venerdì 12 aprile 2013

PENSIERI FINALI SUL RAPPORTO USA-ITALIA: QUELLO CHE POSSIAMO CHIEDERE



Classificato da : Ronald P. Spogli, Ambasciatore, motivi 1.4 (b) and (d).
1. (C/NF) Madame Segretario, nel lasciare Roma dopo tre anni e mezzo, mi consenta il privilegio di trasmetterle le mie riflessioni sullo stato dei rapporti USA-Italia. In tutto il dopoguerra, in particolare dalla fine della Guerra Fredda, l’Italia è stata un partner degli USA devoto, affidabile e serio sui temi internazionali che contano di più per noi. A conti fatti l’Italia ce l’ha sempre fatta, offrendo contributi sostanziali operativamente e politicamente agli impegni condivisi, anche se non sempre abbiamo offerto al governo italiano lo stesso livello di riconoscimenti offerto ad altri alleati importanti. Considerati i prossimi compiti strategici e le richieste che tra breve faremo all’Italia su temi che vanno dall’Afghanistan alla chiusura di Guantanamo, varrebbe la pena di spendere in anticipo un piccolo capitale per agevolare il percorso.
2. (C/NF) L’Italia è uno dei pilastri dei nostri rapporti con l’Europa ed è indispensabile per ogni sforzo di utilizzare le risorse europee per affrontare i nostri problemi globali comuni. Come membro della NATO, dell’Unione Europea e del G8, l’Italia ha partecipato al duro impegno degli sforzi internazionali per sconfiggere i talebani e creare un governo basato sulla democrazia in Afghanistan, per por fine al bagno di sangue e portare stabilità nei Balcani, per proteggere Israele dagli effetti degli attacchi estremistici e fornire stabilità al Libano e per aiutare l’Iraq a recuperare dopo anni di repressione fornendo assistenza allo sviluppo economico e politico del paese, in particolare nello sviluppo del suo settore della sicurezza. L’Italia offre una piattaforma geostrategica unica alle forze USA all’interno dell’Europa, consentendoci di raggiungere facilmente aree problematiche in tutto il Medio Oriente, l’Africa e l’Europa. E a motivo di tale vantaggio l’Italia è sede del più completo insieme di risorse militari – dalla 173sima Aviotrasportata ai Global Hawks (droni) d’avanguardia – che noi abbiamo dovunque fuori dagli Stati Uniti. Cosa più importante, l’Italia ha dimostrato la volontà, e persino l’impazienza, di associarsi agli Stati Uniti nell’affrontare molte delle più urgenti sfide globali del nostro tempo.
3. (C/NF) Tutto questo non è per dire che l’Italia sia sempre un partner ideale per gli sforzi USA. Il lento ma reale declino economico dell’Italia minaccia la sua capacità di essere protagonista dell’arena internazionale. La sua dirigenza è spesso carente di visione strategica, una caratteristica sviluppata in decenni di governi di coalizione instabili e di vita breve. Le istituzioni italiane non sviluppate così bene – o così correttamente – come ci si aspetterebbe da un paese europeo moderno. La mancanza di volontà e di capacità dei leader italiani di affrontare molti dei problemi che piagano la loro società – un sistema economico non competitivo, infrastrutture decadenti, debito crescente e corruzione endemica – hanno suscitato preoccupazioni tra i partner dell’Italia e dato l’impressione di un’amministrazione inetta e inefficace. Il Primo Ministro Berlusconi ha finito involontariamente per essere il simbolo di questa immagine. Le sue frequenti gaffe verbali e la cattiva scelta delle parole hanno offeso ogni settore demografico in Italia e molti leader europei. La sua volontà percepita di mettere gli interessi personali al di sopra di quelli dello stato, la sua preferenza per soluzioni a breve termine rispetto agli investimenti a lungo termine, e il suo frequente uso di istituzioni e risorse pubbliche per ottenere vantaggi elettorali sui suoi avversari politici hanno danneggiato la reputazione dell’Italia in Europa e hanno attribuito un tono sfortunatamente comico alla reputazione dell’Italia in molti circoli del governo USA.
4. (C/NF) Detto questo, in politica estera l’Italia ha fatto molti sforzi – alcuni seri e altri no – per mantenere una posizione di rilevanza e influenza globali. L’Italia spesso non ha stanziato sufficienti risorse militari, economiche o diplomatiche per dirigere, o spesso addirittura per partecipare a, molte delle sfide internazionali della comunità, ma quando le è stato richiesto da noi ce l’ha fatta e ha sostenuto la nostra leadership, che si trattasse dell’Iraq, dell’Afghanistan o del Medio Oriente. Mentre la crescita stagnante ha prodotto pressioni sul bilancio, molto più preoccupante è la mancanza di volontà del governo italiano di fare scelte dolorose a sostegno delle necessità dell’alleanza. Frequentemente l’Italia ha cercato di compensare la sua mancanza di stanziamenti di risorse proponendosi come il grande mediatore del mondo, un ruolo autoattribuitosi che molti politici (in particolare Berlusconi) credono possa conferire grande visibilità virtualmente a costo zero. Senza coordinamento esterno i dirigenti italiani hanno cercato di mediare i rapporti dell’Occidente con la Russia, di trattare con Hamas e Hezbollah, di creare nuovi canali negoziali con l’Iran e di ampliare il programma e il mandato del G-8 rendendoli irriconoscibili.
5. (C/NF) La combinazione del declino economico e delle idiosincrasie politiche dell’Italia hanno portato molti dirigenti europei a denigrare i contributi di Berlusconi e dell’Italia. Noi non dovremmo farlo. Dovremmo riconoscere che un impegno di lungo termine con l’Italia e i suoi dirigenti ci offrirà importanti vantaggi strategici ora e in futuro. L’influenza dell’Italia nei Balcani ci aiuterà a consolidare vantaggi faticosamente conseguiti negli ultimi due decenni. Le truppe italiane continueranno a giocare un ruolo importante nelle operazioni di mantenimento della pace in Libano e in Afghanistan. Con la creazione dell’AFRICOM, l’Italia è diventata un partner ancora più significativo nei nostri calcoli di proiezione della potenza. Guardando al futuro, dobbiamo riconoscere che guadagnare l’Italia sarà cruciale per ogni politica di sicurezza energetica comune USA-UE per contrastare il sempre più manifesto e aggressivo utilizzo dell’energia, da parte di Putin, come strumento per accrescere l’influenza della Russia (una strategia del Cremlino che i protagonisti italiani dell’energia hanno appoggiato, sfortunatamente). La pressione economica italiana, se operiamo una spinta seria, potrebbe essere critica nell’inviare un segnale chiaro e forte a Teheran mentre ci occupiamo di risolvere il problema nucleare e la voce dell’Italia sarà importante mentre la UE e la NATO si occupano di fare dei paesi aspiranti nazioni stabili, prospere e democratiche. Si stanno già preparando per quella che ritengono sarà tra le prime richieste USA: il trasferimento dei detenuti di Guantanamo e un più ampio e più profondo sforzo in Afghanistan.
6. (C/NF) Il Primo Ministro Berlusconi sottolinea regolarmente il significato dei legami italoamericani. Anche se non è così sintonizzato sui nostri ritmi politici come è abituato a credere, è genuinamente e profondamente devoto al rapporto con gli USA. Il suo ritorno nella politica nazionale la primavera scorsa ha portato, praticamente da un giorno all’altro, un miglioramento palpabile nella nostra capacità di ottenere che a livello operativo le cose siano fatte. Il Ministro degli Esteri Frattini è un uomo di stato serio ed esperto. Mentre Berlusconi è sempre più assorbito dalle sfide interne (ad esempio economiche) che l’Italia ha di fronte, Frattini sta sempre più tracciando il corso della politica estera italiana. Entrambi sono ansiosi di intrattenersi con lei e di chiedere indirizzi su molti dei problemi immediati del mondo. Dietro a loro lei troverà quadri politici e della dirigenza governativa che considerano fondamentale il coordinamento e il contatto con dirigenti USA per forgiare il percorso della politica italiana nel mondo e anche all’interno della UE. Nella misura in cui lei e i suoi più stretti consiglieri manterrete contatto e coordinamento stretti con i dirigenti italiani, io sono convinto ne deriverete grandi vantaggi. Nella misura in cui includerete l’Italia nel gruppo delle nazioni con le quali collaboriamo più da vicino su temi chiave – in particolare in Medio Oriente, Iran e Afghanistan – sono convinto che lei e il Presidente troverete un’infinità di modi imbrigliare il grande potenziale dell’Italia a sostegno degli obiettivi strategici degli Stati Uniti. Dal punto di vista avvantaggiato dell’essere giunto a conoscere l’Italia e la sua gente nel corso di quasi quarant’anni, direi che la cosa della massima importanza è che vale davvero la pena di guardare oltre gli inciampi e i passi falsi dei dirigenti italiani per riconoscere uno stretto alleato a un vero amico, pronto e davvero ansioso di rinnovare un rapporto di stretta collaborazione.
7. (C/NF) E’ stato un enorme privilegio servire qui il popolo e il governo americano. Auguro a lei e al presidente la miglior fortuna e il massimo successo nel collaborare con questo grande alleato.
SPOGLI
“Traduzione a cura di znetitaly”

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