venerdì 12 aprile 2013

Perché WikiLeaks è un bene per la Democrazia


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NOV


30 novembre 2010 By Bill Quigley
“L’informazione è la moneta della democrazia”. Thomas Jefferson
Dall’11 settembre, il governo USA, attraverso i presidenti Bush e Obama, ha sempre più dichiarato al pubblico USA che i “segreti di stato” non sarebbero stati condivisi con i cittadini. Il candidato Obama si era impegnato a ridurre l’uso dei segreti di stato, ma il presidente Obama ha continuato la tradizione di Bush. I tribunali e il Congresso e gli alleati internazionali si sono mitemente adeguati all’intensificazione di richieste di apposizione del segreto formulate dall’esecutivo USA.
Classificando come segreti decine di milioni di documenti, il governo USA ha creato un enorme vuoto di informazione.
Ma l’informazione è la linfa vitale della democrazia. Le informazioni sul governo contribuiscono a una democrazia sana. La trasparenza e la responsabilità sono elementi essenziali di un buon governo. Analogamente la “mancanza di trasparenza e responsabilità del governo minano la democrazia e danno origine al cinismo e alla sfiducia” secondo un’indagine Harris del 2008, commissionata dall’Associazione dei Contabili Governativi.
Nel vuoto dei segreti è penetrato il soldato Bradley Manning che, secondo l’Associated Press, è stato in grado di sconfiggere “i sistemi di sicurezza del Pentagono utilizzando poco più di un CD di Lady Gaga e la chiavetta di memoria di un personal computer.”
Apparentemente Manning ha trasmesso le informazioni a Wikileaks, un’organizzazione mediatica senza fini di lucro che è specializzata nel pubblicare informazioni trafugate. Wikileaks, a sua volta, ha condiviso i documenti con gli altri media di tutto il mondo, compreso il New York Times, e ne ha pubblicato la maggior parte sul proprio sito.
Nonostante le indagini penali degli Stati Uniti e di altri governi, non è chiaro se, alla luce del Primo Emendamento, organizzazioni mediatiche come Wikileaks possano essere perseguite legalmente negli Stati Uniti. Si ricordi che il Primo Emendamento afferma: “Il Congresso non farà leggi concernenti la fondazione di una religione o che ne proibiscano il libero esercizio; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o del diritto del popolo i riunirsi in assemblee pacifiche e di presentare esposti al governo perché ponga rimedio alle sue doglianze.”
Politici indignati stanno proclamando che la diffusione di informazioni governative è l’equivalente penale del terrorismo e mette a rischio la vita di innocenti. Molti di quegli stessi politici hanno autorizzato l’equivalente moderno dei bombardamenti a tappeto su Baghdad e altre città irachene, il sacrificio di migliaia di vite di soldati e civili e assalti di droni su aree civili in Afghanistan, Pakistan e Yemen. La loro rabbia per la fuga di informazioni, non importa quanto estesa, è più di un lieve sospetto.
Tutti, compresa Wikileaks e altri media che hanno pubblicato i documenti, sperano che nessuna vita vada persa a causa di ciò. Si qui sembra essere questo il caso, avendo il McClatchey Newspapers 28 novembre 2010 riferito che “funzionari USA ammettono di non avere prove, a oggi, che la [precedente] diffusione di documenti abbia provocato la morte di qualcuno.”
Gli Stati Uniti si sono mossi per anni nella direzione sbagliata classificando come segreti milioni di documenti. Wikileaks e altri media che riferiscono questi cosiddetti segreti confonderanno la gente, sì. Wikileaks e altri media metteranno a disagio i leader, sì. Ma la confusione e il disagio sono modesti prezzi da pagare per una democrazia più sana.
Wikileaks ha il potenziale di rendere più robuste la trasparenza e la responsabilità negli Stati Uniti. Questo è un bene per la democrazia.
Bill Quigley è Direttore Legale del Centro per i Diritti Costituzionali e professore di legge alla Loyola University di New Orleans. Bill può essere raggiunto a quigley77@gmail.com
Traduzione a cura di Giuseppe Volpe – Fonte: znetitaly.org

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