venerdì 19 aprile 2013

PIRATERIA: ISPO, PER GLI ITALIANI E' ANCORA UN PECCATO VENIALE

ROMA - Gli italiani sanno che la pirateria informatica e' un reato. Ma restano convinti, soprattutto i piu' giovani e quelli piu' avvezzi all'online che scaricare un cd da internet o comprare un dvd pirata, purche' per uso personale, non sia poi cosi' grave. A fare il punto sul fenomeno, dopo gli ultimi provvedimenti contro la pirateria e la campagna lanciata dalla Presidenza del Consiglio, e' un'indagine Ispo per la giornata mondiale della proprieta' intellettuale organizzata oggi a Roma dal Ministero dei Beni Culturali.

Che la percezione del fenomeno sia cresciuta, lo dimostra il fatto che il 71% degli intervistati dalla societa' diretta da Renato Mannheimer (un campione di 4260 persone over 17 per meta' uomini e meta' donne) dichiara di sapere o almeno di aver sentito parlare del fatto che ''attraverso internet vengono diffusi software, film, cd, libri di provenienza illecita''.

Cosi' come sono in molti (61%) ad essere convinti che dietro il fenomeno si nascondano spesso le grandi organizzazioni criminali. Mentre in tanti (64%) concordano sulla possibilita' che la pirateria, oltre a danneggiare gli autori e le case produttrici, possa avere ripercussioni negative sulla occupazione in quei settori. O sul fatto che scaricare gratis da internet file musicali, film o canzoni possa alimentare il traffico illecito (61%).

Resta il fatto pero' che la pirateria viene sentita come un peccato ancora in qualche modo veniale, se e' vero che solo il 28% degli italiani e' d'accordo nell'equiparare la compravendita di cd, film e altro al furto o al contrabbando. Per i piu' (un 32% che sale al 39 tra gli utilizzatori abituali di internet) resta un'azione ''non cosi' grave'' se si tratta di materiale acquistato per uso personale.

Mentre c'e' anche una fetta di persone (23%) che mette la compravendita pirata sullo stesso piano del furto ''solo se effettuata a scopo di lucro''. Senza dimenticare un cospicuo 17% di intervistati che non sanno cosa rispondere. La tendenza alla consapevolezza, in ogni modo, sembra aumentare con l'eta' (l'equazione pirateria uguale furto e' accettata dal 21% dei 18-24enni, ma sale al 30% dai 40 anni in su) un po' meno con il titolo di studio (26% fra chi ha la licenza elementare o media, 32% tra i diplomati, anche se poi scende al 28% tra i laureati).

Ma non solo: perche' l'indagine dimostra che sono ancora in pochi in Italia (27%) a credere nei vantaggi per tutti di una intensificazione della cosiddetta tutela delle opere d'ingegno. Mentre i piu' (41% che sale al 48 per gli utilizzatori) rimangono dell'idea che l'intensificazione di questa tutela porti vantaggio ''solo per gli autori e per l'industria culturale'', riducendo anzi per il pubblico ''la possibilita' di accedere a costi contenuti'' a musica, film, libri.

''Insomma - fa notare Mannheimer - un quadro interessante, fatto di luci e di ombre''. Un quadro che dimostra, aggiunge, quanto la pirateria informatica sia in realta' un ''problema culturale che andrebbe probabilmente affrontato gia' a livello della scuola''. 

(ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento