Senza titolo.
fotogrammi di lancette temporali mancine
ho ritrovato questa sera
con sequenze in bianco e nero di un fuori orario
anni '80.
nella vetrina di fronte
parole stantie su manichini addobbati
si aprono ad ombre passanti.
terra di polistirolo, pareti di carton gesso
ammaccati
li accolgono.
questa tela di mondo senza cornice
mostra tenui mancate aree dismesse,
bunker industriali di periferie malcelate.
Gole corporee
non
distruggono
rivelano
sussurrano
consapevole
dell'occorrenza
mi
distinguo in cautele
rompo
sillabe
spezzate
dal limite
di
lessemi incompresi
ardui
in
profonde
mie
gole corporee
districando
in apposite frasi
pallide
paure
non
della loro più totale convenzionalità.
Senza titolo
Ho
finito le domande.
devo
rielaborare le risposte.
Infinito
proverbio ritmico di lacrime stillicide colanti
Macchiano
di piccole ombre i vestiti.
Il
pianto non ha sesso,
è
pioggia
di
noi stessi.
Piccola
percentuale che non esubera l'essere prevalentemente acqua.
Diventano
dolci nell'amarezza
amare
nell'interna dolcezza.
Come
dei marinai
destreggiamo
pezzi
tra
onde
piccole,
corte, mosse dalla forma
in
apparenza fantasmi
per
il loro concentrato.
Le
nascondiamo per non smarrire il nostro sguardo altrove, di fronte alla persona
che continua a parlarci.
L'angolo retto
L'angolo
retto della strada
incuneato
Da
mattoni Ex bianco
di
polluzione trafficata
trova
avvisi affissi strappati,
annunciano
limitazioni cittadine.
C'è
donna in attesa
all'angolo
si
sposta ma di poco
come
se quel luogo sia la sua casa
e i
piccoli passi
sono
le sue stanze di intimità solitaria.
Violata
non da sguardi ma da fisicità passante
è
lei nei suoi anni
tra
una guerra e il
personale.
Acari
l'hanno avvolta
Di
chimica e valore esponenziale sono i suoi organi.
Farfalla notturna alla
finestra.
Nuvole
color amaranto
Coprono
Ciò
di infinito che è stato nel tempo.
Nastro
gira a vuoto in una telecamera
Puntata
Al
cielo.
Si
ferma
E
riprende senza una registrazione definita.
Il
rosso della spia.
Senza
mirino senza il colpo.
Al
fuoco
sfumatura
di nuvola in dolce ripresa.
Procede
in avanti sola,
senza
mano
ma
di solo carrello.
Si
spinge
arrugginita
ormai
dell'eredità
di quel passato registrato
che
è sempre il vuoto.
Ombre.
si
pensava
che
la notte fosse sola.
sole
nascosto dietro voraginosa ombra di lampione.
alto,
magro
e
quasi ingobbito
nella
forma di uomo.
il
buio era in pena.
tra
oggetti ciechi
movimenti
nuovi ed inconsunti,
persone
scavalcavano scaglie di presente
agitandosi
in personali ritmi.
cadenze
alterne di nocche battenti
su
pentagrammi tirati
mostravano
in gambi filanti
note.
mentre
noi distesi in lenzuola bianche coprivamo
realtà
più profonde.
Pioggia sottile battente
Pioggia
sottile battente
Piani
di cemento intorpiditi
Seduta
e coperta sotto un nero ombrello
Ho
rubato
Sentendomi
mendicante in cerca dell'ombra
A
cui parlare.
In
alto non c'è sole,
né
luce.
Nessuna
ombra.
Scivolo
al ritmo della campana delle 8
Sempre
più in basso fino al sottopassaggio.
Più
caldo, più coperto.
l'acqua
scende oliata
La
si sente dipanarsi nella pelle.
Fin
qua.
Allagata.
Mi
fermo dal mio mendicante impaurito.
Restituisco
bagnata.
allontano
Correndo
spruzzi d'acqua m'inseguono.
Senza titolo.
Questa
conturbante distruzione di detriti
Che
scorrono in una vita disincantata
Sulla
quale l'ironia
raggiunge
picchi più alti della terraferma.
Li
vedo che corrono in profondità verso
Detti,
parole macellate di carne indiavolata.
Urla,
polemiche, tempo consumato in corde vocali dilaniate.
Sperma
di paternità garantita
Da
un concepimento mal riuscito
Coppia
esausta dalla nascita.
Semenza
facile nata in sperimentazione genetica intestinale pancreatizzata.
punti
fermi non conducono al termine.
Dei
camici bianchi svolazzanti
analizzano
pigiami dormienti.
statici.
Ragazzo.
Dita,
polpastrelli di razza percorrono
corde
sottili
fili
tirati
Taglienti.
Violino
Di
un concerto
In
assolo.
Questa
sera.
Dove
vi è una ronda,
Vive
un parco.
Dove
vi è un uomo,
Musica
classica contemplata.
ragazzo.
Ha
Cosparso lo spazio
Come
semenza
Al
centro del nostro spazio
Ancora
verde.
È
ancora in attesa
della
sua stagione.
Non
vuole arrivare.
La
germinazione.
Volt
di scariche elettriche indirette
Scorrono
sulle membra esterne.
Gli
occhi si chiudono.
Accorrono
Persone,
Diventa
implosione
del percorso.
Penetrazione
di polpastrelli
Cosparsi
di velocità interne.
Si
sale in scale
Si
scende con tempra.
Magistrale.
Rigurgito.
Lo
scompiglio che affonda
la
mano di un bambino
Nei
capelli di un pianto.
Crescere
in frasi di accondiscendenza
Solo
in parte personali
Ha
distrutto la mano che si mostrava nell'indicare la novità.
Si
misura
Distanza
di una separazione
Non
percepita in lunghezza
Ma
in profondità.
Dove
salto di un ragazzo non è mai così lungo
Se
non nel suo affondo di piante in una spiaggia.
movimento,
impronta
poi
sollevazione
di granelli
che
un canale di discarica
rigurgita
in
ciò che resta del piede.
Senza titolo.
Rocce
scalfite
Violentate
traforate
Appese
nell'aria
Altezza
occhio.
Grigio
di
un bianco opaco intorpidito
dove
brivido
trapassa
il
corpo che si svezza
sul
terreno
bagnato.
Come
tormento della persona
Sono
i vestiti di questo viaggio.
Appannaggio
di miagolii di casa
Salvati
dal vecchio
Solitario
Gatto
Tyke.
Il
cuore urlante del tempo
Canto.
Col
disturbo che oggi è sempre stato
Silenzio
Elettrico.
Ed
il brivido tormentato
Si
vede in un piccione
Che
leva
Dalla
città.
Apparendo
in un foglio di giornale
Petrolio
Ai
tuoi piedi.
Tergicristallo abbandonato
Tergicristallo
abbandonato
Dondola
in periferia
Come
un'altalena automatica
Lui
sta sognando pendoli
Pendolo
Di
un 24 dicembre 2003 solo
Solo
nel freddo di ferri bagnati, secchi
Intirizziti
in persone avvolte in filo spinato
A
10 metri dalla libertà
Si
guarda al buio come alla luce
Si
guarda la fine come il debutto
La
felicità di un caldo tornato a noi
Ha
ricevuto la freddezza che meritava
Testa tagliata.
riflesso
sull'acqua.
Bagnato
Corpo
cosparso di liquido nero nel profondo,
testa
tagliata persa nell'aria. Cielo.
Spiraglio
di luce
Intensità
sprezzante
Germoglio-rigetto
di gradazione fittizia.
In
una stagione che apre
Contro
la porta si schianta.
Lampada
di vetro bagna.
La
spina
Sprizza
viste coricate
del
pianerottolo divaricato al passo.
Senza titolo.
Una
casa temperata
In
unica stanza.
Una
statuetta danza immobile
avvolta
su sé stessa.
Forme
tirate
E
legno esterno di un pianoforte
A
muro.
Suona
continuamente a 4 mani
Scandendo
le note.
Polpastrelli
affannati dai tasti
Sono
rosi dal sale
Del
mare e di quella casa
Che
è detrito aperto a picco sulla scogliera.
Vento grida.
Vento
grida
Contro
l'ostacolo
qualunque.
trova
vampirizzante il suono
ed
è silenzioso il suo urlo.
Sono
l'ostacolo.
Preme.
Spingo.
Con
tenacia di corpo osseo
Stagnante
È
crescente l'impedimento.
Blocco
che rendo,
sento
respingere
Dai
due soli bulbi
Che
ho.
Sempre
lucidi
Oggi
ancor più perchè
Portano
alla lacrima.
questo
vento.
di Oriana Scotton
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