di uno studioso di lingue antiche, Jean François Champollion (1790-1832), ha definitivamente consentito la corretta interpretazione degli antichi geroglifici egiziani (v. Stele di Rosetta).
Rosslyn:  Cappella molto particolare fatta costruire tra il 1441 ed il 1486, in origine dedicata a San Matteo dai proprietari, la nobile famiglia Sinclair, dall’antico nome Saint Clair. É situata a circa 5 km. a sud di Edimburgo, nei pressi del villaggio scozzese di Roslin, nella valle del North Esk. La valle è un luogo spettrale e misterioso, distinta da numerosi edifici in rovina, caverne e gallerie, al cui inizio pare vigilata da una selvaggia testa pagana scolpita in una grande roccia ricoperta di muschio. La Cappella di R. si presenta come una cattedrale gotica in miniatura che ricorda Chartres (v.). Ispira sontuosità amputata, come se i costruttori, dopo avervi profuso maestria e materiali tra i più costosi, si fossero fermati di colpo. In effetti mancarono improvvisamente i fondi per ultimare la «Cappella della Madonna», che avrebbe dovuto diventare una vera cattedrale su scala francese. Dalla parete occidentale sporgono massicci blocchi di pietra, in attesa di altri che non giunsero mai. Il suo interno è una febbrile allucinazione pietrosa, una sfrenata esplosione di immagini e di configurazioni geometriche scolpite ed ammonticchiate, che si fondono sovrapponendosi alle altre. Abbondano gli elementi decorativi che anticipano quelli della Massoneria, una sorta di compendio pietrificato di esoterismo. La cappella di R. è al centro di segreti e di leggende, la più famosa riguardante la colonna posta all’estremità orientale dell’edificio, nota come «Colonna dell’Apprendista». Pare sia stata costruita da un apprendista, all’insaputa del maestro e durante una sua lunga assenza. Quando questi ritornò e vide l’opera, punto da invidia uccise il suo apprendista. Sopra il portale occidentale della cappella vi è la testa scolpita di un giovane, con uno squarcio sulla tempia sinistra: secondo alcuni l’apprendista assassinato. Di fronte la testa di un uomo barbuto: il maestro. Alla sua destra la testa di una donna, nota come la «Madre vedova», la mamma dell’apprendista, quindi figlio della Vedova. Un particolare curioso ed affascinante della citata colonna è costituito dai motivi scolpiti, riproducenti soprattutto piante di aloe e pannocchie di granoturco, due vegetali di esclusiva origine americana, del tutto sconosciuti nel continente europeo all’epoca della costruzione della cappella di R., vari anni prima della scoperte di Cristoforo Colombo. Da notare che qualche studioso ha dichiarato che la cappella «ha la pianta identica al tempio di Erode (o di Salomone) in Gerusalemme» (v. la voce Resoconto degli Zeno, ed Ordo Templi, 1997, dell’autore).
RossoColore simboleggiante il Fuoco (v.), che accende l’animo purificandolo, nonché la Trascendenza. La terra rossa (argilla) è stata tradizionalmente uno degli elementi naturali che hanno costituito l’essere umano primordiale, il progenitore Adamo, dove adam in ebraico significa R. Simboleggia quindi anche la materia, in contrapposizione con il bianco (v.). v. anche Opera al R.

RoswellCittadina del Nuovo Messico (Stati Uniti), sede di una base aerea atomica militare, che l’8 luglio 1947 fu teatro di un episodio particolare riguardante gli U.F.O. (v.) e gli extraterrestri. Quel giorno venivano registrati tre avvenimenti eccezionali: · 1) un breve comunicato stampa, diffuso per conto della base dal Ten. Walter Haut, addetto militare alle pubbliche relazioni, che annunciava (a suo dire per incarico dello stesso comandante della base Col. William Blanchard) il recupero di un disco volante; · 2) la testimonianza del Magg. Jasse Marcel, del servizio informazioni della base, che per primo ispezionò la zona della caduta e descrisse i rottami rinvenuti, di materiale del tutto sconosciuto, leggerissimo, incombustibile, indeformabile, non incidibile né ammaccabile· 3) le numerose e concordanti altre descrizioni dei rottami fatte da testimoni oculari. Subito si scatenavano le reazioni ufficiali, tese a dimostrare scientificamente l’assoluta inattendibilità di ciascuna delle varie testimonianze, definite contraddittorie, incompetenti e fantasiose. Gli strali dei fautori del silenzio si abbatterono in particolare sui due citati ufficiali (Haut e Marcel), il primo accusato di esibizionismo, per aver diffuso di sua iniziativa quel comunicato a stampa e radio, ed il secondo perché incompetente e tendenzialmente sbruffone portato all’esagerazione. Moltissimi seri studiosi, sia scettici che ufologi, hanno considerato e considerano tuttora poco convincenti tali tentativi di diffamazione. Ad oltre mezzo secolo dai fatti la polemica non si è affatto estinta. Con il tempo vari ufficiali, già in servizio a R. o comunque a conoscenza diretta dei fatti, sono andati in pensione conquistando così lo svincolo dai segreti militari se non di stato, a volte portando con sé documentazioni, registrazioni o filmati originali. Varie prove sono state rese pubbliche, sollevando ondate di roventi critiche da parte dei sostenitori della libertà di informazione e della verità. Anche alle televisione di tutto il mondo sono stati presentate eloquenti registrazioni, come il disumano interrogatorio di un alieno o l’autopsia di un altro deceduto nell’incidente. Resta il fatto che, esaminati quei rottami (da alcuni testimoni definiti straordinari), il comandante Col. Blanchard ordinò al Ten. Haut di diffondere quel comunicato stampa, affidando proprio al Magg. Marcel il compito di trasferire i rottami stessi a Fort Worth (Texas), sede dell’VIII Forza Aerea, per esservi esaminati dagli scienziati del Gen. Ramey. Se ne deduce che il sempre meno misterioso oggetto caduto a R. fu certamente qualcosa di cui le autorità degli Stati Uniti ritengono tuttora di non dovere (o di non potere) rivelare la vera natura.

Rotary InternationalAssociazione internazionale che raggruppa e comprende i Rotary Club nazionali, fondata nel 1905 a Chicago da Paul P. Harris, e diffusasi in quasi tutto il mondo a partire dal 1911. Il R. accoglie professionisti, industriali, alti funzionari e uomini d’affari, i quali intendono soprattutto promuovere opere di carattere assistenziale e filantropico. Il primo R. italiano fu fondato a Milano nel 1923. Oggi esistono R. in circa 200 nazioni, per complessivi oltre 800.000 membri attivi. Il termine "rotary" deriva dalla consuetudine adottata dai primi membri dell’associazione di riunirsi a rotazione nella dimora di ogni singolo associato. L’organismo coordinatore internazionale è il Congresso (Convention), che si riunisce ogni anno per l’elezione del Consiglio Centrale, costituito da 17 membri. L’associazione Rotaractè un’emanazione del R. che ha membri tra gli studenti che operano in stretto collegamento con i R. Clubs locali. Il R. si dichiara promotore di una nuova moralità che si collochi al di sopra ed al di fuori di ogni concezione religiosa, indipendente da qualsiasi partito ed a carattere universale. Il R. si discosta dal costume massonico poiché non esige la credenza nel Grande Architetto dell’Universo, mentre con la Massoneria condivide l’intenzione di promuovere una sempre più intensa comprensione tra i popoli, in tutti i campi dell’attività umana.

Rotolo di Rame: Secondo John Allegro, autore del libro "The Treasure of the copper scroll" (Il tesoro del rotolo di rame), il R. non sarebbe che un dettagliato inventario del ricco tesoro ebraico nascosto nelle segrete del Tempio di Erode, eretto sulle rovine di quello originale di re Salomone. Si trattava di enormi quantitativi di oggetti (per lo più rituali) d’oro, d’argento, decorati con innumerevoli pietre preziose, ed almeno 24 papiri, ben nascosti in 64 diversi nascondigli, in genere grandi anfore sigillate, di cui erano fornite le precise coordinate di localizzazione. All’inizio del R. viene resa nota l’esistenza di una copia di questo documento, che era stata celata nello stesso tempio. Infatti dice testualmente. "nella cava (Shith) vicina al lato nord, interrata all’imbocco, con una mappa riportante le varie indicazioni dei nascondigli del tesoro e dei documenti".

Royal SocietyNome di una prestigiosa società scientifica inglese, le cui origini risalgono intorno al 1645 ad opera di R. Boyle (1627-1691), riconosciuta ufficialmente nel 1660 da re Carlo II con il nome di R. Society for the advancement of Learning (Società reale per il progresso del sapere). Le riunioni si tenevano al Gresham College di Londra, ed erano presiedute da illustri studiosi di scienze fisiche e biologiche. La prima pubblicazione fu Philosophical Transactions (1665), seguita dai Proceedings (1880). La pubblicazione degli atti della R. Society continua tuttora, e conta circa 500 volumi.

RubedoUltima fase del cammino ascetico, cui l'iniziato può potenzialmente accedere dopo aver superato con successo le prime due, ovvero Nigredo ed Albedo (v.)É lo stato di coscienza superiore, assimilabile, a seconda delle qualificazioni interiori di ciascun adepto, o nel "trionfo ermetico", in senso stretto, cioè nella spiritualizzazione del corpo e purificazione dello spirito, oppure nella definitiva e stabile acquisizione del carisma di livello angelico. Occorre sottolineare le enormi difficoltà che l'iniziato incontra inevitabilmente lungo l'aspro percorso del cammino iniziatico, tant'è che ben pochi conseguono il pieno successo completandolo (v, Opera al Rosso).

Runa: Un’antica leggenda narra che Odino restò appeso nove giorni e nove notti al grande Yggdrasil, l’immenso frassino asse del mondo, affinché gli fosse donata la conoscenza delle rune. Egli le divulgò poi tra il suo popolo, come simbolo del sapere e del riconoscimento di tutti i misteri degli dei e degli uomini. "Io so che sono stato appeso al tronco scosso dal vento nove notti intere, da una lancia ferito e sacrificato ad Odino, io a me stesso, su quell’albero che nessuno sa da quali radici si erga. Con pane non mi hanno saziato, né con corni potori. In basso spiai guardando. Trassi le Rune, cantando le trassi e ricaddi di là. Nove possenti incantesimi presi dall’illustre figlio di Boltborr …". Il termine R. significa sussurro, segreto, mistero, e la loro mitica origine viene fatta risalire a 12.000 anni fa, ovvero all’epoca dell’ultima glaciazione. Rappresentano un sistema sacro divinatorio della tradizione nordica, in cui ciascuna R. racchiude in sé un mistero iniziatico difficilmente sondabile e, secondo la tradizione norrena, dono veicoli di potere. È sostanzialmente un segno di scrittura degli antichi popoli scandinavi, germanici e celtici. Tra i diversi alfabeti runici, il più comune è il "futhark", i cui 24 segni o simboli ricordano molto l'alfabeto etrusco. É suddiviso in tre famiglie, o gruppi, di otto simboli ciascuno, chiamati Freyla, Hagal e Tyr, i nomi di tre divinità del pantheon nordico. Esiste anche un cosmogramma runico, utilizzato per finalità magiche o divinatorie, che distingue le R. del Sole da quelle della Luna, con suddivisioni precise tra i quattro elementi, ovvero tra Terra, Aria, Acqua e Fuoco. Esistono quindi anche delle carte specifiche impiegate a tal fine, anche se gli studiosi prediligono il sistema originale antico, che vedeva riportati i simboli runici su tavolette di legno (di nocciolo o di acero) oppure su sassolini. Quanti utilizzavano le R. erano convinti che ogni simbolo fosse legato ad uno spirito o ad una forza elementare della Natura (archetipo), che doveva essere evocato e compreso nel suo specifico significato e secondo determinate regole comportamentali. Un uso scorretto delle R. comportava, secondo la tradizione, un grave pericolo per lo sprovveduto o per lo sciamano improvvisato. La Magia runica prevedeva molti impieghi diversificati dei simboli. Nel Sigrdriformal, o Carme di Sigfrida, sono elencate R. del sonno, dei rami, della felicità, dell'eloquio, della vittoria, della mente, della birra, del parto, dell'amore, delle tempeste, dell'infelicità, di cura, di potenza e di soccorso. La maggior parte della loro conoscenza è andata purtroppo perduta, anche se l'archeologia sta recuperandone una buona parte. Questa rivela comunque un quadro decisamente affascinante del loro impiego magico quotidiano. Si trattava di una Magia priva di frodi e di illusioni, un mistero incontaminato e puro che rivelava la sua essenza soltanto a quanti vi si accostavano con estrema umiltà e purezza di intenti. Sono simboli dell'alfabeto runico: · "t", Teiwaz, del dio Tyr della guerra, legata ai berserkir, mitici guerrieri lupo; · "i",Isa,materia prima cosmica primordiale (ghiaccio) con cui gli dei plasmarono l'universo; · "< ", Kenaz, del malvagio dio Loki, significa infezione, corruzione del corpo fisico dopo la morte; · "g", Gebô, ricorda l'intreccio delle capanne nordiche, quindi è simbolo di ospitalità, dono, gioia; · "¯ ", Inguz, danesi, progenie dell'Adamo nordico; · "ú > ", Purisaz (o Thurisaz), Troll, spirito malvagio, detta spina del sonno, con cui Odino colpisce l'uomo facendolo cadere in trance estatica. · f Fehu, bestiame, il dio Freyr alla porta del solstizio invernale; · u , Uruz, toro furente; (v. tabella dell'alfabeto completo). Esiste anche una corrispondenza delle R. accoppiate ai dodici segni dello Zodiaco. Nella divinazione le R. possono sostituire i tarocchi (v.), con un metodo interpretativo piuttosto semplice. La runomanzia è trattata dettagliatamente in testi editi dalla casa editrice Myrrdin, di Milano.

Alfabeto Runico:
F
Fehu
u
Uruz
w
Purisaz
a
Ansuz
r
Raido
k
Kenaz
g
Gebo
wM
Wunjo
h
Hacalaz
n
Naudiz
i
Isa
j
Jera
y
Eihwaz
p
Perd
z
Algiz
sM
Sowulo
t
Teiwaz
b
Berkana
e
Ehwaz
m
Mannaz
l
Laguz
d
Inguz
o
Opilaz
d
Dagaz

RuthLibro dell’Antico Testamento che narra la vicenda del betlemita Elimelec che, spinto dalla carestia, si trasferisce con la moglie Noemi ed i due figli Maalon e Chelion nel territorio di Moab (v.). Morti il padre, e poi anche entrambi i figli, Noemi fa ritorno a Betlemme, seguita da Ruth, vedova di uno dei figli. Qui Ruth sposa Booz, dal quale ha un figlio. Obed, avo di Davide. Il libro di R. viene interamente letto nel corso della festa della Pentecoste (v.) ebraica.


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