domenica 21 aprile 2013

Poesie


Senza titolo.

fotogrammi di lancette temporali mancine
ho ritrovato questa sera
con sequenze in bianco e nero di un fuori orario anni '80.

nella vetrina di fronte
parole stantie su manichini addobbati
si aprono ad ombre passanti.
terra di polistirolo, pareti di carton gesso ammaccati
li accolgono.

questa tela di mondo senza cornice
mostra tenui mancate aree dismesse,
bunker industriali di periferie malcelate.


Gole corporee

non distruggono
rivelano
sussurrano

consapevole dell'occorrenza
mi distinguo in cautele

rompo sillabe
spezzate dal limite
di lessemi incompresi
ardui
in profonde
mie gole corporee

districando in apposite frasi
pallide paure
non della loro più totale convenzionalità.


Senza titolo

Ho finito le domande.
devo rielaborare le risposte.

Infinito proverbio ritmico di lacrime stillicide colanti
Macchiano di piccole ombre i vestiti.
Il pianto non ha sesso,
è pioggia
di noi stessi.
Piccola percentuale che non esubera l'essere prevalentemente acqua.
Diventano dolci nell'amarezza
amare nell'interna dolcezza.

Come dei marinai
destreggiamo pezzi
tra onde
piccole, corte, mosse dalla forma
in apparenza fantasmi
per il loro concentrato.
Le nascondiamo per non smarrire il nostro sguardo altrove, di fronte alla persona che continua a parlarci.


L'angolo retto

L'angolo retto della strada
incuneato
Da mattoni Ex bianco
di polluzione trafficata
trova avvisi affissi strappati,
annunciano limitazioni cittadine.

C'è donna in attesa
all'angolo
si sposta ma di poco
come se quel luogo sia la sua casa
e i piccoli passi
sono le sue stanze di intimità solitaria.

Violata non da sguardi ma da fisicità passante
è lei nei suoi anni
tra una guerra e il
personale.
Acari l'hanno avvolta
Di chimica e valore esponenziale sono i suoi organi.


Farfalla notturna alla finestra.

Nuvole color amaranto
Coprono
Ciò di infinito che è stato nel tempo.

Nastro gira a vuoto in una telecamera
Puntata
Al cielo.
Si ferma
E riprende senza una registrazione definita.
Il rosso della spia.
Senza mirino senza il colpo.

Al fuoco
sfumatura di nuvola in dolce ripresa.

Procede in avanti sola,
senza mano
ma di solo carrello.
Si spinge
arrugginita ormai
dell'eredità di quel passato registrato
che è sempre il vuoto.


Ombre.

si pensava
che la notte fosse sola.

sole nascosto dietro voraginosa ombra di lampione.
alto, magro
e quasi ingobbito
nella forma di uomo.

il buio era in pena.

tra oggetti ciechi
movimenti nuovi ed inconsunti,
persone scavalcavano scaglie di presente
agitandosi in personali ritmi.

cadenze alterne di nocche battenti
su pentagrammi tirati
mostravano in gambi filanti
note.

mentre noi distesi in lenzuola bianche coprivamo
realtà più profonde.


Pioggia sottile battente

Pioggia sottile battente
Piani di cemento intorpiditi
Seduta e coperta sotto un nero ombrello
Ho rubato
Sentendomi mendicante in cerca dell'ombra
A cui parlare.
In alto non c'è sole,
né luce.
Nessuna ombra.
Scivolo al ritmo della campana delle 8
Sempre più in basso fino al sottopassaggio.
Più caldo, più coperto.
l'acqua scende oliata
La si sente dipanarsi nella pelle.
Fin qua.
Allagata.
Mi fermo dal mio mendicante impaurito.
Restituisco bagnata.
allontano
Correndo spruzzi d'acqua m'inseguono.


Senza titolo.

Questa conturbante distruzione di detriti
Che scorrono in una vita disincantata
Sulla quale l'ironia
raggiunge picchi più alti della terraferma.

Li vedo che corrono in profondità verso
Detti, parole macellate di carne indiavolata.

Urla, polemiche, tempo consumato in corde vocali dilaniate.
Sperma di paternità garantita
Da un concepimento mal riuscito
Coppia esausta dalla nascita.
Semenza facile nata in sperimentazione genetica intestinale pancreatizzata.

punti fermi non conducono al termine.

Dei camici bianchi svolazzanti
analizzano pigiami dormienti.
statici.


Ragazzo.

Dita, polpastrelli di razza percorrono
corde sottili
fili tirati
Taglienti.

Violino
Di un concerto
In assolo.
Questa sera.

Dove vi è una ronda,
Vive un parco.

Dove vi è un uomo,
Musica classica contemplata.
ragazzo.

Ha Cosparso lo spazio
Come semenza
Al centro del nostro spazio
Ancora verde.

È ancora in attesa
della sua stagione.
Non vuole arrivare.
La germinazione.

Volt di scariche elettriche indirette
Scorrono sulle membra esterne.
Gli occhi si chiudono.

Accorrono
Persone,
Diventa
implosione del percorso.
Penetrazione di polpastrelli
Cosparsi di velocità interne.
Si sale in scale
Si scende con tempra.
Magistrale.


Rigurgito.

Lo scompiglio che affonda
la mano di un bambino
Nei capelli di un pianto.

Crescere in frasi di accondiscendenza
Solo in parte personali
Ha distrutto la mano che si mostrava nell'indicare la novità.

Si misura

Distanza di una separazione
Non percepita in lunghezza
Ma in profondità.

Dove salto di un ragazzo non è mai così lungo
Se non nel suo affondo di piante in una spiaggia.
movimento, impronta
poi
sollevazione di granelli
che un canale di discarica
rigurgita
in ciò che resta del piede.


Senza titolo.

Rocce scalfite
Violentate traforate
Appese nell'aria
Altezza occhio.

Grigio
di un bianco opaco intorpidito
dove
brivido trapassa
il corpo che si svezza
sul terreno
bagnato.

Come tormento della persona
Sono i vestiti di questo viaggio.
Appannaggio di miagolii di casa
Salvati dal vecchio
Solitario
Gatto Tyke.

Il cuore urlante del tempo
Canto.
Col disturbo che oggi è sempre stato
Silenzio
Elettrico.

Ed il brivido tormentato
Si vede in un piccione
Che leva
Dalla città.
Apparendo in un foglio di giornale
Petrolio
Ai tuoi piedi.


Tergicristallo abbandonato

Tergicristallo abbandonato
Dondola in periferia
Come un'altalena automatica
Lui sta sognando pendoli

Pendolo
Di un 24 dicembre 2003 solo

Solo nel freddo di ferri bagnati, secchi
Intirizziti in persone avvolte in filo spinato
A 10 metri dalla libertà

Si guarda al buio come alla luce
Si guarda la fine come il debutto

La felicità di un caldo tornato a noi
Ha ricevuto la freddezza che meritava


Testa tagliata.

riflesso sull'acqua.
Bagnato
Corpo cosparso di liquido nero nel profondo,
testa tagliata persa nell'aria. Cielo.
Spiraglio di luce
Intensità sprezzante
Germoglio-rigetto di gradazione fittizia.
In una stagione che apre
Contro la porta si schianta.
Lampada di vetro bagna.
La spina
Sprizza viste coricate
del pianerottolo divaricato al passo.


Senza titolo.

Una casa temperata
In unica stanza.
Una statuetta danza immobile
avvolta su sé stessa.
Forme tirate
E legno esterno di un pianoforte
A muro.
Suona continuamente a 4 mani
Scandendo le note.
Polpastrelli affannati dai tasti
Sono rosi dal sale
Del mare e di quella casa
Che è detrito aperto a picco sulla scogliera.


Vento grida.

Vento grida
Contro l'ostacolo
qualunque.
trova vampirizzante il suono
ed è silenzioso il suo urlo.
Sono l'ostacolo.
Preme.
Spingo.
Con tenacia di corpo osseo
Stagnante
È crescente l'impedimento.
Blocco che rendo,
sento respingere
Dai due soli bulbi
Che ho.
Sempre lucidi
Oggi ancor più perchè
Portano alla lacrima.
questo vento.


di Oriana Scotton

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